34 - Aurora


Quando mi svegliai la luce del mattino inoltrato mi bruciò gli occhi. Mi sentivo stanca, stordita, mi girava la testa e mi doleva la schiena. Percepii una mano fresca nella mia e quando mi voltai me lo ritrovai accanto. Mi fissava con un sorriso.

"Ben svegliata!", mi disse, la sua voce melodiosa e carezzevole mi causò un brivido.

"Sei ancora qui!", dissi stupita. "Quanto ho dormito?".

"Uhm... vediamo... tutto il pomeriggio di ieri, più questa notte, più quasi tutta la mattina".

Mi rallegrai, mi era stato accanto per tutto quel tempo e aveva mantenuto la promessa che mi aveva fatto quando gli avevo chiesto di restare con me.

"Sei rimasto qui tutta la notte...", gli dissi, era un'affermazione più che una domanda.

"Certo, che cosa sarei senza il mio sole che sorge?", rise e mi diede una carezza sulla guancia.

"Grazie Andrea... se non fosse stato per te...". Il mio cuore batteva inspiegabilmente.

"Finché starai con me, io ti proteggerò sempre", mi rispose lui.

Deglutii e forse arrossii anche un po'. Mi fissava così intensamente che dovetti abbassare lo sguardo. Lo sentii inginocchiarsi affianco al mio letto e poi percepii il suo respiro sulla guancia.

Tornai a guardarlo nei suoi occhi castani e una folata del suo profumo maschile mi intontì. Alzai una mano per accarezzargli una guancia. "Sei bellissimo...", gli dissi. Non avevo altro da poter dire, e quella infondo era la verità.

Lui rise lusingato. "I tuoi occhi di mare sono molto più interessanti dei miei...", mi mormorò lui arrivando a sfiorarmi il naso con la punta del suo.

"Suppongo che adesso vorrai baciarmi...", dissi con aria indagatrice. Lui si distanziò per guardarmi negli occhi.

"Non se tu non lo volessi", mi rispose con aria falsamente corrucciata.

"Cioè?", chiesi. Lo dissi solo per prendere tempo, in fondo già sapevo quale sarebbe stata la mia risposta. Era inutile continuare a fingere. Andrea era l'ideale per me e non ero così stupida da non averlo ancora capito.

Simon mi mancava terribilmente e se avessi avuto la certezza che fossi morto avrei sofferto ancora di più, ma il fatto che io fossi viva dopo quello che avevo combinato mi aveva portato sempre più a pensare che forse anche lui aveva subito una punizione simile alla mia, con un allontanamento o qualcos'altro, o meglio, a lui non era mai importato nulla di me in realtà.

Andrea mi fissava, probabilmente stava elaborando ancora una risposta.

"Ehm... cioè...", provò a dire.

Non attesi che mi spiegasse, tanto non mi importava. Mi avvicinai a lui e posi le mie labbra sulle sue, solo per un istante, lasciandolo alquanto sbigottito e sorpreso.

"Giuro... io non ti ho costretta!", disse subito, "Non ho usato nessuna opera di convinzione... l'hai fatto tu di spontanea volontà?!", asserì con la bocca ancora socchiusa dalla meraviglia e le sopracciglia inarcate in maniera curiosa.

Annuii divertita dalla sua reazione incredula.

"Allora posso?", chiese poi. La sua voce era tornata di nuovo vellutata.

"Quando vuoi...", gli risposi.

Non se lo fece ripetere due volte, si sollevò a sedere sul fianco del mio letto e si chinò a baciarmi con più convinzione. Non persi il controllo perché ero ancora troppo debole per tornare alla mia forma incorporea, lui invece aveva un enorme autocontrollo. Lo invidiavo.

La dolce carezza di quel bacio mi fece capire che in fondo non ero più sola. Ero certa che lui mi sarebbe stato accanto e fu un peccato perché proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. Per evitarmi imbarazzo lui si allontanò all'istante e tornò in piedi.

"È permesso?". La voce di Adriano precedette l'apertura della porta. Andrea soffiò di disapprovazione e tornò a sedere sulla sedia dalla quale mi aveva vegliato per tutta la notte.

"Ciao Aurora! Ti sei svegliata finalmente!", esclamò Adriano. Corse ad abbracciarmi come se ci conoscessimo da mesi.

"Ehm... sì Adriano ma... non schiacciarmi, sono un po' malridotta al momento...", tentai di spingerlo.

"Spostati! Non vedi che le fai male?", ribatté Andrea acido.

Io e Adriano ci girammo a guardarlo in due modi totalmente diversi. Adriano con astio, era seccato che gli fosse ordinato di allontanarsi da me. Io fissai Andrea con ancora più stupore. Era gelosia la sua? Scoppiai a ridere di gusto e lui alla mia risata si accigliò.

"Che c'è?", chiese con aria innocente.

"Niente!", dissi con un sorrisino ancora non del tutto estinto dalle labbra. Rimasi a guardare per qualche minuto quei due. Non sembrava proprio che tra loro fosse scoccata la scintilla, a dirla tutta dalla faccia di Andrea pareva che si fosse pentito di averlo salvato l'altra notte.

"Adriano", dissi, "Agàte ha più parlato col tuo capo?".

Adriano mi sorrise scostandosi i capelli dalla fronte, i suoi occhi limpidi luccicarono. "Credo di sì, stamattina è rimasta tutto il giorno fuori".

"Sei rimasto solo in casa?", chiesi.

"Ehm, sì, anzi, volevo dirti che ho usato i tuoi dvd, li ho trovati in camera tua. Ti spiace se ogni tanto ne vedo qualcuno? Sai, quando non hai niente da fare la giornata sembra non passarti più", sorrise.

Io rimasi per un attimo in silenzio, odiavo che la gente rovistasse tra le mie cose. Che c'era venuto a fare in camera mia? Adriano era un po' troppo invadente per i miei gusti.

"Sì okay, fai pure. Ma non mettermi nulla sottosopra".

A quel punto fu Andrea a cambiare espressione. Gli lanciai un'occhiata come a dire: stai calmo e vidi il suo viso provare a rasserenarsi, poi lo vidi alzarsi e uscire dalla stanza sbattendo leggermente la porta.

"Sembra suscettibile", disse Adriano tranquillo indicando la porta. "Chi è? Il tuo ragazzo?".

Battei le ciglia impreparata a quella domanda. Non me l'aveva già fatta?

"Ehm... okay, più o meno".

"E da quanto state insieme?", chiese lui più insistente.

"Non ho detto che stiamo insieme!", ribattei acida. La sua invadenza cominciava a stancarmi.

"E dai! Si capisce da quanto è geloso che state insieme!", mi rispose lui con un sorriso complice. "Comunque se è per mantenere il segreto... con Agàte sarò muto come un pesce, tranquilla!", un sorriso furbo gli rigò il viso.

Sospirai e poi sorrisi. Andrea geloso di me, questa era bella!

"Da qualche giorno... visto che proprio ti interessa", sarebbe stato ridicolo dire: da oggi, e soprattutto specificare che ci eravamo conosciuti due giorni prima. Non era da me mettermi col primo che incontravo. O forse stava diventando un'abitudine? Mi sorse il dubbio. La vita umana mi stava dando alla testa? Mi allarmai.

"Morale della favola? Sei impegnata...!", constatò lui tranquillo.

"Già", risposi.

"Peccato, c'avrei fatto un pensierino su di te, se non lo fossi stata".

Sbarrai gli occhi dallo stupore per la sfacciataggine con cui lo disse. "Ma esci... va'!", gli dissi sorridendo.

Lui parve prenderla male per quell'invito scortese.

"Ah...", continuai. "Quando esci potresti mandare qui Andrea? Dovrei parlargli".

Adriano ghignò. "Già immagino i vostri luuuunghi discorsi... comunque...", fece spallucce, "okay".

Gli lanciai contro il peluche che era poggiato sul mio comodino. Lui lo schivò riparandosi dietro la porta, poi rispuntò dicendo: "Guarisci presto, mi raccomando!" e mi fece un occhiolino.

Io gli risposi con una linguaccia e quando si richiuse la porta alle spalle mi voltai dal lato opposto per rovistare tra i miei cd. Trovai quello di Andrea e lo inserii nello stereo. Nel frattempo la porta si riaprì e da essa sbucò Andrea. Aveva sul viso un'espressione seccata ed era come se la visita di Adriano gli avesse rovinato l'umore.

"E dai, non fare così... infondo è simpatico!", gli dissi con un sorriso.

"Come no!", fece lui sarcastico.

Ridacchiai e in quel momento partì la settima canzone del cd. Era fallen angel. Lui rimase per un attimo colto di sorpresa.

"È il mio cd?".

Annuii e tirai dal cassetto il foglietto che mi aveva dato l'altra sera per cantare i pochi righi del ritornello, ma proprio mentre cantavo mi interruppi e dissi: "A proposito, ti ho mai detto che hai una grafia splendida?".

Sorrise mostrando i suoi denti bianchissimi. Eccolo dov'era finito il famoso e coinvolgente sorriso del ragazzo della pizzeria!

"Ma dai!", disse, "Io avrei una bella grafia?!".

Quando mi rimisi a cantare era già iniziata la seconda strofa. Rimasi muta perché non ne conoscevo le parole. In quel momento Andrea si sedette di nuovo al mio fianco e scostatimi i capelli dall'orecchio si chinò e mi suggerì le parole della canzone.

Non riuscivo a catturarle mai in tempo, andavo fuori dalle frasi in continuazione. Scoppiai a ridere per il modo in cui ero arrivata a storpiare la sua canzone e lui rise con me.

"Sono un disastro, vero?".

"Ma che? Tra qualche giorno diventerai una cantante provetta!".

"Allora cominciamo subito con l'esercitazione!", dissi. Mi issai a fatica a sedere e incrociate le gambe schiacciai il pulsante di ripetizione. La canzone ripartì e poiché non conoscevo le parole stavolta lasciai che cantasse solo Andrea. Volevo ascoltarla almeno una volta da cima a fondo senza che la mia voce la inquinasse.

Il fiato caldo di lui al mio orecchio mi fece battere il cuore mentre mi sussurrava all'orecchio le parole e la melodia. La sua voce dolce mi diede un brivido. E alla fine della canzone aggiunse un'altra frase che mi colmò il cuore di gioia.

Because you are my fallen angel. (perché sei tu il mio angelo caduto...)

I love you.



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