Play me like a violin

Era strano a mezzanotte e un quarto vedere la gente già andarsene dalla centrale, ma quel giovedì sera sembrava che tutto si fosse rallentato: la musica, per quella volta messa in automatico da una playlist qualsiasi, si era abbassata di botto e anche il vociare della strada era andato a perdersi nel rombo delle macchine che si allontanavano. Tutto sembrava attutito, o almeno quella era la sensazione che sentiva Dan.
Non aveva mai davvero amato la ressa che si formava durante quelle serate, ma quello era il suo lato maledettamente timido che lo bloccava in qualsiasi ambito che comprendesse uscire dalla sua "confort zone" formata dai pochi intimi amici. Quel momento però, era completamente diverso: nemmeno i suoi amici gli andavano a genio, addirittura l'aria che entrava dalle finestre rotte sul terrazzino al secondo piano gli dava fastidio alla pelle, gli tagliava le braccia.
- Fuggi anche tu da qualcosa? - una voce femminile era arrivata squillate alle orecchie di Dan sulla musica leggera e lui, riconoscendola, si era subito avvicinato: forse stare completamente solo era davvero troppo anche per lui.
- Anche io? - si era seduto con la schiena su uno dei paletti della recinzione e aveva poggiato la bottiglia di Bacardi a terra - Significa che non sono l'unico - aveva sorriso leggermente.
- Ogni tanto mi piace staccarmi dalla ressa per venire qua a pensare, a godermi un po' la musica in tranquillità - Becca aveva continuato a guardare verso il nulla, prendendo una sorsata da una lattina.
- Pensavo che la pista fosse il tuo habitat naturale.
- Ma anche la rondine migra d'autunno - gli aveva sorriso gentile - Tu invece, come mai sei qui?
- Un po' di malinconia: ho bisogno di pensare un po'.
- Allora ti sono di intralcio in questo momento - aveva riso gentile la bionda, schioccando la lingua.
- Prima di tutto, sono io che disturbato la tua solitudine - Dan aveva allungato la bottiglia verso la ragazza, indicandola con l'indice - Secondariamente, non mi spiace avere qualcuno con cui parlare di questa cosa: ormai tanto è di dominio pubblico - Becca gli aveva puntato gli occhi addosso con fare interrogativo, non capiva cosa intendesse - Sì, io e Vic- aveva preso una sorsata, ricambiando lo sguardo di Becca, che in quell'istante era sbiancata impercettibilmente.
- Ah - si era bloccata - Proprio la persona giusta... - aveva abbassato gli occhi.
- Me lo ha detto Vic che l'hai consigliata tu - non si era sbilanciato per nulla, ma l'espressione quasi di terrore sul viso di Becca lo aveva costretto a continuare - Per questo ti dovrei un favore.
- State insieme? - gli occhi adesso si erano spalancati nelle luci stroboscopiche che arrivavano dal basso.
- No, non è questo.
- Credo di non capire.
- Dai! - aveva tirato su la bottiglia ancora ridendo - Se tu non le avessi detto nulla, io sarei stato ancora qui a deprimermi per una relazione inesistente.
- Però sei comunque qui a deprimerti - aveva riso stavolta Becca lanciando una specie di amo.
- Sai quando ti convinci che una cosa sia in un modo e poi scopri che invece è completamente diversa da come la immaginavi?
- Sì, mi è capitato.
- Ecco - altra sorsata - Non è una delusione pazzesca?
- Sì, direi di sì - Becca stava cercando con tutte le sue forze di seguire il discorso di Dan, ma le sfuggiva come sabbia tra le dita il nesso di tutto quello.
- Bene, credo di aver idealizzato Vic per tutto questo tempo - aveva sorriso vuoto, amaramente.
- Ci stai ancora sotto?
- In realtà, per nulla - aveva risposto candidamente - Sono solo...
- ...svuotato - aveva preso anche lei una sorsata - Lo capisco: per anni ti sei convinto che le cose o sarebbero andate malissimo tanto che tu e Vic non vi sareste più parlati, oppure, se fossero andate bene, sarebbe stato tutto rose e fiori. Invece, ora ti ritrovi con una via di mezzo: le cose non sono andate bene dal punto di vista sentimentale, ma siete comunque rimasti amici. O almeno credo, visto che vi comportate in modo molto normale - Becca aveva puntualizzato, pensando subito alla situazione Prim-Spierre - E adesso è come se avessi perso un pezzo della tua vita, qualcosa che ti "teneva occupato"
Daniel era scioccato, tutto quello che Becca aveva detto era azzeccato in pieno, espresso con parole che non sarebbe mai riuscito a dire: - Mi ha tolto le parole di bocca - l'aveva fatta ridere con delicatezza - Mi pare strano tu possa aver vissuto una cosa del genere.
- E' per questo che ti capisco - aveva lasciato Dan confuso, ma Becca aveva continuato a ridere, forse per nervosismo - Lo hai fatto anche ora tu adesso: mi hai idealizzato - Dan era ancora confuso - Molte persone lo fanno, mi idealizzano: ogni volta spero che non succeda, che non mi vedano solo come una ragazza che ha la vita facile perché è bella, ma come una persona che ha tutti i problemi che ha un essere umano - aveva riso nervosa di nuovo.
- Credo tu stia sbagliando - si era azzardato Dan, l'alcool che cominciava a fare un poco di effetto sulla testa - Io non credo che tu abbia la vita facile perché sei bella, ma perché hai carattere e i piedi per terra: non ti faresti mai trascinare in una cosa che ti fa stare male, sei troppo indipendente per startene lì a subire - si era fermato, ma aveva subito ripreso - Però potrei sbagliarmi, potrei averti idealizzato per davvero: è difficile esprimere un pensiero su qualcosa che non si conosce bene - l'aveva guardata leggermente di sbieco.
- Sai cosa mi fa ridere?
- Cosa?
- Nonostante ci parliamo pochissimo, tu sei stato la prima persona che ho visto la sera in cui vi ho conosciuto.
- Ah, bell'inizio - l'aveva fatta ridere ancora.
- Tu scherzi, ma appena sono entrata nella centrale e ho sentito che stava girando "One kiss" di Dua Lipa, ho pensato se anche va male la serata, almeno la musica mi piace - aveva preso un ultimo sorso dalla lattina.
- Ah, quindi quando mi hai detto che avevo ottimi gusti musicali, non era per fare la ruffiana? - Becca lo aveva guardato con un'espressione mista tra la sorpresa e il "dici sul serio?".
- Ti sembro la persona che dice qualcosa per arruffianarsi qualcuno?
- Giusto, errore mio - aveva alzato le mani Dan, riprendendo subito il discorso - Dovresti insegnarmi a essere più sicuro di me - aveva abbassato lo sguardo - Ma credo di essere un caso perso...
- Non lo credo per nulla - Becca lo aveva colto di sorpresa.
- Come? - si era bloccato per elaborare - Perché?
- Perché non hai motivazioni per essere insicuro.
- Ma se sono timido come una cozza.
- E quindi? Eviti di dare aria alla bocca perché quando parli lo fai per dire cose importanti.
- Che però passano inosservate.
- Non per chi è interessato a quello che dici.
- Hai una soluzione per tutto tu, vero?
- Non voglio che le persone si buttino giù per cose che non esistono - la bionda si era lasciata cadere all'indietro con le braccia, dicendogli di fare lo stesso con un gesto della mano.
- E' un dato di fatto che alle volte passo inosservato - l'aveva ascoltata e si era messo al suo fianco.
- Almeno non si accorge nessuno se fai cazzate - era la volta di Becca di far ridere Dan - Preferiresti essere al centro dell'attenzione? Che ogni cosa che fai venga messa sotto un riflettore? - si era bloccata: la ragazza percepiva che il discorso si stava facendo troppo costruito su sé stessa - Suona malissimo? - si era girata verso di lui con uno sguardo di richiesta di conferma.
- No, è innegabile che spicchi tra le persone: te l'ho detto, hai carattere - si era girato verso di lei con gentilezza negli occhi grigi - Comunque, se la metti così, no, preferisco starmene così. Anche se alle volte mi sento solo.
- Dan, tutti ci sentiamo soli alle volte, anche in mezzo a mille persone, perché a nessuno importa degli altri - Becca si era alzata e aveva puntato gli occhi verso la parete da cui ogni tanto cadevano pezzi di vernice.
- Becky, non dovresti sentirti così, sai? Capisco che le persone che ti circondano spesso risultano superficiali, giudicanti, lontane da te, ma con noi non è così - si era fermato un secondo per cercare le parole giuste - Anche se, come ti ho già detto, nel complesso ti conosco poco, mi è capitato di osservarti, e ti assicuro che oltre alla bella ragazza, c'è una bella persona: intelligente, matura, che alle volte, sbagliando, mette da parte sé stessa per fare del bene agli altri - si era alzato anche lui, ma la sola cosa che vedeva erano i lunghi capelli biondi della ragazza.
Poi, più nulla, solo la sensazione delle labbra di Becca sulle sue, che subito avevano iniziato a muoversi con lo stesso ritmo di quelle della ragazza.
- Ti spiace? - si era staccata per guardare quasi dispiaciuta Dan negli occhi, ma lui l'aveva sorpresa con un sorriso gentile e un gesto della testa che diceva no, andiamo avanti, tanto che lei si era messa più comoda sulle sue gambe e si era avventata più vorace.
In lontananza si sentiva solo "Play me like a violin", sovrastata da un vociare acuto di due persone che sembravano discutere animatamente, ma tutto questo non dava fastidio ai due, che intanto si erano trascinati un poco più indietro, verso il muro scrostato di cemento armato, e continuavano approfondendo il contatto: ormai sarebbe potuta finire in un solo modo.
- Dani...
- Dimmi - la calma del ragazzo sembrava completamente fuori luogo in quel momento durante il quali entrambi erano accaldati e i vestiti sembravano stringere un po' troppo sui loro corpi.
- Voglio dirti una cosa prima che succeda...qualcosa, perché è giusto che tu lo sappia prima - sembrava che le parole si fossero bloccate in gola visto che quando erano uscite era stato come stappare una bottiglia di champagne - Io sono vergine.
- Oh - nessuna altra parola, anche se Dan doveva dire che una cosa del genere non se l'aspettava realmente - Possiamo fermarci se vuoi, non ti forzerei mai a fare nulla che tu non voglia.
- Io l'ho dico più per te.
- Anche io - aveva tagliato corto il ragazzo e lei, senza pensarci, lo aveva baciato di nuovo nella speranza che quello non fosse uno schiaffo travestito da carezza.

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