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Lo scricchiolio della ghiaia sotto ai loro piedi era l'unico suono che si percepiva nell'aria, mescolato ai respiri regolari dei due ragazzi. Theresa, affiancata da Richard, camminava a testa bassa e con le guance di un colorito rossastro mentre con i denti continuava a torturarsi l'interno di una guancia. Voleva aprire un discorso, ma non sapeva con cosa iniziare; in più la sua bocca era impastata dalla saliva per via dell'ansia e aveva paura che avrebbe potuto sbavare o sputacchiare come un lama.
Il moro, qualche minuto prima, aveva parcheggiato la macchina a qualche metro di distanza dal minimarket e, senza rivolgere la parola alla ragazza, si era avviato verso il marciapiede che li avrebbe condotti al supermercato, facendola quasi correre per tenere il suo passo.
«Perché devi avere le gambe così lunghe?» domandò Tessa col fiatone, passandosi una mano sulla fronte zuppa di sudore. Doveva per forza fare quel caldo afoso quel giorno? Dannato sole.
Richard rallentò di poco i passi, aspettando che la ragazza si mettesse al suo fianco, «Sei tu che sei corta.» replicò lui, schioccando la lingua contro al palato.
Tessa lo raggiunse col respiro affannato e col cuore che batteva violentemente nella gabbia toracica. Facendogli una pernacchia, gli diede una spallata che non lo mosse di un millimetro ma che fece rimbalzare in dietro lei, la quale tornò al punto di pochi attimi prima.
«Cattivo.» gonfiò le guance la ragazza, incrociando le braccia al petto e fingendosi offesa.
Richard emise una breve risata poi si passò una mano tra la chioma castana e infine tornò a camminare verso il minimarket. Tessa lo seguì a ruota, lamentandosi di quanto facesse caldo e di quanto non vedesse l'ora di entrare nel minimarket, perché almeno lì c'era il condizionatore acceso.
Richard, ascoltando Tessa parlare a raffica, pensò a quanto lei e Taylor, la sua ex, fossero diverse. Tessa era bassa, adorabile e gentile. Era anche dolce, scherzosa e veramente bella. Taylor invece era alta quanto lui, bella perché era bella, ma era anche altezzosa, stronza ed aveva la puzza sotto al naso; se non rientravi nella sua cerchia di amici venivi sicuramente preso di mira da lei. Che cosa ci aveva trovato di bello in lei ancora se lo domandava...
«Ricky a che pensi?» la voce delicata e soave di Tessa lo riportò al presente. La ragazza lo stava scrutando coi i suoi occhioni grandi e con il labbro inferiore intrappolato tra i denti; voleva capire che cosa gli stesse frullando nella mente in quel momento.
Richard corrugò lo fronte poi scosse la testa, «A niente.» la risposa gelida e insoddisfacente che le aveva dato, la rattristò parecchio. Non voleva proprio aprirsi con lei, pensò sconsolata Theresa allungando di poco il passo.
All'improvviso la suoneria di un cellulare spezzò quel silenzio che era piombato nuovamente sui due ragazzi. Tessa sobbalzò per lo spavento iniziale poi ascoltando meglio la suoneria, capì che si trattava di una canzone dei Black Veil Brides e che il cellulare che stava squillando era proprio il suo.
La ragazza mormorò con le guance arrossate un «dammi un secondo» a Richard, il quale stava assistendo a tutta la scena con un sorriso sghembo stampato sulle labbra poi si portò davanti lo zainetto e aprendolo, cercò il suo cellulare che ancora non aveva smesso di suonare. Appena lo trovò, lo estrasse dallo zainetto e senza controllare chi fosse, rispose alla chiamata.
«Pronto?»
«Tessa, tesoro della mamma, tutto bene?»
La ragazza dai capelli rosa roteò gli occhi scocciata. Non ci poteva credere, sua madre l'aveva chiamata per chiederle se andasse tutto bene quando si erano viste neanche venti minuti fa.
«Sì, mamma tutto okay. Ora devo andare ciao.» fu svelta a salutare, tanto a quanto a chiudere la chiamata prima che sua madre la tartassasse di altre domande.
Ripose il cellulare nello zainetto poi alzò lo sguardo visibilmente imbarazzato dall'asfalto e guardò attentamente il minimarket di fronte a loro. Non si era nemmeno accorta che erano arrivati a destinazione. L'edificio era di piccole dimensioni, circondato da un parcheggio altrettanto piccolo con ogni posto occupato dalle auto e con un unico distributore di carrelli. Il colore predominante era il marrone, anche se con il passare degli anni si era trasformato in un marrone scuro piuttosto sporco e incrostato da polvere, sporcizie e ragnatele. L'entrata era costituita da due porte scorrevoli alle quali era appesi cartelloni pubblicitari e manifesti vari.
«Forza, entriamo e prendiamo le bibite energetiche e qualche snack.» Richard entrò per primo nel minimarket. Tessa lo seguì immediatamente, rischiando di rimanere bloccata nelle porte scorrevoli che si erano quasi del tutto chiuse al suo passaggio. La ragazza borbottò un «vaffanculo» rivolto verso le porte scorrevoli poi si guardò in giro.
Subito dopo l'entrata, sulla sinistra, si trovavano una fila di quattro casse abbastanza lunghe, la metà chiuse, solamente due erano aperte. La parte restante del punto vendita era composta da lunghi scaffali, sui quali era appoggiata tutta la merce.
Tessa incominciò a fare un giro fra gli scaffali, lasciando che Richard andasse a prendere le bibite per la squadra. Camminava saltellando in cerca di qualcosa da mangiare. Le piccole trecce rosa che tenevano legati i suoi capelli si muovevano a ritmo dei suoi saltelli allegri, mentre le persone all'interno del minimarket la guardavano trova. Non avevano mai visto una ragazza allegra? Mamma mia, ma che si facessero una padellata di cavoli loro.
La ragazza prese un pacchetto di patatine rustiche e una bottiglietta di coca-cola poi si avviò verso una cassa aperta mentre con lo sguardo cercava Richard. Lo trovò intento a mettere dentro ad un piccolo carrello le bibite energetiche per la squadra.
«Ricky muoviti.» strillò la ragazza con voce acuta, attirando l'attenzione del moro ma anche di altre persone che la fissarono perplessi e senza parole.
Tessa incominciò ad appoggiare le due cose sul rullo, quando vide che Richard si stava avvicinando a lei poi aspettò di trovarsi davanti alla cassiera per pagare il tutto. Il moro pagò le bibite energetiche poi entrambi salutarono con gentilezza la cassiera ed infine uscirono dal minimarket con la loro minuscola spesa.
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