Capitolo XVI
«Ed io dovrei avere paura di te, povera insulsa?
Io amavo mio padre e ho promesso che l'avrei fatta pagare a quei maledetti!»
«Semmai la tua vita sarà insulsa, dato che l'hai riempita d'odio ottenendo solo odio.
Per colpa tua hai reso tuo padre il creatore dell'assassino più spietato di Float Hall, te ne rendi conto?» Anastasia cercava di spiegare trattenendo le lacrime.
Chi era quell'uomo che si trovava davanti a lei?
Dov'era finito il barista dolce e simpatico che, stando semplicemente dietro un bancone ogni giorno, la rendeva felice?
«Io ho tenuto alto il suo nome, ho mostrato a tutti che lui non è l'assassino di cui parlavano nel 94'.
Ho dimostrato, sacrificando anni della mia vita, la sua innocenza»
«Simon potevi scegliere una strada diversa! Hai ucciso i miei genitori e tutte questi poveri innocenti solo perché imparentate con delle persone crudeli! Insieme potevamo essere felici! Potevi vivere una vita tranquilla invece...hai rovinato tutto!» s'era avvicinata a lui senza timore, piangendo e battendo i pugni sul suo petto.
«Per me non c'è vita felice Stasia, per me c'è solo dolore» bang.
Aveva premuto il grilletto.
«No!» è bastata una frazione di secondo per sentire il tonfo del corpo privo di vita cadere a terra.
«È morto» aveva detto Natalie arresa, scuotendo leggermente testa.
Simon s'era suicidato.
«Ho fatto tanto per proteggerlo in questi anni; tutta questa fatica, tutto questo amore è stato ripagato così.
Ti ho sempre amato figlio mio.
Ho sempre sperato di poterti riabbracciare, speravo di vederti felice con la tua donna, con la tua famiglia.
Sei stato egoista, crudele, maligno» gli aveva accarezzato la fronte per l'ultima volta.
«Perché lo ha fatto?! Perché ha rovinato la nostra vita?! La MIA vita.
Ero una semplice commessa di Middleware, la mia vita era misera di aspettative, ero sola ed annoiata.
Mi ero innamorata di un assassino, qui la povera pazza, sono io!» era seduta accanto al corpo freddo di Simon bucato alla tempia, da cui sgorgava ancora del sangue.
«Anastasia, doveva andare così. Insieme possiamo andare avanti, ci siamo noi con te» Mike l'aveva abbracciata confortandola.
«Grazie Mike per la tua premura nei miei confronti» gli aveva dato un bacio sulla guancia.
«Così mi bagni! Ferma questi lacrimoni» sorrideva asciugandole il viso.
«Sarà dura riprendersi dopo questa batosta...durissima» il dolore le toglieva anche il fiato.
«Non ne posso più, devo andarmene da questo posto» Mike e Anastasia avevano solcato la soglia della villa insieme a Natalie finché...
«Aiuto...aiutatemi! Sono qui giù!»
«Hai sentito?» una ragazzina ferita ricoperta da un lurido straccio s'era fatta avanti accecata dalla luce.
«È morto?» aveva detto indietreggiando spaventata dopo aver visto il corpo del temibile killer sul pavimento.
«Si tranquilla, tu chi saresti?» aveva detto Logan prendendola per mano.
«Faith Helen Richards, ho diciassette anni» aveva sussurrato con un filo di voce.
«Owen, corri!» lo aveva richiamato Anastasia.
«Ha bisogno di un soccorso urgente! Dobbiamo portarla al più presto in ospedale»
«C'è la farai Faith» l'aveva presa tra le braccia Mike portandola all'esterno.
«C'è qualcun'altro lì dentro?» aveva chiesto Natalie allarmata.
«Sono rimasta solo io, mi sento male, ho una profonda ferita all'addome...sono viva non so come.
Ho visto di tutto qui dentro, devo andarmene via...sento ancora le sue luride mani su di me! Portatemi lontano da qui! Ho paura» secondo Owen, la ragazza si muoveva un po' troppo e quindi dovevano tenerla ben salda al suolo; l'agitazione di certo non le faceva del bene con quelle ferite.
«Faith raccontaci cos'è successo» il commissario aveva acceso un registratore così da incamerare ulteriori prove da utilizzare per le le indagini sulle dinamiche.
«Ero in giro con la mia bicicletta finché, in qualche modo, sono caduta e ho perso i sensi.
Non appena mi sono svegliata mi trovavo nuda al freddo e alla completa oscurità.
Sentivo le urla...no...non c'è la faccio» a quel punto avevano preferito non insistere con le domande.
«Faith ora resisti e rilassati, ce la faremo.
Senza di te credevano che tutto fosse perduto, invece hai fatto rinascere la speranza in tutti noi.
Sei il nostro grande miracolo tesoro, hai sopportato tanto, questo è l'ultimo sforzo, te lo prometto» Natalie l'aveva rassicurata stringendole la mano.
A quel punto toccava chiamare i soccorsi che, in qualche modo dovevano pur raggiungere Golden Lake.
«Abbiamo bisogno al più presto di un elicottero, abbiamo un ferito grave, dovete muovervi perché non resisterà a lungo!» Owen faceva pressione a telefono, bisognava sbrigarsi.
Anastasia era isolata dal panico per salvare la giovane Faith dato che pensava ad altro: pensava ai suoi genitori, pensava a Simon.
«Come ha potuto?» stringeva tra le mani i suoi capelli dal nervosismo.
«Cazzo, perché? Perché sono stata così stupida!» aveva detto tra sé e sé.
«Signorina, mi dispiace» Mike s'era avvicinato a lei.
«Non puoi capire quanto strazio sto provando adesso!» l'aveva guardato negli occhi aprendogli l'anima.
Quello sguardo aveva fatto sussultare Nelson.
«Quando usciremo da questo inferno, cambia casa, vai via da Middleware, scappa da quel posto, potrebbe farti solo male»
«Io non ho più nessuno Mike! Se prima avevo una sorta di famiglia, adesso non ho neppure quella presenza inutile» aveva detto tra un singhiozzo ed un altro.
«Hai me signorina Stan.
Nonostante io sia ai tuoi occhi un semplice riccone affascinante, ho una vita solitaria e noiosa; avere un'amica al mio fianco potrebbe rendermi finalmente felice e anche tu potresti esserlo» le aveva stretto la mano, regalandole una carezza.
«Nelson, ti ringrazio dal profondo del mio cuore...non so cosa dire» aveva riso dopo l'affermazione ironica appena pronunciata.
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