31 - Andrea
Luci che sfrecciavano al mio fianco, notte fonda, e un senso di colpa che mi divorava dentro.
Perché a me? Perché avevano scelto me? Cosa avrebbe detto Aurora quando l'avrebbe saputo?
L'avevo incontrata soltanto quella sera ma era come se la conoscessi da secoli.
Aurora... il sole che sorge...
Quel pensiero mi diede l'ispirazione per una nuova canzone. Avevo già in mente il titolo: Sun arise, il resto l'avrei buttato giù in un secondo quando sarei arrivato a casa.
Ma di nuovo i pensieri si riavvolsero attorno all'argomento iniziale. Temevo la sua reazione o delusione. Un giorno o l'altro avrei dovuto dirglielo. Ora o fra qualche anno la verità sarebbe venuta a galla.
Quando giunsi a casa parcheggiai l'auto in garage e salii le scale. Arrivai al mio piano e aprii la porta con le chiavi.
Lei era là che mi aspettava, i suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo ed era immersa nella lettura di Boudelaire: le fleur de mal...
Arianna e la sua fissazione con gli autori francesi!
"Oh, ciao bel fusto! Com'è andata la serata?", mi salutò allegra.
Non le diedi retta, ero troppo preso dai miei pensieri per risponderle. Automaticamente mi mossi verso camera mia per prendere la mia chitarra e tornai in soggiorno. Una libreria color noce nuova di zecca attirò la mia attenzione. "E questa?", le chiesi.
Arianna alzò nuovamente lo sguardo dal suo libro e mi guardò spaesata, poi comprese a cosa mi riferivo e mi rivolse un sorriso.
"Ho pensato che in questo appartamento così lussuoso e moderno sarebbe stata d'incanto, e poi mi serviva un posto dove sistemare i miei libri".
Ricambiai il sorriso scettico. Con Arianna eravamo stati chiamati in missione nello stesso posto, lei era una come me, la nostra era una serena e rispettosa convivenza, tuttavia non avevo imparato ancora a sopportare la sua mania di modificarmi la casa a suo piacimento.
Mi sedetti sulla mia comoda poltrona e tirai fuori la chitarra dal fodero accordandola quanto bastasse perché mi permettesse di suonare.
Quando terminai iniziai a buttar giù una serie di accordi, uno dopo l'altro. Di fronte a me la scrivania. La mia penna si muoveva sul foglio senza alcuna difficoltà. Tagliai e cancellai alcune parole per aggiungerne altre più idonee e alla fine il risultato fu formidabile.
"Chi è la tua musa ispiratrice questa volta?", mi chiese impertinente Arianna.
Mi girai a guardarla. I suoi occhi verdi ridevano di una maliziosa curiosità. Quanto era irritante!
"Perché ti interessa?", chiesi.
"Nessun perché...", mi rispose lei, "tanto per...". mise su un'espressione di chi la sapeva lunga.
Mi voltai senza sorriderle e tornai a scrivere.
Because you're the sun arise,
the gold of your hair remembers me its light
and your smile is the shine that illuminates me the soul
with you I'm not afraid anymore nearby of the dark
because my light are you.
the blue of your eyes is as the sky
and without you the rainbow doesn't exist
everything can go to the hell
for what I care
when you are by my side
my sun is here with me
and obscurity is anything
because you're the sun arise.
Perché tu sei il sole che sorge,
l'oro dei tuoi capelli mi ricorda la sua luce
e il tuo sorriso è il bagliore che mi illumina l'anima
con te accanto non ho più paura del buio
perché la mia luce sei tu.
l'azzurro dei tuoi occhi è come il cielo
e senza di te l'arcobaleno non esiste
ogni cosa può andare all'inferno
per quello che me ne importa
quando tu mi sei affianco
il mio sole è qui con me
e l'oscurità non è niente
perché tu sei il sole che sorge.
Pensai che quello sarebbe stato un ottimo ritornello per la mia nuova canzone, ora mi mancava di aggiungere le strofe. Richiusi il blocco note e riposi la chitarra. Avrei aggiunto il resto l'indomani.
Quando Arianna mi vide in piedi notai che un'insolita espressione colmava i suoi occhi. "Già vai a letto?". Sembrava infelice. Distolse subito il suo sguardo dal mio, imbarazzata.
Capii di averle fatto del male trattandola in quel modo per tutto il tempo fin da quando ero rientrato. Andai a sederle accanto con un po' di rimorso.
"Scusami", le dissi accarezzandole una spalla. Lei tenne gli occhi bassi e le sue mani ebbero un fremito quando le sfiorai il viso. Richiuse il libro nervosamente e lo gettò di lato.
Guardandola mi accorsi di come si fosse chiusa a riccio, in una posizione quasi protettiva.
"Se ti da fastidio la mia presenza posso anche trovarmi un'altra sistemazione, infondo il mio protetto vive nel paese accanto", mi disse.
"No, no...", le sussurrai comprensivo, "puoi stare quanto vuoi... e se ti fa piacere mettimi pure a soqquadro la casa...", sorrisi, "ti chiedo scusa, è che... ho un sacco di pensieri per la testa in questo momento". Scommisi con me stesso che si stesse domandando che genere di pensieri, ma non me lo chiese.
Inspirai ed espirai lentamente, poi un suo abbraccio mi prese alla sprovvista. Rimasi rigido per un attimo immaginando che al posto di Arianna ci fosse Aurora, ma la fragranza orientale di Arianna era ben lontana dal profumo alla fragola che avevo sentito quella sera addosso ad Aurora. Ricambiai l'abbraccio, la strinsi forte e la consolai. Infondo aveva solo bisogno di un po' di comprensione.
Quando salii di sopra in camera mia continuai a pensare ad Aurora.
Chi ero io per intrufolarmi nella sua vita? Lei era così fragile, così dolce... non la meritavo...
Guardai il mio cellulare con falsa speranza. L'orologio faceva le tre e trenta, ma quello che mi sorprese non fu l'orario, fu piuttosto una piccola bustina all'angolo della schermata.
Era piccola, innocente, ma il contenuto avrebbe potuto essere letale per la mia anima... in tutti i sensi.
Qualunque fossero state le parole contenute in quella bustina mi avrebbero reso felice ma allo stesso tempo infinitamente triste.
Aprii il messaggio, attesi che comparissero le parole e divenni solo uno spettatore esterno delle mie emozioni. Ero in attesa che accadesse qualcosa.
Infatti qualcosa successe alla vista di quel numero sconosciuto. Per prima cosa aumentarono i miei battiti cardiaci, poi sentii le mie ali premere contro la maglietta elastica e il mio cuore cessò di sussultare come se si fosse spento, a causa della mia trasformazione. Non ero più umano.
"Andrea? Tutto bene?", sentii la voce soffocata di Arianna da dietro la porta.
Tornai nella mia forma umana all'istante. "Sì", la rassicurai con voce spezzata.
"Sarà", fece lei scettica, poi sentii i suoi passi sul parquet e udii la porta del bagno sbattere.
Lessi e rilessi quelle parole alla ricerca di un significato nascosto. Avrei voluto leggere tutti i suoi stati d'animo mentre scriveva. Avrei voluto conoscere tutti i suoi pensieri quando aveva composto quelle frasi. Ma quel messaggio era muto, diceva solo ciò che portava scritto, nient'altro.
Ciao Andrea, volevo dirti grazie, di tutto. Mi hai salvata da me stessa. Un bacio... buona notte. P.S. domani uscirò da scuola alle 13,00
Quelle parole erano troppo poche, insoddisfacenti... cosa voleva dirmi veramente? Cioè, non che non lo avessi capito che mi stesse chiedendo di andare a scuola a prenderla, ma oltre questo?
Una cosa di positivo almeno c'era. Voleva rivedermi.
Come avrei risposto adesso? Con la mia solita ironia?
Chi mi conosceva bene sapeva che io in realtà non ero poi così comico. L'ironia era solo un buon nascondiglio per me stesso e quello che provavo veramente.
Deglutii e mi misi a pancia in giù sul letto con il cellulare ancora tra le mani. Sospirai e mi preparai a scrivere una risposta. Avrei voluto saperla elaborare come avevo saputo fare con i testi delle mie canzoni, ma era più complicato di quanto pensassi.
Che dire? Cosa scrivere?
Aurora vuol dire "sole che sorge", è solo grazie alla tua luce che riesco ad essere quello che sono... sono io che devo dirti grazie, piccola. :-* bacio anche a te... notte. P.S. domani ci sarò
Ero sicuro che a quest'ora stesse dormendo, così spensi anch'io il mio cellulare e ricaddi all'istante in un sonno profondo, un po' impaziente e un po' infelice perché domani l'avrei rivista ma avrei dovuto continuare a mentire.
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