Capitolo XIII

Dopo la lunga ed estenuante notte passata, la speranza di ognuno era alimentata ad oltranza da tante sorgenti come il denaro o il semplice volere risposte.

Anastasia era pronta a tutto; l'avvicinarsi a Golden Lake non la spaventava anzi, le faceva prendere un respiro di sollievo.

Il timore che però stava iniziando a sorgere tra i principali punti di riferimento dei diversi gruppi, era quello di essere intervenuti in ritardo.

Quindi l'unico modo per avere una chiara visione della situazione effettiva del momento, era trovarsi sul posto e costatare, grazie a delle approfondite investigazioni, il tutto.

Natalie, a differenza di Stasia, era tutt'altro che tranquilla visto che l'avvicinarsi di Golden Lake significava per lei l'irreparabile avvicinarsi di sofferenza e ricordi.
Cercava in tutti i modi di distrarsi, scavando tra le foglie, scrutando ogni albero e ogni cespuglio pur di trovare qualcosa per contribuire al duro lavoro che Nelson e Logan, stavano portando avanti in quelle ore.

«Anastasia, c'è qualcuno lì...lo vedi?» l'aveva richiamata a sé tirandole il braccio come una bambina.

«Si, è un uomo seduto sotto un albero! Dobbiamo assolutamente avvertire il commissario e gli altri» a quanto pare Natalie aveva riportato in carreggiata il gruppo D che all'inizio, non pareva così tanto fortunato.

«Mike corri a vedere...potrebbe essere l'uomo che ieri notte vi ha attaccato!» Nelson aveva fatto cenno a Logan di seguirlo per poi correre verso il punto indicato da Anastasia.

Arrivati lì, entrambi s'erano pietrificati alla visione raccapricciante che avevano davanti ai loro occhi.

«Cos'è successo?» aveva detto Anastasia che, una volta aver visto ciò che da qualche secondo i due stavano osservando, aveva iniziato a piangere sconvolta.


«È Aeron Wilson, ventisei anni, figlio di Manuel Wilson, un importante avvocato di Middleware.
Il giovane Aeron è sparito poco dopo Tania ed ora, è morto anche lui» Logan aveva letto il fascicolo che teneva a portata di mano nello zaino; peccato che, il povero Aeron, sfigurato com'era all'ombra di quell'albero, era quasi del tutto irriconoscibile.

Natalie s'era coperta la bocca con una mano per evitare qualsiasi parola o qualsiasi gemito se non grida di dolore.
E mentre osservava il cadavere quasi in lacrime, aveva notato un biglietto nella tasca della camicia della povera vittima.

«È ridotto malissimo, è quasi del tutto imbevuto di sangue...spero di capire ciò che è stato scritto sopra» lo aveva preso ed aperto con molta cautela per non distruggere la ormai delicatissima carta.

"Un chilometro in meno, un ostaggio in meno da salvare.
Credere di essere coraggiosi, non significa esserlo realmente.
Chi sarà il prossimo?»

«Dobbiamo capire assolutamente chi ci sta osservando, dobbiamo capire se c'è una spia tra di noi» tutti s'erano rivolti con lo sguardo verso Natalie.

«Sei tu, non è vero?!» aveva detto Logan con fare minaccioso.

«Ancora con questa storia?» il solo essere vedova del peggior assassino della storia di quel paese, l'aveva resa di conseguenza la valvola di sfogo per i problemi che stavano sorgendo in quegli istanti.

«Invece di pensare a me, pensate a quel povero​ pazzo che ci sta portando via dei concittadini» aveva cercato di spiegare nel modo più sincero e tranquillo possibile.

«Qui l'unica povera pazza sei tu, Natalie! Mi chiedo ancora il perché io ti abbia accettato nel gruppo D» il commissario camminava furiosamente avanti e indietro, indicando la povera donna impotente che fino all'ultimo, tentava a tutti i costi di uscirne viva da quella discussione.

«Senza di me non avreste trovato indizi fondamentali!
Anche il corpo di Aeron sarebbe passato inosservato!» aveva risposto più sicura che mai, credendo al cento per cento, di aver scansato un ulteriore pericolo.

«Uno di questi hai preferito tenerlo segreto, ricordalo» Mike s'era aggiunto alla discussione cercando di essere il più vago possibile anche se dopotutto, crear zizzania era un enorme piacere per lui.

Anastasia nel frattempo aveva iniziato a camminare per conto suo, pur sapendo che avrebbe potuto imbattersi con la più terribile delle cose: lo sconosciuto.

Non sapeva a cosa stesse andando incontro, non sapeva cosa le sarebbe potuto succedere in quegli attimi.

Ma camminando, un tetto blu scuro faceva capolino tra i vari rami: una cappella.

Anastasia curiosa, s'era avvicinata scrutando le panchine polverose poste dinanzi alla Santa Vergine circondata a sua volta da numerosi ceri consumati e vecchi fiori secchi.

Entrando all'interno del piccolo santuario, aveva notato due bacheche poste su altrettante pareti, ricolme di foto.
A quel punto Stasia aveva tirato fuori, con estrema velocità, la sua ricetrasmittente:

«Qui Anastasia Stan, commissario, mi riceve?»

«Si, Stan, ti ricevo; passo»

«Mi trovo a circa ottocento metri a sud da dove vi ho lasciati l'ultima volta, siete ancora lì? Passo»

«Si siamo ancora lì. Cos'hai trovato? Passo»

«Raggiungetemi al più presto, passo»

«Stiamo arrivando, passo e chiudo»

Dopo un paio di minuti l'avevano raggiunta.
La sorpresa sui volti di Mike e di Logan si poteva leggere chiaramente.

«Anastasia, l'hai trovata» aveva detto Nelson rimanendo pietrificato.

«Alvin passami i guanti di pelle, per favore» il commissario aveva indossato i guanti per non contaminare il materiale che avrebbe riposto all'interno di alcuni sacchetti trasparenti.

«Questo è il santuario che alcuni pellegrini nel 96, avevano deciso di adibire per le vittime di Golden Lake. Vediamo alcune foto all'interno delle bacheche che ritraggono le vittime dell'epoca, vecchi fiori e vecchie candele risalenti all'epoca. m
Ma non solo; qui qualcosa non quadra del tutto.
Abbiamo anche altre due foto che non risalgono ai primi omicidi o sparizioni: quelle di Tania e quella di Aeron» aveva raccontato Mike indicandole all'interno della bacheca.

«Solo adesso abbiamo visto il cadavere di Aeron, quindi l'assassino è piuttosto cristiano e ci ha lasciato delle tracce» aveva detto Natalie.

«Porteremo ad analizzare queste foto ai laboratori dopo il nostro ritorno» Logan aveva chiuso i sacchetti trasparenti all'interno del suo zaino.

«Dopo?! Anche due giorni possono fare la differenza!» Anastasia non capiva perché bisognava aspettare così tanto.

«Non importa»


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top