Capitolo 2, ovvero la scontata entrata in scena del figaccione.

L'esame di riparazione è cominciato da mezz'ora e non ho ancora scritto neanche il mio nome: porca puttana vacca troia, sono nella merda; e adesso chi sente mia madre?
Di punto in bianco qualcuno entra in dropkick nella stanza, perché c'è scritto che vi irrompe. È il figo di cui vi ho parlato nel capitolo 1, quindi sapete già abbastanza: è il solito manichino mezzo misterioso che mi rende necessario cambiare l'intimo una volta in più al giorno, con un carattere più approssimativo del cielo disegnato da un bambino di tre anni all'asilo che si è ritrovato il solo pennarello grigio in mano. Finalmente il compito finisce, così magari mi bocciano una volta per tutte e vado a vendere maschere veneziane fatte in Vietnam ai turisti asiatici in stato di trance.

Con gli altri due disgraziati ipotizziamo che i compiti saranno corretti in circa trentacinque secondi da quegli automi di professori; ora ho fame, quindi vado alle macchinette scassate del terzo piano. Quando arrivo, un attacco di anoressia mi impone di bere solo un caffè e io non oppongo resistenza.

Quando prendo le monetine da cinque centesimi che quella maledetta macchinetta del male mi ha dato come resto, sento delle mani toccarmi i fianchi: non faccio una piega, perché le scene di stupro di solito o sono al capitolo 1 oppure capitano molto dopo, quindi la mia verginità è al sicuro. È Caterina, quella superzitellona che ci fa da bidella: è arrivata da Catania truccando i concorsi, e la adoro perché è davvero simpatica, altrimenti tutti i personaggi mi starebbero in culo e non sarebbe molto bilanciato. Sto per sfogarmi con lei parlando della tortura a base di formule che ho appena subito, quando questa se ne esce con un «Hai visto quel bonazzo?».
«Ti riferisci al figaccione che ha sfondato la porta a calci?».
«Sì! E l'ho già stalkerato abbastanza da avere pure le foto zozze che ha mandato alla protagonista di un'altra storiella di Wattpad!».
«Cat, sei proprio una maiala!».

In quel momento passa il figaccione; con un eccesso di intelligenza Cat chiede: «Ehi, bel maschione, ti va di fare un giretto con me?».
«Veramente sto cercando la segreteria...».
«Ma minchia, la segreteria è letteralmente all'ingresso! O scimunito, ma non l'hai vista? Giuls, portalo tu, perché mi sto ricordando del perché sono zitella!».
«Ma calmiamoci un attimo!», esclama il ragazzo.
«Tu non hai capito che Giulia è mia!»; quando cazzo è arrivato Jason?
«Voi non state bene», e se ne va guardando in alto per cercare la scritta "Segreteria". Illuso! L'hanno rubata l'anno scorso quelli di quinta per comprarci il crack dal tunisino al primo piano.

Jason dice quattro minchiate ultra possessive che quasi sicuramente lo porteranno a sfregiarmi con l'acido muriatico e poi ci avvisa che hanno corretto l'esame di riparazione. Madonna violinista della Fenice in fiamme, ora cominciano i guai.

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