When the party's over

Il suono incrociato dei loro cellulari aveva fatto sobbalzare Becca e Dan.
- E' Indi, strano - aveva preso da poco lontano il telefonino Becca, mentre si abbassava leggermente l'orlo della gonna.
- Già, a me sta chiamando Newt - aveva fatto lo stesso lui stirandosi nello stesso momento la maglietta bianca macchiata di vernice colorata.
Era stata una questione di pochi secondi e i due si erano guardati con un misto di preoccupazione e terrore negli occhi.
- Spero non abbia fatto qualcuna delle sue cazzate. Dobbiamo muoverci - Becca si era alzata secca puntando gli occhi scuri sul moro - Dani...
- Sì, lo so - l'aveva fatta passare avanti guardando il profilo della ragazza scendere le scale con eleganza, pronta per la fine del mondo che si prospettava.

- Cosa è successo qui!? - la scena nel retro della fabbrica non prefigurava la fine del mondo, ma il momento in cui ormai era esploso tutto.
- Non lo sappiamo - aveva risposto Leo, l'unico che sembrava mantenere ancora un briciolo di tranquillità, a Dan - E' dalle 3 che la cerchiamo ovunque e adesso l'abbiamo trovata qui in questo modo.
- Sì Leo - si era intromessa Becca - Ma COSA è successo? - gli aveva lanciato un'occhiata vuota alla ricerca di risposte che il ragazzo poteva solo supporre e che quasi tutti avevano capito.
- Dobbiamo chiamare il 112 o Prim potrebbe andare seriamente in coma - aveva spezzato la pesante tensione Indi.
- Hai ragione - l'aveva sostenuta Newt - Lo chiamo io, voi intanto controllate che non sia svenuta o potrebbe veramente essere il peggio.
Senza farselo ripetere, Becca e Vic si erano lanciate sul corpo di Prim.
- Prim...Prim- la bionda con schiaffi leggeri aveva provato i riflessi dell'amica, la quale sembrava reagire, anche se in minima parte.
- E' sveglia.
- Sì, ma non credo che lo sarà ancora per molto se l'ambulanza non arriva in fretta.
- Hanno detto che faranno il possibile - si era avvicinato Newt - Per fortuna la città stasera sembra spopolata.
- Faranno in fretta, state tranquilli - Indi, come sempre, tentava di mantenere la calma, anche se i suoi occhi, preoccupati posati di tanto in tanto su Spierre, facevano un fortissimo contrasto.
Per tutto il tempo, fino a che l'ambulanza non era arrivata con lampeggianti e sirene spiegate, Spierre se ne era rimasto seduto poco distante, con la testa poggiata su una mano e gli occhi bassi sui suoi amici, solo un breve tratto di terrore e conforto alla visione dell'ambulanza che, senza fare troppe domande, portava via Prim.
- Dite che dobbiamo andare anche noi? - aveva chiesto Vic ancora illuminata dal blu e il rosso.
- Forse dovremmo, Prim sarebbe contenta di vederci se si svegliasse già in mattinata - le aveva risposto la cugina, iniziando subito a incamminarsi verso la macchina del suo ragazzo, seguita da tutti.

Come aveva fatto ad arrivare a quel punto? Il ragazzo sapeva perfettamente che quelle settimane erano state una merda quasi assoluta per lei: i suoi genitori si erano separati dopo che Cliff aveva scoperto i tradimenti di Robin e se ne era andato di casa portandosi via Tom, ma Prim non aveva mai dimostrato di stare davvero male per tutta questa situazione: si era sempre dimostrata forte davanti agli ostacoli che la vita le stava mettendo sulla strada.
Per questa ragione ora Spierre se ne stava attonito sul sedile posteriore della Cadillac CT6 di Newt, mentre la Toyota Swift di Leo sfrecciava tra le vie vuote di Bret-y-Avon: si sentiva in colpa dopo il litigio che aveva avuto quella sera stessa con Prim, sentiva come se fosse sua la colpa del crollo emotivo che aveva portato la ragazza a ubriacarsi. Lui non aveva assolutamente cattive intenzioni con lei, anzi, quella discussione era frutto dell'affetto vero che provava per lei, voleva tentare di comprenderla ma Prim, negli ultimi tempi, sembrava tirare su un muro ogni volta che lui tentava di avvicinarsi.
E ora...Ora lui se ne stava a cercare disperatamente dal finestrino l'ambulanza dove giaceva semi-cosciente la ragazza dai capelli lavanda, mentre la paura e il senso di colpa gli stringevano la gola e gli rivoltavano lo stomaco.
- Non è colpa tua - si era girata Indi verso di lui, sporgendosi leggermente dal sedile anteriore. La ragazza aveva una capacità infinita di comprendere i sentimenti altrui, trovando sempre una parola buona per chiunque. In questo caso però la dolcezza della messicana sembrava non riuscire proprio a calmare il ragazzo sul retro, che fissava l'asfalto veloce.
- Lascialo stare - aveva sussurrato Newt alla sua ragazza per farla desistere dal tentativo di risolvere qualcosa.
In quel momento l'ospedale sembrava maledettamente lontano, e anche se la strada era completamente libera, il tragitto per la salvezza era interminabile, quindi la visione dell'edificio bianco in lontananza fu accolta con estremo sollievo da Spierre, ormai preda di un'ansia insuperabile.

- Abbiamo una ragazza di circa 20 anni con un livello di 3,7 g/l di alcool nel sangue, è richiesto intervento immediato - la voce della giovane infermiera si faceva sempre più lontana, mentre portava via sulla barella il corpo mosso da brividi di Prim.
I ragazzi erano stati costretti a rimanere fuori e avevano dovuto chiamare velocemente la madre della loro amica, la quale, stranamente, si era precipitata.
-Cosa è successo?! - aveva gridato la donna entrando nella sala d'attesa. Finalmente Spierre poteva vedere quella madre che gli era stata descritta come un mostro dalla sua amica: non molto alta, ma con un fisico davvero invidiabile, la giovane donna aveva lunghi capelli scuri e gli stessi verdi occhi magnetici della figlia, cosa che inquietava e allo stesso tempo addolciva il ragazzo.
- Sua figlia ha avuto un crollo emotivo e ha deciso di ubriacarsi. Noi l'abbiamo trovata sul retro della centrale dove ci incontriamo di solito circondata da bottiglie e lattine vuote - aveva proferito Becca con calma ed educazione, subito sostenuta da Dan - Se avessimo saputo che non stava bene avremmo fatto qualcosa prima, ci spiace davvero tanto...
Entrambi si sentivano sinceramente in colpa per non essere stati presenti quando il fatto era effettivamente accaduto.
- Abbiamo cercato di chiamare un'ambulanza il prima possibile, così da evitare ogni ripercussione grave - aveva detto Vic con una maturità rara.
Il viso della signora Morgan si era fatto lentamente sempre più rosso, l'eruzione di ira era sull'orlo di traboccare, ma, sbalorditivamente, i suoi grandi smeraldi si erano fatto acquosi e la donna era scoppiata in un pianto irrefrenabile.
- Sono una madre di merda - aveva detto tra una lacrima e l'altra - mia figlia stava male da fin troppo tempo e io non me ne sono mai accorta.
Robin era crollata sulla sedia di plastica verde e il corpo aveva iniziato ad essere mosso da forti singhiozzi, sembrava tanto un cucciolo di foca che fissa la sua fine imminente davanti all'enorme orso bianco. Nessuno dei ragazzi aveva veramente il coraggio di negare quell'affermazione, ben sapendo un po' tutti che quella non era altro che la verità: Leo la fissava un po' allucinato, come anche Newt, Indi sembrava voler dire qualcosa ma le parole le morivano in gola, mentre Vic scrollava la testa dietro di lei, seguita da Becca e Dan, che invece teneva gli occhi bassi.
- Signora, non voglio mancarle di rispetto, ma nessuno di noi può negare ciò, Prim ci ha raccontato cosa ha dovuto subire...Ma non è questo che voglio dire, mi ascolti...Ormai quello che è successo è passato, l'importante ora è il futuro. Per fortuna i medici sono riusciti ad intervenire in tempo e sono certo che sua figlia starà bene d'ora in poi, quindi quello che intendo dire: cerchi di cancellare i gesti passati con le sue azioni future e vedrà che April la perdonerà - era stato Spierre a parlare, apparentemente rinsavito dal suo stato di trans, ma con un senso di colpa che lo uccideva: che il litigio con Prim avesse peggiorato una situazione già pessima? Per quando continuasse a pensarci, la cosa gli sembrava troppo strana, avevano già discusso, ma mai lei era arrivata a quel punto. Era solo una la conclusione: aveva avuto un pessimo tempismo e nulla più.
La signora Morgan era scioccata, con gli occhi ancora lucidi aveva alzato la testa di scatto e aveva preso a fissare intensamente il ragazzo seduto al suo fianco, le brillava lo sguardo liquido.
- Tu devi essere Spierre - aveva ammesso lei con un sorrisetto che lasciava intendere di saperla lunga
- Scusi?!- era la volta del ragazzo di essere sorpreso - Come fa a saperlo?
- Oh, ragazzo mio... Anche se sono stata una pessima madre, so perfettamente riconoscere il ragazzo di mia figlia...
Silenzio.
Il telefono trillava sul vociare leggero delle persone nella sala d'aspetto, mentre qualche infermiera passava cigolando con il carrello dei medicinali e le porte di plastica pesante sbattevano sotto il colpo irruente dei volontari delle ambulanze che trasportavano pazienti urlanti. Vic ridacchiava senza tatto, mentre Becca cercava di farla tacere. Dan era palesemente a disagio, come anche Leo e Newt, i quali erano soffocati nella loro stessa saliva, uno per la sorpresa e l'altro per la paura, mentre Indi aveva spalancato gli occhi terrorizzata, sapeva dove sarebbe andata a parere la donna.
Il disagio era palpabile, tanto da potersi tagliare come il burro: - O almeno, penso tu sia il suo ragazzo: vi ho visti baciarvi sotto casa...
Merda.
Merda.
- Voi cosa?! - aveva urlato Dan, perdendo in un istante tutta la sua pacatezza.
- Lo sapevo...- aveva sussurrato Vic mentre cercava di trattenere il suo migliore amico per un braccio, mentre Becca tentava con un braccio allungato di fare lo stesso.
- No, aspetta Dan.
- Forse è meglio se sto zitta per adesso - aveva sussurrato Robin, rendendosi conto di quello che aveva provocato.
- Dai, spiegami! - Dan si sentiva montare in petto una rabbia strana, una ferocia che non aveva mai provato.
- Sì, è vero, io e Prim ci siamo baciati, ma lei era ubriaca e quindi non se lo ricorderà mai, quindi non ne abbiamo più parlato.
- Ma sei scemo? - si era intromesso Leo che, conoscendo anche l'altro lato della storia, non riusciva più a trattenersi - Siete amici da secoli e tu non hai voluto chiarire con lei...
- Non mi sembrava una cosa necessaria! - Spierre aveva risposto stizzito - Siamo solo amici, fine.
- Ah no, certo, perché è normale amicizia il modo in cui vi comportate voi due...- gli aveva risposto Vic, anche lei infastidita dal comportamento del ragazzo.
- Solo che tu non hai mai avuto il coraggio di fare qualcosa con lei- era sopraggiunto Newt.
-Cosa hai detto? - Spierre gli era arrivato a pochi centimetri di distanza.
- Sei codardo! - aveva trovato la persona sbagliata con cui litigare, visto il temperamento di Newt.
Spierre ringhiava, il viso palesemente arrossato dal nervoso, le mani prudevano dall'istinto di strappare quel sorrisetto da ebete al suo migliore amico.
- Se avessi voluto trombarmela almeno non lo avrei fatto con l'aiuto dei miei amichetti!
- Oh oh oh - Dan si era piazzato in mezzo ai due - Spierre, sei impazzito completamente? - gli occhi grigi lampeggiavano con quello strano sentimento che sentiva nel fondo del petto - Non ti riconosco più...- aveva abbassato il braccio con cui si poggiava su di lui - Stai facendo male a tutti qui, soprattutto a Prim - lo aveva fissato: senza che nessuno dicesse nulla, aveva capito tutto e aveva sentito empatia per Prim, un'empatia così forte da spezzare il cuore a lui stesso.
- Cosa intendi dire?
- Non capisci nemmeno lontanamente quanto faccia male essere i soli a provare qualcosa per qualcuno, quanto coraggio ci voglia prima di fare un passo perché ti senti insicuro, perché hai paura del rifiuto, di rovinare tutto, tutto quello bello che c'è tra di voi - aveva fatto un sospiro profondissimo - Prim ha le palle, cazzo se ha le palle: lo ha fatto, se ne è fregata e ha fatto quello che desiderava da mesi, ma tu non lo capisci, per te è stata solo una delle sue tante bravate, delle stupidaggini che fa quando è ubriaca.
- Stai cercando di farmi sentire in colpa?
- No Spierre, sto cercando di farti capire qualcosa che hai dato per troppo tempo per scontato: Prim. Spierre, non sono arrabbiato perché non me lo hai detto, tutti abbiamo qualche segreto - lo sguardo verso Becca era stato impercettibile, tanto che nessuno se ne era minimamente accorto - Ma sono arrabbiato perché questo non sei tu, questo non è il tuo modo di comportarti con le persone che ti circondano, soprattutto con Prim.
- Dan, la stai facendo più grossa del dovuto: ci siamo solo baciati ed è stato un errore.
- Un errore che hai fatto però - gli aveva puntato gli occhi in viso - E lo hai fatto consapevolmente! - aveva preso una breve pausa - Non sono io che la sto facendo più grossa del dovuto, sei tu che sai sottovalutando la situazione: ok, vi siete solo baciati, ma non siete due sconosciuti, non hai baciato una tipa in discoteca a caso, ma una tua amica, forse la migliore che hai qui. Non dico che questo sia l'inizio della storia della vita, ma come minimo le devi un chiarimento. Non capisco il tuo comportamento - Spierre se ne stava lì, con il viso basso, in silenzio, senza parole - Per te non vuol dire proprio nulla quello che è successo?
-Per me sì! - aveva avuto uno scatto, gli occhi glaciali che brillavano leggermente umidi - Per me vuol dire qualcosa, vuol dire molto, troppo. Ma per lei? Cazzo Daniel, era ubriaca, come sempre, e come sempre ha fatto qualcosa di cui non era consapevole. Ma sono io quello che non riconosci, sono io che gioco con i sentimenti degli altri, sono io quello che non vuole chiarire, giusto? Non pensi che io lo abbia fatto per non sentirmi dire sempre le stesse cose: "Ah, davvero è successo?", "Non mi ricordo niente", " Ma sì, fai finta di nulla, ero ubriaca, non ero nelle mie facoltà". Capisco che abbia una vita di merda, capisco che se beva è per non pensare a quello che la circonda e che le fa male, però io cosa c'entro? In tutto questo tempo, le ho fatto solo male? Beh, credo di averlo fatto qualche volta, sì, ma come lei ne ha fatto a me ogni volta che ha fatto cose senza pensare a me. E questo è solo l'ennesimo esempio di come lei si comporta: senza prendersi le sue responsabilità, senza consapevolezza, facendo soffrire tutti, tutti tranne lei.
- Ti sbagli - Becca aveva interrotto Spierre - È vero, Prim fa spesso le cose senza pensare, ma sai anche tu che non lo fa in malafede - aveva visto un cenno di assenso nel viso di Spierre - Ma stavolta è diverso: per una rara volta ha fatto qualcosa consapevolmente - la ragazza si era girata verso Dan e gli aveva sorriso, girandosi poi di nuovo verso il maggiore - Dani ha ragione: non era ubriaca, non tanto almeno, solo quel poco che le bastava per fare qualcosa di cui non aveva il coraggio.
Il discorso era stato interrotto da un dottore sulla cinquantina, il tempismo perfetto, chiedendo della signora Morgan, la quale era corsa subito a parlare con lui, ma Becca non si era fatta distrarre.
- Spierre, capisco che tu ti senta ferito dal comportamento di Prim perché avrebbe potuto benissimo fare lei il primo passo verso di te, ma non ti immagini neanche quanta fatica le è costato tutto questo: sai anche tu quanto alle volte possa essere insicura nonostante l'apparenza, quanto sia fragile nonostante l'aria da dura tutta d'un pezzo e che, appena vede che le cose non vanno come crede, crolla. Ecco, credo che non vedendo nessuna reazione da parte tua, lei sia crollata. Non sto dicendo che la sua ubriacatura sia causa tua, non lo credo per nulla, penso solo che abbia dato il colpo di grazia al suo stato già barcollate - aveva abbassato la testa e sorriso - Penso che lei si sia costruita tutto uno scenario in testa: se le cose fossero andate male avrebbe dato la colpa all'alcool e tutto sarebbe finito in un po' di imbarazzo e basta. E invece no, non è successo nulla e questo le ha fatto più male del dovuto perché non ha capito, perché è rimasta nel limbo del dubbio: non sa se è l'inizio di qualcosa, un caso della vita o solo due persone che si sono sentite sole e hanno voluto farsi compagnia senza doppi fini.
- Io...- Spierre attonito, non aveva pensato a tutto quello, sebbene più o meno fosse il suo pensiero: lui era giunto, da solo, alla conclusione che era stato solo uno stupido bacio e, per quanto avesse fatto fatica, aveva tentato di non pensarci più e ci era passato sopra come nulla - ...cosa posso fare?
-Dovresti chiederlo a lei - aveva preso la parola Robin - Si è svegliata, e credo che vederti per primo possa solo aiutarla ora...Avete tante cose da dirvi...
- Sicura?
- Vai, fidati, conosco mia figlia. Vai da lei e chiarisci, qualsiasi sia la tua scelta.

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