43.
Mi trovavo nella mia stanza quando il telefono aveva preso a squillare. Era una delle cameriere che saltuariamente veniva a lavorare al ristorante quando avevamo bisogno di una mano in più. Non avevamo chissà quale rapporto, andavamo d'accordo e qualche volta eravamo anche uscite per fare un aperitivo insieme. Era quella persona con la quale ti trovi bene e che se scappa una serata da passare in compagnia allora ci si vedeva, si facevano quattro chiacchiere, qualche risata, si beveva qualcosa e poi ognuno di nuovo per la sua strada. Mai troppi messaggi o chiamate, mai quelle confidenze che faresti ad un'amica molto stretta.
Quella sera il suo messaggio mi era quasi sembrato un miraggio. Avevo bisogno di uscire e di cambiare aria, di stare in mezzo alla gente e spegnere la mente per un paio di ore. Avevo il cuore spaccato a metà, erano giorni che non uscivo di casa, che non mi guardavo allo specchio per evitare di vedere il mio viso pallido riflesso, non avevo bisogno di infilare io stessa il coltello nella piaga. Avevo salutato Dylan con estrema tranquillità quella sera a casa sua, ma inevitabilmente soffrivo tantissimo per il suo rifiuto. Si cerca sempre di comprendere o di provare a capire quale possa essere il problema.
Avevo solo una domanda in testa, sempre la stessa che da quella sera mi frullava in mente. Se io e lui da amici avevamo quel rapporto stupendo, di complicità e di affetto, se condividevamo tutto perché allora da coppia non sarebbe potuto essere così? Non riuscivo a capire, non riuscivo neanche a trovare una risposta logica. Ma lui aveva deciso ed io dovevo solo farmene una ragione.
Dopo giorni passati in pigiama e senza neanche farmi una doccia avevo deciso di accettare l'invito di Ely e così mi ero ritrovata nel bagno della mia stanza, proprio davanti a quello specchio che avevo evitato appositamente.
La nuvola di vapore provocata dall'acqua bollente della doccia aveva già appannato i vetri e lo specchio, senza troppi indugi ero entrata e subito il calore mi aveva colpita in pieno volto. I muscoli si erano rilassati rapidamente mentre i capelli formavano una cascata bruna e infinita sulla mia schiena pallida. Mi ero ritrovata immancabilmente a pensare a quel giorno in Grecia. Quando Dylan aveva deciso di entrare in bagno proprio quando io ero sotto la doccia. Era un'abitudine la sua, ma in quell'occasione la situazione stava prendendo una piega inaspettata, quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco poi era successo non troppo tardi.
Avevo scosso la testa per eliminare quei ricordi dalla mia mente, ma il sapore delle sue labbra sulle mie non l'avevo ancora dimenticato, come quello delle mie lacrime quando mi ero vista rifiutare. Dopo aver asciugato i capelli e aver messo l'intimo mi ero diretta all armadio per trovare qualcosa di carino da mettere. Agli occhi era risaltato un vestitino celeste adornato da spalline luccicanti e molto sottili, lo avevo comprato senza motivo, mi era piaciuto e anche se non sono per questa tipologia di abbigliamento avevo deciso di portarlo a casa con me.
Dopo un velo di trucco e tanto mascara mi ero guardata allo specchio per osservare il risultato finale. Avevo allacciato i sandali bianchi con il tacco e preso la borsetta abbinata. Mi sentivo bella, le onde che formavano i miei capelli erano riuscite perfettamente, meglio del solito, il gloss sulle labbra aveva donato loro un effetto così carnoso da farle sembrare rifatte.
《Tesoro, esci?》Mi ero girata verso la porta quando la voce di mio padre aveva fatto il suo ingresso insieme a lui. Avevo annuito e mi ero avvicinata facendo una giravolta《Come sto?》
Il suo sorriso mi aveva fatta sorridere a mia volta 《Sei stupenda, come sempre》.
-
Ero arrivata al locale con l'aiuto di un taxi, lo stesso che avevo già prenotato anche per il ritorno. Ely era fuori dalla discoteca che mi aspettava, aveva il telefono tra le mani e senza neanche pensarci avevo tirato fuori il mio dalla borsa per scriverle che ero davanti a lei. La sua testa era scattata in avanti e gli occhi mi avevano trovata subito, ad accogliermi avevo il suo solito sorriso splendente e carico di aspettative per la serata che ci apprestavamo a trascorrere.
《Cherie!! Muoviti vieni qui, entriamo subito! Ho già visto un pezzo di simmenthal da paura e ho intenzione di-》
《Okay, ho già capito fermati!》
avevo esclamato divertita prendendola sotto braccio. La invidiavo per la sua sicurezza, lei non aspettava mai che fosse l'uomo a fare il primo passo, se qualcuno le piaceva e lo trovava interessante allora tirava su la testa e con le spalle dritte andava da lui per far capire subito le sue intenzioni. Io invece ero quella che si nascondeva dietro un cocktail schifosissimo e ciondolava per la pista senza il minimo senso del ritmo, ma mi divertivo anche così.
《Il solito?》
avevo annuito mentre mi guardavo intorno ed Ely ordinava da bere.
C'era molta gente quella sera, a malapena si riusciva a vedere la porta d'ingresso dalla quale eravamo entrate, quella era la mia via di fuga per quando non avrei avuto più voglia di uccidere i miei piedi con i tacchi, e in più il taxista si sarebbe fatto trovare lì davanti verso le due del mattino.
Avevo il drink tra le mani mentre camminavo dietro Ely per raggiungere il centro della pista da ballo.
《Ma quanta gente c'è stasera?》
aveva domandato la bionda davanti a me, avevo annuito《Per caso c'è qualche evento di cui non siamo a conoscenza?》avevo aggrottato le sopracciglia mentre le facevo quella domanda e lei faceva spallucce《Che io sappia no, però non mi dispiace sicuramente tutta questa gente, piu possibilità di limonare!》ero scoppiata a ridere alle sue parole urlate con molta nonchalance. Alcuni ragazzi si erano girati a guardarla e alcune ragazze le avevano fatto cenno di si con la testa, come a volerle far sapere di essere d'accordo con lei.
《Stasera si va a caccia...》aveva detto con un'espressione furba in volto, tutto ciò accompagnato da un movimento repentino delle sopracciglia. Dopo qualche minuto era letteralmente avvinghiata a un ragazzo con cui si scambiava occhiate da quando eravamo entrate, forse era proprio quello di cui aveva accennato quando mi aveva vista fuori.
Avevo deciso di fare un giro per il locale giusto per non stare lì a fissarli mentre loro limonavano e si divertivano. Le nostre uscite quando capitavano erano molto simili a questa, ci si incontrava e poi quasi per tutto il resto della serata ognuno stava in giro per i fatti suoi, e a noi in realtà andava benissimo così. Sapevamo che comunque bastava fare uno squillo al cellulare per richiamare l'attenzione dell'altra in caso di necessità.
Avevo appoggiato il bicchiere ormai vuoto sul primo tavolino che avevo trovato a portata di mano, dopo due secondi avevo il mio nuovo drink tra le mani. Avevo ballato da sola in quella pista gremita di gente che non conoscevo e mi ero sentita libera e spensierata. I capelli ondeggiavano da una parte all'altra della mia schiena, la testa si muoveva a ritmo di musica e il bacino faceva di conseguenza almeno finché qualcuno mi aveva appoggiato una mano sul fianco e aveva iniziato a dettare i movimenti. Avevo continuato a ballare sotto le note remixate di Tattoo, la mia schiena aderiva perfettamente al petto del ragazzo dietro di me, il braccio sollevato per arrivare ad accarezzargli la nuca con le unghie affilate. Avevo deciso di lasciarmi andare, di non pensare a nulla, avevo deciso che avrei voluto soltanto ballare e godermi la serata senza troppi pensieri e domande.
I minuti passavano e le canzoni cambiavano repentinamente, le orecchie ad accogliere ogni singola nota mentre il ragazzo continuava a ballare dietro di me e io lo lasciavo fare.
Volevo solo ballare e sfogare in questo modo la tristezza e le mille domane che avevo in testa. Mi rilassava, ballare mi rilassava tantissimo e lo faccio anche a casa quando sento che qualcosa mi crea ansia o mi toglie il sorriso, io ballo e tutto sembra sistemarsi magicamente.
Per sbaglio gli avevo pestato un piede quando qualcuno ci aveva spintonati senza troppa grazia. Avevo chiesto "scusa" prima di tornare a chiudere gli occhi e muovermi nuovamente contro il suo petto e il suo bacino.
Il braccio del ragazzo si era ormai impossessato della mia vita sottile, mi stringeva a sé mentre io con la mano spostavo i capelli da un lato del collo, involontariamente gli avevo offerto la mia pelle candida e senza pensarci troppo le sue labbra si erano posate delicatamente su quel pezzo di carne bollente. Una scarica improvvisa mi aveva attraversato dalla testa ai piedi, brividi paragonabili prima al freddo e poi al caldo, un ansito impercettibile aveva abbandonato la mia bocca e io mi ero ritrovata ad aprire gli occhi di scatto dopo minuti interminabili in cui il mio corpo aveva smesso di dare retta al mio cervello.
《Vuoi scherzare forse??》
avevo sbottato. Avevo urlato forse più del dovuto perché con tutto che la musica era al massimo del volume alcune persone si erano girate a guardarmi. Forse era solo uno scherzo di cattivo gusto perché non potevo credere veramente a quel respiro soffocato sulla mia pelle.
《Mi prendi in giro?》
avevo sperato fosse così, era l'unico motivo che forse potevo prendere in considerazione di accettare.
《Sto solo ballando, dove sta il problema?》
il suo tono era calmo e basso, quasi non curante di ciò che stava succedendo. Il mio sguardo da arrabbiato era passato in un secondo a sorpreso, gli occhi serrati e le labbra leggermente aperte come a voler dire qualcosa di sensato, ma avevo solo insulti da voler sfoderare a pieni polmoni.
《Non sono un giocattolo, tanto meno il tuo!》
avevo sputato fuori tra i denti.
Sentivo la rabbia montarmi addosso come una nube nera pronta a scaricare sulla città una tempesta memorabile. Gli occhi chiusi a due fessure e le mani strette a pugno.
《Che modi... non si può nemmeno ballare adesso?》aveva buttato lì con un'alzata di spalle. La camicia era perfettamente stirata sui suoi muscoli tonici e le spalle larghe, un jeans nero a fasciargli le gambe lunghe e dritte. Sorseggiava il suo drink mentre il mio era finito per terra nell'esatto momento in cui avevo realizzato chi fosse a stringermi in quel modo.
《Forse non è il caso, che cazzo ne dici stronzo?》
avevo ringhiato come un cane rabbioso. Le persone intorno a noi sembravano molto interessate alla discussione a cui stavano assistendo ed io iniziavo a non sentirmi più a mio agio.
《E perché mai, Cherie?》
il mio nome lo aveva pronunciato in un sussurro così roco e basso da farlo sembrare una sfida.
《Devo ricordarti quello che è successo qualche giorno fa?》avevo mormorato tra i denti, occhi negli occhi.
《Esattamente...cosa?》La testa lievemente inclinata mentre mi fissava intensamente, e nel suo sguardo vedevo un senso di sfida vera, quasi mi faceva paura《Vuoi ricordarmi di come ti ho rifiutata quando ti sei dichiarata a me?》
Avevo visto bocche spalancarsi, altre essere coperte da mani per la sorpresa inaspettata delle sue parole. Sentivo gli occhi di tutti puntati addosso, chi mi guardava con compassione, chi con pena, chi forse con comprensione ma io sapevo soltanto una cosa: stavo sprofondando nell imbarazzo più totale e mi ero ritrovata in quella situazione senza neanche sapere come e perché.
《Sei uno stronzo, Dylan.》
《Questo l'hai già detto.》mi aveva beffeggiata come se fossi l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto avere tra i piedi. Mi aveva messa in imbarazzo senza nessun motivo, mi aveva fatta passare davanti a tutti per la povera ragazza rifiutata, e forse non mi sarebbe importato nulla se fossero state solo persone estranee, ma lì in mezzo mi ero accorta troppo presto di molte facce conosciute, vecchi compagni di classe riuniti lì, a ridere della scenetta messa in piedi da Dylan.
E quelle risate le ricordavo e le sentivo ancora, il loro dito indice puntato su di me ogni volta che ne avevano occasione per prendermi in giro, ero sempre stata una sfigata ossuta per loro. Ma quella volta c'era qualcosa di estremamente diverso e doloroso in quella scena; che Dylan sorrideva insieme a loro quando invece a scuola prendeva le mie parti e mi difendeva.
《Vaffanculo!》avevo sussurrato con la rabbia tra i denti, la delusione ad esplodere dai miei occhi lucidi, le mani sudate che grattavano per la voglia di scontrarsi contro il suo viso soddisfatto. E mi ero ritrovata a sperare con tutte le mie forze che fosse ubriaco o qualcosa del genere, perché non riuscivo a darmi una risposta sensata al trattamento che mi aveva riservato.
Ero uscita da lì quasi di corsa, tra spintoni, insulti della gente, e io che chiedevo scusa a tutti a testa bassa. Avevo sentito la sua voce un attimo prima di voltarmi e andare via《sparisci.》
Con il telefono tra le mani avevo mandato un messaggio ad Ely per avvisarla che stavo andando via, le avevo detto che non mi sentivo molto bene e quindi preferivo tornare a casa.
Il dito scorreva veloce tra i numeri in rubrica fino a quando non avevo selezionato quello che stavo cercando.
《Carter, ciao, io ho... ho bisogno di un favore》
《Cherie, dimmi tutto. Stai bene?》
《S-si... puoi venirmi a prendere al Kiss per favore?》controllavo l'ora ed era appena l'una del mattino, gli occhi al cielo nella speranza che la risposta di Carter fosse affermativa
《Certo, il tempo della strada e arrivo. Aspettami all'ingresso!》.
Avevo chiuso la chiamata dopo averlo ringraziato con un filo di voce. Il locale quella sera era chiuso per manutenzione alla cucina dopo che uno dei forni aveva quasi preso fuoco. Non si era capito a cosa era stato dovuto, e la scelta più sensata era stata quella di chiamare un tecnico per trovare una soluzione e mettere in sicurezza tutto quanto.
Mentre stavo là fuori ad aspettare speravo comunque di non averlo disturbato o che non fosse impegnato in qualcosa di importante, e nel frattempo avevo disdetto il taxi che avevo prenotato con largo anticipo.
Sospiravo e mi mangiavo le pellicine delle dita mentre la mente vagava a più non posso. Mille domande mi affollavano la testa, e a nessuna di queste riuscivo a trovare risposta.
Mi sembrava di vorticare dentro un vortice infinito di punti interrogativi e tutti avevano il nome di Dylan.
Avevo accettato senza troppe storie e piagnistei il suo rifiuto, almeno davanti a lui. Avevo provato a mantenere i rapporti quanto meno buoni per non lasciare che tutto andasse a finire nel cesso. Gli avevo lasciato il tempo di assimilare quanto accaduto tra di noi, e lo stesso mi ero concessa io perché ne avevo bisogno. Non avevo sbagliato niente nei suoi confronti, e quindi perché si era comportato in quel modo vile?
《Cherie, ehi!》al suono di quella voce ero scattata sul posto come un soldatino, troppo presa dai miei pensieri per accorgermi che erano già passati dieci minuti e Carter era lì davanti a me a sbracciarsi per farsi vedere.
Con una piccola corretta avevo attraversato la strada e avevo preso posto sul sedile del passeggero dell'auto.
《Ehi, non mi sentivi proprio eh?》aveva esclamato con una risatina divertita, avevo buttato giù un sorriso finto e forzato prima di annuire.
《Scusa se ti ho disturbato ma non sto molto bene, vorrei tornare a casa》
《Nessun disturbo, lo sai che puoi chiamarmi quando vuoi》
《Cosa stavi facendo? Film? Play?》
《Stavo guardando un film horror. Quindi grazie per aver interrotto la mia paura per almeno venti minuti》
Mi ero ritrovata a ridere divertita, non riuscivo a immaginare Carter che nascondeva la faccia dietro un cuscino perché l'horror era troppo horror per lui.
《Dici sul serio? Sei un uomo! Non dovresti avere così paura di un film!》
《Il fatto che io sia uomo non mi impedisce certo di cagarmi addosso per un film, soprattutto se questo film è tratto da una storia vera!》
《Oh mio dio, Carter!》ormai il suono della mia risata aveva occupato ogni angolo dell'abitacolo e di conseguenza anche lui aveva iniziato a ridere a crepapelle.
《Grazie, sia per il passaggio e soprattutto per avermi fatto ridere...》avevo mormorato con un sorriso flebile, gli occhi puntati sul semaforo rosso davanti a noi, quello che mi divideva da casa mia solo per duecento metri.
《Lo sai che puoi raccontarmi tutto, vero? E sai anche che non credo alla scusa del "sto male"》borbottava scuotendo la testa piano, le dita a mimare le virgolette
《Ho soltanto bisogno di dormire presumo, sono un po' stanca》
《Va bene Cherie, eccoci arrivati!》
Dopo aver slacciato la cintura mi sporgo verso la sua guancia per lasciarli un bacio e ringraziarlo nuovamente. Proprio mentre stavo scendendo dalla macchina la sua voce richiama la mia attenzione
《Ah, domani mattina ti va di andare a correre? Magari colazione e poi, sempre se ti va, dopo una bella doccia andiamo al nuovo centro commerciale a venti minuti da qui!》la sua gioia nel proporre quella giornata alternativa poteva portarmi soltanto in una direzione, quella affermativa《Ci sto! Ottima idea. Alle nove fuori da casa mia, lasciamo le borse nella tua macchina e poi corsetta, leggera però》avevo messo in chiaro puntandogli un dito contro.
La sua mano perfettamente distesa si posa sulla sua fronte nel tipico gesto di saluto delle forze dell'ordine《Promesso! Buonanotte Cherie, a domani》lo avevo salutato con un sorriso e un cenno della mano prima di voltarmi e camminare verso la porta di casa mia. Una volta dentro avevo abbandonato le scarpe all'ingresso ed ero corsa su in camera per mettere fine a quella serata surreale.
Doveva soltanto sperare di non incontrarmi per strada, perché in un modo o in un altro gliel'avrei fatta pagare.
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