Il Principio

(Attenzione! Sono perfettamente cosciente che per il personaggio del cattivo uso sia il maschile che il femminile, è una scelta dettata dal fatto che secondo me gli angeli non danno peso al genere nonostante l'aspetto fisico. Se loro non lo fanno non credo che sarò io a cominciare. Buona lettura.)

Credo sia giunto il momento di raccontavi cosa accadde all'inizio. Quando ancora un certo cattivo della nostra storia, non era ancora così cattivo. So che il mio compito è narrare le gesta dei nostri amici, ma per farlo ritengo giusto omaggiare anche gli altri componenti della storia, e visto che c'ero, credo di potervi fornire un quadro alquanto completo. Riassumerò, devo ammetterlo i fatti più spiacevoli riguardanti una certa battaglia, sono ricordi ancora molto tristi da affrontare.

Risengard osservava le stelle passare da millenni. Aveva visto soli scomparire, pianeti e galassie formarsi ed espandersi. Aveva visto la vita crescere su molti pianeti senza riuscire a vedere quello che più gli interessava. Il suo preferito era chiamato terra ed era il futuro giardino dell'Eden in versione più grande. Olympia fantasticava sempre su come doveva essere quel mondo, diceva sempre che le sarebbe piaciuto visitarlo un giorno.

Quand'era in paradiso era uno degli Arcangeli più potenti, aveva svolto tutti i compiti più importanti. Nonostante il corpo minuto e grazioso era anche uno dei più temuti, nessuno era mai riuscito a batterlo in un duello. Le sue creazioni erano le migliori, le più belle galassie erano sue e così anche molti dei paesaggi del paradiso. Non gli importava molto che tutti gli angeli conoscessero il suo nome gli bastava che uno in particolare lo sapesse. Si chiamava Olympia. Un cherubino con cui adorava passare il suo tempo. Non capiva molto il senso di quella piacevole compagnia ma il paradiso era sempre più interessante con lei intorno. Lui insegnò quasi tutto quello che sapeva a quella deliziosa celeste e il cherubino le insegnò a cantare.

Era tutto perfetto perlomeno finché non iniziò a comparire Lucifero, in quel periodo cominciarono le voci della rivolta, che suggerivano a molti di unirsi a lui e Olympia ne era affascinata. Con le sue belle parole fece suoi molti delle schiere celesti, e quando le fazioni si divisero Olympia si schierò con lui accanto a Lucifero, in prima linea. La battaglia iniziò. Le perdite su entrambi i lati furono immani, intervenne anche Dio, che scagliò sulla fazione di Lucifero una serie di saette con lo scopo di aprire un varco in cui cacciare chi si era ribellato. La sua dolce Olympia venne colpita proprio mentre si trovava accanto a Lucifero, Risengard pianse per la prima volta in tutta la sua esistenza, implorò aiuto ma il traditore semplicemente si voltò. Non gli importava di nessuno se non di sé stesso, ora lo sapeva anche lei.

L'unico che tento di aiutarli fu un angelo chiamato Miro. Tentarono di rimanere uniti ma la battaglia lì separò, la disperazione fece preda Risengard che guardandosi attorno non vide altro che ingiustizia e morte. Come poteva lasciare che questo continuasse? Doveva trovare il modo di distruggere tutto. Quando la sua Olympia si dissolse in povere tra le sue dita e vide Miro precipitare, la follia prevalse sull'arcangelo. Qualcosa nei meandri più reconditi della sua mente si spezzò. La follia si prese tutto di lei, e il suo cuore si congelò. Se la sua dolce Olympia non poteva sopravvivere nessuno l'averebbe fatto. Colpì chiunque le si parasse davanti. Il suo viso non aveva più espressione, non emetteva un suono ne un lamento. E poi accadde, Dio ne ebbe abbastanza. Cacciò negli inferi i ribelli e riportò al sicuro i suoi angeli. Lei rimase sola sul campo di battaglia. Crollò a terra, piegata da tutto quello che era successo. Il silenzio fu spezzato dalla sua risata, la risata di un folle. Dio ebbe pietà di un cuore e una mente spezzata, tentò di farla tornare alla ragione ma come risultato ebbe la promessa della distruzione di tutto quello che aveva creato. In quell'angelo non c'era amore, non c'era odio, solo vuoto e questo è molto più pericolo di qualsiasi altra cosa. Quando gli angeli tornarono e la imprigionarono non disse nulla, la misero su una stella in modo che non potesse nuocere a sé stessa e agli altri, le tolsero le ali e lo abbandonarono li. Senza ali aveva perso tutta la sua forza e i suoi poteri celestiali.

Mentre era steso sulla ruvida roccia di quel pianeta non fece altro che piangere rannicchiato. La sofferenza di essere senza ali era nulla in confronto a quello che venne dopo. Passò millenni a ricordare Olympia vivere e morire. Fu un giorno particolare che le fece decidere di mantenere fede alla sua promessa e fu quando vide il suo primo pianeta morire e trascinare con se le stelle che aveva intorno. L'angelo Risengard realizzò che avrebbe dovuto ripulire il mondo da molte cose per farlo tornare come piaceva a Olympia, come quel pianeta avrebbe potuto solo far scomparire tutto. Primo fra tutti doveva sparire Dio colpevole della sua morte, sarebbe stata un giudice impetuoso proprio come il suo creatore. Con lui avrebbe fatto scomparire quegli angeli troppo deboli e tristi per vivere una vita vera, troppo stupidi per essere se stessi e troppo codardi per ribellarsi. E poi si, lei sapeva esattamente chi altro punire, Lucifero. Ricordava perfettamente come si era voltato lasciandole lì, disperate, e aveva lasciato morire entrambe anche se in modi differenti. Era colpa sua se la guerra era iniziata, sua e di quegli stupidi umani. Se non fossero mai esistiti non avrebbe mai provato invidia per l'amore che ricevevano, né avrebbe voluto il libero arbitrio. Si avrebbe proprio fatto così, avrebbe dovuto eliminare anche loro.

Ecco, pian piano si creava tutto nella sua mente, li avrebbe fatti sparire tutti fino all'ultimo. Di loro non sarebbe rimasto un granello di sabbia. Passò il tempo e cominciò a sentirsi in forze. Attimo dopo attimo imparava di nuovo a controllare ciò che stava intorno a lei anche se in modo differente da prima. I giorni, i mesi, gli anni passarono uno dopo l'altro e aspettava con pazienza che si creasse l'opportunità di sfuggire alla sua gabbia. Intorno a quel minuscolo pianeta sapeva che era presente una barriera per impedirle di lasciarlo, e questa era fatta con una determinata energia. Serviva un evento davvero imponente per destabilizzarla e farla cadere, ma sapeva anche che prima o poi qualcosa sarebbe successo. Quel qualcosa fu l'apocalisse anche se sventata. Il potere emanato da quell'evento aveva raggiunto anche quel piccolo ammasso di rocce e lei era finalmente libera.

Giunta sulla terra sapeva di dover trovare un modo per eliminare le tre fazioni tutti insieme. Passò mesi a vagare su quella terra, vide il bene e vide anche il male che gli umani nel corso della storia avevano creato. Studiò ogni leggenda e ogni mito presente sulla terra per trovare l'arma giusta. Nessuno si accorse di lei. Niente ali, niente potere celestiale rilevabile.

Qualche mese prima che i tafferugli di Londra iniziassero si trovava in una parte molto remota del Tibet, fra le grandi montagne innevate aveva trovato le prime tracce di una leggenda che narrava di uno specchio in grado di capovolgere la realtà. Si recò in molti monasteri e il più isolato da tutti custodiva degli scritti più precisi su questo artefatto. Lo specchiò venne creato da degli amanti molti secoli prima, e lo fecero per errore. Lei strega e lui semplice umano per riuscire a stare insieme crearono uno specchio che potesse piegare la realtà intorno a loro in modo da potersi trovare sempre e in ogni luogo. Ovviamente per i due non era finita bene, l'artefatto si rivelò troppo potente perchè scoprirono che assorbiva l'energia del mondo che lo circondava, pochi anni lo avevano reso troppo potente per essere maneggiato da chiunque, i millenni che potevano far diventare un oggetto simile la causa di qualcosa di irreparabile. Mentre leggeva l'angelo non sentì altro che speranza tra le sue mani. Poteva far tornare tutto come prima. Sorrise al monaco che stava davanti a lei, la guardava con affetto senza rendersi conto di chi aveva d'avanti. Continuò a leggere e scoprì che la strega alla morte dell'amato aveva cercato di distruggere lo specchio, ma era solo riuscita a spezzarlo in tre pezzi rischiando la vita. La donna sapeva che i pezzi non potevano rimanere vicini e li affidò a tre creature di diversa natura in modo che fossero tenuti i più lontani possibili. Il primo pezzo venne affidato a un angelo, il secondo ad un umano e il terzo a un demone. Per la prima volta in millenni senti la soddisfazione e un brivido di gioia. Uno dei pezzi era custodito proprio in quel luogo. Lascio il tempio pensando a come recuperarne i pezzi mancanti, ma forse aveva già la soluzione tra le mani. Pochi giorni dopo i telegiornali riportarono la triste notizia del crollo di uno dei templi più antichi del Tibet che non aveva lasciato sopravvissuti.

Si mise ancora una volta in viaggio e si diresse dove sapeva esserci attività celestiale, nel cuore di Londra. O ciò che trovò a Londra non fece altro che renderla felice. Ricordava bene quell'angelo e lo conosceva bene. Aziraphale il secondo guerriero più temuto del paradiso. Negli anni d'oro portava una delle armature più belle che i fabbri celesti potevano realizzare e brandiva la spada fiammeggiante. Lo ricordava bene in battaglia era temibile, era qualcosa di troppo bello e troppo terrificante allo stesso tempo. Era anche grazie a lui se il cielo aveva vinto la grande guerra, lui aveva lottato proprio contro Lucifero in persona. Era un guerriero temibile tanto quanto era ingenuo e tenero di cuore, se uno dei pezzi era in paradiso avrebbe fatto in modo che fosse lui a portarglielo. Lo osservò per qualche giorno e fu sorpresa dal vederlo con un demone, ci mise un po' a riconoscerlo ma ora lo vedeva chiaramente. Riconosceva l'angelo caduto, avevano creato insieme numerose galassie. Al tempo il suo nome era Raphael.

Le bastò poco per realizzare cosa accadeva tra i due. Avrebbe dovuto solo spingerli nella direzione giusta e per farlo le serviva un po' d'aiuto ma sapeva già dove trovarlo. Si sposto in un piccolo paesino della Francia e per la prima volta usò il suo frammento di specchio. Lo usò in un piccolo tribunale dove l'odio nell'aria era a dir poco palpabile. Il frammentò inghiottì quell'energia in poco. Appena fu pronta attivò il pezzo e aprì un varco, chi ne uscì fu un demone di nome Miro.

"Perchè ci hai messo così tanto!? Sono millenni che ti aspetto!" disse il demone bestia spingendosi oltre il varco. "Scusa sono stata un po' impegnata ultimamente, ma ora sono qui, possiamo dare inizio ai giochi" il sorriso che dedicò al suo prezioso amico fece trasparire del vero affetto e fu quello che lo specchiò assorbì. Semplicemente saltò in aria, non quella stanza, non il tribunale ma l'intero quartiere semplicemente saltò in aria senza lasciare traccia.

Quando l'angelo riaprì gli occhi si trovava tra le braccia del demone che la posò delicatamente a terra. Si trovavano lontano dal punto dell'esplosione e potevano vedere che tutto era stato ridotto in cenere. Quando tornarono indietro solo il pezzo dello specchio giaceva inerme a terra. Lo raccolse e lo portò in alto sopra la testa lasciando che splendesse al sole "Visto abbiamo al nostra via per rimettere ordine in questo mondo" disse la piccola ragazza ora tutta un sorriso e il demone semplicemente replicò dicendo "Si ma magari dobbiamo fare un po' più attenzione per il momento". L'angelo avvicinò al demone lo prese sotto braccio e si incamminarono fra i detriti l'uno accanto all'altra.

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