Capitolo 20 (Quarto Anno). Parole e pensieri

Nuovo anno scolastico: e mentre James e Remus si preoccupavano dei sempre più imminenti GUFO, Sirius non poteva che essere elettrizzato per quel nuovo anno e improvvisamente tutti i suoi problemi erano scomparsi nel nulla. Persino Peter sembrava quasi felice di poter tornare a scuola. 
Erano arrivati al binario 9 e 3/4 con un'ora d'anticipo, sperando che ci fosse poca gente e nessuno notasse la piccola Cassandra ridere nel suo passeggino. La signora Potter si era permessa di incantare la culla in modo che non potesse essere vista da nessuno nel caso qualcuno fosse già alla stazione. 
Il treno era vuoto, per ciò non ci misero molto a trovare un compartimento libero dove potersi riposare. Peter sembrò quasi diventare un tutt'uno con il suo posto e iniziò subito a ronfare, Remus si mise a leggere uno dei nuovi libri di Incantesimi - "per arrivare preparato a lezione" - mentre James e Sirius decisero di giocare con la piccola Cassandra con dei nuovi pupazzi che aveva ricevuto da Andromeda per il suo primo compleanno. 

Non fecero molto caso al resto dei ragazzi che salivano sul treno finché qualcuno non spalancò la porta dello scompartimento: Mary Macdonald, con i suoi ricci scuri legati in una coda e vestita con abiti babbani, comparve di fronte a loro, un sorriso stampato in faccia.
«Vi ho cercato ovunque ragazzi! Oh mamma mia, quanto è cresciuta!» disse con enorme entusiasmo. 
Cassandra si nascose tra le braccia del padre, Remus balzò sul sedile quasi facendo cadere il suo libro per terra, mentre James si alzò di scatto per lo spavento e disse: «Mary! Per l'amor di Merlino, volevi farci venire un infarto?».
Mary ridacchiò ed entrò nel compartimento, richiudendo la porta alle sue spalle: non sembrava per nulla pentita del piccolo panico che aveva creato nei quattro ragazzi. Si fece spazio accanto a James, tirò fuori dalla sua borsa un piccolo cane di peluche e lo porse alla bambina con un sorriso a trentadue denti. 

Cassandra osservò il peluche con aria titubante, rimanendo tra le braccia sicure del suo caro papà. Sirius la fece sedere sulle sue ginocchia e, sorridendo, prese il peluche dalle mani della ragazza per mostrarlo alla figlia.
«Ma guarda che bel cagnolino che ci ha dato Mary, Jamie!». 
Cassandra prese timidamente il peluche che il padre le stava offrendo. 
«Come si dice, amore?» chiese Sirius dolcemente alla bambina. 
«Grashie» rispose Cassandra verso Mary. 
Non sapevano come ma il sorriso di Mary si allargò ancora di più. 
«Oh ma figurati! Immagino avrai un sacco di giocattoli a casa, eh, Cassie?». 
La bambina annuì timidamente. 

-

Il treno partì tra una chiacchiera e l'altra. 
Mary fu aggiornata su tutto quello che era successo durante l'estate, la scelta di Remus e le opinioni di tutti i membri del gruppo. Sirius e lei ebbero una accesa discussione su quello che era successo e sulla scelta che Remus aveva dovuto prendere: mentre secondo il giovane Black Remus aveva fatto bene a scegliere di occuparsi del bambino, Mary aveva qualche dubbio e credeva che il ragazzo si fosse intromesso troppo in una questione che non lo riguardava. 
Infine, per non destare troppi sospetti che la ragazza fosse rimasta per tutto il viaggio insieme ai quattro ragazzi, Mary decise che era il momento di andare a cercare le sue due migliori amiche, Lily e Marlene, e James decise di accompagnarla per farle compagnia. 

Percorsero più di metà del treno in silenzio finché Mary non decise di parlare. 
«Non credi che sia strano?» gli chiese. 
James alzò un sopracciglio, confuso.
«Cosa?». 
«Insomma, non trovi strano che quella bambina stia crescendo a velocità d'occhio?».
James rimase in silenzio per qualche secondo - Marlene non seppe capire se stesse riflettendo sulla sua domanda oppure stesse pensando a tutt'altro - e infine disse: «Ho fatto la stessa domanda a Sirius quest'estate e mi ha detto che è del tutto normale nella famiglia Black». 
Mary fece spallucce, poi indicò delle ragazze sedute nello scompartimento di Grifondoro: ecco Lily e Marlene. 
«Sarà, forse è roba troppo complicata per noi Nati Babbani. Ci vediamo ad Hogwarts, Potter». 

James guardò la ragazza raggiungere le due amiche. 
La Evans si voltò a guardarlo e lui le sorrise, salutandola con la mano, ma tutto ciò che ricevette in cambio fu una alzata di occhi e uno sbuffo. 
Potter ci rimase piuttosto male, ma decise di girare i tacchi e tornare dai suoi migliori amici nel loro scompartimento. Mentre camminava, non poteva che sospirare: che cosa aveva fatto a Lily di così tanto terribile da meritarsi tutto quell'odio? Ogni volta la ragazza si limitava a rifiutarlo e basta, senza nemmeno dirgli che cosa c'era che non andava in lui. 
Era frustante. E se pensava a tutte quelle volte in cui la vedeva girare per i corridoi insieme a Pivellus gli veniva una tale invidia: insomma, cosa aveva in più di lui quell'idiota che non faceva altro che stare insieme a quelle vipere di Malfoy e Mulciber? 
E mentre apriva lo scompartimento sospirò per l'ultima volta: Donne, chi le capisce è bravo.

-

I ragazzi del secondo anno erano da poco arrivati a Hogwarts. 
Regulus cercava suo fratello: aveva questa strana abitudine di farlo, anche quando semplicemente litigavano come cane e gatto finiva sempre per cercarlo con lo sguardo. Non aveva nulla da dirgli e probabilmente se fosse andato a parlargli avrebbe fatto scena muta e la figura dell'idiota di fronte ai suoi amici. 
A volte si chiedeva perché doveva finire in quel modo, perché non riuscivano a rimanere nella stessa stanza senza litigare, perché non riuscivano a essere una famiglia come tutte le altre. Non poteva dire di non comprendere Sirius, di non capire perché si ribellasse tanto, ma era troppo chiedere di evitare di litigare sempre con i loro genitori? 

Quando lo trovò al tavolo dei Grifondoro, il petto gli faceva male: circondato dai suoi amici, rideva spensierato, come se non avessero litigato per buona parte della loro estate. 
Lo odiava, o almeno era questo che voleva provare nei confronti di suo fratello. 
Odiava il modo in cui lo evitava, il modo in cui faceva finta che non esistesse ogni qualvolta si trovavano nello stesso corridoio. 
Odiava essere semplicemente il fratello cattivo, il fratello che voleva disperatamente una famiglia unita. Odiava essere se stesso, odiava non poter essere come suo fratello, odiava tutto quello che era. 
Lui era semplicemente stanco. 

NOTA AUTRICE:
pubblico a quest'orario perché è la prima volta che apro wattpad in un mese :')
grazie a tutti per le letture e le stelline, non sapete quanto siano importanti per me <333, spero che a tutti stia piacendo la storia <3
sul mio profilo trovate il mio server discord se volete giocare con me a valorant, minecraft o phasmophobia !!
cercherò di pubblicare almeno una volta al mese, scusate le mie assenze prolungate :')

Stellina se vi piace il capitolo!
-Moony

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