6 Passeggiata
Erano cinque mesi che Alex e Magnus non tornavano al Valhalla, cinque mesi in cui non pensavano a quel posto in cui sarebbero stati prigionieri per tutta la vita.
In quei mesi, però, nelle teste di entrambi i semidei erano nate molte domande, una tra tante era se la creaturina che sarebbe nata sarebbe stata mortale o no e anche come si fa a far nascere un bambino da una persona che ufficialmente dovrebbe essere deceduta o scomparsa da quattro anni, ma soprattutto Alex si chiedeva quale sarebbe stato il modo di reagire del suo corpo al parto.
Si chiedeva se subito dopo la nascita del bambino sarebbe tornata un ragazzo o se ci sarebbe voluto del tempo, se i suoi ormoni sarebbero impazziti completamente o meno.
L'einherjar si stava ponendo quelle domande durante una delle tante passeggiate che faceva con Magnus.
Quella sera, per esempio, erano andati al Common Park, era pomeriggio inoltrato e il Sole si stava preparando a tingere il cielo dei toni d'arancio quando qualcosa fuoriuscì con enormi schizzi dal laghetto a cui stavano passando accanto.
Immediatamente entrambi si voltarono verso l'esplosione e ciò che videro li lasciò senza parole e increduli ai loro occhi.
-Hai idea di chi sia quel gigante?- Chiese Magnus mentre, per riflesso involontario, stringeva sempre di più la mano di Alex.
-No.- Sussurrò lei poco prima che un'enorme mano li sollevasse entrambi da terra.
***
Quando riaprirono gli occhi si trovavano in una caverna buia e umida, la puzza di muffa e acqua stagnante erano nauseanti e, ben presto, ad Alex venne voglia di rimettere persino l'anima.
Dopo un tempo indefinito un grosso masso venne fatto rotolare da davanti alla porta e una figura enorme entrò nella grotta, aveva il passo così pesante da far tremare la terra e dal soffitto di pietra caddero ciottoli e polvere.
-Magnus Chase,- Esordì il gigante. -sei libero di andartene, non mi interessi.- La sua voce era rauca e cavernosa, rimbalzava sulle pareti e sembrava provenire da ogni lato.
-Cosa?- Domandò stupidamente il biondo mentre stringeva di più a sé Alex, senza accennare a muoversi di un solo centimetro.
-È la figlia di Loki ad interessarmi e, in verità, nemmeno lei.- Rise quell'essere che non avevano neanche ancora visto chiaramente in faccia.
-Cosa vuoi?- Domandò Alex.
La sua voce era ferma, chiara, Magnus riuscì a rivedere in lei quella ragazza testarda con cui aveva affrontato terribili avventure.
-Oh, è semplice. Vendetta.- Disse il gigante. -Loki e Thor hanno cercato di uccidermi molti secoli fa, ora tocca a me restituire il favore.-
-Noi cosa abbiamo a che fare con tutto ciò?- Domandò Alex che cercava di imprimere nella voce tutta quella sicurezza che non aveva.
-Sei sua figlia, manderà qualcuno a cercarti.-
-A Loki non importa nulla di me e può avere tutti i figli che vuole.- Rispose Alex, sapeva che quella era l'unica verità e l'aveva ammessa anche a se stessa.
Il gigante li squadrò per qualche attimo nel buio della grotta, poi rise. -Vorrà dire che mi divertirò a torturare voi allora.-
A quelle parole Magnus sbiancò, per quanto ne sapeva lui sull'aspettare un bambino ogni cosa troppo fuori dall'ordinario era potenzialmente dannoso per tutti e, ne era certo, essere torturati non aiutava quella condizione già di per sé delicata in cui si travava Alex.
-Posso almeno sapere chi sarà a torturarmi?- Chiese Alex.
-Skrýmir.- Disse lui prima di uscire e far rotolare nuovamente il masso davanti alla porta.
Magnus guardò Alex e poté sentire il suo cervello al lavoro, in cerca di una risposta per quella domanda che ancora non era stata posta. Ad un tratto, però, il viso di Alex si contrasse in una smorfia sorpresa e preoccupata.
-Sai chi è, vero?- Domandò Magnus.
-Thor e Loki dovevano raggiungere Utgard-Loki e incontrarono questo gigante, Skrymir, Thor cercò di ucciderlo ma non ci riuscì e vennero a sapere che era Utgard-Loki stesso. Vuole vendicarsi perché hanno cercato di ucciderlo.-
-Perchè tu? Perchè ora? Saranno passati secoli, non poteva dimenticarsi o... Non lo so, berci sopra come fanno tutte le persone normali?-
-Magari facendosi venire la pancreatite.- Disse ironicamente Alex che, involontariamente, si era portata le mani sull'addome pruninciato.
Non ci fu bisogno che glielo dicesse, Magnus glielo lesse negli occhi, ormai si era affezionata a quella creatura che stava crescendo dentro di lei e il pensiero di perderla in quel modo la spaventava; il biondo la strinse di più a sé e sperò Blitz e Hearth chiedessero aiuto ai loro amici del Valhalla in fretta.
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