15 - Simon
Dopo quella notte nulla fu più come prima. Avrei dovuto prendere un posizione definitiva. O col mio capo o contro di lui. Presto, molto presto, sarebbe arrivato il mio sostituto e io avrei dovuto starmene a guardare aspettando che lui togliesse di mezzo la Alessi e si prendesse tutta la gloria della mia missione.
Mai mi ero trovato in una posizione così compromessa.
Quando mi svegliai avevo un aspetto peggiore di quello del giorno precedente.
Feci colazione e buttai giù un po' di latte con i cereali.
Guardai l'orologio e mi resi conto solo allora di quanto fosse tardi. Le dieci. Cavoli! Avevo perso un giorno di scuola.
Poco male, ne avrei approfittato per conoscere meglio il mio nuovo fratellastro.
Mi sforzai di pensare alla persona più adatta per questo incarico. Per chi simpatizzava Tneske oltre che per me?
Mi diedi una grattatina alla testa dubbioso. Ma poi lasciai perdere. Avrei affrontato il problema quando sarebbe arrivato quel misterioso qualcuno.
Corsi di sopra a vestirmi e dato che ancora non arrivava nessuno mi misi a fare un po' di esercizi fisici nella mia palestra privata.
A un tratto sentii un rumore che proveniva dal piano terra.
Grandioso, c'era qualcuno giù. Il mio fratellastro era arrivato. Quanto odiavo che tutti i tuoi compagni potessero entrare in casa tua senza nemmeno bussare. Mi aveva già infastidito abbastanza Tneske, figurarsi quest'altro intruso.
Mi frizionai i capelli con un asciugamano pulito poi me lo misi sulle spalle e scesi a dare il benvenuto allo scocciatore.
Mi guardai intorno in salotto, ma mi accorsi che non c'era nessuno. Mi spostai allora in cucina, ma era vuota anche questa. Poi intuii dove poteva essere andato. E infatti lo vidi. In giardino, mentre fissava la mia auto nuova.
"Ehi tu...", lo chiamai nell'attesa che si girasse. Ero curioso di sapere chi fosse.
Quando si voltò ebbi un sussulto. No... Tneske non poteva farlo. Non poteva mettermi contro lui...
"Logan!", esclamai sorpreso.
"Ehi ciao amico!". Mi salutò lui con una sottile ironia. Mi raggiunse e quando fu davanti a me mi diede una pacca affettuosa sulla schiena.
Io rimasi senza parole. Logan era il compagno con cui mi trovavo meglio. Era quasi un mio... amico. Benché i Kelsea non avessero amici, lui e io avevamo più o meno la stessa età. Gli avevo insegnato io tutto quello che sapeva. Circa cento anni fa, quando Logan era arrivato, Tneske lo aveva affidato a me. Ero stato il suo tutore. Mi fu imposto di lavorare con lui perché dopo tante missioni avrei dovuto passare a un grado superiore di demone, avevo già terminato la mia gavetta, ma ho sempre odiato le troppe responsabilità. Così Tneske mi diede la possibilità di restare nella comunità come istruttore dei nuovi arrivati. Ne fui felicissimo.
Ricordavo ancora il giorno in cui il mio capo mi aveva presentato il mio primo discepolo. Logan, appunto.
Vidi Logan squadrarmi sospettoso. Poi incominciò a parlare risoluto. "Sai, Tneske mi ha detto tutto... Ehi Simon? Che ti prende? Racconta un po' questa storia...". Fece con malcelata malizia.
"Senti Logan, lasciami in pace, non è il momento".
La rabbia mi ribolliva dentro peggio di un veleno. Tneske lo aveva fatto apposta. In questo modo secondo lui avrebbe scongiurato qualsiasi problema.
Lui mi guardò scettico. Notai che la forma terrena a Logan donava molto più di quanto avessi mai immaginato.
"Ehi amico, chi l'avrebbe mai detto! Insieme in missione!". Fece lui allegro.
"Io non ne sarei così felice, Logan...". Bofonchiai amareggiato.
Lui mi ignorò, entrò in casa e con un fischio ululò. "Wow, che lusso sfrenato! Il capo ti tratta bene vedo!".
Possibile che non si rendesse conto di quello che significasse vivere insieme in quella maledetta casa? Fare qualcosa che io mi rifiutavo di fare? Tneske doveva avergli spiegato tutto tra l'altro. Perché... perché aveva accettato?
Vidi Logan osservarsi allo specchio dell'entrata piuttosto sorpreso.
"Uhm... credo di essere piuttosto in forma!", disse compiaciuto. "Tu invece mi sembri un po' abbattuto...".
Ignorai le sue parole. Decisi che piuttosto sarebbe stato il caso di informarmi.
"Cosa sai di quanto è successo qui negli ultimi tre giorni?".
Logan alzò un sopracciglio dubbioso. "Beh, Tneske mi ha spiegato che hai perso la testa per un'Alessi. Anche se a me sembra troppo precipitosa, una cosa del genere. Credo piuttosto che tu sia ipnotizzato da lei... tranquillo amico, ti libero io dalla sua fastidiosa presenza". Un ghigno malvagio comparve al posto della sua espressione sempre amichevole.
Conoscevo Logan, e sapevo bene quanto potesse diventare spietato in forma demoniaca. Non sentiva ragioni né dava spazio ai sentimenti. Diventava un'autentica macchina da guerra. E poi, come tutti i Kelsea sani di mente, odiava a morte gli Alessi. Cosa che l'avrebbe motivato ancora di più.
Logan corrucciò la sua espressione. "Scusa se te lo chiedo, ma tu oggi non dovresti essere a scuola?".
A quelle parole mi riscossi. "Lo so, ho dormito fino a tardi oggi. Diremo che sono andato a prendere in aeroporto il mio fratellastro, no?".
Logan sghignazzò divertito. "Perché no? Buona idea".
Lo guardai senza speranza, come al solito teneva su un'espressione di autentica spavalderia. I capelli chiari cadevano scompigliati fin sopra gli occhi che erano di un azzurro intenso. Le labbra invece erano molto rosse e ben disegnate, appena chiuse. Vestiva con una morbida camicia beige e portava al collo una collana semplice ma ricercata. Inutile dire che Logan era il primo in fatto di moda e ricercatezze. Su questo mi aveva senza dubbio battuto.
Adesso non sarei stato l'unico a far innamorare le ragazze. Avevo un rivale più che pericoloso.
Logan mi osservò curioso. Sembrava quasi desideroso di leggere i miei pensieri. Il suo perfetto sopracciglio si inarcò un'altra volta con sospetto. "Si può sapere a cosa pensi? Caspita Simon, non ti riconosco più! Sei troppo strano!"
Questa volta decisi di non mentire, in fondo era la verità. "Pensavo che adesso avrei avuto seri problemi con le ragazze avendo affianco un belloccio come te". Dissi ironico. "Ma non provocarmi, o divento cattivo!". Ghignai crudele.
"Non c'è problema capo... sei sempre tu il più anziano, quindi a te spettano quelle che preferisci!". Mise le mani in alto con un sorriso complice.
"Perché proprio tu, Logan?". Gli chiesi io esasperato, ponendo fine a quell'inutile gioco di ironie.
Lui si sorprese di quella domanda stanca. Mise su un'espressione offesa, quasi risentita.
"Pensavo che ti avrebbe fatto piacere avere il mio aiuto piuttosto che quello di qualche altro compagno presuntuoso. Ehi amico, che ti prende?".
Si alzò dal divano e mi venne vicino.
"Lasciami stare". Lo allontanai da me con uno strattone.
"Okay, okay, come vuoi...". Alzò le mani preoccupato. "Non arrabbiarti però...".
Notai che sembrava piuttosto addolorato da questo mio dispetto, forse Logan si illudeva di trovare il vecchio Simon pieno di sicurezze piuttosto che quello debole e scontroso con cui aveva a che fare in quel momento.
"Giuro che quella bastarda la pagherà cara per come ti ha ridotto!". Sibilò tra i denti. Il viso del mio amico si era trasformato in una maschera di collera.
Non seppi come reagire alle sue parole. Sapevo che erano più che sincere.
"Lei non...", balbettai confuso, ma poi decisi di tacere.
Lui non mi ascoltò nemmeno. Piuttosto iniziò a parlare di Tneske. "Poco fa, prima di arrivare, Tneske mi ha spiegato la tua situazione. Se ora non ti avessi visto non c'avrei mai creduto. Poi mi ha istruito su quello che dovremo raccontare di noi due. Sono Logan, tuo fratellastro da parte di padre".
"Il resto lo so perché l'ho inventato io!", lo presi in contropiede. "Veniamo da Oxford ma siamo di origini Italiane...".
"Abbiamo la stessa età". Completò Logan.
Annuii cinico.
"Beh, non vorremo starcene qui con le mani in mano adesso? Questo pomeriggio si va in giro, no?". Fece Logan che sembrava aver ritrovato il buon umore a quel pensiero.
A quelle parole sentii invadermi dalla confusione. "Vai tu", feci cercando di apparire tranquillo, "non mi va di uscire".
"Eh no amico... tu oggi vieni con me e ti distrai. Ma senza combinare casini come hai fatto l'altra notte. Uccidere al momento non serve a niente... anche se, non la troverei poi una così cattiva idea".
Scossi la testa risoluto. "Non voglio venire, Logan".
"Tneske mi ha obbligato a portarti con me. Chiusa discussione. Devo agganciare quella bastarda dell'Alessi se voglio farla fuori! E tu in questo puoi aiutarmi" La sua espressione si fece fredda, lo sguardo calcolatore.
Spalancai gli occhi e alzai la testa di scatto. Ma non dissi nulla. Ancora mi rifiutavo di accettare le mie improvvise reazioni quando si parlava di lei.
"Ehi che c'è...? nemmeno fossi Albian in persona! Mi hai guardato con una faccia!".
Riabbassai la testa per la vergogna. Mi ero davvero ridotto ad uno straccio del genere? Sarei potuto diventare uno sporco traditore e prendermela con Logan?
Perché il messaggio di Tneske era più che chiaro. O avrei tolto di mezzo Aurora o avrei lasciato fare a Logan oppure... avrei dovuto annientare lui. Colui che avevo istruito, il mio amico...
Mi riscossi da quei cattivi pensieri mentre gli occhi azzurri di Logan mi fissavano. Se non fosse stato per la sua indole terribilmente crudele e i tratti del viso severi avrei potuto scambiarlo per un Alessi. Quel volto era così simile a quello di Aurora che mi fece sussultare quando lo fissai nuovamente.
Non sapevo che Logan da terreno avesse gli occhi azzurri. Lo avevo visto sempre nella sua forma demoniaca. E in quel momento i nostri occhi diventano abissi. Il loro colore è nero, come la pece, come la schiera a cui siamo votati. L'oscurità.
"Do un'occhiata al piano superiore". Disse tranquillo lui allontanandosi da me ignaro dei miei pensieri.
Io sprofondai nella poltrona e accesi il televisore senza nemmeno guardarlo realmente. Ora sì che erano iniziati i guai. E la scelta più dura sarebbe toccata a me.
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