18.
Una decina di minuti dopo lo stesso infermiere dalla pelle dorata, di quello che credevo fosse il mio sogno, entrò nella mia stanza seguito dalla mia bellissima ragazza.
"Allora signorina Lauren, come si sente?" Iniziò a parlare facendomi un sorrisino. Quel suo ghigno non mi pronunciava nulla di buono.
Lo guardai senza rispondergli e Camila si avvicinò a me.
"Ehi Lo, come ti senti?" Le sue parole erano ovattate alle mie orecchie, i miei occhi verdi erano fissi su quel viscido infermiere che stava controllando la mia ragazza. Il mio sguardo avrebbe potuto bruciarlo in un istante, se solo fosse stato fuoco. Ma lui sembrava non accorgersene, evidentemente troppo impegnato a fissare lo splendido corpo della ragazza più piccola.
"Ehm-ehm." Tossii sperando di distogliere la sua attenzione dal corpo angelico al mio fianco. Sembrò funzionare e quel maledetto infermiere scosse alla testa un paio di volte come se si stesse appena svegliando da un fantastico sogno.
Ecco perché non mi dava una buona impressione, chissà quante volte avrà squadrato Camila nei giorni in cui ero in 'coma'.
"Sto..st-sto bene, c-credo." La mia rabbia stava venendo fuori ed era evidente dato il mio balbettio. Camila se ne era resa conto e aveva posato una mano sulla mia per tranquillizzarmi. Quello funzionò e inoltre il mio cervello elaborò l'ultima volta in cui ero andata in collera. Non era finita molto bene con me in coma per una settimana e la mia ragazza salva per un pelo. Avrei dovuto fare attenzione e cercare di calmare i miei bollenti spiriti.
"Allora riesce a muovere tutto? Il suo cervello riesce a mandare impulsi nervosi a tutti i suoi arti?"
Ma per chi mi aveva presa? Per una che non sa nemmeno come si cammina? Ma chi si credeva di essere?!
'Calmati Lauren, respira.' Mi dissi, e così feci.
"Sì, ci riesco." E alzai braccia e gambe da sotto la coperta per mostrare le mie naturali capacità.
"Sa, è stata molto fortunata." Iniziò a parlare il dorato. "Non si è danneggiato nulla, ossa od organi. Semplicemente ha preso una brutta contusione alla testa, che le ha creato un momentaneo coma. Ci aspettavamo si svegliasse entro qualche ora o al massimo un paio di giorni. Ma comunque meglio tardi che mai. Passerà più tardi il dottore per fare gli analisi di routine e controllare che tutto vada bene. Si riposi e non faccia grandi sforzi."
Annuii sperando che uscisse al più presto dalla stanza, cosa che fece, ma senza prima buttare non solo uno ma tutti e due gli occhi sulla mia Camz.
"Hai sentito Laur? Se va tutto bene, ti fanno tornare a casa!" Camila era super contenta.
Un paio di ore dopo io e la mia ragazza ci stavamo dirigendo alla sua auto nel parcheggio dell'ospedale nel quale ero stata portata una settimana prima, a detta di Camila. Mi aprì lo sportello e mi aiutò a salire, dato che ero ancora un po' priva di forze. Appena fui dentro, richiuse lo sportello e si rimise alla guida. Non l'avevo davvero guardate prima di quel momento. Era un po' pallida, aveva due occhiaie bluastre e indossava un paio di jeans, una camicia e una giacca di pelle che mi sembrava di aver già visto. Fermi tutti. Certo che la conoscevo. Era la MIA giacca di pelle. Ma perché l'aveva addosso Camila? Dovevo ammettere che le stava davvero bene, a parte il che fatto che fosse un po' larga sulle sue spalle.
"Bella questa giacca nuova? Dove l'hai presa?", le chiesi e la vidi subito arrossire, mentre metteva in moto l'auto.
"Diciamo che proprio in questa settimana hanno inaugurato un nuovo negozio molto vicino alla casa editrice. Si chiama 'L'appartamento della mia meravigliosa ragazza' e ci sono andata con Normani perché avevo bisogno decisamente di una nuova giacca di pelle da mettere per quando vado in moto con una persona speciale", la vidi sorridere mentre era intenta a guardare la strada davanti a lei.
"Ah, sì? Deve essere carino! È proprio figa questa giacca!", risi e misi una mano sulla sua, che teneva il cambio pronta a cambiare la marcia.
"Spero non ti dispiaccia.", disse subito dopo. "Sono andata nel tuo appartamento per prenderti qualcosa da indossare una volta uscita dalla sala operatoria. Avevano tagliato i tuoi vestiti per poterti estrarre le schegge di vetro", la vidi tremare e stringere gli occhi velocemente, come se non volesse più assistere a quella scena, ma non ci riuscisse.
In quel momento tutto mi crollò addosso. Era colpa mia se adesso avrebbe dovuto sopportare quel ricordo a vita.
"Mani sapeva dov'era la chiave di scorta e mi siamo entrate nel tuo appartamento", continuò dopo qualche secondo di pausa. "Sono salita nella tua stanza, ho preso ciò che indossi ora e sono tornata giù. Scendendo ho visto l'attaccapanni a destra della porta d'ingresso e ho preso in prestito il tuo giubbotto di pelle perché avevo bisogno di qualcosa di tuo da tenere con me. Ha ancora il tuo profumo."
Sapeva davvero farci con le parole. Chissà come andava avanti il suo fascicolo. Aspetta.. il suo fascicolo. Cazzo! La casa editrice!
"Ti sta davvero bene e voglio che lo tenga tu", le sorrisi, mentre lei ancora teneva gli occhi fermi e concentrati sulla strada verso casa. "Hai detto che sono stata in coma per una settimana. Chi ha guidato la casa editrice?", ero terrorizzata. Mio padre mi avrebbe uccisa per un gesto così irresponsabile.
Lei mi strinse la mano per consolarmi. Aveva captato la mia preoccupazione.
"Tranquilla, Laur. Abbiamo detto che avevi dimenticato di avere un incontro con una direttrice spagnola e che eri dovuta partire all'ultimo momento con Normani. Abbiamo anche detto che avevi lasciato le redini ad Ally, per non destare sospetti."
Dio, questa ragazza era piena di sorprese. Mi aveva salvato la vita, davvero.Intanto eravamo arrivate al mio appartamento ed ebbi modo di ringraziarla e posare un dolce bacio sulle sue labbra. Mi erano mancate, mi era mancata lei. Non avrei potuto immaginare una vita senza il mio angelo.
Siamo scese dall'auto e Camila ha aperto il mio appartamento, ormai proprietaria del mio mazzo di chiavi di scorta.
"Immagino vorrai farti un bagno e riposare. Sarai stremata. Vado su a prepararti la vasca, tu fai con calma", disse, e il fatto che vagasse in casa mia così liberamente mi faceva davvero stare bene.
Quanto avrei voluto averla in casa mia tutti i giorni. Ma era ancora troppo presto per poterle domandare una cosa del genere.
Appena arrivai all'ultimo scalino, lei venne ad aiutarmi a raggiungere il bagno. Ero davvero esausta. E, arrivate nel bagno, mi lasciò lì su due piedi.
Era ovvio. Stavamo insieme. Ancora non avevamo avuto momenti intimi e lei probabilmente si sarebbe vergognata. Ma il mio essere esausta era un'ottima scusa.
"Camz?", la chiamai da dietro la porta del bagno. "Amore, mi hai lasciata qui così. Ho bisogno che mi aiuti a togliere i vestiti", dissi con voce rauca. La sentii deglutire mentre apriva la porta lentamente.
"Proprio non riesci da sola?", mi chiese imbarazzata. Era troppo carina, volevo baciarla. Ma non era il momento. Avevo bisogno di restare imponente.
"No. C'è qualcosa che non va in questo?", dissi indicando il mio corpo e la vidi abbassare lo sguardo seguendo la mia mano.
"No, anzi. È solo che..", si bloccò appena vide che iniziavo a far scendere i pantaloni che indossavo giù per le mie gambe. I suoi occhi stavano percorrendo tutte le mie gambe, fino a che non arrivò a guardare le mie mutande. Alzò subito lo sguardo e mi guardò con occhi sgranati.
"Laur.. ti prego non farlo."
"Perché non dovrei? Aiutami con questa maglia", quasi le ordinai e la vidi deglutire forte.Si avvicinò e mi tolse la maglietta. Rimase a fissarmi dalla testa ai piedi e io mi sentii bruciare sotto il suo sguardo.
Sapevo cosa sarebbe successo, ed era esattamente ciò che volevo. Avevo già rischiato di perderla e non potevo assolutamente mandare a puttane questa occasione.
Ciaaaao bitcheeees. I'm back.
Alternerò la stesura di questa storia con la traduzione di DIWK, spero vi piaccia questo nuovo capitolo.
Fatemelo sapere nei commenti, così vedrò se ne vale la pensa continuare a scriverla.
VVB, alla prossima!(:
-writeeeonme
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