7.

《Cherie, vieni un attimo per favore》esclama papà disturbando la mia lettura. Sbuffo silenziosamente prima di alzarmi dal divano e raggiungerlo nel suo studio. Spero sia qualcosa di importante se no potrei liberare il demonio che sonnecchia dentro di me.

Quando leggo, nessuno deve disturbarmi.

《Dimmi》
Quando spunto nella sua visuale mi fa un cenno con il capo verso la sedia davanti a lui, alzo gli occhi al cielo prima di strisciare i piedi contro il pavimento e sedermi dove mi ha indicato.

Ogni volta è strana questa situazione, mi sembra di essere a un colloquio di lavoro super serio, invece si tratta solo di mio padre che mi guarda con gli occhi a due fessure.

《Giuro che non sono stata io》metto le mani avanti per qualsiasi cosa crede che abbia fatto.

Forse ha scoperto che ho rotto la sua macchina fotografica e, se così fosse, mi converrebbe alzarmi e scappare in Messico.

《Non sei stata tu a fare cosa?》
Sospiro di sollievo《Oh... niente papi!》esclamo con un sorriso. Porto un ginocchio al petto mentre lascio penzolare l'altra gamba sotto alla scrivania.

《È da un po' che non vedo Dylan... È tutto okay?》
Deglutisco, improvvisamente con la bocca asciutta e la gola graffiata.
La gamba si ferma a mezz'aria per dei secondi lunghissimi prima di ricominciare a muoversi più veloce di prima.

《S-si. Tutto okay, è solo molto impegnato》mormoro a disagio, non tanto per la conversazione appena intrapresa, più che altro perché non vedo Dylan da una settimana, dalla sera in cui Carter mi aveva invitata a casa sua.

Mentirei se dicessi che questo distacco abbia cambiato le carte in tavola, che ci crediate o no, ogni singolo giorno ho pensato a lui mezzo nudo nella mia cazzo di doccia. Non riesco a capacitarmi di questa cosa. Forse è solo perché sono sessualmente frustrata.

Dio, più ci penso e più vorrei tornare indietro per sfiorare con i polpastrelli bagnati il suo petto sodo e delineato dai muscoli. Graffiare dolcemente ogni curva del suo corpo...

《Ti rendi conto che stai sbavando?》
Sbatto le palpebre quando la voce di mio padre mi riporta alla triste realtà.
Aggrotto la fronte, invitandolo a ripetere《Stai sbavando. Stai bene?》mormora stranito.

Mi porto la mano sul mento e sento la mia dignità scivolare via come la saliva scivola fuori dalla mia bocca.

《Oh, io... si! Cioè no, voglio dire tutto okay, ho solo sete》balbetto le prime cose che mi passano per la mente mentre papà mi allunga un fazzoletto.

"Evitare di pensare a Dylan nudo quando sono in compagnia di qualsiasi cosa respiri" lo segno mentalmente nella lista delle cose da fare.

《Comunque, Dylan è sempre passato tutti i giorni qui da noi. Avete forse litigato?》riprende papà facendomi alzare gli occhi al soffitto.

Inizio a fissare una nostra foto di famiglia, la stessa che da anni sta sulla sua scrivania.
《È tutto okay, abbiamo avuto una piccola discussione per quanto riguarda la vacanza.》mormoro contrariata senza neanche guardarlo.
Lo sento sospirare.

《Ha deciso di cambiare il suo volo. Arriverà due giorni dopo di me. Ma va bene lo stesso. Inizierò ad andare in giro da sola e farò amicizia con qualche persona del posto.》Parlo a macchinetta, dicendo cose senza senso che sicuramente a mio padre non interessano.

《Tesoro...》papà richiama la mia attenzione, così alzo il viso nello stesso istante in cui si eleva dalla sedia e mi viene incontro
《Come mai ha deciso di fare così?》
《Credo a causa di una ragazza che frequenta da due mesi e di cui non mi ha mai parlato》ammetto tristemente, sentendo un groppo improvviso alla gola.

《Hai chiesto se il motivo fosse realmente questo?》
Scuoto la testa accennando un sorriso tirato
《Non ho bisogno di conferme. È il mio migliore amico da quindici anni, papà. E poi ha usato la stessa scusa dell'impegno la sera che mi ha snobbata per uscire con lei. Poi l'ho visto al mio stesso ristorante con Carly.》finisco la frase sibilando il suo nome come fosse la cosa più brutta del mondo. 

Papà sospira rassegnato, non so da cosa, ma quando mi passa una mano sui capelli e si china per lasciarmi un bacio in fronte, mi stupisco delle parole che sussurra
《Sta cambiando qualcosa amore mio, solo... fai attenzione》si raccomanda dal profondo del cuore.

*

Da: Dylan
*Stasera alle dieci. Al solito posto.*

Fisso questo messaggio da troppo tempo, e il mio cuore batte veloce dalle stesse innumerevoli ore.

Ormai alle dieci manca soltanto un ora. Non so se alzarmi dal letto e prepararmi oppure evitare e restare qui nel mio disagio e sconforto.
Mamma mi ha consigliato di andare, a differenza di papà, che forse conoscendo la dinamica dei fatti, mi ha consigliato di fare soltanto ciò che mi sento.

Il cuore dice di restare nella mia stanza a crogiolarmi tra le lenzuola, ma la mente, mamma mia la mente, ha deciso per me.

Dopo quaranta minuti mi ritrovo davanti alla porta di ingresso, intenta ad infilare le scarpe da ginnastica
《Non fare tardi tesoro》esclama mamma dalla cucina. Mi limito ad urlare un "si" prima di chiudermi la porta alle spalle.

Infilo le cuffie nelle orecchie e percorro una strada che ormai conosco a memoria. Dritto sul viale, destra, sinistra e destra; così arrivo al parchetto che frequento da una vita.
Ci andavo ogni giorno con Dylan, ci rifugiavamo in quella che abbiamo sempre chiamato "la nostra casa", una piccola casetta in legno che racchiude più segreti e cazzate di qualsiasi altra cosa al mondo.

Mi ci infilo lentamente, scoprendo senza troppo stupore di essere la prima arrivata. Ormai fa fatica a contenere entrambi, solo io occupo più della metà della casetta.
Ricordo ancora quando da bambini, più o meno a sette anni, ci eravamo nascosti qui per scappare da un cane randagio. Quanto ridere, prima c'erano stati i pianti ovviamente.

O quella volta quando all'età di dieci anni decidemmo di scappare di casa. Diciamo che non fu molto intelligente rifugiarsi nell'unico posto che frequentavamo. I nostri genitori ci trovarono dopo appena venti minuti.
Breve ma intenso. Si, lo descriverei così, un po' come il giorno in cui ci baciammo a dodici anni.

Sorrido ripensandoci, fu davvero imbarazzante. Non sapevamo nemmeno cosa fosse un bacio, dei ragazzi insulsi ci avevano preso di mira, dicevano che non avevamo il coraggio di farlo; ovviamente fu così, ma quando ci ritrovammo da soli dentro questa casetta decidemmo di provarci.

Sostanzialmente non ci sfiorammo nemmeno, ma ricordo perfettamente i nostri versi di disgusto che riempirono questo posto.

《Perché sorridi?》

Sussulto per lo spavento, portandomi una mano al petto mentre sospiro di sollievo vedendo il viso di Dylan.

《Diamine. Avvisa la prossima volta》borbotto imbronciata cercando di fargli spazio.
Praticamente mi schiaccia senza alcun ritegno contro una parete di legno, e ha pure il coraggio di ridere lo stronzo.

《Potresti smettere con gli steroidi? Se ti pompi un altro po' rischi di assomigliare a un lottatore di sumo troppo muscoloso》mormoro infastidita cercando di spingerlo.

《Non mi faccio di steroidi, madre natura ha fatto tutto da sola》si pavoneggia.
Mi afferra dai fianchi e, con tutta la naturalezza del mondo mi solleva leggermente, facendomi sbattere la testa contro il tetto《Cazzo, Dylan!!》

Scoppia a ridere mentre mi fa sedere nell'unico modo possibile e comodo, a cavalcioni su di lui.
《Potremmo anche uscire sai? Non siamo obbligati a stare co-》
《Io voglio stare così e qui.》mi interrompe serio.

《Okay, bene. Perché mi hai fatto venire qui?》

Perché non ci so stare senza di te
Alle sue parole il mio cuore perde un battito, fa ottanta giravolte tra le mie povere costole doloranti.
So che intende come amica e non altro. Perché è così...giusto?

《E ovviamente è così anche per te visto che sei qui》aggiunge determinato. Infila la mano tra i miei capelli lisci, ravvivandomi una piccola ciocca dietro l'orecchio.
Se però lui è determinato io lo sono di più.

《Perché mi hai mentito?》
Aggrotta la fronte alla mia domanda schietta.
Stende le gambe fin quando ci riesce mentre mi aggancia dai fianchi e mi avvicina a lui ancora di più.
《Di cosa parli?》

《Della sera al ristorante, Dylan. Perché non mi hai detto che saresti uscito con Carly?》
Le sue labbra di schiudono per lo stupore, non sapeva che lo avessi visto e, evidentemente, non gli è giunta voce.

Si stritola i capelli nella mano libera prima di alzare il viso per guardare il mio
《Non lo so il perché... Forse perché fa strano persino a me questa cosa della ragazza fissa》mormora dubbioso storcendo le labbra.

《A me sembravi parecchio a tuo agio》rincaro la dose mentre lui alza gli occhi al cielo e sbuffa infastidito.

Molla la presa dai miei fianchi ed io ne approffito per parlare molto velocemente《Carina comunque, vale sicuramente la pena di essere guardata.》sgancio il colpo finale prima di uscire da lì con estrema agilità.

Inizio a camminare a passo veloce per allontanarmi da lui e dalle sue urla esasperate《Cherie!!》

Aumento il passo ma questo non basta a fermarlo dall'afferrarmi il polso e spingermi contro un albero.

《Mi dici che diavolo ti prende?》urla incazzato a cinque centimetri dal mio viso. Stringe i denti con forza, aumentando la linea già dura della sua mascella scolpita. Le labbra che quasi gli tremano per il nervoso, gli occhi chiusi in due fessure e il viso rosso dalla rabbia. Poche volte l'ho visto così incazzato, e quando succedeva era solo per difendermi da qualcuno.

《Mi prende che non mi caghi più da quando c'è lei. Mi prende che mi dici bugie e fai finta di niente. Succede che sei diventato uno stronzo montato da quando Carly è entrata nella tua vita. Succede che mi insulti e non te ne rendi neanche conto Dylan!!》sbraito a gran voce tirandogli un pugno sul petto.

Il fiatone mi impedisce di stare tranquilla mentre lui si limita a guardarmi con i lineamenti del viso ormai quasi rilassati, sorpresi.

《Ecco cosa mi prende!! Mi prende che inizio ad odiarti per quello che stai diventando. Vai da lei, stai con lei e lasciami in pace!》gli urlo contro prima di prendere fiato e ricominciare《Lo so che è solo per causa sua che hai cambiato la data del tuo volo. Beh, sai cosa c'è Dylan? Fottiti. Fottetevi tutti e due, io non ho bisogno di te.

Detto ciò gli do uno spintone e mi allontano da lì, con le lacrime agli occhi ma con una certa soddisfazione a farmi compagnia in questo momento.
《Cherie. Fermati.》sibila.

Ma non gli do retta, me ne frego completamente delle sue urla.

《Supera quel cancello e noi due abbiamo chiuso! Per sempre Cherie!》sbraita incazzato facendomi quasi spaventare.

Mi blocco sui miei stessi passi, prendo un grande respiro che trattengo per un po' prima di buttarlo fuori e sentire le lacrime scendere copiose sulla mie guance.

《Hai fatto tutto tu e non ti sei reso conto nemmeno di questo》sussurro debolmente mentre varco il cancello a testa bassa, con i soli singhiozzi a farmi compagnia durante il tragitto verso casa.

Mi sento estremamente vuota, e inutile, e insignificante, e... sola.

Poraccitudine as no limit:

La storia prosegue, ogni tanto ho delle illuminazioni e tra un capitolo e l altro aggiungo qualcosina 🤪

Domanda del giorno:
Voi non avete voglia di mare? 😩

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