A kiss to remember
Le tre settimane di tempo per la ricerca stavano giungendo al termine, ne restava una, e Chase sarebbe anche stato contento, se non avesse dovuto unire il proprio lavoro a quello di Edward. E per farlo avevano concordato di trovarsi a casa del ragazzo dagli occhi color porpora.
Lui aveva assicurato a Shane che non gli avrebbe permesso nemmeno di sfiorarlo, e il castano aveva esibito una smorfia a metà tra lo sdegno e il minaccioso, aggiungendo che dava loro un pomeriggio di tempo mentre finiva la propria con Rebecca (e, tra parentesi, vista l'attitudine della ragazza a fare ogni cosa curata nel dettaglio e che dovesse essere perfetta sotto ogni punto di vista, poteva metterci la mano sul fuoco che avrebbero preso un ottimo voto, di certo non per merito di Shane).
Così Chase ed Edward si erano ritrovati soli nella stessa stanza, nella casa deserta. Era da un'ora buona o più che cercavano di giungere a qualcosa che si potesse definire una 'ricerca', ma si ritrovavano a battibeccare ogni volta che uno dei due apriva bocca.
Erano entrambi molto testardi, forse Edward un po' di meno, visto che si ritrovava sempre ad abbassare il capo e dire 'va bene', mentre Chase si massaggiava una tempia borbottando qualcosa su un mal di testa terribile.
Se erano così grandi amici, perché non riuscivano a trovarsi d'accordo su nulla?
- Questa frase qua - osservò il ragazzo dagli occhi color sangue - non ha senso.
Edward strinse le labbra in una smorfia stizzita, poi sbatté le palpebre e assunse un'espressione calma.
- Quale frase, Chase?
Lui gliela indicò sul foglio.
- Grazie, genio, se sposti un pochino la mano magari ci vedo - sbottò l'altro, sarcastico, e per un attimo a Chase ricordò Rocky, lo stesso pungente sarcasmo di quando era irritato.
Senza tanti complimenti il ragazzo dagli occhi verdi gli prese la mano e gliela spostò. Chase la ritirò di scatto come avesse preso la scossa, arrossendo di botto e guardando altrove.
Nemmeno di sfiorarti, eh? Pft, la tua parola vale quanto quella di uno scoiattolo muto!
- Ho sete, vado a prendere un po' d'acqua. Vuoi qualcosa? - chiese Chase, ed Edward scosse il capo, tornando a concentrarsi sulla ricerca.
Il moro uscì in fretta dalla stanza e andò in cucina, tracannando poi grandi sorsate d'acqua che formarono tanti piccoli rivoli ai lati della sua bocca. Li asciugò con il braccio e prese un gran respiro, prima di tornare di sopra.
Entrando in camera non vide però il proprio astuccio e ci inciampò goffamente, cadendo di faccia in modo assai buffo. Edward lo guardò con un sopracciglio inarcato e negli occhi di giada una punta di malcelata ilarità.
- Stai bene?
- Hmpf - rispose solamente Chase, raccogliendo il materiale sparso e rimettendolo al proprio posto, prima di tornare ad osservare i fogli con aria crucciata.
L'altro s'incantò a fissarlo, accarezzandolo con lo sguardo. I morbidi capelli scuri, del medesimo colore dei propri, la ciocca violetta, gli occhi di spaventosa bellezza, le labbra imbronciate che nascondevano un sorriso stupendo, il corpo forte, muscoloso, piacente. Capiva perché suo fratello se ne fosse perdutamente innamorato, era facile amare uno come Chase, il difficile stava nel far ricambiare i propri sentimenti.
- La smetti di fissarmi? E dov'è la mia matita? - si lamentò il moro, cancellando immediatamente le fantasticherie di Edward.
- E che ne so io?
Chase gli lanciò un'occhiataccia e scandagliò lo spazio circostante con lo sguardo. Alla fine i suoi occhi si posarono sulla matita, la quale giaceva smarrita vicino al letto, dunque più vicina ad Edward rispetto a lui.
- Edward, me la prendi? È vicina al letto.
Il ragazzo dagli occhi verdi spiò che ore fossero (quasi le tre) e fece orecchie da mercante.
- Tch, grazie mille! Me la prendo da solo! - sbottò Chase, e si alzò, andando a raccoglierla. Ma non fece in tempo a voltarsi perché, ancora di schiena, Edward lo abbracciò da dietro e lo fece cadere con un soffice tonfo sul letto.
- Edward cosa cavolo stai-... - iniziò a dire, senza completare la frase. Lui lo fissò intensamente, i suoi polsi ancorati al materasso in una stretta delicata ma salda e i loro corpi pressati uno contro l'altro dove Ed era appoggiato a lui.
Chase si perse nelle sue pozze di giada, smeraldi brillantissimi dalle sfumature dell'erba d'una profondità incredibile, dolci, seri, attenti. Uguali a quelli di Rocky. Il ragazzo inclinò il capo e avvicinò il viso al suo di qualche centimetro. Percependo il suo respiro caldo sulle labbra, seppe che non sarebbe riuscito ad opporsi. Una piccola parte di sé desiderava ardentemente quel bacio, per non dimenticare, per ricordare, ricordare com'era baciare Rocky, ricordare i loro baci.
La porta si aprì.
- Chase, abbiamo finito prima, voi a che punto siet-...
E Shane si paralizzò sul posto, ancora con la bocca aperta a dire 'siete' e il rimasuglio di quella che era stata un'espressione felice per aver concluso prima del previsto. Li fissò, sconcertato, e a loro volta lo fissarono. I suoi occhi dorati lampeggiarono di dolore, rabbia, delusione. Si voltò e uscì, sbattendo la porta dietro di sé.
Seguì per una frazione di secondo un silenzio assordante, Chase poteva giurare di sentire il proprio cuore battere furiosamente contro la gabbia toracica. Non attese un minuto di più e poggiò le mani sul petto di Edward, spingendolo bruscamente via. Seguì il suono di qualcosa, anzi qualcuno che cadeva e un'imprecazione soffocata. Il ragazzo dagli occhi verdi si massaggiò il capo.
In quel momento, per Chase, Edward non faceva parte della lista delle priorità. Ciò che gli importava era Shane e Shane solo.
- Shane!
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