Real identity
Lui era l'unico spiraglio di luce nella sua vita oscura. Se ne era reso conto ormai da diverso tempo. nonostante questo però non era mai riuscito a farsi avanti. Sembrava quasi ironico che lui, proprio quella stessa persona che per lavoro uccideva persone su compenso, che non avesse alcun problema nell'infilarsi negli affranti più bui, che dominasse i quartieri più malfamati, avesse il terrore di farsi avanti per paura che quel ragazzo non lo considerasse altro se non un semplice amico.
Si distese sul pavimento del tetto, nascondendosi nel buio della notte. Sistemò il suo fucile sulla piccola sporgenza e liberò il mirino dalla sua copertura, portando poi il calcio dell'arma sulla sua spalla, respirò, e sistemò la mira, in modo che la sua vittima fosse proprio a portata di tiro.
Lo aveva conosciuto qualche anno prima, quando per riuscire a crearsi una vita normale, eufemismo, decise di trovarsi un lavoro nel bar di una delle più importanti aziende di video game. Inizialmente si era limitato ad osservarlo da lontano fino a quando a causa della sua distrazione non gli versò addosso una tazza di caffè, che fortunatamente non era altro che un ice americano. Tra mille scuse, e leggeri imbarazzi in qualche modo riuscì a farsi rivelare il nome dal ragazzo, e da quel momento smisero di essere perfetti sconosciuti.
Prese il suo cellulare e controllò le transizioni del suo conto in banca, ancora nessuna novità. Sbuffò scocciato e fece partire una chiamata veloce.
"Che c'è?" rispose una voce fredda.
<<Il mio conto è un tantino vuoto>> disse lui con tono ironico.
"Qui nessuno viene pagato fino a quando non fa il suo lavoro"
<<Qui la regola è un altro, niente malloppo niente colpo>> ribadì il ragazzo <<Oh guarda un po', il tuo amico si sta preparando per uscire, ed io continuo a vedere degli zeri sulle mie transizioni>>
"Piantala di giocare e fai il tuo lavoro"
<<Sta indossando la giacca, credo sia pronto per uscire>>
"Ok, ok" si lamentò la voce al telefono "Hai ragione, scusami c'è stato un errore tecnico"
Il ragazzo portò lo sguardo nuovamente sullo schermo del suo cellulare, e rapidamente vide che un milione di won fossero stati caricati sul suo conto.
<<Voglio il doppio dato che hai deciso di fare lo stronzo>> disse il ragazzo con un sorriso divertito che l'uomo non poteva vedere.
"Non siamo gente che ama scherzare" ringhiò la voce.
<<Era una minaccia?>> ridacchiò il ragazzo <<Sai, credo che il tuo amico metterà proprio la firma su quel contratto>>
"Sei un figlio di puttana" quasi urlò l'uomo, prima che un altro milione venisse caricato sul conto.
<<È stato un piacere lavorare con te>> rise il ragazzo.
Velocemente chiuse il telefono, prese un respiro e sparò. Il proiettile tagliò senza alcun problema lo spazio fra i due edifici, attraversò la finestra dell'appartamento e colpì la sua vittima facendola accasciare ormai senza vita sul pavimento. Il suo lavoro era concluso. Raccolse la sua borsa e dopo aver conservato la sua arma in quella che era la custodia di una chitarra elettrica camminò tranquillo fra le strade di Seoul.
Quando aveva deciso di andare a vivere con il suo migliore amico Hongjoong non avrebbe mai creduto che, dopo tempo dopo, anche il suo ragazzo sarebbe andato a vivere con loro. Non si aspettava nemmeno che il ragazzo avesse un coinquilino che si sarebbe trasferito insieme a lui, poiché il loro proprietario di casa aveva deciso di regalare l'appartamento alla figlia prossima al matrimonio, né tantomeno che quel coinquilino fosse proprio lui.
Infilò la chiave nella toppa di casa e aprì con fare annoiato. Si levò le scarpe lentamente e si trascinò dritto fino in bagno per fare una doccia veloce. Nel suo tragitto non aveva visto nessuno dei suoi coinquilini, ma sul momento non ci aveva prestato molto caso. Si prese il suo tempo sotto il getto caldo dell'acqua, in contrasto con il freddo che aveva sopportato fino a poco prima, e solo dopo più di trenta minuti uscì dal bagno. Non pensò al recuperare immediatamente degli abiti, il loro appartamento era ben riscaldato. Si diresse in cucina, con solo un asciugamano in vita, deciso e recuperare qualcosa da bere. Si avvicinò lentamente al frigo e lo aprì, chinandosi per vedere al suo interno. Buona parte di questo era pieno di birre, alquanto normale considerato che in quella casa vivessero dei ventenni. Ne afferrò una e l'aprì, se la portò alle labbra per berne un sorso.
<<Yunho?>>
Il ragazzo quasi si strozzò a sentire il suo nome così all'improvviso. Pronunciato soprattutto da quella voce così bassa e roca che tanto amava.
<<Non ti ho sentito rientrare>> rispose il ragazzo, dopo essere riuscito a ritrovare un respiro regolare.
<<Perché non sono rientrato>> gli sorrise.
Solo in quel momento Yunho si rese conto che il ragazzo avesse gli occhi ancora assonnati, e che la sua espressione fosse fin troppo rilassata. Si era appena svegliato.
<<Hai lavorato fino a tardi anche stanotte?>> lo riprese Yunho, e il ragazzo scrollò le spalle sorridendo ancora.
Quel ragazzo lavorava fin troppo. Il biondo immaginava che essere un progettatore di un'azienda di video games non fosse facile, ma preferirebbe che non restasse sveglio fino a notte fonda per lavorare a nuovi prototipi da presentare al suo capo.
<<Dovresti dormire di più Mingi, o farti pagare il doppio>> lo prese in giro.
<<Effettivamente dovrei chiedere un aumento>> ridacchiò il ragazza sfilandogli la birra dalle mani per prenderne un sorso prima di far cadere lo sguardo sul suo corpo.
Yunho in quel momento fece caso al suo stato. Era mezzo nudo, con solo un asciugamano in vita. Alcune goccioline d'acqua erano colate dai suoi capelli bagnati fino al petto e lungo il torace. Mingi era intendo ad osservare quello spettacolo davanti a sé, senza però lasciar trasparire alcuna emozione o minima reazione. Il biondo quasi si sentì offeso. Non aveva un corpo perfettamente scolpito, non era un dio greco, ma non era nemmeno da buttare secondo il suo parere, e il fatto che il ragazzo non reagisse lo innervosiva, in parte, e lo rattristava perché l'idea che lo considerasse solo come un amico si radicava sempre di più nella sua mente.
Entrambi sentirono la porta d'ingresso aprirsi, e un urlo farsi spazio nell'appartamento.
<<Abbiamo portato le pizze>> urlò Hongjoong, correndo con i cartoni fino alla cucina, esaltato come un bambino.
Nonostante la sua età sembrava essere il più piccolo fra loro.
<<Smettila di urlare>> lo ammonì il suo ragazzo, seguendolo <<E smettila di correre o tutta la mozzarella volerà via dalla pizza>>
Seonghwa lasciò cadere il suo sguardo sui due ragazzi che erano rimasti immobili, in piedi, in cucina, a fissarli con l'espressione con cui si osserva una coppia sposata dove uno non fa che riprendere l'altro.
<<Smettetela di fissarci così, e tu vatti a vestire così possiamo mangiare come le persone civilizzate>> disse ancora il maggiore fra tutti.
Yunho e Mingi ridacchiarono e il primo si diresse in camera sua per indossare dei vestiti puliti. Lasciò i capelli bagnati, non aveva alcuna voglia di asciugarli in più il suo stomaco pretendeva cibo, e lui certo non aveva alcuna intenzione di negarglielo.
Cominciarono a cenare tranquillamente, con lo sguardo fisso sulla tv. Prendendosi in giro di tanto in tanto e ridendo senza contegno. Una normalissima cena fra ragazzi. C'era solo un problema. E tutti loro lo sapevano. Ogni qual volta mangiassero pizza non potevano fare a meno di accompagnarla con delle birre, solitamente fin troppe, e qualcuno di loro finiva sempre riverso sul pavimento senza nessuna forza per rimettersi in piedi, né lucidità mentale.
Quella sera, quel destino era toccato a Hongjoong. E Seonghwa, già alla seconda birra del suo ragazzo, sapeva che avrebbe dovuto trascinarlo fino alla loro camera e tenerlo buono per tutta la notte. Hongjoong, da ubriaco, non era certo un ragazzo facilmente contenibile.
<<Voglio cantare una canzone>> urlò di colpo il ragazzo, mettendosi in piedi sul divano, con grandi difficoltà.
<<Non hai intenzione di fermarlo?>> chiese Yunho a Seongwha, indicandolo.
<<Vai Hongjoong>> lo incitò al contrario Mingi.
Hongjoong cominciò a cantare, o meglio urlare, una strana canzone per bambini, le cui parole erano state cambiate. Il significato giocoso e armonioso aveva lasciato posto ad una, per niente velata, richiesta di un rapporto sessuale con il suo ragazzo. Questo, ancora prima della fine della prima strofa decise fosse abbastanza. Si alzò in piedi e se lo caricò sulle spalle, ignorando le proteste.
<<Pulite voi per favore, io lego questo con la prima cosa che trovo il modo di abbandonarlo in autostrada senza essere denunciato >> disse, dirigendosi verso quella che era la loro camera da letto.
I due ragazzi ridacchiarono tranquilli e cominciarono a pulire. Durante il tutto sentivano chiaramente le richieste esplicite di Hongjoong e Seonghwa, che rispondeva con chiarissime minacce di morte perché avrebbe dovuto abbassare la voce prima di rischiare una denuncia per disturbo della quiete pubblica.
Quando fu tutto pulito, i due ragazzi sembravano non aver ancora sonno così decisero di riprendere posto sul divano e guardare un film. Non erano nemmeno passati pochi minuti che Yunho sentì la concentrazione affievolirsi nel momento in cui la mano di Mingi era scivolata sulla sua coscia. Nonostante la distrazione il ragazzo cercò di prestare attenzione allo schermo davanti a lui, ma questa prese nuovamente a vagare nel momento in cui la mano cominciò a muoversi, accarezzandolo lentamente, su e giù, la testa di Mingi posarsi sul suo petto e una gamba aggrovigliarsi intorno alla sua.
"Sta solo cercando una posizione per stare più comodo" si disse.
Il ragazzo mosse la testa verso l'alto, proprio verso il suo viso. Yunho cercò di evitare quello sguardo per un po', fino a quando non si sentì come sotto il mirino di un cecchino. Ironico per lui.
<<Cosa stai facendo?>> chiese finalmente, non riuscendo più a sopportare quello sguardo a cui non poteva dare una definizione.
<<Ti guardo>> rispose semplicemente Mingi.
<<Perché?>> chiese il biondo inarcando un sopracciglio.
Il silenzio calò nella stanza, e questo durò per qualche instante.
<<Sei bello>>
<<Sei ubriaco?>> chiese Yunho, sollevandosi leggermente per guardarlo meglio, non rendendosi conto che in quel modo i loro visi sarebbero stati fin troppo vicini.
Il biondo però non fece quasi in tempo ad accorgersi di quel particolare che sentì delle labbra posarsi lentamente sulle sue. Fu un contatto leggero, morbido, ma abbastanza forte da far tremare Yunho sul posto.
<<Abbastanza da prendere il coraggio di fare quello che volevo fare da molto tempo>> rispose sorridendo <<Ma non abbastanza da non capire cosa stia facendo>> aggiunse per rassicurarlo.
Yunho si bloccò, sul posto, cercando di recepire realmente cosa l'altro gli stesse dicendo.
<<Mi piace Yunho>> disse di getto, deciso a non aspettare <<Non so quando è cominciato, ma so che se non colgo quest'occasione per non farmi avanti non ci riuscirò più->>
Mingi non riuscì a finire la sua frase che Yunho si lanciò fremente su quelle labbra. Non era mai stato bravo con le parole, non sarebbe mai riuscito a esprimersi sui suoi sentimenti, e sentiva che un semplice "Mi piaci anche tu" non sarebbe bastato. Decise così di far capire all'altro quello he provava attraverso i fatti. Mingi sembrò capirlo, perché sorrise in quel contatto e se lo tirò addosso ancora di più. I vestiti che avevano addosso sparirono fin troppo velocemente, nel tragitto fino alla camera da letto del maggiore. Non si preoccuparono di nascondere i loro gemiti poiché sicuri che le urla, ancora vive, di Seonghwa e Hongjoong li avrebbero coperti. Si accarezzarono lentamente, scoprendosi per la prima volta nonostante si fossero guardati per anni. Si assaporarono come fossero la cosa più prelibata al mondo. Yunho sapeva che per Mingi sarebbe stata la prima volta, perciò si prese del tempo per prepararlo attentamente. Quando cominciò a prepararlo baciò via quell'espressione infastidita dal suo volto, cercando di calmarlo e promettendogli che il dolore sarebbe presto passato. Mingi si era fidato, ed aveva notato che il biondo stesse dicendo il vero. Il dolore sparì quasi subito, sostituito da diverse ondate di piacere che non era in grado di controllare. L'unica cosa che sentiva di volere era "di più". Yunho lo accontentò volentieri. Lentamente s'introdusse in lui, dandogli il tempo di abituarsi a quella nuova intrusione, ed aspettò un cenno per muoversi che arrivò poco dopo. Si mosse lentamente, all'inizio, fino a quando la loro lucidità mentale non si frantumò all'unisono. Mingi cominciò ad andare incontro alle spinte, Yunho cercò la parte più sensibile dell'altro per dargli ancora più piacere. Soddisfatto non ci mise molto a trovarlo, ma quel progresso portò entrambi sempre più vicini al limite, che raggiunsero poco dopo stringendosi l'uno all'altro chiamando i loro nomi così intimamente per la prima volta, cosa che fece quasi esplodere i loro cuori che battevano all'unisono.
Yunho uscì dal ragazzo e si lasciò cadere sul materasso, portandosi addosso Mingi per poi coprire entrambi con le coperte. Restarono in silenzio per un po', cullati dai loro respiri.
<<Quindi...>> cominciò Mingi, disegnando cerchi invisibili sul petto del ragazzo <<Posso considerarti il mio ragazzo?>>
Yunho stava per rispondere quando un particolare balenò nella sua mente.
<<Aspetta>> disse, sistemandosi meglio per riuscire a guardarlo in viso <<Prima voglio che tu sappia una cosa>>
<<Dimmi pure>> lo invitò il ragazzo.
<<Riguarda il mio lavoro>> iniziò preoccupato Yunho, cercando le parole giuste per dirlo <<Non è facile dirlo...>> sospirò.
<<Se riguarda il tuo lavoro già lo so>> disse di colpo Mingi.
A quelle parole Yunho scattò dal suo letto.
<<Come?>> chiese ansioso.
<<Puoi anche nascondere il tuo fucile in una custodia per chitarre>> ridacchiò Mingi <<Ma dovresti modificare la tua voce quando parli al telefono con i tuoi clienti>>
<<Che vorresti dire?>> domandò Yunho confuso.
<<Che rivoglio indietro i miei due milioni di won, stronzo>> rise Mingi, sventolando il cellulare davanti al ragazzo che subito capì, scoppiando a ridere sonoramente.
<<L'ho sempre pensato che fossi quello giusto per me>>
Proprio in quel momento sentirono dei colpi battere contro la porta, che li zittirono, in attesa e la voce di Seonghwa.
<<Se avete finito di scopare andate a dormire deficienti, sono le tre del mattino>>
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