12 - Diversivo inaspettato
Appena resto solo vado nello spogliatoio a recuperare le mie cose per sostituire la tuta che mi ha dato Kam con la mia, lo faccio subito non solo perché mi è enorme, ma soprattutto perché non voglio avere niente di suo addosso. Preferirei castrarmi piuttosto che eccitarmi per quel bastardo e so che potrebbe succedere indossandola.
Poi, anche se non ho nessuna voglia di mangiare, mi dirigo ugualmente in mensa. Voglio dimostrare a quegli imbecilli che quello che mi hanno fatto non mi ha minimamente toccato, anche se naturalmente non è vero: sento le gambe molli e ho paura di crollare da un momento all'altro.
È la prima volta che all'interno della scuola temo per la mia incolumità, qualche scherzo idiota o qualche presa in giro li ho subiti, ma niente di cui preoccuparsi, questa volta invece ho visto puro odio nei loro occhi.
Un dubbio mi assale: possibile che sia stato veramente merito di Kam se fino ad ora non mi avevano mai toccato?
"Kam ... cavolo Valerie ... non gli ho detto niente!"
D'un tratto mi torna in mente il motivo per cui lo stavo cercando.
Con tutto quello che è successo me ne sono completamente dimenticato.
Devo parlargli, non posso lasciare le cose così, anche se è l'ultima cosa che farei.
Non voglio che giochi con i sentimenti di Valerie solo per colpire me.
Ho ancora la sua tuta in mano, era mi intenzione lasciarla al suo armadietto, ma ripensandoci posso usarla come scusa per andare a parlargli.
Giunto in mensa, mi basta un'occhiata per vedere che non è qui.
I miei aggressori sì però, come mi accorgono di me si mettono a ridere, Andrew mi mostra il cellulare, da così lontano non posso vedere lo schermo, ma so per cerco di cosa si tratta, la foto che mi hanno fatto farà sicuramente il giro della scuola. E io come sempre dovrà ingoiare la rabbia e sorridere come se l'essere deriso e umiliato non mi ferisse.
Valerie mi nota e mi fa segno di andare da lei, ma io le mimo "dopo".
Esco e faccio il giro dei corridoi, ma di lui nessuna traccia.
Poi mentre passo davanti alla vetrata d'ingresso, lo vedo fuori sui gradini da solo, cosa molto rara, è sempre circondato da una folla adorante di imbecilli. Non l'ho mai invidiato per questo.
Esco e mi avvicino piano.
Non so bene cosa dire, mi sembra pensieroso e stranamente triste, la mia rabbia sembra scivolare via, ma ci pensa lui a farmela tornare.
"Che cazzo vuoi?" Mi parla senza neanche girarsi a guardarmi.
Io non rispondo, non mi aspettavo tutta questa rabbia, lui allora continua
"Tranquillo la prossima volta aspetteranno il tuo consenso ... che comunque non fai mai mancare a nessuno"
"Vaffanculo! Non sono qui per avere la tua protezione. Sono qui per ridarti questa" e gli tiro addosso la tuta "E per dirti di stare lontano da me e da Valerie"
Lui la afferra e finalmente si volta per guardarmi con uno strano sorriso "Valerie non è la tua ragazza"
"No, ma è mia amica e io non voglio che tu la usi per colpire me"
Lui scoppia a ridere "Sei un egocentrico, pensi davvero che tutte le mie azioni girino attorno a te?"
Mi sento colpito, ma non voglio demordere "Tutte no, ma prima Rebecca e ora Valerie, non può essere una coincidenza"
Lui ride ancora "Sei ridicolo! Tu e Bechi vi odiate e non te n'è mai fregato un cazzo di lei. Per quanto riguarda Valerie, io sono libero, lei anche, e visto che è una bella ragazza, le ho chiesto di uscire. Tutto qui."
"Non ti credo. Devi lasciarla in pace"
"Te lo ha chiesto lei?"
"Ehm ... no"
"Allora non rompermi i coglioni, oppure sei geloso?"
Non specifica a chi si riferisce, ma dalla sua faccia compiaciuta capisco bene a cosa allude, mi sento avvampare e mi metto sulla difensiva.
"Come potrei mai essere geloso di un bastardo come te?"
"Bene, quindi lasciami in pace"
"Non posso, perché la farai soffrire"
Lui si alza e mi fronteggia con evidente rabbia.
"È grande e vaccinata e se vuole farsi scopare da me, non sono cazzi tuoi! Tu ti sei fatto fottere due volte e se non me ne fossi andato ce ne sarebbe stata anche una terza. Avevi così tanta voglia di farti scopare che ne hai cercati due per rimpiazzarmi. Non puoi fare la predica a nessuno"
Le sue parole, sbattute in faccia così, sono peggio di un pugno e mi fa sentire proprio una troia, però non voglio fargli capire quanto mi feriscano, così ribatto con rabbia
"Lei non è come me, lei non è abituata ad avere a che fare con i figli di puttana"
"Hai ragione solo con le puttane." Mi si affianca "E proprio perché non è come te che potrebbe piacermi ..."
E poi se ne va lasciandomi lì con quell'ultima coltellata inflitta al mio cuore già sanguinante.
Io e Kam non saremo mai niente, né amici, né amanti, solo due che si disprezzano.
Sento le lacrime pungermi gli occhi, ero riuscito a sotterrare tutti i miei sentimenti e a rinunciarci definitivamente anni fa, ma ora dopo aver assaporato cosa significa perdersi fra le sue braccia, una voragine si è aperta e mi ha risucchiato in un vortice di sentimenti che non riesco a contrastare.
Lo odio, ma lo desidero, vorrei non vederlo più, ma non riesco a smettere di cercarlo con lo sguardo, tutto questo mi sta distruggendo.
Devo trovare immediatamente il modo per richiuderla.
Rientro a scuola con ancora lo sguardo appannato e senza volerlo sbatto contro qualcuno.
"Scusa"
"Sidney? Sei proprio tu? Questa tuta non ti rende giustizia. Ti preferisco completamente nudo"
Alzo lo sguardo e osservo il ragazzo con cui mi sono scontrato: è ancora più bello di come me lo ricordavo e cazzo assomiglia ancora incredibilmente a Kam. Mi ci vuole un attimo per rammentarmi il suo nome, ma poi mi viene "Nick"
Lui mi sorride "Sono felice che ti ricordi di me. Allora sei davvero un ragazzino"
Io sbuffo "Non sono un ragazzino. Te l'ho detto: ho 18 anni. E tu quanti ne hai? No aspetta, più importante, cosa ci fai qui?"
Il suo sorriso si allarga "Ho 21 anni e sono qui per insegnarvi un po' di pallavolo. A te insegnerei volentieri anche qualcos'altro"
Lo squadro dalla testa ai piedi: ha decisamente un gran fisico ed è anche molto alto, quella notte non ero molto lucido per poterlo apprezzare a pieno.
Bene, ecco il mio diversivo.
"Sicuro di avere qualcosa da insegnarmi?"
Lui mi mette un braccio attorno alla vita e mi attira contro di sé "Potremmo provare"
Mi viene in mente che quando ci siamo conosciuti lui non era solo "E Brian?"
"Non è necessario che partecipi, anzi preferirei darti lezioni private"
"Sono d'accordo"
Dovrei sentirmi un bastardo, ma lui ha detto che non sono una coppia, quindi va bene così.
Non avrei nessuna voglia di infilarmi in un pasticcio del genere, un diversivo è un conto, due sono decisamente troppi.
Il suono della campanella che indica la fine della pausa interrompe la nostra piacevole conversazione.
Nick mi sorride "Devo andare ora, hai il mio numero non farmi aspettare"
Arrivo in classe e trovandola vuota, mi viene in mente la variazione di orario comunicata ieri: ho educazione fisica ora.
Chissà se ci sarà lui?
Mi precipito in palestra, i miei compagni son già lì, con mia grande sorpresa e rabbia, non siamo soli, c'è anche la classe di Kameron. Lui mi osserva per un attimo, poi distoglie subito lo sguardo impassibile come sempre.
Si alzano esclamazioni e gridolini nel momento in cui Nick fa il suo ingresso indossando una canottiera aderente e dei pantaloncini, che mettono in mostra il suo fisico, e si va a posizionare vicino al nostro professore.
Quest'ultimo presenta il nuovo arrivato: "Ragazzi sono onorato di avere qui con noi Nicholas Diaz, palleggiatore e capitano della nazionale di pallavolo under 21."
Partono gli applausi, io rimango senza parole, non pensavo fosse così bravo. Infondo io non sono un esperto di sport, lo pratico solo per mantenermi in forma.
Il prof continua "Nick è stato mandato dalla federazione per farci conoscere meglio questo meraviglioso sport. È un'occasione unica per vedere in azione un vero campione, non sprecatela, impegnatevi seriamente"
Nick sorride e punta il suo sguardo su di me "Chiamatemi pure Nick. Sono molto eccitato e non vedo l'ora di iniziare, sono certo che ci divertiremo molto insieme."
I suoi occhi non abbandonano mai i miei e sono certo che le sue parole abbiano ben altro significato da quello sportivo.
Anche Kam deve essersene accorto perché sembra furioso, forse pensa che potrei traviare un perfetto ragazzo americano?
Sono cazzi suoi se odia i froci, se ne dovrà fare una ragione, perché io da Nick mi faccio scopare più che volentieri, anzi se gli dà tanto fastidio vedrò di sbatterglielo in faccia.
Dopo aver dato sfoggio della sua bravura, Nick prova a darci consigli e a correggere i nostri fondamentali, a me deve avere molto da correggere perché mi è sempre vicino e le sue mani per un motivo o un altro sono continuamente sul mio corpo.
E io devo ammettere che mi diverto a sbagliare di proposito per dargli più occasioni possibili, sapendo che Kam non può non notarlo.
Quando per migliorare la mia posizione in ricezione Nick si mette dietro di me facendo aderire il suo bacino al mio sedere qualcuno commenta a voce alta "Sid non ti eccitare troppo"
Sono certo di aver attirato su di me anche l'odio delle ragazze.
Al rientro negli spogliatoi Kam non mi degna di uno sguardo, mentre Andrew e Denzel mi si avvicinano.
Denzel mi guarda con astio "La nostra puttanella ha colpito ancora. Riuscirebbe a portarsi a letto chiunque"
Andrew mi mostra nuovamente il cellulare "Che ne dici se mando al pallavolista la nostra opera d'arte?"
Io sorrido "Fa come vuoi tanto presto potrà mettermi in qualunque posizione lui desideri"
Kam si avvicina "Non avete niente di meglio da fare?"
Andrew sorride "Facevamo solo due chiacchiere" e poi si allontanano entrambi.
Kam mi guarda disgustato "Devi proprio farti scopare da tutti?"
"Se sono dei gran fighi sì, e poi mi sono stancato di giocare con i ragazzini, voglio un vero uomo"
"Sei solo una troia"
"Come mi hai detto tu, se lui vuole fare sesso con me, non sono cazzi tuoi"
"Hai ragione"
E si allontana per andare a farsi la doccia.
Sono talmente incazzato che prima di uscire dallo spogliatoio mando un messaggio a Nick "Sono Sid. Quando vuoi"
Devo assolutamente farmi passare qualunque cosa sia questo assurdo sentimento che provo per quel bastardo di Kam.
Nick mi risponde subito "Ti aspetto all'uscita. Ti accompagno a casa"
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