GOCCE DI MEMORIA 2.0*
" Gocce di memoria 2.0 "
*Attenzione prego* Eccomi qui!!! - C'è l'hai fatta finalmente? - Qualcuno si domanderà, mi scuso con voi in anticipo, per il ritardo della pubblicazione, ho avuto dei problemi, che hanno fatto slittare tutti gli aggiornamenti e in più questo capitolo è stato davvero tosto da scrivere, esso in fatti sarà probabilmente il più pesante in assoluto di tutta la storia e prima che voi lo leggiate, voglio avvertirvi che è interamente dedicato a Meredy e alla sua... come posso definirla... " caduta nel lato oscuro " e ci terrei anche a fare delle precisazioni, in esso saranno trattate delle tematiche molto, ma molto delicate e il linguaggio, sarà a tratti davvero, davvero forte e questo potrebbe turbare la sensibilità di qualcuno, d'altronde voglio ricordare che si tratta di un raiting rosso e che per tanto e vietato ai minori. Ci tengo a precisare inoltre, che questa è una fanfiction e tutto quello che è contenuto in essa è pura finzione.
( I personaggi e le canzoni di questo capitolo, non mi appartengono, ma sono rispettivamente, proprietà di Hiro Mashima e dei Pink Floid )
" CHI SONO IO???... SEMPLICEMENTE IL FRUTTO DI CIO' CHE MI E' STATAO FATTO "
NARRATORE ESTERNO
Oak-Town - Residenza di Purehito Gaebolg... ore 22 e 45...
Meredy sedeva sul letto in camera sua, fissando pensierosa l'oggetto che teneva stretto in una mano, non si sarebbe mai immaginata che quello stupido trucchetto visto in T.V. avrebbe funzionato.
Giorni addietro aveva impresso di nascosto in un panetto di resina, l'impronta della chiave dello studio di Purehito, mentre lui era impegnato ad accompagnare all'ingresso della villa, un suo ricco e potenziale nuovo acquirente...
La ragazza, successivamente, si era recata in una ferramenta giù in periferia, dove sotto lauto pagamento si era procurata sia la chiave, sia il silenzio del proprietario del negozio, logicamente, gli aveva già dato metà denaro all'inizio e aveva saldato il tutto solo a lavoro ultimato, alla fine anche dai peggiori scarti della società si può imparare qualcosa e lei da Purehito una cosa l'aveva sicuramente imparata... con il denaro puoi comprarti pure un posto in paradiso, se sei bravo.
Era da un po' di tempo che ci stava pensando, ed era arrivata alla conclusione che voleva farla finita, anche a costo di rimetterci la vita, ormai non le importava più di nulla, sapeva solo che non avrebbe mai più permesso a quel bastardo che si faceva chiamare padre, di approfittarsi di lei sotto la minaccia di Demon.
Avrebbe potuto denunciarlo si, ma poi... tutti avrebbero saputo delle cose innominabili che quel maiale le faceva... tutti sarebbero stati testimoni della sua vergogna... tutti l'avrebbero guardata con compassione... sarebbe stata marchiata a vita da quell'infamia e lei non lo voleva, non lo avrebbe permesso... nessuno doveva sapere... nessuno... uccidendolo avrebbe cancellato ogni traccia, come se niente fosse mai accaduto e lei si sarebbe portata quel segreto nella tomba, era ancora minorenne e la sua fedina penale era immacolata, avrebbe detto che Purehito la invogliava nell'uso delle armi e che inavvertitamente le era partito un colpo.
Per un po' l'avrebbero affidata ai servizi sociali o rinchiusa in qualche centro di recupero, poi sua madre grazie ai soldi dello stronzo, le avrebbe pagato un avvocato con le palle e lei, dopo qualche anno sarebbe stata riabilitata nella società per buona condotta.
Quella era la sua occasione, era tardi, la servitù si era già da tempo ritirata nella dependance, Purehito era uscito e quella nullità di sua madre, si era recata ad uno dei tanti festini organizzato dalle sue amiche, dal quale sarebbe rientrata solo a notte fonda, talmente ubriaca da fare schifo...
Senza accendere nessuna luce, si alzò e uscì nel corridoio, dopo di che, rapidamente e senza esitazioni, scese lo scalone con passo felpato... non aveva bisogno di vedere, ormai conosceva quella casa come le sue tasche.
Arrivata di fronte alla massiccia porta di legno intarsiata, esitò qualche istante, poi stringendo forte la chiave, fino a farsi sbiancare le nocche, la inserì nella toppa e la ruotò, all'inizio fece un po' di resistenza e per un attimo Meredy pensò che fosse stato tutto inutile, ma poi forzandola un tantino di più, sentì finalmente lo scatto secco della serratura, che sembrò rimbombare come il rintocco di una campana funebre, in tutta l'enorme villa vuota.
POV'S MEREDY
L'oscurità in quell'ambiente, ne faceva da padrona in tutti i sensi, avevo il respiro affannato e stavo iniziando a sudare, accesi la piccola torcia portatile e mi avvicinai alla consolle, dove era appoggiato un grosso televisore, non sapevo esattamente cosa cercare, ma ero più che sicura, che il meccanismo per aprire la libreria, si trovava su quel mobile, soltanto che l'unica cosa visibile, era il telecomando della T.V.
Lo presi in mano studiandolo per qualche secondo, poi lo illuminai con il fascio della torcia e provai a premere qualche pulsante, ma non successe assolutamente nulla... eppure... doveva esserci un modo. Osservai meglio i tasti, accorgendomi che c'è n'era solo uno più consumato degli altri, quello dello spegnimento.
Lo schiacciai e... bingo!... un pezzo della libreria scivolò silenziosamente di lato, rivelando la massiccia porta di acciaio lucido, con un tastierino al centro... ora bisognava solo inserire il codice, quella si, che sarebbe stata la prova del nove.
Mi affacciai un' ultima volta in corridoio, per accertarmi che fosse tutto tranquillo e poi feci la mia mossa...
Per la verità, non avevo la minima idea di quale potesse essere il codice d'accesso, ma qualche giorno prima, avevo avuto un'intuizione... qual'era quella cosa, a cui Purehito dava molta importanza e dalla quale non si separava mai???... Tirai fuori un fogliettino dalla tasca e Il cuore iniziò a pompare furioso nel petto, mentre mi apprestavo a digitare il primo numero...
Quattro... corrispondente alla lettera D... cinque come la lettera E... undici come la M... poi tredici come la O e infine... dodici N... 45111312 = = = ... cavolo no-no-no!... Il display richiedeva altre tre cifre... ma quali?... Quali potevano essere gli ultimi numeri, che mi avrebbero dato accesso alla discesa negli "inferi"???... Pensa come lui... pensa come lui... discesa negli inferi... Demon... qual'era il numero che contrassegnava la bestia... oh cazzo... potrebbe essere... 45111312... Esitai un attimo, poi il mio indice, premette tre volte sullo stesso tasto... 666... CLAMP!!!
Non ci potevo credere... si era aperta... quella stramaledettissima porta del cazzo si era aperta davvero... HA!HA!HA!...HA!HA!HA!
Iniziai a ridere sguaiatamente, mentre le mani mi tremavano e il cuore sembrava volesse esplodermi nel petto, c'è l'avevo fatta, lo avevo fregato, ora non mi rimaneva che andare avanti.
Iniziai a scendere per la tortuosa scala a chiocciola di metallo, era la prima volta che esploravo quei luoghi senza essere bendata e alla fine della rampa, rimasi senza parole notando l'estensione di quel posto, probabilmente era grande quanto l'intero perimetro della villa stessa... se non di più, c'erano stanze, lunghi corridoi e addirittura quelle che sembravano essere delle celle.
E finalmente, dopo aver percorso un'altra ventina di metri, trovai quello che cercavo, mi bloccai di fronte a una lunga vetrata, dietro la quale erano visibili le sagome nere che servivano per esercitarsi al tiro, la stanza fortunatamente era aperta e non dovetti inserire un nuovo codice.
Una volta al suo interno mi diressi spedita verso quella che sapevo essere l'armeria, si trattava di un ambiente spoglio, quasi asettico, il pavimento era in gomma bianca, mentre tutto il resto era di acciaio, gli armadietti i ganci dove erano appese le varie armi, le cassettiere con i proiettili... tutto composto da freddo, lucido e duro materiale grigio.
Cercai di guardare il meno possibile verso quel tavolo metallico, che sembrava il lettino di una sala operatoria, cercando di non pensare a quante volte avevo urlato di dolore e a quante volte avevo pregato Dio di far finire quel tormento e rimasi sconcertata, nel notare sulla parete di sinistra, un intero schieramento di monitor... dovevano essere almeno 20 e inquadravano costantemente tutte le zone della casa e del giardino... tutto era controllato da telecamere, c'è ne erano nei bagni, nei corridoi, nelle camere da letto... niente sfuggiva al suo occhio vigile... quello stronzo, era riuscito ad invadere, anche l'ultimo baluardo di intimità che pensavo di possedere almeno all'interno della mia stanza... distolsi in fretta lo sguardo, mentre nuove lacrime stavolta non di dolore, ma di rabbia, mi accecarono la vista, poi rialzai di nuovo gli occhi, giusto in tempo, per vedere in una delle inquadrature, il cancello principale che si apriva e l'auto di Purehito che varcava i confini della proprietà.
Senza aspettare oltre, andai spedita verso la rastrelliera e ne staccai una pistola, era una Magnum, ma non aveva nessuna importanza, sarebbe andato bene qualsiasi modello, pur che sparasse, poi, con veloce meticolosità la caricai dei proiettili e tornai verso l'uscita del sotterraneo.
Quando il mostro entrò nel suo studio accendendo la luce, mi feci trovare in piedi d'avanti alla scrivania, con la pistola nascosta accuratamente dietro la schiena.
- Meredy tesoro... che sorpresa!!! - Esclamò in tono falsamente gioviale, appena mi avvistò - Come hai fatto a entrare nel mio studio??? - Mi si avvicinò, sfoderando un ghigno malefico, che mi spinse ad indietreggiare inconsapevolmente.
- Che cosa c'è... mi stai forse nascondendo qualcosa – Continuò viscido assottigliando gli occhi - Che cosa mi nascondi piccola Meredy, avanti dillo al tuo papà.
Dallo sguardo che lanciò subito dopo alle mie spalle e dalla scintilla di fastidio che vidi balenare nelle sue pupille, mi resi conto, che si era appena accorto della mia inflazione.
- Bene-bene! - Sogghignò con cattiveria, raddrizzandosi e assumendo un atteggiamento intimidatorio - A quanto pare, la piccola Alice è riuscita a trovare l'entrata per la tana del bianconiglio.
Senza degnarlo di alcuna risposta, alzai la pistola puntandogliela direttamente all'altezza del petto.
Purehito, con mio grande sconcerto e per nulla intimorito, continuò a venirmi incontro, mentre alzava teatralmente le mani in alto, fino ad arrivare a contatto diretto con l'arma che impugnavo.
- Cosa c'è Meredy... vuoi spararmi?- Aggrottò le sopracciglia e mise il broncio, con aria falsamente addolorata - Vuoi uccidermi? - S-si – Mi trovai a farfugliare – I-io... ti v-voglio morto... m-maledetto bastardo! - Premi il grilletto allora – Sussurrò con una calma agghiacciante - Avanti fallo se ne hai il fegato! - Poi, con lo sguardo allucinato, afferrò la canna della pistola, posizionandosela proprio all'altezza del cuore - AL CUORE MEREDY... CHE ASPETTI... SPARA CAZZO!!! - Urlò all'improvviso, spaventandomi a morte.
Non era giusto... non ci riuscivo, non' ostante fossi armata, ero paralizzata dalla paura, stavo letteralmente tremando di terrore e grosse lacrime stavano iniziando a fluire dai miei occhi, senza che io le potessi fermare.
A quel punto, dalla gola di quel mostro, uscì un'immonda risata che mi gelò il sangue nelle vene, poi all'improvviso stringendo la presa mi disarmò, gettando via la pistola e afferrandomi rudemente per i capelli, mi sbatté di faccia sulla scrivania, intrappolandomi con il suo corpo contro di essa.
- Ascolta questa lezione, tesoro! - Sibilò ad un palmo dal mio orecchio, mentre lo sentivo trafficare all'interno della giacca, sapendo già cosa stava prendendo - NO TI PREGO NON FARLO! - Lo supplicai inutilmente.
Poi tirandomi nuovamente i capelli, mi costrinse a girare la testa, mentre introduceva la canna di Demon nella mia bocca, guardandomi con occhi da pazzo - QUANDO IMPUGNI UN'ARMA, DEVI ESSERE PRONTA AD UCCIDERE... DEVI TERRORIZZARE IL TUO AVVERSARIO... SOTTOMETTERLO, FARGLI CAPIRE CHE FAI SUL SERIO!!! - Gridò con il volto distorto dall'ira e sprizzando saliva dalla bocca - Invece no... sei debole, debole è inutile... non sarai mai un lupo, rimarrai per sempre un agnellino belante! - E continuando a tenermi sotto tiro, iniziò ad abbassare i leggings che indossavo, mentre io non riuscivo ne a muovermi ne a gridare, scuotevo solo la testa, mentre le lacrime mi offuscavano ormai la vista.
- Hai fatto arrabbiare Demon signorina e ora sarai di nuovo punita! - CHE COSA STA' SUCCEDENDO QUI'??? - Ci interruppe all'improvviso, la voce sconvolta di mia madre, mentre Purehito, mi lasciava andare con una scatto, rimuovendo Demon dalle mie labbra.
Finalmente adesso avevo la bocca libera - MAMMA!!! - Gridai disperata e umiliata allo stesso tempo, girandomi a guardarla.
Si trovava sulla soglia dello studio, mentre osservava tutta la scena con sguardo incredulo, Purehito intanto con tutta calma, si riaggiustò i vestiti prima di rivolgersi a lei - Come mai sei già qui?- Le chiese con strafottenza - C-come... hai ? - Farfugliò lei in risposta.
Ultear sembrava un fantasma, mentre veniva verso di me, con la bocca spalancata e l'andatura incerta... probabilmente era di nuovo ubriaca, infatti inciampò un paio di volte nei suoi piedi, prima di raggiungermi e abbracciarmi.
Piangeva adesso, mentre mi riaggiustava i vestiti con mani tremanti e nello stesso tempo mi accarezzava i capelli come faceva quando ero piccola.
Io in compenso, ero totalmente sconvolta, pensavo solo, vergognandomi a morte, che adesso anche lei sapeva, non riuscivo a muovere neanche un muscolo e l'unica cosa che percepivo era il forte odore di alcool che mi arrivava alle narici, dandomi il voltastomaco - La mia bambina... la mia bambina - Ripeteva come una nenia mentre mi stringeva al suo seno.
- TU!!!... BASTARDO!!! C-COME HAI POTUTO FARMI QUESTO??? - Urlò all'improvviso con voce strascicata – Andiamo... non fare scenate Ultear - La riprese lo stronzo con voce calma - Non ti sembra un po' troppo tardi per atteggiarti a mammina premurosa! - N-non fare scenate?... NON FARE SCENATEEE!!!... TU! BRUTTO PORCO SCHIFOSO PEZZO DI MERDA... IO TI ROVINOOO!!! - Gridò precipitandosi verso il telefono, probabilmente con l'intenzione di chiamare la polizia - Sta calma mi hai sentito, sta calma, non gridare!!! - Purehito l'aveva inseguita e afferrata per le spalle e adesso la stava scuotendo come una bambola, mentre io continuavo a rimanere immobile come una statua – SPOSTATIII!!! IO TI DENUNCIOOO!!! - Lo minacciò nuovamente mia madre, nel prendere il telefono, ma Purehito glielo strappò dalle mani e la spinse via con forza.
Tutto successe come in una scena a rallentatore, Ultear perse il suo equilibrio già precario e cadde all'indietro andando a sbattere violentemente con la nuca, sullo spigolo appuntito della scrivania... il sangue iniziò subito ad uscire copioso, da quello che doveva essere un grosso squarcio, mentre lei rantolava stesa per terra.
- CAZZO-CAZZO! Questo non ci voleva – Esclamò allarmato il mostro - Non posso chiamare un'ambulanza, mi farebbero troppe domande... COLPA TUA-MALEDETTA-MALEDETTA!!! - Mi sputò in faccia urlando con gli occhi fuori dalle orbite.
- Il mio avvocato... ecco cosa devo fare, devo chiamare il mio avvocato, lui mi dirà come muovermi – Lo guardai apatica, afferrare il telefono cordless e comporre frettolosamente il numero, passandosi nervosamente una mano sulla faccia, mentre il corpo di mia madre continuava ad essere scosso da quelle che sembravano scariche elettriche - Rispondi avanti... STRONZO DI MERDA!!! - Bestemmiò sempre più nel panico.
Mentre lui era impegnato, intanto io come in trance, mi inginocchiai di fianco a Ultear, inclinando la testa di lato.
Sembrava così... buffa, pensai assurdamente, guardandola dibattersi come una marionetta.
Poi il mio sguardo venne attirato da qualcosa.
Poco più in là, c'era la pistola che Purehito mi aveva sottratto, la recuperai e lanciai un'occhiata verso il mostro, che ora mi stava dando le spalle, troppo distratto per accorgersi di me.
Il mio corpo si mosse da solo, di sua iniziativa, mi fece sollevare il braccio che impugnava la pistola, puntandola dritta alla sua schiena e... BUM! BUM!
Due chiazze rosse si allargarono lungo la spina dorsale in una linea perfetta, una in corrispondenza della nuca, l'altra alla base della schiena... dopo tutto, il corso di tiro al piattello aveva dato i suoi frutti, pensai incoerentemente, mentre un sorriso di soddisfazione mi piegava stancamente le labbra - Quando impugni un'arma... devi essere pronta ad uccidere... è così che avevi detto vero?- Il bastardo si voltò, fissandomi per qualche secondo, lo sguardo intriso di meraviglia e la bocca leggermente spalancata dalla sorpresa, un attimo prima di stramazzare finalmente al suolo.
Lo avevo ucciso... avevo ucciso un uomo... no... avevo ucciso il mostro... ora avrebbe smesso per sempre di farmi del male... le mani mi tremavano e le lacrime continuavano a scendere... poi qualcosa mi afferrò debolmente il braccio facendomi sussultare, mi voltai verso mia madre che con un filo di bava misto a sangue cercava di dirmi qualcosa – D-dammi la p-pistola... d-dalla a me – Rantolò.
Mi ci volle solo un attimo per afferrare il suo suggerimento e prima di fare come aveva detto, ripulii minuziosamente, con la stoffa della sua giacca, il calcio della Magnum, da possibili mie impronte digitali.
Poi per un po', rimasi a fissarla, mentre piano piano la vita abbandonava i suoi occhi... bene, pensai con insolita freddezza... meglio così... ora più nessuno avrebbe saputo... nessuno.
Quando gli spasmi delle braccia e delle gambe di Ultear cessarono, mi alzai in piedi, dirigendomi verso il corpo riverso di Purehito, loro non erano più un problema, ma Demon si... lui sapeva... Demon era stato testimone di tutto.
La pistola si trovava vicino alla sua testa e non avendo il coraggio di toccarla, con il piede la calciai fino all'entrata del sotterraneo, dove precipitò nel buio, poi richiusi il passaggio... ora sì che era tutto perfetto, nessuno l'avrebbe giudicata, nessuno l'avrebbe tradita, mancava solo una cosa da fare.
Afferrai il telefono componendo il numero della polizia - PRONTO POLIZIA - Urlai singhiozzando - PRESTO VENITE!!! - I-I MIEI GENITORI... LORO... SONO... SONO...
CINQUE ANNI DOPO ...
POV'S MEREDY
- Buonanotte signorina Meredy, io vado allora, ci vediamo domani – Mi salutò la donna di mezza età, mentre attraversava con passo svelto, l'ampio atrio di villa Gaebolg - Il signor Purehito è stabile come al solito, l'iniezione di antidolorifico è già pronta, deve solo inserirla nella flebo - Bene... ci penserò io come al solito, buona notte signora Porlyusica! - La salutai con il solito sorriso di circostanza, che subito sparì, non appena l'anziana infermiera si chiuse la porta alle spalle e dopo aver atteso qualche minuto, mi recai nella stanza dove quell'essere vegetava.
Alla fine lo stronzo era sopravvissuto.
Quando quella notte di cinque anni prima i paramedici avevano accertato che respirava ancora, per un attimo avevo temuto il peggio, ma fortunatamente Purehito versava in uno stato di coma irreversibile... il dottore era stato chiaro, se anche si fosse risvegliato, il suo cervello ormai era irrimediabilmente danneggiato.
Ricordavo ancora chiaramente, come se fosse stato ieri, le parole del luminare - Signorina... sarò franco con lei, non ci sono molte speranze di ripresa, noi in questo momento ci stiamo limitando solo a tenerlo in vita artificialmente... lei attualmente, è la sua unica parente e a breve diventerà maggiorenne e allora, sarà solo ed esclusivamente una sua scelta, quella di decidere, che cosa sia meglio fare! - Mi aveva informato con voce grave – Quindi lui non tornerà più a casa? - No! Almeno non nel senso che intende lei, noi qui purtroppo, non possiamo tenerlo a tempo indefinito, i macchinari sono pochi e servono per altre emergenze, ma se vuole, potrei fornirle alcuni numeri telefonici, di strutture attrezzate per il fabbisogno di vostro padre! - Non potrei semplicemente portarlo a casa e fare in modo che abbia tutte le "cure che merita" - Si certo che si può, basterà semplicemente che lei si faccia carico, dell'acquisto di tutte le strumentazioni necessarie a tenerlo in vita – Beh! Per quello non ci sono problemi – Avevo sussurrato sovrappensiero – C'è solo una cosa che vorrei sapere... l-lui ora soffre dottore? - Non avevo potuto fare a meno di domandare, con falsa apprensione - Non lo sappiamo con certezza... ma... si... è possibile! - Mi scusi dottore, ma ora come ora non riuscirei mai a prendere una decisione sensata, so solo, che di sicuro non potrei mai e poi mai abbandonare al suo destino, l'uomo che si è preso così "cura" di me! - Lo informai, prima che si congedasse, lasciandomi da sola nella stanza.
In seguito giustificai così la mia decisione... ma la pura e cruda verità, era soltanto una... se c'era... anche solo una minima possibilità, che quel bastardo stesse patendo le pene dell'inferno, io di certo non avrei fatto nulla per impedirlo... anzi... mi sarei prodigata affinché vivesse il più allungo possibile.
Così, Avevo fatto approntare una stanza nella Villa, attrezzata apposta per Lui, dove giorno dopo giorno lo avrei osservato consumarsi lentamente.
Sorrisi tra me e me, mentre buttavo nel cestino dei rifiuti speciali la siringa, dopo averla svuotata nel lavandino.
A distanza d'anni, stentavo ancora a crederci, incredibilmente me l'ero cavata, grazie anche alle testimonianze della servitù, che raccontò dell'esaurimento di mia madre e di come i loro rapporti si fossero raffreddati negli ultimi tempi, nessuno aveva sospettato di me e il caso era stato infine chiuso e archiviato, come lite violenta tra coniugi, con conseguente morte accidentale di mia madre e tentato omicidio, tra l'altro fallito, da parte di quest'ultima.
Mi guardai intorno, iniziando già a sentirmi infastidita, così lasciai la stanza di Purehito e mi avviai verso il piano terra, come al solito, il pesante silenzio della sera, iniziò immediatamente a darmi sui nervi, avevo assolutamente bisogno di rilassarmi.
La sagoma avanzò sibilando sul binario oliato, venendomi rapidamente incontro, cinque centri su sette... quattro alla testa e uno dritto al cuore... non male, ma sapevo fare di meglio, pensai irritata, recuperando un nuovo caricatore e preparandomi ad una nuova sessione.
Proprio in quel momento, Il telefono squillò interrompendomi sul più bello - Dimmi pure Zeref – Misi in viva voce, per dedicarmi a finire di ricaricare l'arma - Come è andata la trattativa? - Magnificamente Meredy... abbiamo stracciato tutti, ottenendo notevoli vantaggi sull'esportazione! - Bene... ma dimmi... Azuma è riuscito ad ottenere la fornitura da quelli di Tartaros ad un buon prezzo? - No Meredy... in verità non si è neanche presentato, ha chiamato dicendo che sua moglie è in ospedale – Cosa??? Noi ci spacchiamo il culo per portarli dalla nostra parte e lui non si presenta!... Non me ne frega un cazzo se sua moglie sta crepando, quei bastardi, sono clienti importantissimi e anche molto permalosi... se li perdiamo lo riterrò direttamente responsabile di tutto, quindi di ad Azuma che siccome lo pago più che profumatamente per quello che fa, la società deve avere la precedenza su tutto, anche sui suoi figli... e se lui non è in grado di adempiere ai suoi doveri, digli pure che può togliersi dalle palle e cercarsi un altro lavoro, perché da oggi è licenziato! - Non temere... me ne occuperò personalmente, ho già in mente un candidato ideale che possa sostituirlo, lascia fare a me... ti fidi vero? - No, non mi fidavo di lui, o almeno non fino in fondo, Zeref era la mia spalla destra vero... ma era anche molto pericoloso.
Giovane, bello, abile, ambizioso e senza scrupoli, dopo il quasi tracollo della società, lui e suo padre, avevano acquisito il 15% delle azioni Gaebolg, io ne avevo il cinquanta, mentre il restante 35% era ancora a Nome di Purheito, e sarebbe passato a me soltanto dopo la sua morte, dove metteva le mani Zeref i profitti magicamente, triplicavano e inoltre sapeva muoversi su ogni tipo di terreno, legale e non, ma sapeva essere anche tremendamente spietato, quando si trattava di soddisfare il proprio tornaconto personale.
All'inizio tutto il patrimonio di Purehito, con annesse fabbriche vennero affidati al suo socio più fidato, il padre di Zeref appunto, mentre io venivo seguita e istruita da tutor esperti nel settore, che dovevano insegnarmi come gestire gli affari di famiglia, per quasi due anni, ero stata all'estero, per studiare alta finanza in un collegio privato, mantenendo un atteggiamento impeccabile e appena raggiunta la maggiore età, avevo deciso di prendere personalmente tra le mani, le redini dell'impero finanziario dei Gaebolg, ed ero riuscita proprio grazie all'aiuto di Zeref, anche se c'era ancora molto da fare a risollevare la situazione, logicamente venivo ancora tutt'ora affiancata da un fornito staff di persone competenti, che mi guidavano e mi consigliavano al meglio e dopo quattro anni, avevo imparato più che discretamente a camminare con le mie gambe.
Erano in pochi a sapere del mio ritorno ad Oak-Town e non ostante fossi la maggiore azionista della società, avevo chiesto espressamente, di rimanere nell'ombra... per la stampa... Purehito era ancora tutt'ora il padrone della Gaebolg corporation, ed erano le facce di Zeref e di suo padre ad apparire sui tabloid e sulle riviste patinate, come amministratori di tutto.
Io non uscivo quasi mai e quando lo facevo, era solo a tarda notte per incontrare possibili clienti... per farmi passare qualche sfizio, o per fare qualche gita fuori porta con il mio elicottero privato, che io stessa pilotavo, d'altronde avrei sfidato chiunque ad essere praticamente a capo di un impero finanziario e a non trarne qualche beneficio.
Nel lasso di tempo trascorso tra "l'incidente" di Purehito e l'attuale situazione, la mia vita insomma, si era trasformata drasticamente, in un continuo accavallarsi di impegni e studi interminabili e ancora tutt'ora, la mia esistenza continuava ad essere frenetica e stancante, tra viaggi d'affari, fusi orari sballati e una condotta non proprio salutare, il poco tempo libero che mi rimaneva lo impiegavo svagandomi e scaricando le mie frustrazioni, nel potenziamento della difesa personale e nei corsi, di tiro di precisione con svariati tipi di armi, mangiavo poco e in modo irregolare e... dormivo ancora meno, perché da quando ero ritornata in quella casa, era di notte, che tutti i fantasmi del mio passato, si risvegliavano e venivano a darmi il tormento.
All'inizio facevo sempre incubi orribili, dove i protagonisti erano sempre gli stessi... la maggior parte delle volte, mi svegliavo nel cuore della notte, urlante e coperta di sudore, con il corpo scosso da spasmi dolorosi e una forte tachicardia, che uniti, mi trasmettevano la soffocante sensazione di dover morire da un momento all'altro, dando successivamente inizio a vere e proprie crisi, che sempre più volte sfociavano nell'aggressività, dove finivo inevitabilmente, per sfasciare tutto quello che mi circondava.
Così, per tirare avanti, incomincia a fare abuso dapprima di tranquillanti, per poi passare a droghe pesanti, che riuscivano a calmare in parte, ma non del tutto, gli attacchi che sempre più spesso mi assalivano... fin quando una notte di anno prima...
INIZIO FLASHBACK ...
Hello... is there anybody in there
Hey...c'è qualcuno la dentro?
Just nod if you can hear me
Fai un segno se mi puoi sentire
Is there anyone at home
C'è qualcuno in casa?
In tutti gli angoli della grande villa, in quel momento stava risuonando ( Comfortably Numb dei Pink-Floyd ), c'erano casse acustiche posizionate ovunque e il suono delle voci di Gilmour e Waters che si alternavano, ne usciva pulito e cristallino. Avevo odiato da sempre, il pesante silenzio di quella casa, che sembrava schiacciarmi e che portava inevitabilmente, la mia testa verso pensieri sempre più autolesionistici.
Come on now
Dai, vieni
I hear you are feeling down
So che ti senti un po' giù
I can ease your pain
Posso alleviare il tuo dolore
And get you on your feet again
E rimetterti di nuovo in piedi
A un certo punto, dovevo essermi addormentata...
" Ero a piedi scalzi e stavo avanzando verso lo studio di Purehito... come ogni notte, forti colpi provenivano dalla porta nascosta dietro la libreria, questa volta però, ero decisa ad aprire e a far smettere una volta per tutte, il frastuono che mi teneva sveglia... ma mentre stavo per digitare il codice di accesso, la figura di mia madre si frappose tra me e l'entrata << Non andare Meredy... ti prego... se entrerai li... non potrai più tornare indietro... io ti ho perdonata per quello che hai fatto, ma tu ora devi ascoltarmi, tu puoi ancora salvarti, non andare >> - Perdonarmi??? - Avevo esclamato disgustata - Tu perdonare me?... Mi hai abbandonata, pensando solo a te stessa... va via lasciami passare! - Sibilai con cattiveria.
La figura di Ultear scomparve come se fosse stata fatta di fumo, lanciandomi un'ultima occhiata triste, i colpi, intanto, si erano fatti fortissimi e ora sembravano voler sfondare il metallo spesso di cui era fatta la porta, arretrai spaventata mentre il pannello iniziò a deformarsi dall'interno, come colpito da palle d'acciaio lanciate a velocità impressionante, che producevano un frastuono e uno stridio assordante.
- SMETTILAAA!!! BASTAAA!!! Gridai tappandomi le orecchie.
Poi più niente... mi risvegliai urlando con, con le mani premute sulle orecchie e gli occhi pieni di lacrime - Basta... maledizione, non ne posso più! - Mi afferrai i capelli tra le mani fino quasi a strapparmeli dalla testa – Meredy? - Mi interrogò biascicando le parole, la voce della donna stesa di fianco a me – Qualcosa non va? - Tutto a posto... torna a dormire, la rassicurai con una lieve carezza sulla sua schiena scoperta – Mmmh! - Mugolò quest'ultima con un lieve sorriso sulle labbra, prima di richiudere gli occhi.
Non sapevo neanche il suo nome, ricordavo solo vagamente, di averla rimorchiata in uno strip-club.
Sospirando, mi alzai per andare in bagno a sciacquare il viso e un lieve pulsare alle tempie, mi costrinse a chiudere un momento gli occhi al bagliore improvviso delle luci dello specchio, avevo la bocca impastata a causa di tutto l'alcool e non solo, consumato quella sera, così decisi di lavare anche i denti, poi passandomi le mani sulla faccia, diedi uno sguardo alla mia immagine riflessa - ( Meeeredyyy! ) - Sentii come un sussurro nella mia testa.
Fu un attimo, ma per qualche secondo, fui più che sicura di aver visto qualcuno alle me spalle, come una furia feci irruzione nella stanza, ma la ragazza, stava di nuovo dormendo beatamente, il corpo formoso mezzo scoperto e le gambe semiaperte in una posizione scomposta, mentre dalle sue labbra usciva un lieve russare sommesso.
Spaventata mi portai la mano a coprire la bocca, poi precipitandomi in corridoio, raggiunsi la stanza di Purehito... ma anche li, era tutto in ordine.
Relax
Rilassati
I need some information first
Prima ho bisogno di alcune informazioni
Just the basic fact
Solo i fatti essenziali
Can you show me where it hurts
Puoi mostrarmi dove ti fa male?
There is no pain, you are receding
Non c'è dolore, stai solo recedendo
A distant ship smoke on the horizon
Come il fumo lontano di una nave all'orizzonte
You are only coming through in waves
Ritorni ad ondate
Your lips move but i can't hear what your're sayng
Le tue labbra si muovono, ma non riesco a sentire quello che dici.
Il mio psicanalista, ultimamente era molto preoccupato per me, gli avevo accennato degli incubi che mi perseguitavano, voleva cambiare terapia, accennando a delle iniezioni necessarie, affermava che non stavo più facendo progressi... che stavo recedendo e temeva che gli stessi nascondendo qualcosa... ma va... che genio... forse mi ci voleva un nuovo strizzacervelli, o forse dovevo semplicemente mandarli tutti a fare in culo.
Quello di cui avevo veramente bisogno, erano risposte concrete, ed era giunto il momento di cercarmele da sola quelle risposte.
Dando un'ultima occhiata al corpo immobile di Purehito, mi rifiondai in corridoio e poi giù per lo scalone fino alla porta dello studio, erano quattro anni che era chiuso a chiave, lo aprii e poco dopo ero già di fronte al passaggio aperto, ebbi solo un attimo di esitazione ricordando le parole di mia madre, ma scuotendo la testa decisa a scacciare quel pensiero, scesi la scala a chiocciola e la cercai freneticamente con lo sguardo... ed eccola, era ancora la... e sembrava aspettarmi...
Lentamente, mi lasciai cadere in ginocchio sul freddo pavimento, raccogliendola da terra con due mani...
When i was a child i had a fever
Da bambino avevo la febbre
My hands felt just like two baloons
Mi sentivo le mani come due palloni
Now i've got that feeling once again
Adesso provo ancora la stessa sensazione
I can't explain, you would not understand
Non posso spiegartelo, non capiresti
This is not how i am
Questo non sono io
I have become comfortably numb
Sono diventato piacevolmente insensibile
Altro che iniezioni, eccola la mia cura - Sei tu che mi chiami... vero???... Vuoi uscire non è così... d'accordo, ma solo a una condizione, da oggi in poi, tu obbedirai solo a me... intesi Demon? - Sussurrai.
O.K.
O.K.
Just a little pin prick
Solo una piccola puntura *(ci tenevo a specificare, che nella canzone questa parte si riferisce ad un calmante e non ad altro)
There'll be no more aaaaaaaaah!
Non ci saranno più aaaaaaaaah!
But you may feel a little sick
Ma potresti avere un po' di nausea
Can you stand up?
Ce la fai a stare in piedi?
I do believe it's working, good
Io credo... credo che funzioni bene
That'll keep you going through the swow
Questo ti manderà avanti per tutto lo spettacolo
Come on it's time to go
Vieni, è ora di andare
- In seguito, ricordo di essermi vestita, di aver indossato un impermeabile scuro e un paio di guanti, poi una volta presa la Maserati S Q4 Luxuri dal garage, di aver iniziato a girare a vuoto per tutta la città, senza una meta precisa, fino a giungere nella zona più squallida della periferia...
Li le prostitute, svendevano il proprio corpo per pochi spiccioli e i locali malfamati erano pieni di animali notturni, pronti a passare una notte brava in cerca di prede da derubare o stuprare... che cosa ci facevo li... che cosa stavo cercando... quesiti... sempre quesiti.
La risposta mi arrivò sotto forma di grida femminili... ero dall'altro lato della strada, a circa dieci metri dalla scena, ma i due erano troppo presi per accorgersi di me, c'era un uomo sulla quarantina, all'imbocco di un vicolo, teneva bloccata una donna contro il muro, e cercava di aprirle le gambe contro la sua volontà.
- Lasciami stronzo!!! - Si dimenava disperatamente la femmina - Non sono una puttana, faccio la ballerina per vivere e per mantenere mio figlio – Tanto meglio! Se non sei una puttana, vuol dire che non dovrò pagarti HA!HA!HA! - Sghignazzò lascivamente l'uomo.
La risata di quell'essere scatenò in me, una scarica di adrenalina allo stato puro e infilando la mano nella tasca interna, accarezzai Demon sentendomi già più forte, mentre una voce nella mia testa mi esortava... ( vai Meredy... era questo che cercavi no? ).
There is no pain you are receding
Non c'è dolore, stai solo recedendo
A distant ship smoke on horizon
Come il fumo lontano di una nave all'orizzonte
You are only coming through in waves
Ritorni ad ondate
Your lips move but i can't hear what you are sayng
Le tue labbra si muovono, ma non riesco a sentire quello che dici.
When i was a child
Da bambino
I caught a feeling glimpse
Out of the corner of my eye
Ebbi una fugace visione
con la coda dell'occhio
I turned to look but it was gone
Mi voltai a guardare, ma era sparita
Facendo una rapida inversione, mi piazzai con i fari puntati sulla scena. In modo da abbagliare i due, ma più che altro, per non dare modo alla donna, di riconoscere me e la macchina, non credevo comunque, che avrebbe chiamato la polizia, ma era meglio essere prudenti.
I due accecati dalla luce, si portarono le braccia a coprire la faccia e fu in quel momento che lei, molto giudiziosamente, ne approfittò per darsela a gambe.
Bene! Pensai... ora a noi due stronzo.
Spenti i fari, abbassai il finestrino e suonai il clacson attirando la sua attenzione - Che cazzo ti suoni... non hai visto che ero... wow!!! Ma tu guarda che bella macchinina, per non parlare del bocconcino che la riempe! - Lo sguardo dell'uomo subito si riempì di cupidigia, pensando sicuramente, che quella sera la fortuna era dalla sua parte e gli aveva portato un' inaspettato profitto sotto forma di una stupida ragazza imprudente e della sua bella e costosa auto - Cosa ci fa una principessina, a bordo della sua carrozza fatata da queste parti? - Disse avvicinandosi con andatura baldanzosa - Diciamo pure, che mi sentivo in vena di avventure e che cercavo qualcuno tipo... te, che mi facesse provare il brivido del pericolo – Buttai li con noncuranza - Avanti monta... che aspetti??? - Feci cenno con la testa, indicando il sedile del passeggero.
- Se me lo chiedi così... non posso che accontentarti dolcezza! - L'uomo non se lo fece ripetere due volte, salì svelto in macchina – Ah cazzo che spettacolo! - Sbottò, passando quasi con riverenza, le mani dalle unghie lerce, lungo il cruscotto del veicolo - Sto quasi per venire! – Gemette quasi sbavando - Poi sfilando una pistola che sembrava un ferro vecchio, dalla tasca posteriore dei dozzinali Jeans che indossava, me la puntò alla testa - Aspetta un' attimo bambolina... non sarai mica un fottuto sbirro in borghese?... Perché sai che cosa farò adesso?... Ti scoperò a sangue fino a quando non mi implorerai di smetterla, poi ti getterò in mezzo ai rifiuti e mi prenderò il tuo bel giocattolino come premio! - Scoppiò a ridere disgustosamente - Ma ti pare, che ai poliziotti, diano auto come queste in dotazione – Affermai sollevando un sopracciglio e facendo scorrere le dita sulla pelle morbida del volante - Non c'è bisogno che mi minacci, sarò lieta di premiarti come meriti... non appena avrai giocato un pochino con me... ne ho altre due simili a questa, sai? - Sorrisi - Bene... mi piace come programma - Disse l'uomo leccandosi le labbra e abbassando l'arma.
- Non sono mai stato con una principessina carina e profumata come te... gira in quella stradina e parcheggia ... poi scendi dalla macchina e sdraiati sul cofano con le gambe aperte, non voglio rischiare di rovinare i sedili di questo gioiellino! - Obbedii senza fiatare, mentre un'eccitazione sconosciuta si stava insinuando in me, facendomi bagnare dall'aspettativa.
Il porco si buttò subito addosso, iniziando a strattonare i miei vestiti e insinuando le sue luride mani su di me, il suo fiato puzzava come una fogna e i suoi grugniti lussuriosi, mentre mi palpava rozzamente il seno, erano stomachevoli, senza un attimo di esitazione, gli afferrai un polso e guidai la sua mano tra le mie gambe, senza mai distogliere gli occhi dai suoi – Ah! Sei proprio una troietta vogliosa di farsi sbattere allora? - Oh sii! - Gemetti rumorosamente – Prendi la pistola – Lo esortai - Mi eccita da morire farlo sotto minaccia - Il maiale ormai totalmente andato, estrasse l'arma dalla tasca dei pantaloni e me la puntò contro – Eccoti accontentata! - Esclamò roco, troppo distratto per accorgersi del lampo di anticipazione che accese i miei occhi.
Rapida come un serpente, gliela sfilai di mano, colpendolo con forza ad una tempia e assestandogli un potente calcio nello stomaco che lo fece stramazzare a terra.
Poi senza pensarci troppo, estrassi Demon dalla tasca interna dell'impermeabile e gli puntai entrambe le armi contro.
Dimmi feccia immonda, quale delle due preferisci? - ( Che stai facendo??? ) - Sibilò di nuovo la voce nella mia testa – ( Usa l'altra! ) - Annuendo con la testa, sollevai il vecchio rottame, sperando che almeno sparasse, altrimenti Demon avrebbe fatto bene a zittirsi e a farsi fottere, era lei a comandare ora.
- Sai cosa mi disse una volta un bastardo più bastardo di te – Mi rivolsi nuovamente a quel rifiuto umano, con voce bassa e sinistra - Quando impugni un'arma, devi essere pronto ad usarla, devi terrorizzare la tua preda... dominarla! - L'uomo a quel punto mi fissò terrorizzato, mi voltò le spalle e iniziò a correre, mentre io lo tenevo sotto tiro con la sua stessa pistola, che al contrario di quello che avevo pensato, funzionò e anche bene.
Il primo colpo lo prese alla gamba destra, facendolo crollare con la faccia a terra, mentre strisciava tenendosi la ferita sanguinante e lasciando sull'asfalto una lunga striatura scarlatta - STRONZA!!! MA CHE CAZZO FAI??? - Piagnucolò.
Ignorandolo, mirai a l'altra gamba e sparai di nuovo, facendolo urlare di dolore - Chiedimi pietà, implorami di risparmiarti! - Sibilai mentre continuavo a tenerlo sotto tiro - FOTTITI PUTTANA!!! - Risposta sbagliata! - Ghignai scaricandogli quasi, l'intero caricatore all'altezza dell'inguine.
Poi mentre ancora si contorceva in mezzo al suo stesso sangue, sparai di nuovo, ma questa volta, un solo singolo colpo, all'altezza del cuore.
( Brava Meredy... Al cuore! ) Sussurrò nuovamente la voce nella mia testa.
I cannot put my finger on it now
Non posso afferrarlo adesso
The child is grown
Il bambino è cresciuto
The dream is gone
Il sogno è finito
And i have become
E io sono diventato
Comfortably numb
Piacevolmente insensibile.
Dopo tre quarti d'ora, ero di nuovo, al sicuro tra le pareti della mia camera e dopo una lunga doccia rilassante, mi sdraiai sul letto completamente nuda, con Demon stretta nella mano.
- Meredy? - Si agitò nel sonno la ragazza dello strip club – Mi sentivo euforica ed eccitata allo stesso tempo e ribaltandola sulla schiena, la baciai brutalmente, schiacciando con forza, il mio corpo fresco contro al suo – Si sono io... e adesso ho tanta voglia di scopare ! - La ragazza spalancò gli occhi e li fissò su Demon – Che bella pistola! - Ridacchiò stupidamente cercando di toccarla – No! Questa non si tocca – La allontanai dalla sua presa - Solo io posso maneggiarla – Le soffiai sulla faccia – Poi lentamente, feci scorrere la sua canna lungo il corpo procace della spogliarellista, fino ad arrivare tra le sue gambe, strappandole un rumoroso, sporco gemito di goduria – Ti piace vero? - Mormorai roca, prima assaltare di nuovo, quelle labbra turgide e eccitanti.
Avvicinai Demon al viso, lasciando un lieve bacio sulla sua superficie fredda, in quel momento, mi sentivo... potente - Siamo stati proprio bravi... vero? - Sussurrai lanciando una fugace occhiata alla donna , che ora dormiva di nuovo beatamente - Nessuno indagherà sulla morte di quello scarto della società, anzi... molto probabilmente, la polizia starà ringraziando segretamente, colui che ha liberato il mondo da quella feccia... non credi anche tu? - ( Ma certo! ) - Dobbiamo essere cauti però... non bisognerà mai esagerare – Sorrisi stiracchiandomi appagata.
Quella notte, per la prima volta in vita mia, avevo avuto un orgasmo, ma cosa più incredibile, dormii beatamente, fino alla mattina dopo, senza che nessun incubo, venisse a molestare il mio sonno.
FINE FLASHBACK
SETTE MESI PRIMA DEI FATTI RACCONTATI NELLA STORIA PRINCIPALE
POV'S MEREDY
Erano circa le undici e trenta del mattino, di ritorno da una seduta con il mio psicanalista, mi ero fermata a un distributore e un addetto stava facendo il pieno alla mia auto.
Sorrisi al pensiero, di quello che era appena successo nello studio del mio dottore, lui era rimasto piacevolmente sorpreso, dal mio improvviso miglioramento, vantandosi del fatto, che aveva avuto ragione e che la sua nuova terapia aveva infine dato i suoi frutti e guarito in un anno, il mio esaurimento... Idiota.
Dal lato opposto, dove c'era il self-service, si fermò una piccola utilitaria, da cui scese una tipa bassina con i capelli azzurri, la riconobbi subito, era Levy Mcgarden, la ragazza del metallaro amico di Juvia... lei però, non poteva vedermi a causa dei vetri oscurati.
Dopo aver inserito le banconote, afferrò il manicotto, lo introdusse nella bocchetta e si mise a chiacchierare con qualcuno all'interno dell'abitacolo.
Presa dalla curiosità abbassai di qualche centimetro il vetro, per sentire quello che diceva - Lo sai Laky, Gajeel mi ha chiesto di andare a vivere con lui a Magnolia! - E tu che gli hai risposto?- Domandò una voce curiosa proveniente dall'interno dell'auto – Beh!... Gli ho detto di si... ovvio no! - Quando partirai? - In verità appena ha sentito la mia risposta affermativa, voleva venire subito a prendermi, solo che stasera lui e la band dovevano suonare al Sabertooth e quindi verrà domani! - Disse sorridendo la piccoletta, mentre avvitava il tappo del serbatoio e risaliva in macchina.
Magnolia... improvvisamente, un nome si insinuò nella mia testa... Juvia... Juvia sarà li... Juvia... era tanto che non la vedevo, chissà se era cambiata - Pensai mentre la piccola utilitaria si allontanava.
"SABERTOOTH PUB" CITTA' DI MAGNOLIA ...
- Allora Meredy, si può sapere perché mi hai trascinata in questo buco orrendo... è tutto così rozzo qui - Continuava a guardarsi intorno con aria di sufficienza la mia accompagnatrice.
Era da mezz'ora che Kyoka si stava lamentando, avevamo una relazione da circa due mesi... o meglio... la pagavo per fare sesso, avevo provato ad avere rapporti con uomini, ma non mi piaceva, non riuscivo mai a godere e mi trasmettevano un'insopportabile senso di fastidio, ogni tanto la chiamavo, io e lei uscivamo a cena fuori, andavamo a divertirci o a sballarci assieme in qualche discoteca vip di Oak-town... ma in quel momento non le stavo prestando la minima attenzione, troppo impegnata ad osservare la ragazza che stava cantando sul piccolo palco del locale... era sempre la stessa, bellissima e come al solito, intorno a lei, sembrava aleggiare un'aura di felicità, rivederla dopo più di cinque anni mi aveva provocato un tuffo al cuore, insieme ad una carrellata di ricordi - Hey Meredy... mi ascolti? - Mi richiamò sempre più piccata Kyoka - La pianti di sbavare per quella cantantuccola da quattro soldi, scopartela con gli occhi, è un'imperdonabile mancanza di rispetto nei miei confronti e poi cos'è questa assurda mascherata... la parrucca... le lenti a contatto... ma che cazzo ti prende? - Dopo averle lanciato un'occhiata annoiata, le feci cenno con il dito di tacere e tornai a rivolgere la mia attenzione verso la persona, per cui quella sera mi trovavo li - Fatti miei... non rompere! - Invece lei, dopo aver incrociato le braccia sotto al seno e essersi data un'occhiata soddisfatta alle sue unghie perfettamente smaltate, ripartì alla carica - Questi locali dozzinali, sono strapieni di gruppetti musicali che sognano la gloria - Continuò imperterrita, facendomi salire il nervoso a livelli di allerta - Ma che finiscono tutti per fare inevitabilmente la fame... senza un bel calcio piazzato non andranno da nessuna parte, te lo dico io... certo, lei è carina, magari se provasse ad aprire le gambe con chi di dovere, potrebbe anche riuscire ad ottenere un provino - Sta zitta!!! - Scattai, guardandola in tralice - Perché non lo fai tu... ti piace vero, si capisce da come te la stai mangiando con gli occhi... HA!HA!HA!... mai sottovalutare, l'immenso potere della fica! - Basta così! - Le ringhiai contro e afferrandola per un polso, la trascinai verso i bagni - Stammi a sentire stupida troia... lei non è quel tipo di persona! - E chi è... una santa!!! - Assottigliò gli occhi - Ma fammi il piacere... una bella scopata piace a tutti, faccio la escort di professione da quando avevo diciassette anni... e ti assicuro, che non c'è biglietto vincente più efficace del sesso per fottere un uomo, o... come nel tuo caso una donna - Sghignazzando, appiccicò all'improvviso le sue labbra rosse e gonfie sulle mie, mentre mi infilava una mano tra le gambe.
Assalita da una rabbia cieca, la scostai bruscamente afferrandola per la gola e sbattendola contro il muro - Non osare mai più paragonarti a lei... inutile puttana... lei non è come te! - Poi, rendendomi improvvisamente conto di dove mi trovavo, allentai la presa liberandola - Fammi un favore... chiamati un taxi e vedi di sparire per... diciamo i prossimi venti anni ! - La invitai a togliersi di torno, afferrando dalla tasca un bel mucchio di banconote e gettandogliele in faccia.
- Credi di liquidarmi così... dandomi questa miseria? - Mi guardò facendo una smorfia disgustata - No Meredy, tu non ti libererai così facilmente di me... so troppo di te... e potrei rovinarti facilmente, mi basterebbe solo fare una visitina a qualche giornale scandalistico – Mi minacciò sottilmente.
( Non vorrai dargliela vinta così spero... vero Meredy , fai capire chi è che comanda avanti... ci divertiamo, infondo le celle del sotterraneo sono ancora tutte vuote, tu pensa a come portarcela, al resto penserò io ) - Un ghigno cattivo mi piegò le labbra - Hai ragione D. - Cosa hai detto? - Aggrottò le sopracciglia la stronza - Hai ragione dicevo – Sorrisi falsamente - Ti ho pagata troppo poco, per tutto il lavoro svolto... domani passa pure per il nostr... per il mio studio, ti farò un assegno! - Ora si che iniziamo a ragionare, ma sappi che il mio silenzio ti costerà parecchio... buona notte Meredy! - E sculettando vistosamente, nel suo mini abitino rosso fuoco, lasciò il locale, ridendosela soddisfatta, non senza prima aver raccattato dal pavimento, tutti i soldi che le avevo lanciato, convinta di essere riuscita a ricattarmi e a farla franca... che idiota... diceva di sapere tutto di me, ma pur troppo per sua sfortuna, non aveva la minima idea, di contro chi si era messa.
Mentre la osservavo andare via, afferrai il telefono e composi il numero del mio socio - Ciao Zef ti disturbo??? - Per nulla ... dimmi pure? - Avrei bisogno di un favore... tu, conosci tutto e tutti, sapresti fornirmi il nome di qualche agente dello spettacolo qui a Magnolia? - Seguì qualche secondo di silenzio riflessivo – Come mai ti interessa? - Cose mie... e gradirei che tu lo facessi e basta, senza troppe domande! - Va bene... dammi un quarto d'ora, ti manderò un messaggio! - Ho bisogno anche di un secondo favore Zef ! - Spara!!! - Per un po' di tempo... dovresti occuparti da solo della società! - Non ti sembra di chiedere troppo adesso... come ben sai, ogni cosa ha un suo costo - Naturalmente verresti ricompensato... diciamo con il 3% degli introiti - Dall'altro capo del telefono Zeref, ora, stava facendo una nuova pausa ad effetto, probabilmente occupato a soppesare la proposta - Non mi basta! – Se ne uscì poco dopo - Voglio almeno il 10% ... del resto quello che mi chiedi è un grooosso favore! - Tsk! - Sbuffai... lo sapevo - Non essere così smodato Zef, ti do il 5%, non di più! - Affare fatto... dormi pure sogni tranquilli! - Pfh! Certo come no, avido bastardo! – Sbuffai sotto voce interrompendo la chiamata.
Ritornai al tavolo giusto in tempo per vedere la fine dell'esibizione, Juvia stava sorridendo a Totomaru, mentre lui gli passava un braccio sulle spalle... quel gesto mi colpì come un dardo scagliato dritto nello stomaco, mentre un pensiero assurdo si faceva strada nel mio cervello... lei è mia... iniziò a ripetere il mio subconscio... solo mia... nessuno deve toccarla.
Proprio in quel momento mi arrivò il messaggio che aspettavo, Zeref mi aveva inviato le schede di due Manager della zona, uno era abbastanza in la con gli anni, ma l'altro invece... era un giovane uomo, molto avvenente, con una folta capigliatura albina... Lyon Vastia si chiamava, sotto seguiva descritta nel dettaglio, vita morte e miracoli di quest'ultimo, dove viveva, quali locali frequentava, c'era perfino una nota, scritta di proprio pugno, dal mio socio a fine pagina, P.S. " Si da parecchio da fare con le donne " - Ottimo!!! - Non potei fare a meno di sorridere a quella precisazione.
Avrei fatto in modo di abbordarlo, Sarebbe stato un gioco da ragazzi per lei, fare la parte della brava e un po provincialotta ragazzetta di buona famiglia, che vuole a tutti i costi essere indipendente, ribelle e ricca di ideali, iscrittasi alla facoltà di medicina per cercare il modo di rendersi utile, a chi come il suo povero padre allettato, aveva un disperato bisogno di aiuto.
Dopo lo avrei condotto diciamo ..." per caso " in uno dei locali dove la band di Juvia si stava esibendo... decantandone la bravura e sempre per caso mi sarei riavvicinata a lei, facendola meravigliare del mio cambiamento, il resto sarebbe venuto da solo, ci avrei pensato io ad aiutarla, sarei diventata la sua ombra, avrei vegliato su di lei affinché nessuno se ne approfittasse.
***
POV'S MEREDY
- Ciao Juvia!... Ti ricordi di me? -
Era passato un mese esatto, dalla mia decisione di rientrare nella sua vita.
Il suo sguardo, per un attimo scivolò dubbioso lungo la mia figura, poi nei suoi bellissimi occhi, color del mare profondo, si accese una scintilla di stupore e il suo dolce viso si illuminò di quell'incredibile sorriso, che tanto, mi resi conto solo in quel momento, mi era mancato.
E... in un milionesimo di secondo, me la ritrovai abbarbicata al collo – Certo che Juvia si ricorda, sei Meredy! - Disse soffocando le parole contro la mia spalla – Siii in persona! - Ridacchiai in risposta, con autentica commozione, cingendole le spalle imbarazzata, ma sinceramente felice di rivederla – E tu, non sei cambiata di una virgola... sei sempre la solita, appiccicosa ragazzetta fin troppo espansiva – Scostandosi da me, aggrottò adorabilmente le sopracciglia, mentre tornava a squadrarmi con rinnovato interesse.
- Meredy invece... lei è... beh! Diversa!... molto più... - Lo sooo! Avanti dillo! - Più solare ecco! - Già, fortunatamente, le mie crisi adolescenziali, sono finite da un pezzo! - Ah! Juvia però, ha saputo del lutto che ha colpito Meredy a suo tempo e... lei è rimasta molto dispiaciuta, quando a cercato di farle le condoglianze, ma non c'è riuscita, Meredy non rispondeva a nessuna chiamata! - Si hai ragione... ma non importa... quello è stato davvero un periodo difficile per me e successivamente, ho passato un paio d'anni a studiare all'estero... per... questo non ti ho più risposto – Mentii, sperando che ci credesse - Fortunatamente però, ora mi sono ripresa alla grande! - Juvia ne è felice... ma come mai Meredy si trova a Magnolia? - Mi sono iscritta alla facoltà di medicina della città e ora vivo qui! - Ma è fantastico!!! - Cominciò a saltellare euforica – Quindi loro due adesso, quando non saranno impegnate, Meredy con lo studio e Juvia con la band, potranno vedersi molto spesso, come quando erano al liceo? - Si è così, saremo di nuovo insieme... a proposito della tua band, lui è il mio... compagno – Piacere di conoscerti! - Si presentò il mio affascinante cavaliere, passandosi una mano, tra la folta chioma di capelli candidi come la neve – Sono un manager discografico, mi occupo sopratutto di gruppi musicali esordienti – S-Sul s-Serio!!! - Balbettò lei arrossendo come un pomodoro – Si, ho appena visto te e il tuo gruppo esibirvi e... devo dire, che sono rimasto piacevolmente colpito dalla vostra performance, non siete niente male – D-davvero??? - Iniziò a sudare freddo – Certo, siete stati in gamba, vi piacerebbe fare un provino, o avete già qualcuno che vi segue? - NO! - Rispose con voce acuta, facendomi sorridere – Loro non hanno assolutamente nessuno – Bene allora, se vi fa piacere vi aspetto dopodomani mattina, facciamo... per le nove, alla L.V. Recording studios - Oh! Mio Dio! Oh! Mio Dio!- Si spiaccicò le mani sulla bocca – Juvia allora corre subito ad informare gli altri! - Mentre tornava quasi volando dal suo gruppo, si voltò, di nuovo a guardarmi, con un sorriso a trentadue denti, mimando un grazie con le labbra.
– Davvero incantevole la tua amica! - Commentò a quel punto Lyon – Assolutamente! - Gli risposi guardandolo gelida, mentre lui ignaro, era ancora preso a divorare la sinuosa figura di Juvia con gli occhi... CONTINUA ...
§ La tana di lestoargento §
Volevo informarvi, per semplice curiosità, che questo è il capitolo più lungo dell'intera storia. E spero di cuore, di non aver turbato nessuno. Ma da dove cavolo mi è venuta sta fissa del rispolverare il passato, molti di voi arrivati a metà, avranno senz'altro iniziato a saltare parti e a smadonnare contro l'autore di questo immane sproloquio, ma come vi avevo già detto, amo approfondire i personaggi, mi è venuta l'idea, di far conoscere anche a voi quello che si celava dietro le quinte della vita di Meredy e l'ho fatto. Ora finalmente ci ricollegheremo con la storia principale e con essa arriveremo finalmente, alla resa dei conti. Alla prossima allora!!!
" La canzone, Comfortably numb dei Pink Floyd, fa parte dell'album The Wall e parla del dialogo tra un medico ed il suo paziente " L'ho usata, perché mi ha trasmesso una certa affinità con il capitolo che stavo scrivendo e per creare l'atmosfera giusta a quella parte, poi diciamocelo, io amo la loro musica.
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