Ad Alexan tutti guardavano con sospetto il nuovo arrivato. Portava un cappello che copriva per intero il suo capo senza permettere di scorgerne i lineamenti del viso, mentre un lungo mantello bianco ricopriva integralmente il suo corpo.

Andava dritto per la sua strada, senza soffermarsi a fissare la folla di curiosi che aveva atteso il suo passaggio. Chiunque guardasse dalla sua parte si chiedeva chi si nascondesse sotto quel drappo bianco.

Quando lo straniero giunse davanti la porta del supremo batté due colpi e l'uscio si spalancò accogliendolo al suo interno. Un brusio si diffuse nel capannello di spettatori che videro sparire l'ultimo lembo del suo mantello dietro l'enorme portone dello studio di Albian.

"Benvenuto, straniero". Lo accolse il capo della comunità angelica serio, "Immagino che tu sappia per quale motivo sei stato chiamato...".

"Sì, conosco il motivo", rispose la figura incappucciata.

"Come puoi ben capire ho voluto incontrarti personalmente per le mie ultime raccomandazioni. È importante che Aurora porti a termine la sua missione senza ulteriori errori, e tu devi fare di tutto perché dimentichi quel demone. Se continua ad essere presa da lui temo che saremo costretti ad eliminarla... e non mi è mai piaciuto far fuori elementi della mia comunità".

"Farò del mio meglio, maestro!".

Albian annuì tranquillo. "Vedo che ti sei ricordato delle nostre regole. Lo straniero non deve farsi riconoscere, e tu ti sei coperto bene".

La figura incappucciata chinò di nuovo la testa con riverenza.

"Aldilà di tutto sono il supremo, e ti mostrerai a me! Ma prima, prendi questa. È una foto digitale della ragazza, con questa potrai riconoscerla. A fare in modo che incroci la tua strada ci penserò io".

Lo sconosciuto afferrò con la mano coperta da un sottile guanto bianco la piccola foto e la intascò senza dire altro.

"Adesso mostrati, dovrò sapere chi sei se vorrò tenermi in contatto con te".

Il nuovo arrivato portò una mano al cappuccio e lentamente lo lasciò scivolare rivelando la sua identità.