Capitolo II
La mattina seguente, Anastasia era uscita di casa in fretta e per l'ennesima volta avrebbe fatto tardi a lavoro.
Era ancora profondamente toccata dall'esperienza del giorno prima ma cercava di evitarne completamente il pensiero.
Quindi per tirarsi su il morale, aveva pensato bene di fare un salto da Zoe.
I suoi croissant erano troppo buoni: caldi, croccanti e con la crema che strabordava ovunque; una goduria per il palato di chiunque.
«Buongiorno» la proprietaria del bar vicino al condomino in cui abitava Anastasia, l'aveva salutata con un vivace sorrisino.
Era una donna sulla trentina dai capelli neri come la pece e l'incarnato olivastro; aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra ed uno sguardo caratterizzato da degli occhioni scuri e dolci.
Infondo Zoe era una persona a modo e organizzata difatti, portava avanti da sola la gestione del "Bar Gjimo" da quando il suo amato padre passò a miglior vita.
Il locale era caratteristico, rustico e davvero molto accogliente, rispecchiava perfettamente il calore della personalità della proprietaria.
Anastasia aveva preso posto su uno sgabello in legno e aveva ordinato la sua solita colazione.
Oltre il suo ottimo caffè assieme al croissant, era ormai un'azione di routine contemplare Simon oltre il bancone.
Era troppo carino e la cassiera maldestra non riusciva neppure un secondo a staccargli gli occhi di dosso.
A quel punto aveva iniziato a provare una strana sensazione al petto come se stesse su una montagna russa: respirava a fatica e il cuore, non faceva altro che battere all'impazzata.
E mentre si lasciava trasportare da tutte quelle emozioni, era stata in grado di sporcarsi con la crema del croissant.
«Accidenti!» aveva iniziato a sbraitare; con le mani totalmente sporche era impotente di fare qualsiasi movimento.
«Stasia, un fazzoletto?» in quel momento s'era imbufalita del tutto.
Irascibile com'era, il solo essere chiamata Stasia aveva provocato in lei un'incredibile arrabiatura.
«Si!» aveva detto in modo autoritario, peccato che di autoritario, possedeva solo il tono di voce.
«Ecco a te» Anastasia aveva alzato appena lo sguardo verso l'alto per poi essere abbagliata dal fascino di Simon.
Si era seduto accanto a lei, il barista sorrideva e beveva il suo caffè mentre continuava incredula a fissarlo credendo che stesse vivendo solo un bellissimo sogno.
«Oggi giornata sfortunata?» con il suono della sua voce era riemersa da i suoi pensieri.
«Come al solito» tentava di sorridere.
«Mi sta succedendo di tutto, ieri sono andata alla stazione di polizia perché ho sentito parlare al tg di quella bizzarra storia...come si chiama?»
«Il mistero di Golden Lake» aveva aggiunto Simon.
«Esatto e avevo intenzione di partecip-»
«Signorina io ci tengo alla tua incolumità e devi stare alla larga da Golden Lake e soprattutto dalla polizia» si era alzato per poi tornare dietro al bancone.
«Per quale motivo?» Anastasia era sconvolta da quelle rivelazioni.
«Gira voce che dietro Golden Lake ci siano le forze dell'ordine o qualche società segreta» aveva sussurrato avvicinandosi al viso della ragazza.
«E le persone scomparse?» Anastasia aveva fatto lo stesso.
«Non si sa. Forse sono state sottoposte a qualche sorta di esperimento, altri ipotizzano che l'esercito vorrebbe ricreare una sorta di Winter Soilder»
«Cavolo» i due si erano guardati per un attimo negli occhi e poi i due sguardi si persero.
«Fa molto più paura questa versione rispetto a quella dell'assassino psicopatico non è vero?» Anastasia aveva annuito ridendo insieme a Simon.
«Oggi pomeriggio che ne dici di venire a casa mia? Così ne parliamo» aveva sorriso.
«Certo, allora ci vediamo oggi. Buona Giornata!» Anastasia aveva salutato tutti ed era corsa a lavoro.
Una volta arrivata sul posto guardava incessantemente l'orologio e il movimento lentissimo della lancetta, il tempo pareva essersi fermato.
«Il conto è ..., grazie, arrivederci» aveva inziato a perdere il conto di quante volte avesse ripetuto quelle parole e il tempo ormai era una concezione che aveva perso da più di qualche ora.
Anastasia era riuscita a sospirare di sollievo non appena aveva visto da lontano arrivare Kate Orten, il suo capo.
Era una donna che teneva a dir poco al suo aspetto fisico, aveva addirittura fondato il club "DietaRiso" i cui componenti mangiavano solo riso bollito.
«Ho paura di ingrassare!» urlava mentre mangiava una barretta senza calorie al riso bollito.
«Peso quaranta fottuti chili e sono in sovrappeso!» chiacchierava con le sue simili mentre sorseggiava un milkshake al riso bollito.
Una donna ossessionata dal riso e dall'aspetto fisico.
I suoi capelli erano di un biondo platino e ogni giorno sfoggiava un trucco sgargiante con delle unghie improponibili.
«Signorina il tuo turno è finito ci vediamo domani» camminava allontanandosi verso l'ufficio.
«in tempo» aveva urlato un po' più lontano.
«E non ti illudere con Simon, non sei il suo tipo» ed ecco il colpo di grazia che Anastasia meritava a fine giornata.
Era uscita dal market ancora più giù di prima, sfinita e stanca della sua vita monotona.
Improvvisamente le era tornato in mente Simon e s'era resa conto che mancava poco al loro primo "appuntamento".
Una volta rientrata in casa Anastasia aveva indossato i suoi vestiti migliori, si era truccata più del solito e aveva indossato dei tacchi, non era più la ragazza sempliciotta che si incontra per strada.
Era pronta per uscire ma la sua attenzione s'era spostata su quel libro che la segretaria le aveva dato ieri:"Golden Lake" prenderlo, buttarlo o lasciarlo lì?
Anastasia lo aveva perso e lo aveva riposto in borsetta per poi lasciare che la porta si chiudesse dietro di sé.
Dopo un breve tragitto era arrivata a casa di Simon e con un po' di esitazione aveva bussato alla porta.
Il barista aveva aperto immediatamente, come se avesse aspettato tutto il tempo lì.
«Ciao» l'aveva stretta a sé in una morsa soffocante da cui Anastasia non avrebbe mai voluto liberarsene.
L'aveva invitata ad entrare nell'appartamento molto simile al suo.
«Ecco a te il caffè e il tuo croissant preferito»
«Ma non dovevi!Poi vorrei entrare nei DietaRiso perché sul posto di lavoro mi sento spesso esclusa da questi discorsi su diete sane ed equilibrate...»
«Spero che tu stia scherzando» aveva iniziato a ridere.
«Sono stato il ragazzo di quella pazza di Kate per un anno!Mi costringeva a mangiare riso ogni giorno e mi ha portato ad uno stato simile all'anoressia»
«Guarda che ti stai rimettendo» aveva risposto Anastasia.
«Ringrazio Dio»
«Sei molto carina, non ti ho mai vista vestita in questo modo» le aveva sorriso.
Dopo un secondo di silenzio imbarazzante Anastasia aveva detto: «Accetto il caffè e...il cornetto, grazie!»
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