Piano B II

Salve a tutti, spero non vi siate dimenticati di me, sono il narratore di questa storia, ritengo che sia necessario che io vi faccia notare alcune cose importanti sulle possessioni, in particolare su questa. La prima è che Aziraphale stava disegnando un pentacolo perfetto sul pavimento del cottage della signorina Anatema. La maestria con cui lo sta disegnando può suggerirvi che "qualcuno" l'abbia usato ben più di una volta per chiamare a sé un certo demone, ma questo a dire il vero non ha gran importanza. La seconda cosa è che Crowley era in angolo della stanza a osservare l'angelo. Anzi, quello che il demone faceva non era solo fissare, ma mentalmente si stava anche preparando a lasciare il sul corpo e gli stati di euforia, che la visione di un certo angelo provocava, potevano aiutate a fargli cambiare forma, cosa che non è piacevole fare, e che si può descrivere con il pensiero del suddetto demone "fa più male di un ammaccatura sulla Bentley". Raggiunto lo stato d'animo giusto per la possessione Newton Pulsifer venne trascinato nel pentagramma e lo spettacolo ebbe inizio.

Il demone si lasciò avvolgere dall'ombra che sembrava invadere la stanza poco a poco e si mise seduto sulla piccola sedia a dondolo accanto alla libreria. La lingua biforcuta gli leccò il labbro superiore seguita dalla voce profonda del demone che roca e suadente ora stava dando sfoggio di una lingua che nessuno dei presenti aveva mai sentito. Aziraphale sentì un brivido attraversargli la schiena, mentre ascoltava le parole arcane invadere l'aria come la più bella delle melodie. La piccola casa non era altrettanto lieta di sentire perché scricchiola e gemeva come un animale ferito mentre i simboli del pentacolo avvolgevano la figura magra del ragazzo che si stava levando piano piano a mezz'aria. Fuori il tempo peggiorò in pochi minuti, l'aria si fece pesante ed elettrica. Due cose successero, la prima fu che la luce nella piccola casa si spense, bhe a dire il vero si spense in tutto il paesino, secondo ci furono due spostamenti d'aria. Un istante dopo l'umano Newt cadde a terra pesantemente mentre un angelo si posò delicatamente sul pavimento senza fare rumore.

Poco dopo le luci ripartirono dopo aver sfarfallato per un po' e illuminarono la stanza. Nell'angolo il corpo del demone sembrava addormentato mentre la sedia a dondolo oscillava pigramente, Anatema avanzò sicura verso il suo ragazzo che le sorrise con gentilezza ma quando lei lo toccò le cose non furono altrettanto dolci. Crowley fece la sua comparsa "Sta ferma! Giù le zampe strega, non ci serve altro stress!". La risata arrivò cristallina dall'angelo che aveva osservato tutta la scena.

Newt-Crowley scavalcò veloce la ragazza che si stava calcando furiosamente gli occhiali sul viso, si diresse verso l'angelo. Una lacrima gli rigava il volto e si apprestava a cadere a terra. Eppure sorrideva. Newt riprese il controllo e si scusò con Anatema talmente velocemente che le parole si incastravano l'una nell'altra rendendo il tutto incapibile. La possessione era appena finita e i due ragazzi volevano prendersi il loro tempo per salutare ma qualcun altro non lo riteneva necessario. "Bhe adesso siamo pronti, credo sia ora di andare miei cari!" Aziraphale prese per mano il ragazzo e lo portò verso l'uscita, senza nemmeno dare il tempo ai due innamorati di salutarsi. A Crolwey non importava molto degli umani in quel momento, a lui importava di quella mano che stringeva la sua. Dopo qualche sforzo era riuscito a convincere il ragazzo a lasciargli il controllo del corpo e l'aveva rilegato in un angolino. Ora guardava quelle dita intrecciate desiderando di stringerle per sempre. Invece le lasciò andare quando arrivarono in prossimità della Bentley, avevano un lavoro da fare e questo non era il momento per cedere ai sentimenti.

Newt-Crowley si mise alla guida, arrivarono al quartier generale del paradiso proprio mentre il sole sorgeva. Parcheggiarono la macchina dietro l'angolo dell'edificio e con calma si avviarono verso l'edificio che era di un imponenza quasi brutale su quelli circostanti. Per tutto il viaggio non ci furono chiacchiere, l'unica cosa che venne detta prima di entrare fu frutto della mente di Crowley "Guardate l'ego degli angeli, qualsiasi cosa costruiscano deve essere oscenamente grande, chissà cosa dovranno compensare" disse ridacchiando, si voltò verso il suo angelo pronto per il consueto rossore sulle guance e l'ammonimento, ma ne l'uno nell'altro arrivarono, Aziraphale sorrideva guardando verso l'alto. L'ingresso dell'edificio era identico all'ultima volta in cui vi erano stati, non era cambiato dai mesi precedenti, stessa aria luminosa e minimalista che si diffondeva in ogni stanza, stesso profumo di pulito, stessa tristezza.

Aziraphale rimaneva insolitamente in silenzio mentre procedevano verso la scalinata, sorrideva tranquillo, non un ombra di nervosismo attraversava il suo viso. Il demone era totalmente scioccato, nonostante dall'esterno riuscisse a sembrare tranquillo in quel corpo, il panico più totale aveva invaso ogni singolo centimetro della sua mente. Qualcosa decisamente non andava, in tutti gli anni che Aziraphale aveva salito le scale del paradiso non era mai stato tranquillo, il demone sapeva bene che il fatto di rimettere piede a "casa" lo mandava nel panico più totale. Spesso mentre lui scendeva lo sentiva parlare a ruota libera con se stesso mentre si ripeteva frasi strampalate che venivano dai suoi libri. Ora invece il silenzio più totale. Il silenzio non riguardava solo le chiacchere ma andava più in profondità. Non percepiva nulla, sentiva solo il vuoto. Dal suo angelo non sentiva amore, ne tristezza, paura o ansia. Decisamente qualcosa non andava, dov'erano i ripensamenti, gli ammonimenti, e i commenti su quanto preferisse andare a cena che stare li?

In poco tempo arrivarono al piano degli uffici che attraversarono velocemente senza guardare in faccia nessuno. Molti angeli si voltavano verso di loro ma nessuno proferiva parola. Un umano e un angelo continuarono un piano dopo l'altro fino ad arrivare al piano interamente dedicato alle vere porte per il paradiso. Quel piano era vuoto proprio come l'ultima volta che vi erano stati, o perlomeno l'ultima volta che Crowley vi era stato sotto forma di angelo, e ora lo faceva sotto forma di umano, per un istante esitò sentiva che qualcosa non andava. Quando tornò a guardare di fronte a se era apparsa un enorme porta blindata di ultima generazione, l'unica cosa che la rendeva alquanto diversa era il bianco splendente che la ricopriva e il fatto che stesse in piedi in mezzo al vuoto più totale. Aveva sempre pensato che il paradiso fosse esagerato ma ora ne aveva la prova. Appena provarono a fare un passo verso la porta fece la sua comparsa un angelo dalle folte basette, vestito con un armatura splendente e che impugnava una lancia. Attorno a lui altri sei angeli con la stessa tenuta ma meno basette li circondavano minacciosi. Crowley cercò di sibilare come minaccia dimenticandosi che non aveva il suo corpo, il risultare della cosa fu una fontana di saliva che attraversò sgraziatamente l'aria per atterrare sull'armatura del soldato. Accadde tutto in un istante, il soldato si mosse con la grazia di una ballerina classica e fece scattare la lancia nell'aria. La suddetta lancia si fermò a qualche centimetro dal volto del demone solo perchè Aziraphale l'aveva afferrata. Nonostante il guardiano della porta fosse stato veloce, in confronto a ciò che aveva appena dimostrato Aziraphale sbiadiva. Ora una goccia di sudore si stava formando sulla fronte del guardiano che stava farfugliando una sorta di "Mi dispiace" quasi al limite del pianto. Il demone ebbe la certezza che chi aveva con se non era il suo angelo, perchè lo sguardo che stava usando non era qualcosa che il Suo angelo avrebbe mai usato. Era pura rabbia, incontrollata e feroce. Era puro terrore. Un ondata di brividi invase il corpo di Newt-Crowley su cui per un attimo il demone aveva perso il controllo rendendo visibili a tutti i celestiali presenti la paura che provavano.

Il demone riprese il controllo velocemente sperando che la cosa non si fosse notata troppo. "Mio caro guardiano, ho un umano da portare ai piani alti, ti chiedo cortesemente di aprirci le porte del paradiso" disse Aziraphale con un sorriso dolce come il miele. "Ma signore gli umani.... bhe ecco gli umani ancora in vita non possono pass..." il poveretto non finì nemmeno la frase perchè Aziraphale stringeva talmente forte la lancia che gli si spezzò tra le dita. "Sono ordini che ho ricevuto da Lei stessa... e poi dubito che per te sarebbe saggio contraddirmi... Non sai chi sono caro?" aggiunge con aria contrita l'angelo che ora riponeva tra le mani del povero guardiano l'altra metà di lancia. Il guardiano non ci pensò due volte, si volto verso la porta fece alcuni gesti cominciò a far scattare una serratura dopo l'altra facendo si che la pesante porta si aprisse sul paradiso.

Sentì la mano dal calore familiare prendere la sua e guidarlo nella luce abbagliante, il demone non si sentiva per nulla al sicuro e nemmeno Newt che urlava disperato. Il demone non vedeva nulla, era completamente accecato da quella luce che invadeva ogni cosa che senza preavviso, semplicemente si spense. La luce del paradiso si spense. "Allora quanto ci vuole, questo nuovo sistema di manutenzione è così scomodo che non so proprio come fare" l'angelo che aveva parlato compì un miracolo e improvvisamente la luce tornò. Ezechiele sorrideva loro con tutta la tranquillità di questo mondo. "Azi da quanto tempo fratello, sono lieto che tu sia tornato a casa, cominciavo a preoccuparmi!" fece qualche passo verso di loro e appena poté abbraccio forte Aziraphale che impacciato restituì la stretta. "Tu devi essere un amico di Azi, benvenuto, benvenuto! Perdonatemi per la luce della stanza stavo cercando di renderla più soffusa ma temo di averla fatta esplodere per un istante" ridacchiò come una ragazzina, l'angelo che sfiorava i due metri d'altezza ed era un ammasso di muscoli con le lentiggini ridacchiò divertito. "O non ti deve preoccupare, sono molto lieto di essere tornato, mi mancava casa. Perdonami ma dovrei portare il mio caro amico da lei." Disse con gentilezza Aziraphale. "Ma certo vi accompagno" l'omone senza preavviso mise un braccio attorno a ciascuno dei due e li portò fuori dal piccolo ufficio spoglio. Mentre usciva l'unica cosa che il demone vide fu una targhetta sulla scrivania rigorosamente bianca. La scritta se possibile illuminava ancora di più la stanza e declamava "ACCETTAZIONE LIVELLO 1".

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