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In 10 anni di amicizia mai Leo si era presentato a casa di Dan senza preavviso, sebbene sapesse perfettamente che l'amico l'avrebbe fatto entrare in qualsiasi occasione, ma stavolta la situazione era diversa, quella era una vera emergenza.

Lo aveva capito anche Dan, appena aveva visto il viso del biondo: era sconvolto, gli occhi rossi e le occhiaie più marcate del giorno precedente. Dan era quasi certo di aver addirittura intravisto dei lividi sulle sue braccia quando, entrando, aveva buttato sul divano la felpa rossa che lo copriva.

Leo era rimasto in silenzio per tutto il tempo, un silenzio che lacerava i timpani, che pesava come un masso sul collo di entrambi i ragazzi. Poi, sommessamente, era scoppiato, prendendosi la testa tra le mani: -Mio padre mi ha cacciato di casa.

Senza neanche pensarci Dan si era alzato di scatto dalla poltrona di velluto su cui era seduto e si era catapultato tra le braccia di Leo. Di nuovo il silenzio assordante, nessuno dei due aveva il coraggio di dire altro, le parole sarebbero state inutili in qualsiasi caso, solo ossigeno sprecato in quel momento così delicato.

Solo una parola: -Piangi...

Il silenzio di un secondo prima aveva cominciato a lacerarsi, rompersi sotto i singhiozzi leggeri di Leo. Fino a quel momento aveva tentato di trattenersi, ma al contatto con Dan aveva capito che mostrare il suo dolore non era assolutamente nulla di imbarazzante, che nonostante le persone che lo amavano di più lo avessero rifiutato, qualcuno c'era che lo accettava davvero.

La stretta tra i due si era fatta più solida, la mano di Dan aveva preso ad accarezzare lentamente la schiena dell'amico nel tentativo di placare i suoi singhiozzi, sempre più pieni e forti, tanto che non gli avevano permesso di sentire la porta di casa aprirsi.

Spierre era in effetti sorpreso di vedere suo fratello e Leo in quel modo, non erano mai state due persone molto fisiche tra di loro, la loro amicizia era più fondata sul sostegno a parole. Gli era però bastato un cenno di Daniel per capire tutto ed aggiungersi all'abbraccio.

Leo aveva sussultato al contatto, ma appena aveva capito chi fosse l'intruso, aveva sorriso sulla spalla di Dan e si era staccato.

- Stasera starai da noi

- Ma non posso, ragazzi

- E cosa vorresti fare, dormire su una panchina?!- era sopraggiunto Spierre fermo - Piantala di fare l'educato, che direi che non è proprio momento... Certo che tuo padre è proprio un idiota.

In certi momenti Leo proprio non capiva come facesse Spierre, aveva dei modi così duri per dire delle cose così carine: -Non so...

- Più che altro quello che mi domando: come fa un padre a rifiutare un figlio per una cosa del genere?

- Veramente... Non mi hanno mai cacciato i miei! E dire che di cose ne ho fatte... - aveva sdrammatizzato Spierre.

- Mai una volta che sei serio tu, eh! - lo aveva sgridato Daniel, mentre Leo rideva in sottofondo.

- Stai tranquillo Da, almeno smetto di piangere un po'. Comunque, siete sicuri che io possa stare?

- Nostra madre sarà ben contenta di ospitarti, soprattutto con una motivazione così valida. Ti adora come un figlio.

- E poi potresti mai perderti la sua cioccolata calda prenanna?

- Neanche per sogno.



-Spierre...ps, ps, Spierre!

- Cosa vuoi Dan!? - si era srotolato dalle coperte il maggiore, prendendo con stizza la sveglia sul comodino - Sono le 3.30!

- Lo so, lo so, hai ragione ma...Leo...

- Leo cosa!? - si era catapultato giù dal materasso.

- Fai silenzio e ascolta bene - gli aveva messo una mano sulla bocca.

In lontananza si sentivano dei singhiozzi leggeri, trattenuti: -Sta piangendo come un bambino - il minore aveva puntato gli occhi nei suoi glaciali.

- Io la spacco la faccia a suo padre, ti giuro - aveva spostato le coperte e aveva preso la porta - Ma per ora andiamo da lui.

- Sei certo che sia la cosa più sensata? Non voglio metterlo in imbarazzo, magari vuole stare solo.

- No, stavolta no Dan, stai sbagliando sul tuo migliore amico - aveva preso un respiro - E devo dire che questa cosa mi sorprende...Comunque no, non credo voglia stare da solo: si sente rifiutato e quindi la cosa migliore è fargli capire che non lo è per nulla, che qualcuno per lui c'è - lo aveva lasciato sulla soglia, incamminandosi verso le scale - Vieni?

Scalino dopo scalino il pianto si faceva sempre più forte, disperato, agonizzante: Leo era rannicchiato come un cucciolo appena nato, nudo e terrorizzato dal mondo che lo circonda.

Senza parlare, i due fratelli si erano seduti sui due braccioli del divano-letto, bloccandogli il pianto: -Cosa ci fate qui a quest'ora?

- Evitiamo che tu possa affogare nelle tue stesse lacrime - aveva detto serio Spierre.

- Non dovete stare per forza qua. Su, andate a letto! - si era messo a sedere - Io posso stare anche solo senza problemi, non preoccupatevi.

- E invece noi restiamo qua lo stesso, a meno che tu ci dica che vuoi stare assolutamente da solo, volesse anche dire stare svegli tutta la notte - aveva tagliato corto Dan, stranamente risoluto.

Leo lo aveva guardato: in penombra i suoi tratti dolci sembravano ancora più gentili (o forse erano i suoi modi che gli donavano quell'aura di tenerezza?).

Beh, poco importava, perché quei suoi modi lo avevano fatto crollare: -E' che ogni volta che chiudo gli occhi, mi passa per la testa la visione di mio padre che mi dice che gli faccio schifo - era rotolata giù una lacrima.

- Beh, vorrà dire che per stanotte non chiuderai gli occhi - Spierre aveva afferrato il telecomando in mano e aveva acceso la TV - Speriamo di trovare qualcosa a quest'ora.

- Ci saranno solo porno in giro.

- Mica male allora - aveva riso il fratello maggiore, cambiando canale e schiacciando con il suo peso il cuscino di Leo.



La televisione, praticamente inudibile, ora lanciava lampi rossi e verdi verso i visi assonnati dei ragazzi: Dan aveva sbadigliato e si era strofinato un occhio.

- Dai Dan, lo so quanto ti stai sforzando per stare sveglio: non lo devi fare per forza.

- Leo, smettila per favore - il sonno aveva un effetto innervosente sul moro, che comunque rimaneva sempre con il suo tono pacato - Non lo sto facendo per forza: questo è un brutto momento per te e io voglio esserci. Sei il mio migliore amico e non voglio vederti soffrire - lo aveva guardato - E poi non ho così sonno - si era stiracchiato leggermente e guardando verso il fratello.

- Senti come ronfa - si era messo a ridere Leo, colpito da come Spierre, magro ed esile, russasse come un uomo di 180 kg. - Fa sempre così?

- Adesso ci credi quando a scuola ti dicevo di non aver dormito nulla!?

- Ma quando venivo io a dormire qui, non succedeva mai!

- Russa così solo quando è molto stanco.

- Allora doveva morire davvero di sonno - aveva preso una pausa per pensare - Chissà che salti mortali gli avrà fatto fare Prim - si era messo a ridacchiare.

- Il nulla! Mi prende tanto per il culo perché non faccio la prima mossa con Vic e poi lui non fa nulla con Prim: quei due non capiscono proprio che non sono destinati a essere amici...

- Ti sento - aveva parlato Spierre con ancora gli occhi chiusi - E devi smetterla con questa storia: io e Prim siamo solo amici.

- Ma tu non russavi 2 secondi fa? - si era intromesso Leo, lasciando Spierre di stucco: -Mi sono svegliato per il rumore che facevo...

- No, va beh - era scoppiato a ridere il fratello minore, subito seguito da Leo - Tu ti svegli da solo!?

- Spierre, sei unico.

- Ma meno male! - gli aveva fatto il verso Dan, sbadigliando ancora.

- Ma piantala, che se non ci fossi io...- gli aveva risposto il maggiore, anche lui sbadigliando.

- Ma se prima che scoppi una guerra famigliare, andassimo tutti a letto?

- Sei sicuro? - si era fatto subito premuroso Dan.

- Sì, Dan: sono più tranquillo, stai tranquillo.

- Vuoi che dormiamo qui con te? - aveva chiesto stavolta Spierre.

- No - aveva riso - Andate a letto. E tu non russare! - gli aveva puntato un dito in viso - Su, a letto! - aveva spostato il dito verso le scale.

- Ok, ok grande capo - si erano alzati remissivi e lo avevano salutato - Buonanotte.

- Se hai qualche problema, chiamaci senza problemi - lo aveva salutato Dan - Anche all'alba.

- Grazie Dan...- aveva abbassato la testa per poi alzarla di scatto - Ti voglio bene, lo sai?

- Anche io, tanto, Leo.

- E anche a te, Spierre: ti vedo come ci guardi, gelosone.

- Non sono geloso! - aveva messo un piede sulla scala - Qualsiasi cosa, se hai bisogno...

- Tranquilli. Buonanotte.

- 'Notte.

- Buonanotte.

Era scomparsi i due ragazzi e Leo si era accoccolato al cuscino, arrotolandosi nella coperta, gli occhi chiusi, un sorriso appena accennato e un brivido felice per la schiena: in quel momento, con quel piccolo gesto, si sentiva amato.

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