The stupid prince and his princess
Shane passeggiava solitario per il cortile, le mani infilate nelle tasche della felpa che stranamente indossava (lui non era un tipo da felpa, ormai era un dato di fatto) e lo sguardo fisso sul terreno, le scarpe che calciavano di tanto in tanto qualche sassolino.
Poteva sembrare pensieroso, malinconico, forse anche abbattuto, ma in verità aveva semplicemente bisogno di respirare un po' d'aria fresca da solo per riordinare i pensieri.
Com'è bello il cielo, e com'è fresca l'aria, oggi...
La sua tranquillità durò poco, però, dato che un ragazzo di una spanna più basso di lui gli si piazzò davanti e lo fissò con aria di scherno.
- Oh povero pulcino, - disse beffardo - ti sei perso? Dov'è la mamma chioccia?
Shane sbuffò, guardandolo letteralmente dall'alto in basso. Che diavolo voleva, quel nano tronfio?
- Che diavolo vuoi? - chiese allora, perplesso e scocciato.
- Sapere se sei davvero quello che sembri, ciò uno tutto muscoli e ragazze sbavanti al seguito, o solo una femminuccia.
Il ragazzo dagli occhi dorati arricciò il naso, rimanendo calmo. Ormai non contava più con quanti di quegli insulsi 'scarafaggi' dovesse avere a che fare, ce n'era sempre almeno uno a sentirsi in dovere di dargli noia per un motivo o per l'altro, che avesse a che fare con Chase o no.
- Se ti rispondessi, poi saresti soddisfatto?
Quello esibì un sorriso sfrontato.
- Tanto non hai il coraggio di farlo, sei ridicolo. Ridicolo come il tuo ragazzo, e sai? Dicono di averlo visto baciare un altro - lo provocò, continuando a sorridere. Shane pensò che sarebbe diventato anche più carino con un tocco di sangue sulla brutta faccia che si ritrovava.
In quel momento il castano sentì qualcuno cingergli le spalle con un braccio, e senza nemmeno guardare chi fosse seppe chi era. Si aprì in un sorriso rilassato.
- Cos'hai da dire del mio ragazzo? - domandò Chase, sorridendo a sua volta, un sorriso che non raggiunse i suoi occhi, minacciosi.
Lo scocciatore sembrò voler dire qualcosa, poi s'accorse che era una battaglia persa in partenza contro quel gigante dall'aria terrorizzante e, coda fra le gambe, sparì in una frazione di secondo.
Shane rise. Il moro lo strinse a sé e gli diede un fugace bacio sulla guancia, concedendosi una risatina assai breve.
- Per quanto ti piaccia fare il principe che accorre in aiuto della principessa so cavarmela, Chase. Non per dire, ma... oh, diamine, sembro così tanto una ragazza?
Chase inarcò un sopracciglio.
- In che senso?
- Non dell'aspetto...
- Ho capito... tu... ti dispiace fare sempre... quella parte? Ti annoia?
Shane ci rifletté per un lungo attimo.
Quella... parte?
- Oh no, no no no, Chase, non è questo, cioè, anche, ma a me piace! Intendevo se a v-... - ma non concluse la frase, perché il ragazzo dagli occhi porpora se lo caricò in spalla con un 'oh, bene' e iniziò a dirigersi tranquillamente verso il portone d'entrata.
- Ehi! Cosa stai facendo?
- La ricreazione sta per finire - rispose semplicemente Chase, mentre il castano si agitava.
- Dove stiamo andando? Mettimi giù!
Il moro rise.
- Ti porto all'aula.
- So ancora camminare! Ohi! Ti ho detto di mettermi giù!
Niente. Sembrava sordo alle sue proteste e insensibile ai pugni leggeri che gli piovevano sulla schiena.
- CHASE!!! METTIMI GIÙ!
Chase rise ancora, dandogli una pacca sul fondoschiena.
- Smettila di agitarti e lamentarti ad alta voce, stai dando spettacolo.
Il castano non sembrò volersi dare per vinto.
- Mettimi giù, scemo! - esclamò, ridendo anche lui.
Stavolta il moro obbedì, ma solo perché erano arrivati a destinazione, giusto nel momento in cui il professore apriva la porta (tra l'altro era il professore che aveva affibbiato loro la ricerca).
Egli li fissò con un sopracciglio inarcato e l'espressione sconcertata.
- Che stavate facendo, voi due?
Shane avvampò violentemente e abbassò lo sguardo, mentre Chase si fece tutto impettito e lo afferrò per i fianchi, rubandogli un intenso bacio.
- È amore, professore - annunciò poi, solenne, e i compagni dietro di loro applaudirono. Il volto del castano raggiunse una sfumatura violacea, e il professore scosse il capo.
Aveva voluto metterli in difficoltà, assegnando Edward come compagno di Chase, ma non era servito assolutamente a nulla, e quella ne era la prova lampante.
Gli studenti entrarono e sedettero ognuno al proprio posto.
- Tu sei completamente matto - sussurrò Shane all'orecchio dell'amato, le loro dita strettamente intrecciate. Lui sorrise.
- Ti amo anch'io - replicò, senza smettere di sorridere. - Vuoi pranzare a casa dei miei genitori, domani? È il compleanno della mamma.
- Va bene.
In quel momento il professore schiaffò qualcosa sul loro banco, interrompendo la conversazione.
Le ricerche, ovviamente valutate, ma non numericamente.
Chase prese la propria e la osservò. In fondo ad essa c'era un commento piuttosto striminzito scritto a penna rossa.
'Discreto. Si può fare meglio, e più lavoro di squadra.'
Sentì gli angoli della labbra curvarsi all'insù. Di fianco a lui, Shane sembrava molto felice. Si piegò verso di lui e sbirciò il commento sulla sua ricerca.
'Ottimo. Per bontà dell'insegnante il voto non viene diviso in due. BRAVA REBECCA!!! Impegnati di più, Shane.'
I loro sguardi s'incontrarono, poi scoppiarono a ridere.
Da lontano Edward li fissò con invidia e dolore. Aveva giurato di mai arrendersi, ma ormai con Chase era inutile, doveva farsene una ragione. Se solo fosse riuscito a baciarlo un'unica volta...
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