Falling
Erano le 23.30 e Leo se ne stava seduto sugli scalini del retro, dietro la porta della cucina. Ramòn era stato così gentile da lasciarlo stare lì, forse perché gli aveva fatto pietà con il viso scuro e gli occhi leggermente arrossati.
- Pene d'amore? - si era avvicinata una ragazza con i capelli lavanda e gli occhi verdi, che poi si era seduta di fianco a lui.
- No no - Leo continuava a negare.
- Leo, ascoltami, io non sono brava in queste cose, ma so perfettamente riconoscere quando qualcuno sta sotto un treno per un ragazzo e caro mio, questo è il caso. Prim aveva ragione, completamente ragione, ormai doveva ammetterlo -Però mi pare che anche lui...
- No! - aveva gridato arrabbiato - No, non dirlo!
- Cosa? - gli aveva chiesto confusa, per poi riprendere dubbiosa - Leo, c'è qualcosa che non so? - era stata dolcissima.
Nella mente del ragazzo avevano cominciato a girare vorticosamente i pensieri, ma la bocca era stata più veloce: - Sì...
- Me lo vuoi raccontare? Posso aiutarti e lo sai che lo voglio fare volentieri.
- Ti ricordi la sera della festa al lago?
- Sì.
- Al ritorno io ero in macchina con Miguel. Quando siamo rimasti da soli abbiamo parlato molto e lui mi ha chiesto di uscire insieme e ci siamo scambiati il numero.
- Beh, wow!
- Ci sentiamo da quel momento e ogni tanto usciamo anche insieme ma...Prim, lui si sta comportando come si comporterebbe semplicemente una persona che vuole creare un legame con qualcuno con cui va d'accordo: mi scrive, mi invita a bere con lui, mi dedica una canzone...
- Ti dedica una canzone?!
- Quella di prima, quella che è partita dopo che ha parlato è la canzone che abbiamo cantato in macchina insieme quella sera - si era fermato - Ho paura.
- Paura? Di cosa tesoro?
- Io mi sto...- aveva lasciato le parole in sospeso.
- E hai paura di non essere ricambiato, vero?
- Sì - aveva alzato gli occhi azzurri su quelli verdi dell'amica.
- E' un rischio che corriamo tutti quando lo facciamo, però alle volte vale la pena correrlo perché oltre l'ostacolo è tutto bellissimo.
- Io non sto correndo un rischio, sto andando direttamente addosso a un muro.
- Perché?
- Qui non stiamo parlando di essere ricambiati o meno, ma di vedere se lui è attratto dai ragazzi e SE poi è interessato a me.
- Siamo oggettivi, se gli piacciono i ragazzi non può non essere attratto da te: sei bello, intelligente, simpatico...
- Prim, sei dolcissima e gentile a volermi aiutare, ma non c'è una soluzione.
- In verità ce ne sarebbe una...- aveva osato la ragazza.
- Sarebbe?
- Baciarlo e vedere la reazione: ti assicuro che funziona - si era fatta pensierosa -In un modo o nell'altro...
- Adesso sei tu a nascondermi qualcosa?
Prim era stata presa alla sprovvista - La sera in cui hanno arrestato Newt.
- Eri ubriaca fradicia.
- No, non lo ero, ero brilla. Comunque, Spierre mi ha accompagnato a casa e davanti a casa mia io l'ho baciato.
- Tu cosa?!
- Sì, l'ho baciato. Senti, da quando praticamente lo conosco ci sto sotto e quindi ne ho approfittato, avrei potuto poi spacciarlo per l'effetto dell'alcool.
- Giusto, giusto. Ma lui?
- Ha ricambiato in macchina e poi anche davanti alla mia porta.
- Ma quindi vi state frequentando?
- Macché, non ne abbiamo neanche mai parlato e sembra non sia cambiato nulla.
- Quindi mi stai dicendo, se ho capito bene, che io dovrei provare a baciarlo, al massimo non succede nulla.
- Lo spero davvero. Al massimo se inizia a inveire contro di te, è perché è un omofobo del cazzo e quindi non ne vale la pena, ma non credo lo sia. Quindi nel peggiore dei casi ti rifiuterà gentilmente e vedrai che nulla cambierà.
- Grazie Prim - si era slanciato per abbracciarla.
Lei aveva ricambiato con forza: - E se ti tratta male, dimmelo che gli spacco la faccia - l'aveva fatto ridere.
- Ah, ma siete qui! - aveva urlato una voce maschile, facendoli sobbalzare.
- Oh Miguel, sei tu - aveva parlato per prima Prim.
- Vi stavamo cercando ovunque, Spierre era convinto che ti avrebbe trovata al bar con davanti cinque shot vuoti, ma nulla.
- Ti ha detto questo?
- Sì.
- Adesso vado a parlarci io, scusatemi tanto - si era alzata di scatto la ragazza uscendo dal campo visivo di Miguel. Da lì dietro aveva fatto l'occhiolino a Leo e se ne era andata.
- Tu stai bene Leo? - si era girato verso di lui con viso preoccupato.
- Sì, sì, grazie Migu. Mi mancava solo un po' l'aria in mezzo alla folla.
- Hai ragione, poi fa davvero caldo stasera.
- Già.
Uno dei tanti silenzi che calavano spesso tra di loro, eppure quello aveva un sapore diverso ora: parlare con qualcuno apertamente gli era servito a rilassare i nervi e a sentirsi un po' più sicuro di quello che stava succedendo.
- Grazie di aver messo quella canzone - aveva aperto la bocca Leo guardando fisso il cielo stellato.
- Mi sembrava un gesto che avrebbe potuto farti piacere - aveva sorriso lui sedendosi al suo fianco.
- E' stato bello da parte tua - gli aveva sorriso.
Occhi negli occhi Leo faticava a trattenersi, non era ancora certo del consiglio di Prim e quindi preferiva allungare i tempi, non si sentiva pronto ancora e il consiglio di sua madre continuava a girargli nella testa. Per ora gli bastava vivere la situazione più rilassato.
- Lo sai che ore sono?
- No.
- Mezzanotte e un quarto.
- Oh, dobbiamo andare di là a prendere la cioccolata - aveva fatto per alzarsi il biondo.
- Lascia stare, sarà già finita - gli aveva messo una mano sulla spalla - Aspetta solo un secondo qui - e si era alzato, scomparendo oltre la porta alle loro spalle.
Era ricomparso dopo pochi minuti con in mano due tazze fumanti e un piatto con sopra dei dolcetti.
- Señor Leo, a lei il suo chocolate e la sua cocada - gli aveva passato tazza e aveva messo il piatto sullo scalino sotto di loro, tra le loro gambe.
-Cocada? Non l'ho mai mangiata - aveva detto il biondo prendendo tra le mani la tazza.
- C'è una prima volta per tutto - gli aveva fatto l'occhiolino. Ormai Leo non faceva neanche più caso al tornado dentro il petto - Ti assicuro che cocco e cioccolato insieme sono illegali.
- Mi fido di te - Leo aveva preso un pezzetto di torta e poi una sorsata di cioccolato - Oddio, mi stanno esplodendo le papille gustative dal sapore - aveva spalancato gli occhi.
- Ahaahah, lo avevo detto.
Di nuovo quel silenzio assordante interrotto solo dai sorsi di cioccolata e le mani che tintinnavano sul piatto. Leo, finalmente, non aveva nulla per la testa, si godeva silenziosamente la presenza di Miguel: non sapeva perché, ma quel ragazzo emanava un calore impressionante. Forse sarà stato il suo sangue latino, ma a Leo sembrava di avere un termosifone di fianco.
Ormai la notte aveva definitivamente preso il posto del giorno, la luna brillava come una regina solitaria circondata dalle sue ancelle luminose. Da molto lontano si intravedeva il lago e la città ai suoi piedi. Nelle sue vene luminose scorrevano gocce di automobili colorate e l'occhio vigile della torre maggiore brillava come un fuoco d'artificio lanciato nel cielo scuro.
- Che stanchezza, ragazzi - si era stiracchiato Miguel, sbadigliando leggermente.
- E' tutto il giorno che lavori, vero?
- Sì, ma non è quello il problema. E' lavorare con Ramòn il problema - aveva alzato gli occhi al cielo stellato.
- Mi sembrava una persona gentile - aveva risposto Leo prendendo un'altra sorsata di cioccolata.
- Lo è, solo che è estremamente perfezionista e pretende che tutto sia fatto nel migliore dei modi.
- Non è necessariamente una cosa negativa, no?
- Ne potremo parlare quando ti farà posizionare per quattro volte di fila un rametto di prezzemolo perché "è troppo a destra" - gli aveva fatto il verso - Io non so, quell'uomo è una specie di casalinga maniaca rinchiusa nel corpo di un troll nano.
Leo, davanti a quell'immagine, aveva cominciato a ridere un po' sguaiatamente, non riuscendo a trattenersi: - Scusami - rideva troppo - Ma sembra un inquietante mostro di una favola.
- Oh, ma lo è! - era stato secco - E io sono la principessa che deve essere salvata - aveva fatto il gesto della dama in pericolo.
Leo non ce la faceva più davvero a trattenersi, l'immagine di Miguel vestito con un abito rosa, lungo, pomposo e una coroncina in testa gli aveva fatto definitivamente perdere ogni ritegno, le lacrime che scendevano involontarie dagli occhi azzurri e i capelli biondi che si muovevano a ogni risata: -Non ho mai riso così tanto nella mia vita - stava soffocando nelle sue stesse parole.
- Non pensavo facesse così ridere - lo aveva guardato Miguel ridendo con più calma.
- E' che...- rideva - ...Mi immagino vedere te vestito da principessa, con anche la coroncina - rideva ancora.
- Stai dicendo che starei male vestito da principessa? - si era alzato di scatto facendo una piroetta e fingendo di stirarsi la gonna lunga - E ti assicuro che non indosserei mai una coroncina. Almeno, non senza la mia bandana.
Finalmente Leo si era placato, aveva ancora il sorriso sulle labbra ma l'ilarità precedente era scemata: - Quante ne hai esattamente?
- Ma no dai, non tante...19.
- 19! No va beh, 19...Tutte diverse?
- Tutte diverse.
- Fai anche per me, non è neanche una - aveva riso ancora.
Senza neanche pensarci Miguel si era tolto la bandana gialla che aveva addosso, aveva preso il braccio di Leo e gliela aveva legata al polso: - Ora ne hai una - gli aveva sorriso, guardandolo negli occhi.
- Migu, ma no, non serve... - era arrossito forse un po' troppo, cosa che doveva assolutamente nascondere, ma non riusciva perché era stato incatenato dagli occhi profondi di Miguel.
- Forse non serve, ma io voglio. E poi 19 è un numero brutto, 18 è meglio, suona meglio - aveva sorriso più ampiamente.
- Grazie...
- Non dirlo nemmeno. Guarda come ti sta bene! - Leo aveva sorriso ancora, leggermente a disagio, ma non quel disagio imbarazzante che ti fa sentire nel posto sbagliato, no, no, Leo si sentiva perfettamente a suo agio con Miguel, gli sembrava di conoscerlo da una vita intera. Quello che provava Leo era più imbarazzo, il non saper esattamente cosa fare o dire in alcuni momenti. Allora crollava il silenzio, e nessuno dei due sentiva il bisogno di occuparlo con parole inutili, rimanevano lì, guardando il cielo e le nuvole che si muovevano lente.
Poi una notifica di Prim sul cellulare di Leo.
Era l'una.
PRIM: Noi andiamo a casa, vuoi venire?
PRIM: Non ho detto nulla agli altri, tranquillo
- I miei amici stanno andando a casa, forse dovrei andare...
- Vuoi che ti dia uno strappo, così non li disturbi.
Di nuovo quel suo modo gentile e delicato di comportarsi, sempre pronto a mettere davanti i desideri degli altri. Leo sapeva già che questo suo comportamento lo avrebbe portato alla follia.
- No, tranquillo, davvero, non disturbarti.
- Hey, hey, non mi disturbi assolutamente. - gli aveva sorriso. Sì, Leo ne era certo, sarebbe impazzito.
- Tranquillo, vado con loro - si era alzato in piedi, girandosi subito verso di lui e offrendogli la mano - Ci vediamo domani però, ti va?
Miguel gli aveva afferrato con forza la mano e si era sollevato
- Ovvio che mi va - lo aveva tirato a sé, spalla contro spalla.
- A domani allora - Leo si era girato e si era incamminato.
- Ciao Leo.
-Oh, un esemplare di Leo - aveva scherzato Vic vedendo ritornare il suo amico - Va meglio?
- Sì, grazie. Scusate se sono sparito per tutta la sera.
- Hey, tranquillo, non è nulla di grave. Miguel ti stava cercando ovunque, hai fatto bene a restare un po' con lui - nel tono di voce di Daniel non c'era malizia, ma nello sguardo si leggeva perfettamente che aveva capito tutto e non sentiva il bisogno che gli dicesse altro. Se avesse voluto farlo, però, lui ci sarebbe stato.
- Ora che siamo tutti, possiamo anche andare allora - aveva sorriso Spierre tentando di prendere Prim sotto il braccio, ma lei si era scostata leggermente incamminandosi, seguita da tutti.
01:37. La sveglia sul comodino della camera di Leo lampeggiava con la sua luce metallica rossa. Leo era buttato sul letto, il telefono di fianco illuminato sul blocco schermo, tre notifiche in sospeso:
PRIM: Figurati tesoro, so che farai lo stesso con me ;-)
DAN: Non DEVI dirmi nulla, quando vorrai, io ci sarò sempre.
MIGU: Buonanotte Leo ☀
Anche se le cose non fossero andate come sperava con Miguel, Leo era arrivato definitivamente a una conclusione: era felice di avere certe persone nella sua vita.
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