Restare tutto il pomeriggio in compagnia di Brenda era stato fantastico! Ma che dico fantastico? Era stato peggio... peggio e meglio! Non mi sentivo così... così Kelsea da un sacco di tempo!
Le ragazze terrene poi, erano alquanto perspicaci, e devo ammettere che con gli uomini ci sapevano fare. Non ero rimasto indifferente neppure a loro. Chissà da cosa veniva loro tutta quella sicurezza... sarà stato il frutto degli insegnamenti della cacciatrice?
"Ehi Simon!", mi era venuta incontro la bionda raffinata col suo costumino striminzito. Mi si sedette sulle ginocchia e io la accontentai accogliendola tra le mie braccia.
"Questa sera dove mi porti?", mi chiese impertinente sfilandosi gli occhiali da sole e piantando i suoi occhioni neri sui miei.
"Mi spiace dolcezza, oggi porto in giro lei..." e indicai Brenda poco lontano, "forse però...", proseguii, "se riesci a conquistarmi potremmo riparlarne tra qualche giorno". Lei non parve essere gelosa né offesa dalle mie parole. La mia ultima frase le fece accendere una nuova luce negli occhi e dopo avermi infilato una mano tra i capelli mi tirò la testa indietro passando a baciarmi il collo risoluta.
"Così?", mi chiese divertita. "Sto andando bene?". Continuò rituffandosi sulle mie labbra.
"Sei sulla buona strada", le dissi facendo leva per farla spostare su un solo ginocchio.
Gettai un'occhiatina impaziente a Brenda. Era seduta su un telo mare e mi guardava deliziata. Come se fossi stato il bocconcino più prelibato di tutti i suoi secoli da cacciatrice.
I suoi occhi agirono su di me come una calamita. Automaticamente invitai la ragazza a scendere dalle mie ginocchia e mi alzai, diretto verso di lei.
"Mi hai chiamato?", le chiesi deliziato. Ero sicura che l'effetto del suo sguardo non era stato deciso che da lei.
Brenda rimase con le sopracciglia corrugate mentre una v si formava sulla sua fronte. "Forse...", mi disse ambigua, indossando i suoi grandi occhiali da sole e dandomi le spalle.
"Ti ho mai detto che sei irresistibile?". Le dissi accorciando la distanza tra noi due e sedendole accanto. Era giunta l'ora del tramonto e di bagnanti da sorvegliare ne erano rimasti molto pochi, così non mi ero creato tanti problemi ad abbandonare la mia postazione.
"Non so quante volte me lo sono sentita dire. È troppo poco originale!", mi disse lei dandomi una leggera spinta all'indietro.
Mi lasciai cadere sulla schiena e me la trascinai dietro. I miei capelli si riempirono di sabbia e lei fu sopra di me giusto il tempo di sorridere deliziata mostrando i suoi denti bianchissimi. "Ti piace giocare con le tue prede?", le dissi ironico.
Lei mi guardò misteriosa e si spostò su un fianco, passandomi di proposito una mano liscia sul petto. Accarezzò i miei muscoli disegnandovi sopra delle linee immaginarie con le dita. Mi fece il solletico, ma più di tutto accese la mia fame di lei.
Quando allungai un braccio per avvicinare il suo viso al mio si divincolò ma io fui più svelto. "Dove scappi?", la fermai costringendola per terra.
Osservai la sua pancia liscia e perfetta alzarsi e abbassarsi per il respiro e mentre le tenevo le braccia ferme sopra la testa percorsi il suo corpo con lo sguardo.
"Dimmi che non vuoi uccidermi!", le dissi graffiante.
"Sei straordinario", mi prese in contropiede lei mentre rallentava il respiro.
"Davvero?". Le chiesi senza credere molto alle sue idiozie. Tuttavia non potei fare a meno di chiedermi se fosse sincera.
"Sì!". Aggiunse lei con voce tremula.
Con un dito percorsi tutto il profilo del suo braccio fino a scenderle al fianco. Lei mi lasciò fare deliziata dal solletico che le procurai e sentii il suo corpo scosso da un brivido.
"Chi ti ha mandata?", continuai con voce suadente avvicinando il mio viso al suo.
"Nessuno". Mi rispose lei cercando di sollevarsi per quanto il braccio bloccato a terra glielo permettesse.
"Chi me lo garantisce?". Continuai avvicinando le mie labbra alle sue mentre la tenevo ferma, schiacciata sotto di me.
"Nessuno", continuò lei in chiaro stato di agitazione.
Spazientito mi allontanai da lei e lasciai andare il suo braccio. Era inutile, cercando di farla parlare non avrei ottenuto niente.
Le ragazze stramazzavano in acqua. Evidentemente si erano annoiate a guardare me e Brenda fare come se in spiaggia non ci fosse nessun altro e avevano concordato di fare un tuffo.
"Simon!", mi chiamò Brenda mentre mi allontanavo da lei.
Non mi voltai e proseguii per la mia strada. Non avevo idea di come stare lontano da lei. Se mi fossi voltato le avrei dato sicuramente la soddisfazione di ascoltarla.
"Che vuoi Brenda?", mi girai di scatto, senza pensare. La mia espressione era incomprensibile. Un misto tra rabbia e amarezza. Resisterle mi era impossibile eppure l'istinto di sopravvivenza mi intimava di starle lontano.
"Voglio te!", mi disse con sguardo acceso. "Ti voglio come non ho mai desiderato nessun altro!".
Rimasi senza parole. "Sai che nessuno mi assicura che tu non stia mentendo!".
"Mettimi alla prova!", mi sorrise deliziata.
A quel sorriso spinto non seppi resistere. "Quando?".
"Stanotte, avremo tutto il tempo che vorremo per discuterne...".
"Sei un'arpia! Te l'ho mai detto?".
Lei ghignò compiaciuta. "La prima volta che ci siamo incontrati".
"Vieni qui!", le dissi incapace di resistere un minuto di più. Persi il controllo e mi tuffai letteralmente sulle sue labbra fresche e dolci. E stavolta non fu un bacio come tutti gli altri. Mi ero consegnato a lei, ad altissimo rischio. Sicuro che ne sarebbe valsa la pena, e impaziente di poter restare da solo con lei.
Tornai alla mia caverna grondante d'acqua dalla testa fino ai piedi. Quando era finito il mio turno di guardia non mi ero privato di fare un bel bagno fresco e di rilassarmi dando due bracciate.
Due settimane fa, dopo aver ottenuto il mio primo salario, mi ero procurato le cose essenziali per presentarmi in maniera accettabile davanti ai terreni. Non potevo andare in giro vestito in costume da bagno o con gli unici vestiti che avevo addosso quando Tneske mi aveva scaricato in quel posto.
Rovistai nella borsa dove c'erano le mie modeste ricchezze e ne trassi fuori un telo mare che usai per asciugarmi l'acqua di dosso.
Circa una settimana prima mi ero poi preoccupato di acquistare tre cambi di vestiti che portavo in lavanderia quando era il caso di lavarli. Per cui, mi ero reso conto che non era per niente facile risparmiare.
Da quando Aurora era evaporata dai miei pensieri non mi ero nemmeno più curato scrupolosamente di conservare i miei risparmi e mi ero lasciato andare ai capricci, pagandomi qualche serata di divertimento in pub e discoteche o locali parecchio bizzarri.
Svuotai il portafoglio e contai la cifra che ero riuscito ad accumulare indeciso se investirla tutta quanta per l'incontro con Brenda o tenerla al sicuro nella mia borsa. La prima ipotesi mi parve la migliore, così dopo essermi dato una ripulita mi infilai il nuovo cambio di vestiti e scesi in città per fare delle compere.
Per prima cosa dovevo pensare a qualcosa che potesse conquistare Brenda. Un accessorio forse? O magari qualcosa da mangiare.
Optai per una collana che soltanto immaginata al suo collo stava d' incanto.
La comprai e della cifra che ero riuscito ad accumulare in quelle due settimane rimase ben poco, ma non me ne curai.
Dopo il primo acquisto feci tappa in un fast-food e cedetti alla tentazione di mangiare un mega panino ripieno di patatine fritte e cibo spazzatura in genere.
L'inizio serata la trascorsi in quel modo. Andando in giro per la città e per i negozi. Abbandonato al godimento dei beni materiali e preso dai progetti più assurdi sul mio futuro prossimo con Brenda.
Ero ansioso di rivederla, quella notte. Ero preda della mia stessa fame di lei. La desideravo più di ogni altra cosa, in quel momento nella mia testa c'era solo lei. Lei, le sue labbra, i suoi fianchi desiderabili, il suo corpo. Ero certo, e al massimo grado consapevole, che non avrei dovuto avere alcun rapporto con un demone che fosse stato superiore a me. E questa ipotesi per un attimo mi fece ricordare che se Brenda aveva tanto interesse per me doveva per forza esserci sotto qualcosa. Ma poi mi riscossi. Ormai era troppo tardi per pensarci. C'ero dentro fino al collo. Ero consapevole che se lei avesse voluto uccidermi non avrei dovuto lamentarmi. Del resto la scelta di immolarmi l'avevo fatta io, da solo.
Finii di ingoiare l'ultimo morso del mio panino e mi alzai dal tavolo per pagare il conto. Una cameriera tutta ciglia lunghe e scollatura mi lanciò un'occhiata da cerbiatto che ricambiai prontamente mandandole un bacio con la mano. Lei sorrise e mi infilò un biglietto tra il resto. "Quando vuoi, fai uno squillo!", mi mormorò divertita.
"Contaci bambola", ricambiai compiaciuto.
Avevo dimenticato da un po' cosa significasse flirtare con chiunque stesse al tuo gioco. Era una vera pacchia. Mi sentii di nuovo al centro dell'attenzione come lo ero stato in tutti gli anni da Kelsea, e solo allora capii l'importanza di essere quello che ero. Non per niente ero da sempre stato il preferito di Tneske. Mi considerava il più abile, il più forte. Avevo ricevuto la mia promozione per diventare un cacciatore al termine della mia prima missione, cento anni fa, e l'avevo rifiutata.
Mi chiesi se la comparsa di Brenda potesse entrarci qualcosa sul fatto che io, in quel momento, se non avessi rifiutato l'offerta del mio capo, avrei potuto essere un potenziale cacciatore. Uno della sua stessa risma insomma.
Tneske mi aveva senz'altro permesso di rimanere nella sua comunità come addestratore ma forse il Kelsea che era in me aveva compiuto ugualmente la sua evoluzione. Del resto non poteva essere una coincidenza che tutte le ragazze mi spasimassero dietro, umane e non.
La logica di quel discorso non faceva una piega. Eppure Tneske non mi aveva mai parlato di nulla a riguardo. Mi ripromisi che quando l'avrei rivisto avrei chiesto spiegazioni in proposito.
Potevo essere un cacciatore? Anche se avevo rifiutato il mio compito?
Lasciai andare questi inutili problemi consapevole che, anche se così fosse stato, a me ne sarebbe venuto tutto di guadagnato. Piuttosto iniziai a tornare alla grotta col mio unico mezzo di locomozione. I piedi.
Tneske era stato tanto gentile da non cedermi neppure un'auto usata come mezzo di trasporto. Che bastardo!
Giunsi ai piedi dello scoglio che era quasi mezzanotte. Mi compiacqui di essere stato puntuale. Brenda sarebbe arrivata tra qualche minuto. Mi ritrasformai in Kelsea e mi arrampicai per le pendici finché non poggiai i piedi all'ingresso della grotta. Quando guardai al suo interno mi sorpresi.
Sul pavimento era stato steso un grande tappeto morbido, e il fuoco illuminava l'antro della cavernetta.
Brenda era adagiata morbidamente sul tappeto. Nella stessa posizione da sirena che aveva usato la notte prima quando ci eravamo incontrati per la prima volta.
I suoi capelli lucidi erano sciolti e cadevano selvaggi sulle spalle semiscoperte. Aveva un vestito blu del colore uguale a quello del costume che avevo visto addosso a lei quello stesso giorno, e ai piedi portava delle scarpe decolté con tacchi alti e punte arrotondate. La caviglia era circondata dalla stessa cavigliera di quella mattina e il vestito con la gonna cortissima lasciava scoperta un ampia porzione delle sue gambe. Rimasi all'ingresso a fissarla affascinato.
"Buona serata!", mi salutò lei con un sorriso spiazzante.
Non risposi per un momento. Rimanendo a contemplare la sua bellezza soprannaturale. Mi resi conto che era trasformata in umana. Ovvio, mi dissi, se così non fosse stato avrei percepito la sua presenza già prima di vederla coi miei occhi.
"Ciao dolcezza", risposi con un sorriso accattivante quando ne ebbi voglia. Entrai completamente nell'antro e poggiai in un angolo i nuovi acquisti.
"Ti sei dato alle compere?", mi disse lei curiosa indicando col mento il sacchetto che avevo appena poggiato per terra.
"Diciamo che ho preferito fare un giro in città nell'impazienza di aspettare te". Mi inginocchiai per terra e feci per baciarla ma lei si allontanò divertita, come a volermi fare un dispetto.
Incapace di aspettare oltre, tentai di avvicinarla a me con la forza ma lei si oppose nuovamente allontanandomi dalle sue labbra con una mano.
"Avevo detto che sarei venuta per parlare con te, non per altro", mi disse ghignando per il suo gioco sleale.
"Non starmi a raccontare fesserie!", la apostrofai provando ancora una volta a catturare le sue labbra con le mie. Non ci riuscii. Mi sfuggì rapida ancora una volta.
A quel punto sbuffai impaziente e mi alzai per calmare i miei istinti. Mi spostai sulla soglia dell'entrata e inspirai una grande boccata d'aria rilassando i muscoli. Come in tutti i demoni una privazione come quella includeva in me un conseguente scatto di violenza. Quando i miei desideri non erano appagati, ero capace di fare il peggio del peggio.
"Ti ricordo che non hai a che fare con una debole umana. Non è necessario che ti surriscaldi. Sai bene che avrei io la meglio su di te!", mi minacciò lei orgogliosa della sua posizione di superiorità.
"Ah davvero. Peccato che mi sia reso conto che anche tu dipenda in parte da me! Non riusciresti a farmi fuori!", sibilai per tutta risposta. Fu una frase che mi venne spontanea. A dirla tutta non ne avevo le prove e comunque chi mi assicurava che non ero io ad essere assuefatto da lei e a vedere la realtà capovolta rispetto a quella che era? Magari ero talmente infatuato da non rendermi conto che mi stava usando. Che mi stava ammaliando coi suoi trucchetti da cacciatrice.
La sua reazione mi stupì. Non disse nulla. Si limitò a scrutarmi misteriosa come se volesse mangiarmi con gli occhi, ma poi abbassò lo sguardo velato di un'inspiegabile furia.
"Che c'è?", gli chiesi sgarbato.
"Niente", mi disse lei ferma.
"Ho per caso azzeccato?". Gli domandai serio.
"Non te lo saprei dire con esattezza. Mi spiace!".
Quella frase mi lasciò perplesso. "Che significa?".
"Sta zitto Simon!", sbottò alzando di scatto la testa.
La studiai per un attimo in silenzio. La sua reazione non mi convinse. "Cosa c'è che devi dirmi Brenda?!".
A quella domanda Brenda parve riacquistare la sicurezza di sempre. Si alzò dal suo giaciglio e mi raggiunse all'ingresso della grotta. Quando mi fu vicina, senza farsi tanti problemi mi sfilò il giubbotto di pelle e studiò i miei addominali, che modellavano la maglietta. La sentii passarvi una mano sicura e rabbrividii.
"Smettila di incantarmi", mi lamentai.
"È l'unica cosa che mi riesce meglio!", rispose lei deliziata.
Le strinsi le braccia con le mani costringendola ad abbassare le sue e a guardarmi negli occhi. "Parla!", ordinai secco.
Brenda sospirò esasperata. "Okay, se ci tieni tanto!".
Mi disposi ad ascoltare orgoglioso della mia vittoria.
"Non sono stata mandata da nessuno. Ho solo percepito che in te c'è qualcosa che non va. È questo che mi ha spinta a conoscerti ieri notte".
Annuii invitandola a proseguire.
"E poi ho notato un'altra cosa. Non ti assuefai alla mia vicinanza. O almeno non più di tanto. Reagisci esattamente nel modo in cui lo faccio io quando tenti di essere convincente con me. Mi viene da pensare che tu non sia poi così tanto diverso da un cacciatore!".
Mi accigliai alla sua ultima osservazione. "Vorresti dire che... io sarei un cacciatore?".
"Non proprio... Non capisco".
Un cacciatore... ecco perché! Tutto andava al suo posto adesso. In quello stesso momento tramite Brenda ne avevo avuto la conferma.
Un cacciatore non poteva entrare in contatto con un Alessi. Il risultato che ne sarebbe scaturito sarebbe stato tale e quale a quello che suscitava nei Kelsea. Li avrebbe sedotti. Era per questo che Aurora aveva ceduto a me così facilmente? E questa ovviamente era stata un'arma a doppio taglio. Mi aveva fatto guadagnare un punto ma allo stesso tempo ne avevo persi altri. Tneske ne era a conoscenza? Aveva voluto rischiare senza rivelarmi mai nulla? Senza accennarmi al margine d'errore che avrei potuto commettere? O forse non pensava nemmeno lui alle conseguenze del mio rifiuto?
"Cosa dovrei avere perché tu riconoscessi che sia uno come te?", chiesi a Brenda più interessato.
"Non saprei di preciso. Te l'ho detto. Non hai l'aura di un cacciatore, ma ne hai le armi. E funzionano. È per questo che mi hai incuriosita". Si fermò perplessa.
"Comunque non credo che sia il momento di parlarne", disse sogghignando, "avrei una cosa da confessarti...".
"Cosa?", le chiesi guardandola negli occhi.
"Questo", rispose lei passandomi un dito sulle labbra invitandomi a dischiuderle. Lo feci in automatico senza capire come comportarmi... cosa fare...
"Cosa credevi, sciocco? Che non avessi anch'io una voglia matta di baciarti, poco fa?".
Dimenticai completamente i discorsi che due secondi prima avevamo affrontato. Non ragionai più e mi tuffai letteralmente sulle sue labbra, con forza, frenesia e violenza.
Il suo profumo penetrò nelle mie narici e mi assuefece. Schiusi ancora di più la bocca. Mentre le sfilavo via il vestito. Questa volta lei non si oppose, e mi assecondò togliendomi a sua volta la maglietta e accarezzandomi il petto.
Ci mordemmo, ci baciammo, andammo oltre i limiti dell'immaginabile, come del resto solo due demoni avrebbero potuto fare. Mi assecondò in ogni mio desiderio spinto, ma nonostante ciò non pensavo ad altro che al piacere che mi procurava. Dimenticai tutti i miei problemi, persi la mia vera coscienza e allora più che mai percepii il suo potere.
Non ricordai più perché ero lì, perché avevo deciso di ripartire. Nel mio universo c'era solo Brenda.
Potei provare per la prima volta il piacere della preda sottomessa alla sua cacciatrice e non riflettei nemmeno alle possibilità che avrei avuto di morire tra le sue mani.
Nella frenesia di quei contatti sarebbe bastato un solo morso ben calibrato alle ali. Un suo morso mi avrebbe immobilizzato. Poi un altro e sarei caduto in balìa dei suoi poteri peggiori. Ma tutto questo non successe.
La notte parve trascorrere velocemente. Come se qualcuno avesse schiacciato il pulsante per mandare avanti le scene.
Ma proprio in quei momenti di vuoto sentii tornare la mia lucidità. Fu come un lampo a ciel sereno. All'improvviso, nella mia mente balenò un'immagine. E fu per me come un pugno allo stomaco che mi tolse il fiato e mi costrinse a fermarmi.
Vidi il suo volto. La sua paura. Le lacrime che luccicavano alla luce della luna. Ma soprattutto la sua delusione. La delusione di Aurora. Dell'angelo venuto dal mio paradiso personale per distruggermi. Una delusione dovuta a quello che ero... a quello che non avrei dovuto essere perché potessimo amarci.
"No!". Mi allontanai in fretta dalle labbra tentatrici di Brenda e presi le distanze tanto velocemente da farla sobbalzare.
"Che succede?", mi chiese lei dopo essersi ripresa dalla sorpresa. "Non sei ancora contento?". Mi sorrise mordendo coi denti il mio braccio.
La scostai senza alcuna voglia di giocare. "Abbiamo già giocato abbastanza!", la liquidai alzandomi in piedi e rivestendomi il più in fretta possibile.
Brenda rimase ancor più sorpresa e delusa insieme. Mi guardò mentre ero intento a tracannare lo champagne direttamente dalla bottiglia che avevo comprato per quell'occasione e non disse una parola.
"Lo avevo detto che eri un tipo strano tu!", mi disse mentre cominciava a raccogliere gli abiti sparpagliati sul pavimento. Sembrava quasi si fosse aspettata, o prima o dopo, una mia reazione simile, per quanto insolita potesse sembrarle.
Dall'entrata della grotta cominciava a far capolino la luce dell'alba, cosa che mi turbò alquanto.
"Al di là di tutto... confesso di essere delusa!", continuò Brenda insoddisfatta e inconsapevole dei miei pensieri, "Non avevo mai ricevuto buca da un demone! O anche volendolo, nessuno è mai riuscito a farlo".
Richiuse la cerniera del suo vestito attillato e rimase a fissarmi attaccato alla bottiglia.
"E pensare che è stato tutto così... divertente", terminò esaltata mentre mi percorreva con gli occhi da sotto in su.
"Brenda", dissi abbattuto. Il pensiero di quello che osavo sognare mi faceva sentire un alieno. Possibile che nella mia testa ci fosse ancora una pretesa simile?
" Non c'è nulla di cui scherzare", proseguii seccato. "Avresti dovuto eliminarmi, o dovresti farlo ora e subito. Se tu non lo avessi ancora capito, sono una minaccia per tutta la nostra specie!".
Brenda mi guardò come poteva guardarsi un pazzo che stava delirando.
"Brenda...", ripetei visibilmente in difficoltà, "sono qui per una severa punizione. Che evidentemente non è servita a niente. E se non sei riuscita tu a distogliermi dai miei intenti... a farmi dimenticare...", mi interruppi. "In qualsiasi caso non credo che possa riuscirci nessun altro", terminai afflitto.
Brenda mi scrutò più attenta. Appariva incuriosita dal mio discorso troncato a metà. "C'entra un Alessi, vero?", chiese all'improvviso.
"Sì, ma non nel senso che credi".
La vidi accigliarsi sforzandosi di comprendere. "Non capisco, spiegami...".
"Sono innamorato di un'Alessi. E lei ama me. So che può essere una cosa contro natura ma... noi abbiamo avuto un contatto con le nostre forme incorporee. Da allora, al di là della lontananza io non sono riuscito a dimenticarla".
La vidi spalancare le sue piccole labbra dallo stupore e poi incurvarle in un sorrisetto divertito, dicendomi: "Avevo intuito che fossi particolare, ma non fino a questo punto".
"Non c'è nulla di divertente", la guardai indignato.
"Chi è?".
"Cosa?", feci sorpreso.
"Chi è? Lei?". Disse Brenda con un pizzico di fastidio nel tono della voce.
"Si chiama... Aurora.". notai il cambiamento della mia voce nel pronunciare il suo nome. Sentii il mio tono addolcirsi, cosa che non stupì alquanto Brenda.
"E la ami sul serio a quanto sembra...". concluse lei al mio posto.
Annuii serio.
"È fortunata...", continuò, come se il fatto che stavamo parlando di un'Alessi fosse di importanza irrilevante.
"È un'Alessi!", sbottai inacidito.
"Non importa!", fece lei tranquilla.
"Ma che stai dicendo? Una come te dovrebbe uccidermi per aver commesso un tale sacrilegio. Per averla addirittura baciata!".
"Io non lo farei... non ti ucciderei. Anche se me l'avessero ordinato. Almeno non nel tuo caso".
Non capii dove volesse arrivare con quei discorsi.
"Non sai quello che dici. Sarebbe una storia impossibile la nostra!".
"Non lo è!". Mi corresse lei cogliendomi ancor più di sorpresa.
"Ah davvero?! Illuminami allora! Dammi la soluzione!".
"Convincete il capo. Diventate terreni tutti e due, qual è il problema?".
"È un'assurdità! Non sai quello che dici! E poi a quanto posso saperne, il mio sostituto nella missione può già... può già averla annientata!". Proferire quelle parole mi ferì nel profondo dell'anima.
"Devi tornare da lei".
I suoi discorsi mi sbalordirono. Sentirmi dire da una cacciatrice di tornare al mio posto come se nulla fosse e continuare ad amare un'Alessi, piuttosto che lei, non era la cosa più normale del mondo. O mi sbagliavo?
"Simon, sei cotto a puntino. Da quello che dici e da quello che vedo in te... deve essere proprio importante. Nessun demone, e dico... nessuno, mi ha mai saputo resistere. Nessuno tranne te!"
Alzai la testa per guardala dritta negli occhi.
"Tieni, riprenditela", continuò Brenda porgendomi la collana che le avevo regalato qualche ora prima.
"Ma cosa dici? È tua!", sbottai contrariato.
"Il denaro ti serve per tornare da lei". Mi disse severa.
Devo dire che rimasi disorientato dall'affermazione di quella cacciatrice così... così... altruista. Ero scioccato. Semplicemente scioccato dal modo in cui si fosse evoluta la situazione nel giro di una notte. Presi la collana tra le mani e la guardai con distacco."Non posso, l'ho regalata a te!".
"E io te la regalo di nuovo. Consideralo come un favore personale. Sei così fantastico che non riuscirei a non aiutarti", sorrise.
Dalla sue ultimissime parole mi chiesi se non l'avessi contagiata con la mia bontà acquisita. Era troppo buona per essere un demone. Per essere una cacciatrice. Però era sincera. E stavolta non mi sbagliavo.
"Così tra qualche settimana potrai tornare da lei", fece sconsolata mentre si alzava in piedi e si apprestava ad uscire.
"Dove vai?", le chiesi spaesato.
Lei mi sorrise dolce, e i suoi piccoli denti luccicarono alla luce delle fiamme del fuoco. "Vado via. Sparisco dalla tua vita. È la cosa migliore, visto che ti ho distratto fin troppo". Si avvicinò a me e mi depose un ultimo bacio sulle labbra.
"Grazie Brenda", le dissi guardandola mentre si allontanava con passo sinuoso.
"Non ringraziarmi Simon!", si voltò nuovamente a guardarmi con uno sguardo divertito. "I demoni non lo fanno, ricordi?". Sorrisi alla sua ultima affermazione. Lei mi rivolse un altro sorriso sensuale e si lanciò nel vuoto, lasciandomi solo e confuso più di quanto non lo fossi mai stato in tutta la mia esistenza.
Mi chiesi se avesse un senso la mia vita. Se l'avesse mai avuto. Da quando avevo incontrato Aurora, fino ad ora.
A che pro questo incontro con Brenda? Perché il destino me l'aveva riservato? A cosa era servito? Cos'era giusto? Cos'era sbagliato?
E poi la certezza. Era solo stato grazie a Brenda che avevo compreso quanto importante fosse stata e continuava essere Aurora per me. Era stato grazie a lei che avevo capito quello che era giusto fare. Se fosse andata o si fosse conclusa male, l'avrei scoperto solo quando avrei rivisto Aurora. Per ora, dovevo pensare solo a prendere un dannato aereo e tornare in Italia. Il resto sarebbe venuto da sé. Ne ero sicuro.
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