Capitolo 4- Cedi all'imprevedibile
Miranda stava sistemando la credenza, spostando, con uno sguardo fintamente esasperato, i pacchi di biscotti che ingombravano tutto lo spazio, senza un apparente motivo logico. Ma come ormai aveva ben imparato a capire, il disordine era l'aspetto naturale che veniva assunto da qualsiasi casa, in seguito all'arrivo di una marmaglia come quella che le aveva fatto visita quella mattina. Ma cosa poteva aspettarsi? Nel corso del suo lungo e felice matrimonio, insieme all'uomo più generoso e paziente che avesse mai conosciuto, il suo adorato marito Carlo, era passata con gioia da una gravidanza all'altra, fino ad arrivare al numero di ben cinque pargoli, che non avevano fatto altro che allietare la sua vita e rafforzare la convinzione di aver intrapreso la giusta via. Quindi era naturale che avesse molti nipoti, giusto? Comunque, chi poteva affermare, alla sua età, di essere completamente soddisfatta di ciò che aveva? Chi aveva la possibilità di guardarsi indietro e di ammirare le mille gioie che la vita le aveva regalato, mentre era circondata dalla sua allegra e brillante famiglia? Chi era nella condizione di affermare di aver trovato la felicità? In fondo, lei sapeva, però, il motivo: di questi tempi, nessuno sembrava più apprezzare le piccole cose, quei momenti liberi da qualsiasi angoscia che dovrebbero essere presi al volo. Perché sì, la vita non regala sempre e solo belle sorprese, anzi, spesso ti spinge nella direzione in cui dovrai affrontare mille difficoltà, perché la perfezione non è di questo mondo. Eppure, nonostante questa grande verità sia sempre sotto gli occhi di tutti gli uomini, nessuno sembrava capire come la chiave per la felicità non potrà mai essere un biglietto vincente alla lotteria, né tantomeno un filtro per l'immortalità o per l'eterna gioventù, perché niente di bello nascerà mai dal nulla, oppure dagli effimeri beni materiali. Al contrario, la felicità si può ottenere solo con un lungo cammino costituito da piccoli tragitti, piccoli passi verso un futuro migliore, sulla traccia di quelle piccole e, all'apparenza, insignificanti cose che rendono la vita degna di essere vissuta e che ti donano forza.
E adesso, proprio lì, di fronte alla credenza, Miranda si rendeva conto di aver raggiunto questa consapevolezza proprio grazie ai suoi figli, ormai grandi, sposati e con prole: ecco spiegata la presenza di una tale confusione nella sua cucina. I suoi figli più grandi, Giovanni e Luca, avevano avuto due bambine ciascuno: Linda e Maria, le due principessine sempre pronte ad aiutare la nonna in qualsiasi lavoretto casalingo, e, dall'altra parte, le dispettose birbantelle Ilenia e Aurora, le quali sembrano convinte che intingere le mani piccole e paffute nella marmellata, mentre sgranocchiavano vari tipi di biscotti fosse il divertimento migliore del mondo, oltre al modo migliore per far venire i capelli bianchi alla nonna, la quale, puntualmente, alla fine delle loro visite, si trovava costretta a pulire da cima a fondo la casa, per lavare via le macchie di cibo presenti, misteriosamente, anche nello sgabuzzino.
Nonostante questo, però, non riusciva proprio a resistere a quegli occhioni dolci color cioccolato che le ricirdavano tanto quelli dei suoi figli da piccoli, così finiva sempre per passare sopra alle loro monellerie, scrollando con disinvoltura le spalle, quando il marito, tornando dal lavoro, le rivolgeva uno sguardo apprensivo che voleva sicuramente dire:"Amore mio, hai passato più tempo a riordinare che con le tue nipotine, vero?", incarnando perfettamente il ruolo di nonna quanto mai premurosa e, forse, eccessivamente accomodante.
Comunque, queste osservazioni leggermente poco lusinghiere venivano sempre scacciare via da Miranda, la quale poneva sempre come scusa il fatto di non poter vedere le nipotine quanto avrebbe voluto. Infatti, i figli, una volta compiuta la maggiore età, avevano preso la loro strada, trasferendosi su al nord, a Milano e a Padova, per completare gli studi, cosa che tutti, con grande orgoglio da parte dei genitori, erano riusciti a ultimare. In seguito alla laurea, tutti si erano sistemati secondo le loro convinzioni e possibilità lavorative: Luca e Giovanni erano tornati in Sicilia e vivevano poco distanti da lei, per cui, l'unico impedimento per vedere le nipoti era costituito dai loro impegni lavorativi e da quelli delle loro mogli che non li aiutavano certo negli spostamenti; le altre figlie, invece, Cristina, Milena e Laura abitavano tutte a Milano, dove ormai si erano ben inserite dai tempi universitari, e ciò significava che le loro visite non erano poi così frequenti. Un sorriso amato le solcò le labbra al pensiero delle figlie: sin da piccole, si erano sempre mostrate particolarmente affettuose nei suoi confronti e, quando aveva attraversato dei momenti difficili, erano rimaste al suo fianco, sempre pronte e disponibili ad una parola di conforto, ad un abbraccio sincero o ad una carezza spontanea. Erano davvero delle donne meravigliose e si augurava che tutti coloro che le circondavano se ne rendessero pienamente conto. Da tempo si era convinta di essere stata un'ottima madre proprio grazie a loro: erano altruiste, dolci, premurose, sempre dalla parte della giustizia e forti, giovani donne consapevoli di ciò che erano e di ciò che potevano essere. Naturalmente era anche molto legata ai suoi due cari ragazzi, ma mentre loro dimostravano uno spirito pragmatico e razionale, tutto ereditato dal padre, le ragazze avevano preso, senz'altro, da lei quello spirito platonico e sognatore che poteva far girare la testa a chiunque.
Lo squillo improvviso del citofono la fece tornare alla realtà, mentre un sorriso si allargava sul suo volto, riconoscendo l'orario. "Giusto in tempo per un altro volo alla ricerca delle idee dimenticate", si disse fra sè, affrettandosi verso la porta d'ingresso, la quale, dopo qualche secondo fu spalancata, permettendo di scorgere la figura di una ragazza che ormai considerava, a tutti gli effetti, la sua quarta figlia.
°
°
°
POV'S ALICE
La porta si apre davanti a me, rivelando la figura della Signora Rossi, la quale da anni per me è come una seconda mamma, o una migliore amica. Non so bene come definirla, ma sicuramente lei detiene un posto grande nel mio cuore, un posto che non sarà mai di nessun altro.
"Oh cara, buon pomeriggio! Quando ho guardato l'orologio, ho subito pensato fossi tu!", esordisce con il suo abituale tono strascicato, mentre un familiare profumo di lavanda mi avvolge piacevolmente, quando si avvicina per abbracciarmi.
"Si, è vero, piombo sempre in casa tua alle 5. Ma so che Carlo tornerà tra un paio d'ore e non vorrei recarvi qualche disturbo", rispondo, con un mezzo sorriso. So che lei non accetta musi lunghi, è una delle poche regole che ha stabilito la prima volta che sono entrata in questa casa.
"Oh tesoro, non voglio sentirtele dire queste baggianate! Ci conosciamo praticamente da sempre! Sei una di famiglia ormai, e sai bene quanto piaccia a Carlo sentirti leggere. Una delle attività che accresce maggiormente il suo godimento quotidiano è proprio lo star seduto su uno sgabello, davanti al caminetto, mentre tu, con la tua bella voce, gli descrivi luoghi lontani!", mi dice, accompagnandomi verso la cucina, e, mentre mi indica con un cenno veloce la sedia più vicina, va subito a mettere sul fuoco il bollitore, senza pormi domande al riguardo. Ma, d'altronde, non c'è niente di più forte dell'abitudine, penso con uno sguardo ammiccante.
"Lo so, Miranda, e sai quanto mi rende felice fare per lui qualcosa che lo diverta".
"Soprattutto, perché quei momenti sono gli unici in cui il nostro Carlo si concede un attimo per scappare dai suoi adoratissimi numeri e rifugiarsi nel mondo delle passionali e avventurose storie che leggi tu", mi dice, guardandomi con uno sguardo d'intesa e abbassando la voce, come se mi stesse confidando un segreto davvero importante.
"Di fronte a qualsiasi altra persona, e ad una storia del genere, avrei ribattuto che non ci si dovrebbe aspettare altro da un contabile, ma non è questo il caso. Per cui, mi duole riferirti che non mi puoi ingannare con quel tono drammatico o con quel fare teatrale: so che lo ami alla follia, con tutti i suoi difetti".
Come tutti, d'altronde, in quel piccolo quartiere di Modica, ero a conoscenza dell'amore profondo che univa Miranda e Carlo, quell'amore che emergeva immediatamente quando stavano insieme, due cuori che battevano contemporaneamente in mezzo alla gente, chiusi in una bolla tutta loro, fatta di tenerezza e dolcezza. Sì, perchè ad unirli non era l'ardente passione che sembra sempre sovrintendere le vite dei protagonisti delle telenovelas spagnole, ma il bisogno inequivocabile di stare al fianco dell'altro, semplicemente con uno sguardo o con una carezza o con un bacio appena sfiorato, simile ad un alito di vento che ti accarezza le labbra, o con delle parole d'amore sussurrate a mezza voce, in mezzo ad un continuo tumulto, causato da voci sempre troppo alte, che sembravano volersi ergere al di sopra di tutto; eppure, niente poteva mai distruggere la loro bolla, perché dentro una forza impareggiabile gridava e si rendeva manifesta a tutti: l'amore.
Scrollo la testa, mentre mi siedo più diritta: perdo proprio la lucidità, quando penso a quei due.
"Che cosa succede? Ti sei pentita del tuo sarcasmo?", mi chiede Miranda, sedendosi accanto a me e porgendomi una tazza di tè bollente.
"No, stavo solo pensando a voi, al vostro amore dopo tanti anni. Credo fermamente si tratti di un miracolo".
Abbasso gli occhi, sorseggiando la bevanda, mentre la sento scorrere nel mio corpo, diffondendo un piacevole calore che mi permette di rilassarmi, finalmente.
"Oh Alice, ma l'amore è un miracolo, cosa credi? Pensi davvero che la forza più grande di questo mondo non sia altro che un'eccezione? È così, l'amore è l'imprevedibile, quel vento forte che scuote la Terra e ci colpisce nel cuore, nel profondo. L'amore è l'unica cosa che ci salva dall'omologazione, perché è diverso e ci rende liberi di essere altrettanto".
Mentre parla, vedo i suoi occhi animati da una luce speciale, vedo quella passione per la vita che mi ha sempre incuriosito. Ecco perché mi confido con lei: trovo sempre la forza di cui ho bisogno per riflettere, per andare oltre le paure che mi hanno rinchiusa da tempo in una torre di acciaio, in una torre di certezze. Ma la vita non è fatta di certezze.
In questo momento, comunque, so solo che, nello sguardo di Miranda, trovo un conforto, un appoggio, un incoraggiamento a parlare.
"Ma non è facile abbandonarsi all'amore, all'imprevedibile. Da una parte lo capisco, so che una vita non è tale senza il coraggio di andare oltre, oltre quello che siamo, per partire alla volta di nuove scoperte, ma, dall'altra parte, non puoi sempre e solo abbandonarti all'incertezza, avrai sempre bisogno di sicurezze, cui aggrapparti...".
"Ma forse l'abbandono alle insicurezze, all'ignoto, ti permetterà di trovare una sicurezza da cui partire", mi risponde, stringendomi la mano affettuosamente, mentre i suoi occhi che mostrano un'attenzione particolare, mi inducono a parlare di ciò che mi cuccia realmente.
Le racconto tutto, le apro il mio cuore, senza paura, mentre sento i rintocchi dell'orologio in lontananza, unico elemento di comunicazione con la realtà. Quando concludo, vedo che Miranda tiene lo guardo fisso in un punto imprecisato vicino alla mia spalla, con la bocca semichiusa, mentre si tortura l'anulare dove brilla la fede, la cui lucentezza è sbiadita nel corso del tempo. Ad un certo punto, alza lo sguardo e lo fissa su di me, con un sorriso indecifrabile, come se un'idea brillante le fosse improvvisamente balenata in mente. Così, dopo qualche attimo di esitazione, si alza repentinamente e, senza alcuna spiegazione, esce dalla stanza con passo svelto, mentre la guardo attonita, indecisa se seguirla. Alla fine, decido di no, perché tanto scoprirò a breve il motivo di tale comportamento.
Dopo una decina di minuti, torna a sedersi. Noto che ha un sorriso raggiante, mentre, con mani tremanti, mi porge una vecchia scatola marrone, ormai consunta a causa degli anni e ammuffita in più punti.
"Che cos'è?", le chiedo, cercando di abbozzare un sorriso non troppo scettico. Dal suo sguardo, ho già capito che si tratta di qualcosa di importante.
"Questo, Alice, è l'unico tesoro che possiedo, l'unico che custodisco gelosamente in un punto remoto della soffitta. Nessuno, ne ha mai visto il contenuto. Nessuno ha mai toccato questa superficie, o anche solo sfiorato gli oggetti custoditi al suo interno. Solo a te, concederò questo dono, il dono di tutta una vita. Qui dentro, con tanto amore e dedizione, ho conservato il seme, da cui, con il tempo, ha cominciato a germogliare la mia felicità". Non c'è che dire, Miranda sa esattamente come accendere la mia curiosità.
" Perché lo dici a me? ", chiedo con voce tremante. Le sue parole mi hanno toccato profondamente, nei più reconditi spazi del mio cuore, mentre la mente viaggia alla ricerca di risposte a mille interrogativi, che spero di risolvere presto.
" Perché ne hai bisogno. Perché è arrivato il momento in cui anche tu cominci a sperare nella forza del cambiamento . Non voglio che tu la apra con me, perché spero che tu arrivi alla risposta da sola, con le tue forze, nella tua cameretta. Ho solo una cosa da dirti: "neanche la tempesta di vento più temibile potrà mai spegnere quella candela".
°
°
°
Una volta tornata a casa, non penso a nulla, se non a mettermi seduta sul letto, mentre sciolgo lentamente il fiocco sulla sommità della scatola e apro il coperchio.
Il nastro di raso cade a terra, mentre i miei occhi cominciano a brillare.
-Spazio autrice.
Ecco qua il quarto capitolo! Da questo momento parte il viaggio alla scoperta di una storia forte e avvincente che farà capire alla protagonista qual è la vera essenza della vita! Se siete curiosi di sapere il continuo, continuate a seguire la storia. Siamo solo all'inizio!
Alla prossima! 🌟
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top