Capitolo 6, ovvero ostentazione della ricchezza.
Purtroppo dovrò chiedere con una certa urgenza un prestito a mia nonna: non riesco più a fare a meno delle pasticche che prendo per vivere le mie esperienze extracorporee quotidiane. Oppure potrei mettermi a spacciare a quei ritardati dei miei amici, che pure ci guadagnerebbero in sanità mentale, visto ciò che è successo di recente. Ora sono nella mente di Alessia, poco prima che ci incontriamo per cominciare una variante sfigata dell'appuntamento doppio: non si dà pace perché non trova un vestito adatto per uscire con me — che bellezza! Nonostante non le stia simpatica neanche per scherzo, si fa più pare per me che per il frate che tanto la emoziona. A un certo punto si ferma e comincia ad imprecare; la mia sagoma preferita, udite cose che non sto nemmeno a riportarvi, corre in camera: «Non tirare giù il Signore a colpi di fucile da caccia, Alessia! Che problemi hai?».
«Madonna destabilizzatrice di Paesi del Terzo Mondo, non so che cosa mettermi!».
«No, ma scherzi? Tutta questa caciara perché quei trecentosettantacinque vestiti che hai tirato fuori non ti convincono? Tira un dado a quattrocento facce e mettiti il vestito con quel numero».
«Hai presente dove andiamo?».
«No».
«Neanch'io, ma, se ci ha invitati la signorina White, allora dev'essere un posto dove è necessario tirarsela all'inverosimile».
«Andiamo al Cipriani, quindi?».
«Ti ho detto che non lo so, macchietta da fanfiction! E comunque prova a metterti qualcosa di anche solo vagamente simile a quegli stracci che indossi che ti eviro all'istante». Ma come ti permetti di trattare così il mio sogno-diluvio!?
«D'accordo; ho capito. Non faccio domande, non paleso la mia opinione: è chiaro il concetto».
Aaron controlla la finestra e vi mette una gamba fuori, poi sembra ripensarci e rientra. «Visto che ormai mi hai costretto a quest'inferno, almeno dimmi qualcosa di interessante su quella smorfia che cammina».
«La White? Non c'è molto da sapere: è la classica protagonista di storielle da due soldi, senza un briciolo di personalità, piena di soldi solo quando serve a giustificare qualche buco di trama, senza amici a posto con la testa... le solite cose, insomma».
«Va be', la solita noia mortale, insomma. Per quanto riguarda me, sai se mi hanno trovato?».
«Non mi pare, anche perché al più ti troveranno a tre quarti del libro, o poco prima. Per ora puoi stare tranquillo».
Vorrei stare ancora dentro Alessia a sentirmi insultare liberamente, come io d'altronde faccio con chiunque in quanto non mi toccano minimamente i loro sentimenti, ma per questa cena dovrei prepararmi pure io. Torno in me e subito vengo disturbata. «Tesoro, che fai stasera?».
«Vado a cena con gli amici, mamma».
«Quali amici?».
«Senti un po', troia da combattimento che per puro caso condivide qualche gene con me: non farmi la solita predica sul mio comportamento obiettivamente infantile e completamente ignaro di una realtà a me vicinissima, perché non hai niente da insegnarmi. Tutti gli uomini che chiami a casa sono solo ladri di eredità che prima ti sfilettano come lo Chef Tony e poi cercano in tutti i modi di rubarti i quattrini. Io almeno sono la protagonista, e avrò modo di redimermi; tu, invece, sei solo una comparsa, tra l'altro di un piattume raro, e non potrai che rimanere così come sei».
«D'accordo, signorinella; ma almeno non vestirti di bianco, ché sembri di partenza per un funerale indiano».
Per fortuna sento suonare quel catorcio dell'auto di Nicholas. Entra, distrugge mia madre con lo sguardo e mi accompagna alla vettura come un vero gentiluomo. Entrati in salotto, scoppia a ridere: «Quell'infedele ti avrà detto che sembri in ossequio funebre!».
«C'è poco da ridere, curato di noialtri; e poi perché sei in tenuta da battimento? Ti sei dato alle escort di recente?».
«Non proprio: ho deciso che questa sera ficco. I surrogati del saio che porto di solito non mi avrebbero aiutato più di tanto. Comunque anche tu stai bene».
«Grazie, frate. Arrivo subito».
Che figura! Quasi mi dimenticavo della borsetta argentata coi soldoni del papi: corro più veloce della luce a prenderli e mi fiondo in macchina da Nicholas, anche se pure lui non avrebbe l'età per guidare.
Arriviamo al ristorante dopo quattro incidenti e dodici pedoni schiacciati; noto che Nicholas è così teso che emette frequenze sonore: «Perché sei diventato una RCF portatile?».
«Sono un po' preoccupato: questa è la prima volta che con una ragazza faccio qualcosa di più che essere deriso per i miei ideali».
«Ma sentilo! Quante volte devo dirtelo? Tu sei il proibito per ragazzette come Alessia: e per questo affascini anche solo stando zitto. Andrà tutto benissimo».
«Ehi, ciao!». Evviva, è arrivata Alessia assieme al maschione; strano che abbiano salutato anche me. «Questo ristorante è troppo figo! Ma non costerà troppo?».
Nicholas mi indica e si mette a ridere: «Proprio come la proprietaria».
«Tua madre convertita al satanismo spinto, non puoi startene zitto una buona volta?». Va bene, lo ammetto: il ristorante è davvero mio e ve l'ho nascosto fino ad ora, ma per una buona ragione. No, non è perché i miei ci lavorano — i ristoratori sono ricchi, ma devono lavorare tanto per guadagnare: l'ho vinto giocando a tressette con Lucifero, e mi è pure andata bene, perché, se avessi perso, mi sarei dovuta concedere un numero di Graham di volte, una in fila a quell'altra. Noto che gli altri due sono molto sorpresi della cosa, ma con una battuta orribile li convinco ad entrare e a sederci.
Per puro caso finisco vicina ad Aaron, che però sta guardando altrove. «Bel fustacchione, perché non guardi un po' da questa parte?».
«Perché la cameriera, e molte altre ragazze da quella parte, sono dei ragguardevoli pezzi di gnocca».
«Be', io invece ora sto fissando solo ragazzi orribili...». La battuta, benché orribile, gli fa sputare un polmone: non se l'aspettava.
«Te la concedo, ma ora parliamo di cose serie: posso portarmi a letto quella cameriera?».
«Se ci riesci, ti offro pure la stanza gratis qui nell'albergo di sopra». Sono sicura che non ci riuscirà: Alice, la cameriera, è lesbica dichiarata da tre anni. Aaron si alza, va verso di lei, dice una sola parola.
Sono senza parole. Sul serio. Alice non riesce a trattenersi e geme di piacere; Aaron la guarda soddisfatto, si gira e mi fa un sorrisino. Scrivo un messaggio al portiere di notte: "Tra poco arriverà un ragazzo con Alice; dagli una doppia e mettila sul mio conto personale". Penso che andrò a vomitare.
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