Capitolo 4, ovvero la protagonista si metterà nei guai.
La fantasia senza limiti dell'autrice mi impone di essere nella squadra organizzativa dell'accoglienza del mio liceo che ho odiato dal capitolo 1. Ho smesso da tempo di chiedermi il senso di questa incoerenza, come ho smesso di chiedermi il motivo di questo avanti-veloce al giorno dopo il capitolo 3 senza neanche una riga in cui torno effettivamente a casa. Alla fine ho bevuto con Jason? Com'è andata? A che capitolo arriva il tentativo di stupro a causa del quale Jason finisce finalmente in cella? Tutte domande prive di risposta, almeno per adesso.
Dopo pranzo mi preparo per andare: mia madre mi chiede se per una volta sparecchio al posto suo, ma io rispondo con un energico «Piuttosto uso la mia aorta come corda per saltare» e lei non può che concedere; d'altronde funziona così un rapporto salutare tra madre e figlia, no? Ah, no? Be', pazienza: questo schema ha funzionato anche a questo giro.
Adesso arriva una bella sequenzina in cui mi faccio il bagno, così mi vedete come quella rea di esistere mi ha fatta: ho la coda alta, per essere sempre pronta a servire i passanti — dopo tutto 20 € sono sempre 20 €; vi dico che ho i capelli biondi, anche se avrei scommesso che il mio outfit del capitolo 1 ve lo avesse già fatto capire; mi spoglio ed entro in vasca, perché vaffanculo, ambiente!, io voglio poltrire per lavarmi. Mi tiro un elettrodomestico acceso e difettoso in vasca per vedere se finalmente posso chiuderla qui, ma la legge del protagonista mi tiene in vita contro ogni logica; allora opto per una morte più lenta e dolorosa ascoltando reggæton dalle cuffiette in ascolto casuale, perché non sia mai che io ascolti un album o quantomeno un genere musicale più degno di questo nome: tra l'altro noto che intervallandolo con della trap italiana prodotta a colpi di minchia sulla tastiera del computer accorcerei il lasso di tempo che mi separa dalla vita eterna, ma poi mi ricordo che andrei dritta all'Inferno per colpa del mio demone interiore e, quindi, spengo il telefono per precauzione. Esco di scatto dalla vasca senza neanche aver usato il sapone e mi piastro i capelli per uniformarmi un po' di più a quello che vedo sui surrogati per minorenni del Cosmopolitan: i capelli mossi mi renderanno unica se non guardi metà delle mie coetanee. Mi butto in faccia mezzo chilo di mascara con la cazzuola che mio zio Alvise mi regalò per il mio quinto compleanno, sperando che i miei occhi da eschimese malaticcia sembrino meno finti del solito; completo con illuminante e labello quanto basta; e un po' di pinzimonio, che non guasta mai. A un certo punto mi ricordo che la piastra sta ancora andando e bestemmio tutto l'Empireo mentre i miei capelli prendono fuoco per la seconda volta in due giorni: fortunatamente aver siglato un contratto a progetto con Mefistofele comprende tra i benefit quello di non subire danni da ustione o da fiamme vive eccetera, quindi la mia chioma è salva, ma ora gli devo un capretto in più ogni giorno di San Giovanni — sì, tutti i 100 e oltre santi con quel nome.
Visto che non è stato sufficiente rendervi partecipi del mio bagno, ora devo anche ricordarvi che mi faccio schifo perché ho un corpo mediocre rispetto ai corpi che vedo su Internet, anche se so benissimo che quelle donne sono belle solo grazie a Photoshop. Eh, pensavate di esservi liberati del momento bambola coi vestitini? Outfit inutile come il precedente, ma questa volta mi vesto di nero come l'umore di chi è arrivato sin qui; aggiungo un giubbotto di pelle che mi fa sembrare la versione a buon mercato di una donna-oggetto delle pubblicità di auto di lusso negli anni ottanta e mi fiondo armata di cellulare verso l'infinito e oltre.
Chiamo il Padre Pio di noialtri. «Senti, Nicholas, come vedi una possessione da parte mia di una persona?».
«Secondo me ci sta un botto. Per caso stai per metterti nei guai?».
«Parrebbe di sì; se non arrivo in tempo a scuola, sappi che sei un baciabanchi bigotto disgraziato di quel Dio che veneri!».
«Grazie mille, indemoniata di Gadara prostituta dissacrata da diecimila spiriti superiori giapponesi! A dopo, se il basso ventre non ti duole».
Sento che sto per riavere quel trip con cambio di visuale; sta quasi cominciando a piacermi. Sento che il mio fustacchione preferito è in dormiveglia: forse riesco a fargli sporcare le coperte, se...
«Aaron!». Senti un po', Alessia, o come ti chiami, devi proprio rovinarmi la scena sul più bello? «Dobbiamo andare a scuola, Aaron!».
Ah, così ti chiami Aaron, bello; be', di sicuro sarai sempre primo nell'ordine dei nomi. Ma perché sei così spaccato? Ah, capisco: ti sei fatto come una pigna e non sai neanche come hai fatto a sopravvivere; giustamente tu sei davvero di quinta, quindi tutto è plausibile.
«Cristo redentore dei pinguini, Alessia, potevi anche svegliarmi prima!».
«Ehi, Mister Simpatia! Notte da leoni, mattina da...».
«Senti un po', Dio missile V2 usato come bara per i derelitti della terra come te; ma tua madre non poteva andare dalla Bonino a chiedere una consulenza sui mille usi del raggio di bicicletta? Se sono tornato a casa ad un orario improponibile per chiunque e sai che abbiamo un impegno, svegliami prima!».
«D'accordo, ma preparati», e lo bacia sulla guancia.
Sento che l'effetto dei sali da bagno che ho ingerito sta scomparendo, quindi è meglio se rientro nel mio corpo.
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