27. Artemisia Gentileschi
Se c'è una persona di cultura che mi piacerebbe incontrare è proprio Artemisia Gentileschi: ogni volta che guardo un suo quadro scoppio a piangere, non so il motivo, ma mi colpiscono maggiormente rispetto agli altri...
Era cresciuta nella bottega del padre imparando l'arte di dipingere: Artemisia era una donna del suo tempo fuori dal tempo, era talmente affamata di vita e curiosa che fu persino un'allieva prediletta di Caravaggio e un'amica intima di Galileo Galilei.
Posso solo immaginare cosa provò quando subì quello strupro, poi il processo, i continui interrogatori aggressivi e persino il controllo dell'imene (per certificare la perdità della sua verginità in seguito alla violenza) e lo stigma sociale che vi seguì, perché sì Artemisia in quel periodo non dipinse più e non uscì nemmeno più di casa per quello che le fecero. Eppure lei non demorse, nonostante la tortura in cui rischiò di perdere le dita e i sonetti che la dipinsero come una "zoccola bugiarda che andava a letto con tutti" (le cose non sono tanto cambiate rispetto a oggi!).
Neanche suo padre fu d'aiuto; era opprimente e iperprotettivo con lei.
Sposandosi in un matrimonio riparatore con Pierantonio Stiattesi, un pittore di modesta levatura, che scialacquava anche quello che Artemisia guadagnava con il suo lavoro, si trasferì a Firenze e lì fece come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri... (la condanna allo stupratore arrivò nel 27 novembre 1612).
Ebbe una vita piena, nonostante gli obblighi sociali della sua epoca, nonostante fosse derisa e presa poco sul serio ovunque andasse, e Artemisia fu una persona di cultura che visse d'arte con una sua bottega, amici intimi impareggiabili e corti reali londinesi.
Probabile fu la peste a strapparla alla vita nel 1956, dato che vi fu un'epidemia terribile a Napoli; gli storici sono risaliti alla probabile morte grazie alle sue ultime opere e lettere scambiate con il suo assistente.
Sinceramente pianta dalle due figlie superstiti e dai pochi amici che le erano rimasti, alcuni personaggi dell'epoca non persero occasione di scenirla anche nella morte chiamandola con il sonetto che andava a finire con "Sono fatta Gentil'esca de vermi" (cito testuale).
Quindi concludo questo capitolo con un sonetto che avevo scritto alle superiori e scrissi sul mio libro di Storia dell'arte ai due buon temponi dell'epoca:
"Carissimi Giovan Francesco Loredano e Pietro Michiele / l'è divertente questa bischerata / se Gentil'esca è fatta de vermi / di voi e dei vostri sciroccati sonetti / non s'è ricordano manco i cenci!"
MIC DROP.
E tu? Hai qualche personaggio storico che ti piacerebbe incontrare (se solo potessi)?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ;)
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