JON

Grande Inverno era diventata tutta bianca.

Soffici fiocchi di neve avevano ricoperto tutti i tetti e le strade.

Neve. Snow. Come il suo cognome.

Quel giorno erano giunti dalla Barriera alcuni guardiani della notte. Tra loro c'era anche Benjen Stark, Primo Ranger e fratello minore di lord Eddard.

Jon era felice di rivedere suo zio dopo tanto tempo.

«Allora, ti ricordi le parole del giuramento?» gli domandò Benjen.

«Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sulla Barriera. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire».

«Molto bravo. È tutto giusto».

Ogni volta che suo zio veniva a Grande Inverno, faceva sempre questo gioco con lui: se ripeteva correttamente le parole del giuramento riceveva una moneta d'argento, altrimenti gli veniva lanciata una palla di terra in faccia.

«Te la sei meritata» gli fece l'occhiolino e poi si avviò all'interno del palazzo.

«Jon, Jon» lo raggiunse Robb.

Gli sussurrò qualcosa all'orecchio e lui non poté fare a meno di sorridere e annuire.

Loro due insieme erano una minaccia costante.

Theon Greyjoy, mentre passava di lì, vedendoli confabulare, sorrise e disse: «Niente scherzi!».

Oh, lo "scherzo" ci sarebbe stato. Questo era sicuro. Non a lui però. Greyjoy era troppo veloce.

Jon Snow e Robb si dileguarono, fischiettando allegramente.

Giunti sopra il portale, ammassarono un gran mucchio di neve. Appena qualcuno fosse passato sotto, gliela avrebbero fatta cadere addosso.

Si resero, però, conto che una sentinella dei guardiani della notte si trovava sulle mura attorno al cortile. Se avesse detto qualcosa, il loro piano sarebbe fallito.

«Ti prego, non dire nulla» la implorò Robb.

«Per favore» continuò Jon.

Il confratello in nero li osservò attentamente. Poi si portò un dito davanti alla bocca e mimò il gesto del silenzio. No, non avrebbe parlato.

I due fratelli gli sorrisero grati, quindi si concentrarono sul loro scherzo, aspettando che passasse qualcuno.

In effetti passarono alcune persone: Rodrik e suo figlio Jory, Eddard e Benjen...

Ma, con loro, era meglio non rischiare.

Finalmente arrivò qualcuno di interessante: Tommard, o meglio, Tom il grasso.

Jon e Robb si guardarono, annuendo. Appena Tom fu sotto il portale gli scaricarono la neve addosso.

Il povero soldato fu completamente sommerso da quella soffice massa bianca.

I due fratelli si diedero il cinque e poi scoppiarono a ridere.

Tom il grasso si riprese dallo "shock", si alzò e incominciò ad inseguire, attorno al cortile, gli autori del misfatto.

Tuttavia, tra tutti gli armati di Ned Stark, lui era il più lento.

Nonostante tutto non demorse e continuò a correre finché le sue gambe glielo permisero.

Poi, esausto, rosso in faccia come una mela d'autunno, si lasciò cadere.

Robb e Jon, anch'essi rossi e stanchi, si sedettero accanto a lui.

«Piaciuta la neve?» scherzò il figlio bastardo del lord di Grande Inverno.

«Non trovi che abbia un ottimo sapore? Magari potresti mangiarla al posto di un cervo!» lo prese in giro il primogenito dei fratelli Stark.

Tommard li guardò truce, poi scoppiò a ridere.

«Molto divertente. Davvero».

Continuò a ridere.

«È partito» sussurrò Robb a Jon.

Altre risate, risate e risate.

Poi Tom tornò serio e cominciò a cantare "L'ultimo dei Giganti":

Ooooh, sono l'ultimo dei giganti,

il mio popolo non è più su questo mondo.

L'ultimo dei grandi giganti delle montagne,

che alla mia nascita dominavano tutto il mondo.

Ooooh, il piccolo popolo ha rubato le mie foreste,

mi ha rubato le colline e i fiumi d'argento.

E hanno costruito una grande muraglia attraverso le mie valli,

e pescato tutti i pesci dai torrenti.

In sale di pietra bruciano i loro grandi fuochi,

in sale di pietra forgiano le loro acuminate lance.

Mentre solo io cammino nelle montagne,

con la sola compagnia delle mie lacrime.

Con i cani mi danno la caccia nella luce del giorno,

con le torce mi danno la caccia nel buio della notte.

Perché questi uomini sono piccoli e mai potranno ergersi,

mentre i giganti ancora camminano nella luce.

Ooooh, io sono l'ultimo dei giganti.

Perciò imparate bene le parole del mio canto.

Perché quando io sarò andato, anche il canto svanirà,

e a lungo, molto a lungo, il silenzio durerà.

«È decisamente partito» bisbigliò Jon.

«Tom, perché hai cantato questa canzone? Tu non sei un gigante, sei grosso... cioè grande... insomma... hai capito, no?» farfugliò, imbarazzato, Robb.

«I guardiani della notte» disse solo e poi se ne andò.

«E che cosa vorrebbe dire?».

«La "grande muraglia" è la Barriera e i confratelli in nero sono coloro che danno la caccia al gigante» tentò di spiegare Jon.

«Si, ma che cosa centra col fatto che noi abbiamo tirato addosso della neve a Tommard?».

«Oh!» esclamarono all'unisono, capendo. O credendo di aver capito.

Si guardarono e scoppiarono a ridere.

«Quel Tom...» stava dicendo Robb, quando una palla di neve gli finì dritta in faccia.

Una seconda colpì Jon in testa.

Arya, Bran e Rickon erano poco distanti da loro. Le loro mani erano piene di palle di neve.

Questa era una dichiarazione di guerra. E se volevano la guerra, allora l'avrebbero avuta.

«Vieni avanti, sorellina. Dai, vieni» disse ad Arya.

«Non sono così stupida, Jon».

Il ragazzo balzò in avanti, prese della neve, la lanciò e mancò la sorella per un soffio.

«Gran mira, davvero».

«Non ti conviene prendermi in giro. Questo era solo l'inizio».

«E se l'inizio è questo, allora siamo a posto».

Bran e Rickon scoppiarono a ridere e lo stesso fece Robb.

«Ehi, ma tu da che parte stai?».

Altra palla di neve in testa.

Tutti risero più forte.

«La tua testa attira le palle di neve, Snow» affermò Theon Greyjoy, l'autore del lancio.

«Hodor, hodor!» disse Hodor che passava di lì.

«Ora vedrete!» annunciò Jon, partendo alla carica.

La giornata passò. Tutti erano bagnati e coperti di neve.

Non aveva importanza chi aveva vinto perché era stata una bella, allegra giornata sotto la neve nel cortile di Grande Inverno.

Jon Snow ed i suoi fratelli. Fratelli, non fratellastri.

Non aveva importanza se lui non era figlio di lady Catelyn, loro erano e sarebbero stati per sempre i suoi adorati fratelli.


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