Capitolo 7
Al pensiero della frase che sto per dire mi viene da ridere. Ho avuto tante ambizioni nella vita, ma questa non era tra queste.
Ho dovuto fare da insegnante fantasma alla nuova anima. Come volare senza lasciarsi trascinare dal vento, per esempio. Non è così scontato.
Non è troppo difficile per Katie - mi ha detto il suo nome dopo il suo sfogo e mi è dispiaciuto, dato che da bambini eravamo molto amici - capire il meccanismo. Ci vuole un giorno o due e lei è in grado di andare ovunque anche più agevolmente di me.
Le insegno anche a spostare gli oggetti, è ancora difficile anche per me, ma almeno in due riusciamo a farci man forte.
Un paio di giorni dopo la guardo mentre corre volando sui tetti dei palazzi. È sempre stata un’anima libera, non meritava il destino che ha avuto. Non meritava quell’uomo ad usare il suo corpo e sono convint* che sia lo stesso che lo aveva fatto a me.
Provo un disgusto assoluto per quell’essere. Chissà quanti e quante hanno avuto le sue mani addosso, le mani di uno sconosciuto che commette violenze e svanisce nel nulla.
“A che pensi?”.
Guardo Katie e rispondo: “A quell’essere. Ha due vite sulla coscienza, non voglio che ne abbia altre. Vorrei poterlo fermare”.
Il volto della ragazza è indistinguibile, ma intuisco che si è oscurata in volto.
“Sono stat* inutile per tutta la mia vita, almeno da mort* vorrei riuscire a fare qualcosa di buono. Quante persone nell’ultimo mese sono state ridotte nelle nostre condizioni? Noi siamo qui, ma loro non sono ancora con noi. Vorrei poter fare giustizia prima che sia troppo tardi”.
“Facciamolo”.
Il tono di Katie è serio nel dire quella parola.
“È vero, non siamo vivi, ma proprio perché siamo morti e fantasmi possiamo intervenire. Possiamo muovere gli oggetti, possiamo fare molte cose anche così. Io sto con te, voglio fermarlo e vendicare tutti”.
“Allora ci serve un piano da attuare”.
“Abbiamo tutto domani per pensarci, mentre la facciamo pagare agli altri. Ho ascoltato la tua storia e intendo farla pagare a tutti quelli che ti hanno fatto arrivare fino a questo punto. I tuoi genitori, i bulli, tutti devono pagarla. Vendicheremo anche noi stessi e saremo più gloriosi di qualunque essere umano sia esistito, perché loro hanno fatto tutto da vivi e noi faremo le stesse cose da morti. Ci stai?”.
Mi tende la mano e non ho esitazioni nell’afferrargliela.
“Ci sto”.
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