A present to say sorry

Era iniziata come una buona giornata, ma si stava rivelando davvero pessima, almeno per Shane. Nel corso dei mesi trascorsi Chase ed Edward sembravano essere diventati grandi amici e questo lo infastidiva non poco. Implicitamente, per ripicca, andava sempre a dormire presto, evitando ogni contatto più intimo di un bacio. Sperava, sotto sotto, che alla lunga Chase si accorgesse quanto lo feriva il suo rapporto con Edward e decidesse di chiudere qualunque tipo di relazione con lui.

Il moro però gli sembrava troppo allegramente concentrato sul proprio nuovo 'amico' e lui certo non gli avrebbe detto nulla.

Così, quando nel tardo pomeriggio dopo scuola lo avvisò che sarebbe tornato a casa più tardi perché doveva fare 'una cosa' e di non aspettarlo, Shane si limitò ad annuire fiaccamente. Non gli chiese cosa dovesse fare, né dove dovesse andare. Non voleva sentire né scuse, né bugie.

Arrivò a casa, la loro casa, e mollato lo zaino e levate le scarpe salì in camera senza fare null'altro. Si sentiva svuotato nello spirito e avrebbe voluto sfogarsi in qualche modo, ma non aveva nemmeno la forza di piangere. Indossò i vestiti che usava per dormire e s'infilò a letto, fissando a lungo il soffitto.

Il suo ultimo pensiero prima d'addormentarsi fu: ti prego, torna presto a casa, Chase.

~~~

Era certo d'essere andato subito a dormire, ma forse era stato solo un sogno, o un sogno nel sogno, o... no, doveva essere la realtà, dato che ora era sveglio e qualcosa, anzi, qualcuno di pesante s'era poggiato sul letto.

Davanti a lui stava Chase, a quattro zampe, e lo fissava nel buio con gli occhi luccicanti di brama felina.

- Chase... - mugugnò, e il moro gli accarezzò una guancia, passando poi la mano fra i suoi capelli castani e stropicciando piano tra le dita la ciocca rossastra.

Le loro labbra si congiunsero in un bacio di fuoco, a cui Shane rispose debolmente. Il ragazzo dagli occhi porpora provò a sfilargli la t-shirt, ma lui si oppose.

- No.

- No? - ripeté Chase, con un sorrisino malizioso. Si limitò ad alzargliela e a leccargli il petto, prima di cercare di spogliarlo del tutto. Lo spinse via, eppure non sembrava troppo convinto.

- Smettila, Chase!

Mentre il moro gli baciava le gambe, si divincolò sotto di lui, ma era comunque più alto e forte. Il suo tocco gli provocava brividi di piacere, però era ancora arrabbiato con lui e...

- Non ho voglia!

Chase parve voler continuare ad ignorare le sue proteste e il suo stato d'animo.

In quel momento, senza alcuna preparazione, gli lanciò uno sguardo beffardo ed ent-...

Shane si svegliò con il fiato corto e il sudore che gli gocciolava lungo la fronte. Si guardò attorno, ma era tutto buio e i suoi occhi da predatore non s'erano ancora abituati. Di fianco a lui Chase dormiva tranquillo, una mano tesa verso di lui e solo un indice a tendersi nella sua direzione, come avesse avuto paura ad addormentarsi toccandolo.

- Ehi, Chase, - mormorò dolcemente, deglutendo e sforzandosi di respirare normalmente - tu non mi costringeresti mai a fare ciò che non voglio, vero? Non mi faresti mai del male...

Lo abbracciò delicatamente, sprofondando il volto nel suo incavo tra spalla e collo, poi inspirò il suo profumo dolce e familiare, il profumo che aveva sempre associato all'amore.

Chase sbuffò e sospirò e nel sonno borbottò qualcosa, prima di stringerlo a sua volta.

Il mattino dopo si svegliarono entrambi riposati e rilassati, uno tra le braccia dell'altro. Stranamente il moro era sì già in piedi ma non vestito e pettinato. Aveva i capelli scuri arruffati e l'espressione assonnata, nascosta sotto un sorriso brillante.

- Buongiorno, amore mio - mormorò affettuosamente, scompigliandogli i capelli.

Shane socchiuse a malapena gli occhi e si prese un rapido bacio del buongiorno.

- Buongiorno anche a te, Chase...

Lui sorrise ulteriormente e gli lanciò un'occhiata come di scuse, porgendogli una scatoletta elegantemente impacchettata.

- Cos'è? - borbottò il castano, sentendosi improvvisamente a disagio.

- Un regalo. Mi sembravi... arrabbiato... ferito... distaccato... e volevo farmi perdonare. Scusami, Shane.

Chase aveva un'espressione talmente abbacchiata ed era così dolce in quel momento che il ragazzo dagli occhi dorati mollò il pacchetto sul letto e si alzò, prima di buttargli le braccia al collo e coinvolgerlo in un bacio appassionato.

Il moro gli accarezzò timidamente i capelli, poi Shane si sedette nuovamente sul letto e iniziò a scartare la scatolina. Lui gliela prese dalle mani.

- Chiudi gli occhi - sussurrò caldamente al suo orecchio, ed egli obbedì. Sentì qualcosa di freddo poggiarsi sul proprio collo e le mani di Chase armeggiare dietro di lui.

- Ora puoi riaprirli...

E quando lo fece, vide che il regalo di Chase non era altro che una semplice catenina d'argento con un ciondolo a forma di C tempestato di brillantini.

Voltò il capo verso di lui, cercando le sue labbra, ma il ragazzo dagli occhi porpora aveva fatto un balzo indietro, imbarazzato e un tantino confuso.

- Non sapevo cosa p-prenderti né cosa ti sarebbe p-piaciuto... se non ti piace puoi anche... c-cambiarlo... - balbettò, le gote che raggiungevano sfumature di bordeaux mai viste.

- Chase. È bellissima.

Lo acchiappò e lo sbatté sul letto, baciandolo in ogni punto che riuscisse a raggiungere, il viso, le labbra, il collo...

- Ti amo, Chase.

- Anch'io...

Non immaginavano nemmeno lontanamente quante volte ancora il loro amore sarebbe stato messo a dura prova...

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