#1 - SFIDA

Eccoci di nuovo qui, cari concorrenti!

Abbiamo conteggiato tutti i voti e abbiamo detto che le due storie che dovranno affrontare la sfida per l'immunità di squadra sono:

- Questa non è una favola Disney di BlondeAttitude_
- I fantasmi di Tharsis di PaoloBassan

I due estratti, cavalli di battaglia, che mi hanno inviato le due storie verranno letti dalla commissione interna e l'estratto che riceverà la maggioranza di voti a suo FAVORE darà a tutta la sua squadra l'immunità dall'eliminazione. Ciò vuol dire che le sfavorite della sua squadra non rischieranno di essere eliminate.

L'estratto che perde, invece, condannerà le sfavorite della sua squadra ad affrontare la cerimonia di eliminazione.

Miei bellissimi giudici LatSakunosukeXJonSnowXQueenOfVilebloodsCloyThePhoenixMirkoTerrana e Niijika i due estratti verranno incollati IN QUESTO CAPITOLO.

Il vostro responso, però dovrete lasciarmelo nei messaggi privati.

Quindi: leggete i due brevi estratti e al termine della lettura contattate la pagina in privato scrivendo il titolo dell'estratto che avete apprezzato di più e anche la MOTIVAZIONE VALIDA.

Spero di essere stato chiaro, altrimenti vi ricordo che siete liberi di chiederci qualsiasi cosa circa il regolamento.

Prima di lasciarvi ai due estratti vi ricordo che avete tempo fino a GIOVEDÌ 23 MARZO 2023 ALLE ORE 16:59 per terminare il lavoro. Ogni ritardo non avvisato verrà punito con la squalifica immediata e con l'esonero da ogni nostra attività.

Via alle danze!

Estratto di Questa non è una favola Disney

Me ne stavo seduta accanto a lui, una sigaretta accesa tra le dita lasciata fumare più dal vento che aspirata, le volute di fumo disperse nell'aria a creare strani giochi di ombre. Persa. Sui contorni di quelle labbra screpolate, su quell'accenno di barba a scurire la linea della mascella, sulla curva di quel naso un po' storto e comunque bellissimo.

Glielo aveva rotto suo padre. Due volte. Glielo avevo raddrizzato io, a mano. Due volte.

Ma neanche questo non era riuscito minimamente a scalfire la sua bellezza.

Inclinai la testa e mi morsi la lingua. Io non ce l'avevo il coraggio di dirgli che me la sentivo addosso quella sensazione che lo avrei amato per tutto il resto della mia vita; però ne avevo tutta la voglia, di quelle voglie che non passavano mai.

Ed era forte, insopportabile, la voglia in quel momento. Corrosiva, bruciava assieme all'ossigeno dentro i miei polmoni, rendendo insostenibile anche un'azione naturale come il respirare. Sarà stata quella calma estatica, quel silenzio, quella rilassatezza di sottofondo che faceva sembrare tutto un sogno. Non lo so, magari a distanza di tempo il mio cervello sta cambiando le carte in tavola, ma sono certa stavo per dirglielo che ero innamorata di lui, che mi sentivo strappare via un pezzettino di me ogni volta che eravamo così vicini e non potevo toccarlo, che avrei fatto qualsiasi cosa pur di lasciare liberi i polpastrelli di vagare su quell'autostrada di vene sul suo braccio.

Invece, ero costretta tenerli sempre a bada, assieme ai miei ormoni impazziti di adolescente.

In quel momento, in particolare, li tenevo impegnati ad accanirsi su un buco nelle calze: ci infilavo un dito dentro, ne contorcevo l'orlo fino ad allargarlo, slabbrarlo come una pozzanghera.

«Lù?»

«Mh?»

«Tu ci credi nell'amore?»

«Ci hanno scritto dei libri, Pù. Deve essere la solita favola che si racconta per mandare giù altra merda.»

«Ah.»


Estratto di I fantasmi di Tharsis

Le placide acque di un laghetto circondato da ripide scogliere rilucevano illuminate dal crepuscolo. Il silenzio avvolgeva la sera e non si vedeva anima viva, eccetto una solitaria anatra che nuotava lentamente, cercando pesci di cui nutrirsi.

Improvvisamente, il rumore di uno sparo ruppe il silenzio: l'anatra si alzò starnazzando in volo, puntando nella direzione opposta. Dopo pochi istanti, altri due colpi risuonarono in rapida successione.

Una donna correva ansimando, i capelli mossi dal vento. Era inseguita a breve distanza da un uomo armato. Dalla sua prospettiva, non poteva rendersi conto di star correndo esattamente verso il piccolo lago: il pendio roccioso che lo nascondeva alla vista sembrava una normale collina.
«Ferma!» urlò l'uomo, sparando un colpo in aria.

La donna non si voltò, e continuò a muoversi a zig zag, prendendo riparo dietro le rocce più grosse e risalendo il pendio.

L'uomo sparò un altro colpo, questa volta diretto contro di lei. «Stavolta non mi scappi!» urlò. Il proiettile le passò molto vicino, rimbalzando su una roccia.

La donna si nascose dietro a un macigno e guardò davanti a sé: la cima era poco distante. Una volta raggiunta, avrebbe avuto un piccolo vantaggio sul suo inseguitore, e avrebbe potuto seminarlo. O almeno, così credeva.

Scattò verso la cima, aspettandosi un nuovo sparo che però non giunse. Si inerpicò fra le rocce dando fondo a tutte le sue energie, ma quando arrivò in cima si fermò di colpo.

Era davanti a un lago circolare, di origine vulcanica o craterica, circondato da rupi. E lei si trovava esattamente nel punto più alto. Sotto di lei, un salto di almeno venti metri la separava dall'acqua.

Il suo inseguitore la raggiunse muovendosi con calma. Ormai per la sua preda non c'era scampo. Con deliberata lentezza, le puntò contro la pistola.

«La corsa è finita.» le disse in tono pacato. «Arrenditi.»

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