Perfect strangers

- Quindi, ti dicevo... - per l'ennesima volta Leo era stato interrotto dal suono di un messaggio sul suo telefono.
- Leo, hai qualcosa da nasconderci? - aveva chiesto con fare civettuolo Vic al suo amico.
- No no, non è nulla, solo i soliti gruppi - aveva risposto il ragazzo mentendo. Non aveva tanto voglia di dire ai suoi amici che in realtà il mittente era Miguel. Sapeva già che qualcuno di loro, sicuramente Vic, avrebbe iniziato a far domande, anche se non erano quelle in realtà che lo infastidivano, anzi, un po' si divertiva a rispondere a tutti quei dubbi. Quello che lo disturbava era quello che avrebbero potuto provocare i commenti dei suoi amici: il tarlo del dubbio. Non aveva proprio voglia di tarlarsi la mente con domande, di iniziare ad analizzare ogni gesto di Miguel alla ricerca di risposte, positive o negative che fossero.
- Ok - aveva risposto poco convinta Vic, stava già odorando la fregatura.
- Ah, ragazzi, cambiando discorso, stasera vi va di venire al "Pulpo Charlador", mia mamma ha preparato una serata speciale per festeggiare il Guelaguetza, una festa tipica di Oaxaca de Juarez, la mia città natale.
- Ragazzi, è bellissimo, ve lo assicuro! - aveva gridato eccitata Vic.
- Beh, siamo liberi stasera, perché no - aveva detto Spierre guardando tutti - Tutti d'accordo?
- Sì.
-Certo.
- Se si parla del cibo della signora Nieves tutti siamo sempre d'accordo - aveva scherzato Dan guardando il suo migliore amico che gli aveva fatto da coro - Soprattutto se ha preparato il tasajo.
Indi aveva sorriso ai suoi amici: -E a fine serata chocolate oaxaqueño!

Per quell'occasione la proprietaria del "Pulpo Charlador" aveva deciso di disporre i tavoli fuori dal ristorante, nel parcheggio principale, così che i clienti potessero mangiare sotto il cielo stellato.
- Chicos! - era corsa Nieves incontro al gruppo - Benvenuti!
- Tiìta - era corsa ad abbracciarla Vic - Mi sei mancata un sacco!
- Amor, ci siamo viste venerdì - aveva riso la donna abbracciandola - Tu tutto a posto cariña? - si era girato verso sua figlia - Lo zio ti ha detto di sì per restare a dormire da lui?
- Sì mamà.
- Speriamo tu non dia fastidio ogni volta.
- No, assolutamente no. Lei non disturba mai, anzi, ci fa piacere averla in casa - le aveva sorriso la rossa.
- Nieves? - si era avvicinato un uomo corpulento con spessi baffi neri e una sigaretta tra le labbra - Hai visto per caso Miguel? E' scomparso dalla cucina 10 minuti fa e adesso ho bisogno di lui...Oh, hey Analìa, sei venuta con tutti i tuoi amici.
- Ragazzi, vi presento Ramòn, il nostro cuoco, colui che prepara il chili migliore sulla faccia della terra.
L'uomo era arrossito per il complimento:
- Demasiado amable señorita.
- Comunque, credo di aver visto Miguel sul retro che prendeva le birre e la tequila. To' guarda, sta arrivando!
- Hey ragazzi, siete venuti anche voi allora - aveva sorriso Miguel arrivando da lontano.
- Sì, non potevano mancare quest'anno. - aveva risposto Indi per tutti, o quasi.
Leo sapeva perfettamente che quella frase era diretta a lui, sapeva benissimo che quella sera ci sarebbe stata una festa perché ne aveva parlato con il ragazzo che ora era davanti a lui e che tra l'altro gli aveva proposto di prendere una "cerveza" insieme, ma lui aveva preferito sviare il discorso dicendogli che dipendeva dai suoi amici.
Ogni volta che ci pensava si sentiva in colpa per quel ragazzo: lui stava solo tentando di passare un po' di tempo con una persona con cui si era trovato bene fin dal primo momento, mentre lui, solo per una sua paura egoistica, cercava di mantenere le distanze nel modo più gentile possibile, inventando scuse per non restare soli troppo tempo.
Certo, si erano visti qualche volta nel parco tra i loro isolati, avevano passato qualche pomeriggio insieme, dondolando sull'altalena oppure chiacchierando su una panchina scrostata, ma tutte le volte per Leo era finita nello stesso modo: tornava a casa, si sdraiava sul divano con le cuffiette e lasciava che la testa partisse con mille pensieri. Se lo doveva, o avrebbe rischiato di impazzire a forza di non lasciarsi andare anche a solo qualche idea. Ogni volta si sentiva risucchiato in quel divano, dalla musica e dalla sua mente e terminava la sua sessione con la testa ancora più confusa.
- Hai ragione, sarà l'anno migliore di sempre - aveva tentato di battere il cinque a Ramòn. L'uomo però se ne era rimasto lì, immobile e impassibile, a fissarlo: - Invece di fare tanto il chulo, torna in cucina vah - gli aveva detto guardandolo dall'alto al basso e mettendogli una mano sulla schiena - Su, su - si era girato verso i ragazzi - Perdonatelo.
- Tranquillo Ramòn, lo conosciamo - gli aveva risposto ridacchiando Vic.
- Ci vediamo dopo ragazzi - aveva salutato il ragazzo facendo l'occhiolino.
Di nuovo quel fastidio alla bocca dello stomaco, Leo sperava che quella fosse solo fame.
- Andatevi pure a sedere - aveva parlato Nieves finalmente - vi porto qualche birra.
- Grazie signora, lei è veramente un angelo - le aveva risposto Spierre con il suo solito sorriso gentile.

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