11.
Mi sono stupita di me stessa quando svegliandomi sta mattina mi sono ritrovata nel mio letto super comodo e caldo. Pensavo di non riuscire ad arrivare sana e salva ma, evidentemente, una luce dall'alto dei cieli mi ha indicato come per magia la via di "casa".
Il mal di testa che avevo al risveglio era pressappoco paragonabile a un martello pneumatico sull'asfalto congelato. Un disagio unico.
Per fortuna mia madre mi ha infilato in valigia una farmacia intera.
Ma la cosa che più mi ha stupito è stata quella di non trovare Dylan, né una sua borsa, una giacca, neanche un capello che per sbaglio si fosse staccato dalla sua testa per finire sul pavimento bianco. Nulla.
Ormai sono in spiaggia da tre ore, con il cellulare in mano e la sua chat Whatsapp aperta, indecisa sul da farsi. Gli mando un messaggio oppure no? È da tre ore che opto per il no.
"Se fosse capitato qualcosa?" Scaccio via quel brutto pensiero, sicuramente l'aereo ha avuto qualche ora di ritardo. Tutto qui.
Lancio il telefono nella borsa mentre fisso il mare calmo davanti a me, tolgo gli occhiali da sole e mi alzo dal lettino con l'intento di fare un bel bagno rigenerante.
È incredibile come appena in due giorni la mia pelle abbia già un bel colorito bronzeo, da qui a due settimane tornerò a casa praticamente nera.
《Attenta!!》
Non faccio in tempo a capire che qualcosa di estremamente duro e veloce mi colpisce dritto in fronte.
Riesco ad esclamare un《oh》prima di cadere all'indietro e finire di culo contro la sabbia.
Mi ritrovo a piangere per il dolore e a ridere per la figura di merda.
Imbarazzante, perché capitano tutte a me?
《Gesù...》biascico a caso, non capendo, mi massaggio il punto colpito mentre continuo a lacrimare anche se non voglio, credo sia un gesto involontario.
《Merda! Stai bene?》
Apro un occhio per capire chi abbia parlato e, con mia grande sorpresa, mi ritrovo a due centimetri dalla faccia il tipo che ho quasi ucciso.
《Volevi forse vendicarti?》mormoro dolorante cercando di non ridere.
Lui invece mi ride proprio in faccia, addirittura si lascia cadere indietro mentre stringe le braccia intorno alla pancia.
"Razza di troglodita infame"
《Che diamine ridi? Mi hai quasi decapitato!!》strillo con gli occhi a due fessure, amplificando soltanto le sue grosse e grasse risate.
Sorrido di sbieco guardandolo contorcersi《La cena a sorpresa è annullata! Siamo pari!》borbotto con indifferenza guardando altrove, continuando però a massaggiarmi la fronte.
《Cosa? No! Non l'ho mica fatto apposta!》oh, oh, oh... Si è ripreso dall'attacco di ridarella?
《Perché secondo te io ho davvero tentato di ucciderti?》chiedo retorica guardandolo storto.
Più che altro è stato lui a farmi quasi morire, ha un corpo talmente perfetto che quasi non mi stendeva.
《Non lo so, può essere...》mormora divertito con una mano tra i capelli
《Cavolo... hai un "super tele" stampato in fronte》sussurra con gli occhi a due fessure, avvicinandosi per controllare meglio la situazione.
Alzo gli occhi al cielo
《Ottimo, potete giocare con la mia testa allora》esclamo ironica alzandomi da lì.
《Sarebbe un'idea, ma ho paura che i capelli possano essere d'intralcio》mi stupisco del suo umorismo, sembra quasi un ragazzo montato e figlio di papà, uno di quelli a cui vanno dietro tutte ma che lui snobba a prescindere.
Dai, avete capito cosa intendo.
《Non credo che i capelli siano un problema. Visto i piedi a banana che vi ritrovate si intuisce facilmente che siete delle schiappe a prescindere!》ammetto in estrema sincerità e tranquillità.
Diamine, come hanno fatto a colpirmi in fronte che stavano a duecento metri da me e, per di più, quasi alle spalle. Chi me lo spiega?
《A freccette non ci batte nessuno》esclama serio indicandomi la fronte.
Alzo un sopracciglio per guardarlo male ma mi ritrovo a ridere insieme a lui nel giro di mezzo secondo.
《Comunque piacere, Liam!》allunga la mano destra verso di me, e in quel momento mi torna in mente la voce di Iris che pronuncia il suo nome.
《Ahhh... Sei quello che viene qui da tre anni》esclamo pensierosa stringendo la sua mano.
Lui mi guarda con la fronte aggrottata, annuendo con un non so che di insicuro.
《Come fai a saper-》
《Non do i nomi dei miei informatori》Gli faccio l'occhiolino allontanandomi da lì.
《E il tuo? Qual è il tuo nome?》domanda seguendomi.
《PENElope》uso appositamente un tono di voce alto per la parola pene.
Mi stendo sul lettino e lui prende posto in quello libero al mio fianco, lo guardo male mentre in lontananza sentiamo urlare i suoi amici come fossero al mercato.
《Quindi per abbreviare ti chiamano "pene"?》trattengo un sorriso alle sue parole
《Non solo per quello》metto in chiaro facendogli credere chissà cosa.
Il suo sguardo divertito si tramuta in qualcosa tra lo schifato e lo stupito, la bocca leggermente schiusa mentre abbassa gli occhi e li punta sulla parte inferiore del mio costume.
《Ehi!! DANNAZIONE!!》sbraito sconcertata. Lo guardo con gli occhi sgranati prima di lanciargli l'asciugamano in faccia
《Ti sembro un uomo? Sul serio sei così credulone e stupido?》domando sorpresa, sentendomi un pizzico a disagio.
Capisco di non avere queste grandi forme, ma le tette... santo cielo, quelle si vedono un minimo, la voce senti che è quella di una ragazza, il viso, i capelli, tutto!
《Stavo solo scherzando, piccoletta... Non sei niente male tutto sommato》sussurra a bassa voce prima di alzarsi. Mi sorride in un modo così accattivamente che mi viene la pelle d'oca solo a guardarlo.
《Liam!! Vuoi lanciare quella palla o no?!》urla uno dei suoi amici.
Non mi rendo conto di trovarmi tra le sue braccia finché non fa finta di lanciarmi di testa verso i suoi amici.
Tiro un urlo strozzato per la sorpresa e in men che non si dica mi ritrovo immersa dall'acqua gelida e con un mare di bolle a farmi compagnia.
Quando riemergo ci metto un po' a capire che quel deficiente mi ha lanciata in acqua senza alcuna fatica.
Mi guardo intorno per fare tre cose: cercarlo, trovarlo, ucciderlo.
Ma tutto va in fumo quando qualcosa di viscido mi sfiora la caviglia.
Tiro un urlo così acuto che tutte le persone sulla spiaggia si girano per guardarmi.
《Che cazzo era?》strillo agitata iniziando a sbracciarmi in acqua.
Mi ritrovo a nuotare nello stile del cane visto che non so fare altro, ciò non mi aiuta un granché quando qualcosa mi afferra la caviglia.
Tiro un calcio con la gamba libera e un istante dopo Liam riemerge alle mie spalle, con una mano contro la fronte.
《Mi hai fatto spaventare brutto idiota!》lo schizzo con un po' d'acqua arretrando di qualche passo per raggiungere un punto in cui tocco.
《Per quanto starai qui?》mi chiede con nonchalance mentre io arranco da cinque minuti e a momento annego.
《Due settimane più o meno. Perché?》lo guardo confusa, sospirando di sollievo quando finalmente i miei piedi toccano la sabbia umida.
《Perché ho il presentimento che mi ucciderai prima della fine della vacanza. Due settimane sono tante cazzo!》commenta divertito lanciandomi un po' d'acqua.
Una risata genuina esce dalle mie labbra, mi passo le mani sul viso prima di stendermi a filo con l'acqua e fissare il cielo blu
《Forse sono stata mandata qui nelle vesti di un angelo della morte》biascico in un sorriso facendomi cullare dalle onde.
È estremamente rilassante stare così, non c'è niente, non vedi niente a parte il cielo chiaro e calmo, non ti disturba nulla; c'è solo la pace dei sensi a farti compagnia.
《Sono troppo giovane e attraente per morire》commenta con voce estremamente rilassata. Alzo il capo leggermente, trovandolo quasi al mio fianco nella stessa posizione.
《La morte non guarda in faccia a nessuno!》mormoro con voce oscura, quasi horror mentre lui inizia a ridere e torna a mettersi dritto.
《Senti, morte-PENElope, non mi hai ancora detto il tuo nome》esclama divertito posizionandosi al mio fianco.
Sposto lo sguardo sul suo viso, con il sole alle spalle sembra quasi un angelo caduto dal cielo, una visione celestiale tutto muscoli e bei sorrisi.
《Cherie》annuncio amichevolmente, sorridendogli dalla mia posizione sdraiata.
Mi guarda con attenzione, come se fossi una sorta di fiore raro 《Cherie...》mormora assorto.
Un brivido mi percorre la schiena per il modo in cui la sua bocca pronuncia il mio nome, così delicatamente e a tempo stesso accattivante, le labbra carnose che si increspano per un attimo in avanti, con una precisione tale da farmi ricordare Dylan e la sua voce.
Mi tiro su di scatto e, quasi correndo torno a riva verso il mio sdraio. Deglutisco a vuoto afferrando l'asciugamano e senza curarmi di nulla afferro le mie cose e vado via.
Ogni dannata cosa mi fa pensare a lui. Un paio di labbra che pronunciano il mio nome, un paio d'occhi azzurri che non sono i suoi ma, che in un modo o in un altro, mi fanno pensare ai suoi. Quell'unica casa costruita con il legno in mezzo a mille case di pietra mi fa tornare alla mente lui, il profumo di questi fiori mai visti in vita mia mi fanno ricordare il suo, quell'unico profumo che riconoscerei tra mille; proprio lo stesso che sento riempirmi i polmoni in questo istante, con dei respiri così lunghi e profondi da farmi bruciare dall'interno.
Quando alzo il viso vedo un azzurro profondo, non è quello del cielo, non è il colore del mare che si staglia per chilometri di fronte a me, non è la pittura di cui sono ricoperte porte e finestre.
È il suo azzurro, i suoi occhi.
《Dylan》la mia voce esce in un sussurro praticamente invisibile, anche le mie labbra si muovono a malapena sotto i suoi occhi fissi su di me.
Le braccia muscolose stese lungo i fianchi, immobili. I capelli scuri accarezzati dal vento, dio... quanto sono gelosa di questo stupido vento, quanto vorrei essere lui in questo momento; venderei una parte di cuore per poter toccare quella chioma morbida che tanto amo, la stessa che ho accarezzato per quindici lunghi anni.
Vorrei essere il sole, vorrei prendere il suo posto per poter sfiorare e riscaldare la sua pelle liscia e abbronzata, la stessa che ogni notte abbracciavo delicatamente.
Ma soprattutto, letteralmente, venderei l'intero cuore per poter essere lei. Carly.
Sta al suo fianco senza sapere e capire niente. Sorride mentre afferra la mano del mio migliore amico, le loro mani intrecciate sembrano colmare ogni spazio tra le loro dita.
"L'ha portata qui."
In questo preciso istante, sto ringraziando Liam per avermi lanciata in acqua, per il semplice fatto che le lacrime per lo meno si confondono con le gocce già esistenti mentre li supero a testa alta ed entro nella mia stanza.
"Voglio tornare a casa" penso, piangendo silenziosamente contro un cuscino che non mi appartiene e che non mi conosce.
Che la guerra abbia inizio! Ah si, anche le pessime figure🤗😈😈😈
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