Carcasse
Nicko iniziò il turno pomeridiano con una moltitudine di domande e ipotesi strampalate nella testa.
Con lui c'era Lorenz, che si accorse di quanto fosse svagato e sovrappensiero quel giorno.
«Stai ancora pensando alla visita in Policlinico di ieri, Nicko? Alessandro mi ha raccontato tutto...»
«No, è tutto ok, Lorenz. Piuttosto, questo Richard Pickman da dove salta fuori?»
«Pickman è un grande artista. È stato davvero gentile a offrirsi di tenere un laboratorio coi nostri pazienti».
«Sarà. A me mette i brividi...»
Bjanca, la donna delle pulizie del Centro del turno di ripasso pomeridiano, entrò come una furia in segreteria, blaterando mezzo in italiano e mezzo in albanese.
«Che succede, Bjanca?» le chiese Lorenz.
«C'è puzza giù! Non si respira! C'è sicuro animale morto in Sala Pittura!»
«Che animale morto?» domandò Nicko.
«Non lo so! Porta chiusa a chiave da dentro».
«Da dentro?»
I due infermieri si alzarono di scatto e si precipitarono giù per le scale, seguiti da Bjanca.
Gli altri laboratori creativi erano aperti, ma quello di pittura era effettivamente chiuso dall'interno, perché il passpartout non entrava.
Nicko e Lorenz si scambiarono un'occhiata, e con una spallata buttarono giù la porta. La puzza di carogna putrefatta era effettivamente insopportabile.
Bjanca fu la prima a entrare.
«Zoti e mëshiroftë!» urlò, con un grido così penetrante da far gelare il sangue.
Lorenz era sbiancato, mentre Nicko aveva gli occhi fuori dalle orbite a quella vista abominevole e immonda. Corse in un angolo e si inginocchiò a vomitare…
Dopo aver rigettato anche l'anima, si girò verso il punto che gli aveva scatenato quella orrenda reazione.
Lorenz e Bjanca stavano proprio davanti a esso, immobili, come in trance, o presi da una oscena venerazione.
Bloccati e tenuti in tensione da un complicato sistema di carrucole e verricelli, c'erano le carcasse di sei gatti. Erano stati squartati e svuotati delle budella, estratte da uno squarcio che andava dal petto all'orifizio anale.
Tramite le carrucole i gatti, legati per le zampe in modo che quelle anteriori puntassero verso l'alto e quelle inferiori verso il basso, erano stati tirati all'inverosimile in modo da provocare la rottura delle articolazioni. Allo stesso modo era stato trattato il collo e la testa. Le carcasse risultavano così allungate in modo abnorme.
Anche occhi, denti e artigli erano stati asportati con una brutalità disumana.
La visione di quelle povere bestie, che dovevano essere morte tra dolori e supplizi inenarrabili, era agghiacciante.
«Chi ha fatto questo è un mostro senza un briciolo di umanità, oltre che una personalità estremamente malata» disse Lorenz in un sussurro.
Ma Nicko non lo ascoltava. I suoi occhi correvano dalle carcasse alle pozze di sangue, feci e liquami maleodoranti sotto di loro, fino a quando, quasi involontariamente, si fissarono su una pergamena inchiodata sul muro che faceva da sfondo a quell'altare sacrificale.
Era mezza bruciacchiata e sopra c'erano, vergate con una sostanza vischiosa e nerastra, caratteri sconosciuti e disegni incomprensibili quanto inquietanti.
A Nicko quella pergamena scatenò quasi un attacco di panico.
Come in un flashback gli tornarono in mente tutte le allucinazioni che aveva avuto negli ultimi due giorni.
Era tutto collegato, ora ne era certo.
Come era certo del fatto che non si trattasse di follia.
Una forza diabolica si era scatenata nel Centro, e lui doveva capire di cosa si trattava...
La voce di Lorenz lo destò dalle sue silenziose farneticazioni.
«La porta era chiusa dall'interno, la chiave è ancora nella toppa e la finestra che dà sul parcheggio interno è aperta. Chi ha fatto questo aveva il passpartout. È uno di noi!»
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