Chapter 6.


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<< Natsu, stai bene? >>

Furono queste le prime parole che udì quando il fischiare nelle orecchie cominciò a diminuire. Sbatté gli occhi, completamente spaesato, posandoli sulla figura che era piegata su di lui con aria ansiosa. I capelli biondi di Lucy sembravano sparati in aria, arruffati. Il viso di lei era cinereo, i grandi occhi color cioccolato spalancati e pieni di terrore, ansia e preoccupazione, con le iridi che non smettevano di muoversi freneticamente, come se la ragazza stesse posando il suo sguardo su di lui alla ricerca di qualcosa che non riusciva a vedere.

E poi Natsu sembrò ricordarsi cos'era successo: lui che vedeva suo padre tramutato in una statua d'oro, Lucy che indietreggiava presa dai sensi di colpa, e poi inciampava e cadeva nel vuoto. Ricordava di essere scattato in avanti, ignorando completamente il rumore secco del ginocchio e delle caviglie, e lanciandosi contro di lei. Non ricordava il momento in cui l'aveva tirata su, ma era chiaro fosse successo a un certo punto.

Ora si trovavano nuovamente in quell'angusta stanza, la statua di suo padre che incombeva su di loro come un monito alla precauzione che ormai era stata gettata oltre la finestra, e in tutti i sensi del caso. Si sentì percorrere da una scarica elettrica e poi rivolse lo sguardo verso il basso, osservando la manica della camicia che era ricoperta da una striscia dorata: probabilmente il punto in cui Lucy lo aveva toccato. Eppure non c'erano altri cambiamenti, o almeno non esterni.

Con la coda dell'occhio, vide Lucy alzarsi e correre sull'uscio, la sua voce di solito bassa e cristallina, che ora si levava alta e spacca timpani, quasi stesse urlando aiuto. E poi i passi tornarono e Natsu vide che lei gli si stava accasciando accanto, il vestito che le cadeva attorno le gambe come una nuvola che si tramutava in nebbia. << Natsu, il medico sta arrivando, va bene? >> La voce di lei era carica d'ansia, fretta, preoccupazione e panico tutto insieme. Era quasi allucinante pensare come Lucy stesse per perdere il controllo. Eppure lui stava bene: eccetto lo stordimento per l'accaduto e il cuore che batteva frenetico, non si sentiva diverso dal solito.

<< Non ce n'è bisogno, sto bene. >> Si sollevò in piedi, puntando gli occhi sulla statua che era suo padre. Era vivo? Non riusciva a capirlo. Sembrava lo stesso di come lo ricordava: capelli sparati in aria, fisico asciutto e dita lunghe e flessuose da architetto dedito ai suoi progetti. Il viso era deformato da un'espressione sollevata, soddisfatto di se stesso e di ciò che aveva fatto – probabilmente l'aver salvato una piccola Lucy da morte certa. Gli occhi erano gentili come sempre e non c'era nulla che facesse intendere che fosse stato spaventato, quando aveva sentito il proprio corpo appesantirsi. Perché era così che ci si doveva sentire quando uno strato d'oro si posava sulla pelle: pesantezza. Natsu riusciva a sentire la propria manica tirare verso il basso là dove era presente la macchia dorata, il peso che eguagliava quello di un polsino da palestra. << E' vivo? >> chiese, gli occhi che non abbandonavano la statua di fronte a sé.

Lucy era ancora lì, ma si teneva a debita distanza. Natsu riusciva a sentire lo sguardo di lei che gli percorreva il corpo, facendolo sentire come una rana da laboratorio che stava per essere sezionata. Poteva percepire l'ansia della ragazza, ma non le disse nulla. Era come se lei si aspettasse che lui si tramutasse in una statua da un momento all'altro, anche se sembrava ovvio che non sarebbe accaduto. << Sì, lo è. >>

Quella frase fece nascere un fuoco dentro Natsu. C'era speranza e quella, unita a chissà qualche strano metodo, avrebbe potuto liberare suo padre da una prigione d'oro che l'aveva strappato dalla sua famiglia anni prima. E se quel metodo – sempre che si esistesse – avesse staccato l'uomo dalla maledizione, allora avrebbe potuto fare lo stesso anche per Lucy. << Voglio liberarlo dalla maledizione >> disse, voltandosi verso di lei. Lucy era a pochi metri da lui, il viso ansioso e il petto che si alzava e abbassava freneticamente, e per un attimo Natsu temette che stesse per avere un attacco di panico. << E se c'è un modo per liberare lui, allora deve essercene uno anche per salvare te. >> Fece per avvicinarsi a lei, un braccio sospeso in aria tra i due, e in quel momento la vide indietreggiare.

Natsu dovette ammettere di essersi sentito prima sorpreso, poi ferito. Era ormai ovvio che, in quanto sua anima gemella, lui potesse toccarla, e allora perché Lucy sembrava così spaventata? << Non puoi toccarmi, finiresti come lui! >>

<< Lucy, hai visto anche tu che non è successo nulla. >> Usò un tono tranquillo, cercando di risultare il più rassicurante possibile, ma dentro stava urlando dalla gioia. Avrebbe potuto toccarla, magari abbracciarla, oppure passarle una mano tra i capelli mentre le lasciava piccoli baci. Mille immagini si fecero strada nella mente di Natsu, ma cercò di scacciarle tutte. Non era il momento, si disse. Fece un ulteriore passo avanti, che venne ricompensato da uno indietro da parte di Lucy. Era frustrante.

<< Non possiamo dirlo con certezza >> disse lei. C'era un tono di disperazione nella voce, quasi come se fosse realmente spaventata. << Magari sta accadendo da dentro il tuo corpo, per questo non possiamo vederne gli effetti fuori. Oppure il mio tocco ha fallito. >>

Natsu ritrasse la mano, il viso che si corrugava in un monito di rabbia. Lucy non poteva seriamente pensarlo. << Credi davvero che il tuo tocco possa aver fallito? >>

Lei annuì, cercando di dimostrarsi determinata, ma il corpo la tradì perché indietreggiò ulteriormente. Lucy inclinò la testa per guardarsi alle spalle per un misero attimo, notando quanto fosse vicina all'essere messa con le spalle al muro. Natsu vide un lampo passarle negli occhi, qualcosa che parlava di fiamme di guerra. Era testarda, si rese conto lui, forse il primo difetto che le aveva mai visto mostrare. << Ne sono certa, arrivati a questo punto. >>

Lui puntò i piedi sul pavimento, stringendo le mani a pugno per cercare di scaricare la frustrazione che si stava accumulando. Non l'avrebbe mai colpita, era fuori discussione, e non avrebbe nemmeno cercato di scaricare la rabbia su qualche altro oggetto presente nella stanza. Non voleva spaventarla trasformandosi in una furia, ben conscio di poter perdere il controllo quando veniva mosso da emozioni troppo forti.

Sentì le unghie che si conficcavano nelle carni e poi rilasciò un sospiro, sperando che la voce non gli uscisse né troppo rauca o spezzata. << Ed è mai successo, prima d'ora? >>

<< No, ma ciò non implica che non possa accadere. >>

Natsu prese un respiro profondo, uno così potente che rischiò di farlo soffocare. Stava cercando di controllare la rabbia crescente, ma era difficile quando Lucy non voleva accettare la realtà. << Oppure, visto che sono la tua anima gemella, con me il tuo tocco non ha effetto. >>

Lei scosse la testa, i capelli dorati che creavano una tenda che sembrava essere accompagnata dalla brezza del vento. Quando puntò i suoi occhi color cioccolato su di lui, Natsu riuscì a leggervi tristezza, rassegnazione. Era come se Lucy un tempo avesse sperato in qualcosa di simile, ma che ora avesse perso ogni briciola di convinzione che aveva avuto. << Non dire assurdità, Natsu, queste cose accadono solo nelle favole >> affermò lei. La voce le si spezzò in alcuni punti, e Natsu riconobbe delle parti luminose che avevano iniziato a formarsi negli occhi di Lucy, facendo risultare vividamente le pagliuzze dorate che a volte, grazie alla poca luce che entrava in casa, rischiavano di mimetizzarsi.

E sebbene sapesse che quella conversazione la stava ferendo, Natsu non riusciva a controllarsi. La furia ceca nel suo sguardo doveva essere evidente, perché improvvisamente anche l'espressione di Lucy cambiò in qualcosa che non riuscì a definire. << Perché non vuoi credere che ci sia questa possibilità? Ti disturba tanto che ora io possa toccarti? >> Natsu si pentì immediatamente di ciò che aveva detto. Aveva parlato a sproposito, come sempre quando non riusciva più a dare voce ai suoi pensieri. Quella era la sua rabbia a parlare, a cercare di trovare risposte in maniera totalmente sbagliata e ferendo Lucy nel processo.

Il lato vulnerabile della ragazza sparì completamente, quasi inghiottito da una furia cieca che rischiava di eguagliare o addirittura sorpassare quella di Natsu. Le sopracciglia si incurvarono verso il basso e l'espressione divenne più fredda del previsto. Natsu capì immediatamente di aver sbagliato qualcosa, e ora non sapeva più come tornare indietro e aggiustare tutto.

<< Esci da casa mia, allora. Torna quando avrai riflettuto meglio, e se ne avrai la possibilità, visto il casino appena accaduto. >> C'era freddezza nello sguardo di lei, ma Natsu non ebbe il tempo di averne piena conferma, perché lei voltò il capo. C'era una calma consapevolezza nel sapere che Lucy non voleva che la guardasse: probabilmente, ragionò Natsu silenziosamente, gli occhi di lei esprimevano molto più di ciò che voleva ammettere.

Cercò di rilassarsi, le mani che lasciavano la presa e le unghie che si staccavano dal palmo con un fruscio quasi inquietante. Voleva avvicinarsi a lei, toccarla. Ora che sapeva di poterlo fare tranquillamente, la voglia di stringerla a sé era aumentata esponenzialmente. Eppure non poteva, non senza il consenso di Lucy.

<< Mi stai cacciando, di nuovo? >> disse, la voce che quasi rischiava di spezzarsi. Cercò di guardarla meglio, ma lei non glielo permise.

<< Fino a quando non capirai che non cerco di ferirti di proposito. >>

Lui si rilassò ulteriormente a quelle parole. Ma certo che non voleva ferirlo, lo sapeva. Per quanto poco la conoscesse, Natsu poteva affermare che lei era gentile, che non aveva alcuno interesse a ferire gli altri, che fosse a parole o con l'utilizzo dei soldi. Sospirò, ormai certo che Lucy, almeno per quel giorno, non gli avrebbe più rivolto la parola. << Ma questo lo so già, Lucy. >>

<< Vattene, per favore... >> sussurrò lei. Le sentì tremare la voce, e Natsu fu quasi certo che Lucy stesse per mettersi a piangere. Per qualche ragione, lei non voleva che lui si avvicinasse, non voleva che la consolasse e tanto meno che la vedesse, perché il suo corpo era proiettato verso la finestra adiacente. La luce della luna filtrava con calde scie luminose, facendo brillare i capelli di lei come fiamme d'argento. L'aria era fresca, esattamente come l'aveva sentita Natsu non appena era uscito dal locale.

Per un attimo, tutto gli parve terribilmente frustrante. Natsu lanciò un'ultima occhiata alla statua che era stato suo padre, cogliendo ogni piccola inclinatura, ogni ruga o movimento rimasto bloccato nel tempo. Voleva imprimersi quell'immagine nella mente, averla come obiettivo insieme al liberare Lucy dalla maledizione. Non era una cima in storia, o qualunque cosa fosse, ma ricordava di aver sentito Mavis parlare di qualcosa di simile, a una maledizione che aveva colpito un uomo secoli prima. Poteva esserci un collegamento, no? E se quell'uomo era "guarito", allora anche Lucy e suo padre potevano ottenere la stessa cosa.

Si appuntò nella mente di parlare con Mavis il giorno successivo, chiedere informazioni e informarla delle sue intenzioni: liberare Lucy dalla maledizione. Non era sicuro di volerle dire qualcosa riguardo Igneel: come avrebbe reagito suo fratello, se l'avesse scoperto? Gli avrebbe urlato contro che Lucy era pericolosa, oppure l'avrebbe incitato a proseguire lungo quella strada? Erano in momenti difficili come quelli, che Natsu non sapeva cosa aspettarsi dalle persone, anche da quelle più vicine a lui e di cui avrebbe dovuto conoscere ogni singola cellula del corpo.

Lanciando un'ultima occhiata a suo padre e Lucy, Natsu si incamminò verso l'uscita, chiudendosi la porta alle spalle.

**

Era stata una fortuna che Zeref e Mavis avessero deciso di esplorare la collina vicina per quella notte, accampandosi sulle sue pendici. Quando Natsu era tornato a casa, aveva trovato un semplice post-it giallo appeso al frigorifero, riconoscendone la scrittura composta del fratello.

Nel forno a microonde, aveva trovato quelli che erano parsi gli avanzi della cena, con accanto un altro bigliettino, questa volta da parte di Mavis. La futura cognata lo incitava a riscaldarlo e gli augurava una buona cena, con tanto di emoji disegnata a mano. Natsu aveva sorriso per la gentilezza, ma aveva deciso di ignorare gli avanzi e di filare in bagno. Si sarebbe fatto una doccia, poi avrebbe pensato al da farsi. La sua conversazione con Lucy era stata frustrante, anche se in generale l'intera giornata lo era stata.

A cominciare dalla sera precedente, quando Zeref gli aveva parlato dicendogli di non andare più da Lucy; i suoi amici che lo trascinavano di forza a una festa, e poi lo scantinato in casa di Lucy, dove suo padre era rinchiuso sotto forma di statua, ma vivo. E sebbene fosse stato sconvolto nel vederlo lì, Natsu si era sentito anche orgoglioso nel sapere che Igneel aveva salvato Lucy anni prima. A lei non ne faceva una colpa: era stato un incidente, e lei aveva rischiato di rimanerne gravemente ferita, se non addirittura uccisa. Suo padre era ancora vivo, ma bloccato in uno spesso strato d'oro che nessuno sapeva come spezzare.

In un primo momento, aveva pensato che cercare di buttar giù la statua per romperla sarebbe servito a qualcosa, ma poi aveva cambiato idea. Nei film non andava mai a finire bene, quando accadeva. Ma le maledizioni avevano sempre un modo per essere spezzate, no? Natsu doveva solo liberare Lucy dalla maledizione che l'aveva colpita, e poi anche suo padre sarebbe stato salvo. Forse anche lei avrebbe accettato di farsi riavvicinare, arrivati a quel punto.

Natsu non contava che Lucy lo avrebbe riaccolto in casa troppo presto, non dopo quello che era successo. Era frustrante come lei dubitasse così tanto del potere delle anime gemelle e forse, a pensarci bene, non doveva esserne troppo sorpreso. Lucy gli aveva detto che non si era aspettata che lui entrasse nella villa, quella notte. Lei aveva previsto che, chiunque si fosse sentito attrarre verso la villa maledetta, avrebbe girato i tacchi e sarebbe tornato a casa. Lui non l'aveva fatto, provando il forte desiderio di avere una connessione con lei, di amarla come avrebbe dovuto fare.

Forse aveva sbagliato nel forzarla, ma sapeva che Lucy non aveva mai provato troppa felicità nella sua vita. Natsu sapeva che l'amore poteva portare a dei livelli di emozione suprema, qualcosa che poteva dare l'impressione di star toccando il cielo con un dito, e voleva che Lucy potesse sentirlo. Voleva vederla sorridere per davvero, provare la felicità che aveva sempre creduto di non meritare. E forse poteva risultare terribilmente egoista a cercare di imporle qualcosa, ma lui sperava solo che un giorno Lucy avesse la possibilità di provare gioia.

Natsu chiuse l'acqua che ancora gli scivolava addosso, attaccandogli i capelli sul collo e ai lati del viso. Si legò un asciugamano sulla vita e poi passò una mano sullo specchio, scacciando quasi con fastidio l'umidità che si era formata sulla superficie a causa dell'acqua troppo calda. Si osservò meglio, notando profonde occhiaie sotto luminosi occhi verdi, ma la pelle del viso era tirata e più pallida del previsto. I capelli erano umidi, lasciando che piccole gocce d'acqua gli scorressero addosso, formando delle scie che parvero luminose sotto le luci del bagno. Era entrato lì immerso nei propri pensieri, non capendo minimamente se si fosse lavato bene o meno. Era davvero frustrante litigare con qualcuno a cui teneva.

Quando Natsu entrava in una delle solite dispute con Gray, dopo non si sentiva in colpa. Al contrario, i suoi sentimenti venivano comandati da rabbia e fastidio. Quando accadeva con Lisanna – vicende abbastanza rare – c'era una lotta silenziosa con l'orgoglio, quasi osservando con occhi da predatore chi avrebbe ceduto, se lui o lei. Con Lucy era già diverso: sentiva qualcosa, un sentimento di fastidio corrodergli l'anima come se fosse acido. C'era un movimento nel suo stomaco, ma non era per nulla riconducibile alla fame. Sembrava qualcosa di più, qualcosa che Natsu non riusciva a spiegarsi.

Sospirò affranto e scivolò fuori dal bagno, diretto verso la propria stanza. Nel percorso per arrivare lì, inciampò su uno degli intrugli igienici di Zeref. Lanciò un imprecazione a mezza voce e sbuffando, afferrò l'oggetto all'intenso profumo di incenso. Con passo pesante e incurante di star lasciando impronte umide sul pavimento, Natsu afferrò la maniglia della finestra, per poi lanciare giù quell'oggetto infernale. Mentre richiudeva, poté giurare di aver sentito una voce tirare una delle imprecazioni più epiche del secolo, ma Natsu scosse le spalle, incurante, e andò ad afferrare il telefono che aveva abbandonato all'ingresso quando era capitolato nell'appartamento.

Natsu accese lo schermo dello smartphone con poco interesse, ma quasi lo lanciò dall'altra parte della stanza quando notò le numerose chiamate perse e i messaggi – vocali e non – che gli avevano inviato i suoi amici. Ma ciò che lo fece tremare fu ben altro: c'erano venti chiamate perse da parte di Erza. Natsu deglutì a vuoto, pregando tutti i kami del mondo di far sì che la scarlatta non lo uccidesse per così poco: aveva solo lasciato una festa, non era nulla di grave.

E proprio mentre decideva se ignorare tutti o rispondere almeno ad Erza, il telefono iniziò a squillare, animando la stanza con la potente sigla di Attack on Titans. Lo schermo si illuminò con la foto e il numero di Lisanna, e in quel momento, nonostante non fosse in vena, Natsu pensò che il consiglio dei suoi amici avrebbe potuto essere prezioso, soprattutto in un caso critico come quello. Sospirando, Natsu cliccò sulla cornetta verde, prima di portarsi il telefono all'orecchio.

**

Il suo cervello l'aveva avvisato che avrebbe dovuto immaginarselo, ma Natsu era convinto che niente e nessuno lo avrebbe mai preparato all'invasione che era scoppiata in casa sua all'una di notte. Senza sapere come, si era trovato davanti la porta i suoi amici, i vestiti impregnati di fumo, alcol e odore della notte. Si erano fatti strada a spallate, quasi depredando la sua cucina in cerca di cibo o zuppe tattiche per smaltire la poca sbornia che avevano. E poi, quasi fosse la cosa più normale del mondo, si erano seduti comodamente al tavolo. Gajeel e Gray stavano facendo a pugni su una zuppa, Lisanna era seduta in un angolo a controllarsi lo smalto azzurro sulle unghie, mentre Erza stava bevendo litri di latte nella convinzione che la mattina dopo si sarebbe svegliata fresca come una rosa.

Natsu non aveva neanche la forza di cacciarli, ma almeno aveva avuto la prontezza di spostare Happy nella propria stanza, salvando il gattino dal pelo azzurro da un probabile gatticidio. Natsu sbuffò mentre allungava i piedi sotto al tavolo, stiracchiandosi. Ormai i capelli erano asciutti, ma gli ricadevano sulle orecchie in leggere curve rosate date dall'umidità. Si era messo una maglietta leggera e un paio di pantaloni di una tuta che non usava più da secoli, e in quel momento stava constatando se aveva abbastanza voglia di vivere da raccontare quello che era successo a casa di Lucy, o semplicemente sbattere fuori casa gli ospiti indesiderati.

Il tavolo della cucina era grande, con una capienza massima di otto persone, e Natsu si era sempre chiesto quale fosse il reale scopo, visto che la sua era sempre stata una famiglia abbastanza contenuta. Certo, era utile per riunioni di emergenza simili, ma diveniva triste in cene con poche persone, tanto da chiedersi se non fosse necessario invitarne delle altre.

Le pentole erano state lasciate a casaccio dentro il lavabo, accompagnate da una serie di posate varie che Natsu aveva utilizzato per finire la cena riscaldata che gli aveva lasciato Mavis. Alla fine, sapendo dell'arrivo dei suoi amici, aveva pensato bene che gli sarebbero servite tutte le sue forze, così aveva mangiato, sperando che sarebbe bastato a farlo sopravvivere alla notte. E in quell'esatto momento, i suoi amici sembravano più o meno propensi a lasciargli il beneficio del dubbio: sarebbe stato lui il primo a iniziare la conversazione?

<< Allora Natsu >> lo batté sul tempo Lisanna. Aveva sollevato lo sguardo, le mani pallide che si poggiavano sul legno scuro del tavolo con noncuranza. << Ci spieghi perché te ne sei andato dalla festa? >>

Gajeel schioccò la lingua, mentre con uno scatto veloce del polso strappava il piatto con la zuppa dalle mani di Gray. << A me sembra ovvio >> disse, trangugiando un sorso e poi pulendosi il viso con la manica della camicia scura che portava. << Sei andato a casa di Lucy, vero? >>

<< Ma se fino a stamattina si stava disperando sulle parole di Zeref! >> esclamò Gray. In un attimo rifilò uno schiaffo sul retro del capo di Gajeel, completando la missione del riprendersi la zuppa. Natsu buttò gli occhi al cielo, ma inconsciamente sospirò all'idea che la sbronza dei suoi amici stesse scemando. Ad essere onesti, credeva che Gray non fosse realmente ubriaco: era lui quello che guidava, e sapeva essere abbastanza responsabile da non bere. In quel momento, Natsu sospettava che il corvino volesse semplicemente dare fastidio all'amico.

<< Oh beh, lo sapevamo tutti che non avrebbe resistito >> borbottò Gajeel. Stava lanciando occhiate di fuoco in direzione dell'altro, mentre quest'ultimo ghignava con un espressione sadica in viso. D'altro canto, Natsu aveva colto numerose gocce di zuppa cadere sul pavimento e non sapeva se pregare il fato di far scivolare uno dei due idioti, oppure pulire tutto prima dell'arrivo di Zeref. La prima idea sembrava più divertente, quindi non si scomodò. Poggiò il gomito sul tavolo e poi posò la guancia sul palmo aperto, cercando di combattere insieme noia e stanchezza.

<< Se vi consola saperlo, non è andata bene >> bofonchiò Natsu a mezza voce. Era ancora infastidito dal fatto che Lucy lo avesse cacciato di casa per l'ennesima volta, ma in questa vicenda c'era qualcosa di profondamente doloroso. Era dura ammettere che lei non volesse dargli troppe possibilità.

<< Ha chiamato le sue guardie per cacciarti a calci in culo, idiota? >>

<< Ma non avevate già passato quella fase? >>

Natsu buttò gli occhi al cielo, ignorando completamente le domande che Gajeel ed Erza avevano fatto nello stesso momento. Il corvino che indovinava ciò che era successo lo infastidiva e inquietava al tempo stesso, mentre la scarlatta che dava più corda del previsto all'idiota, era una novità assoluta. Forse Erza era più brilla del previsto.

E poi, in maniera del tutto confortante, Natsu venne riavvolto dal profumo al gelsomino che tanto gli era familiare: quello di Lisanna. L'albina aveva mosso la sedia più vicina a quella di lui, e ora lo stava osservando attentamente con quegli occhi che sembravano imitare il colore del mare in un giorno soleggiato. Natsu si ritrovò a sospirare, perché alla fine della giornata, Lisanna sarebbe sempre stata l'unica a riuscire a leggergli dentro come se fosse un libro aperto. << Cos'è successo? >> gli chiese.

Per un attimo, Natsu contemplò l'idea di mentire. Eppure i suoi amici erano lì, a buttare ore che avrebbero potuto utilizzare per farsi una doccia e andare a dormire come facevano le persone normali di ritorno da una festa. E poi ripensò a ciò che aveva visto nella stanza al lato segreto della villa maledetta, gli occhi di suo padre che sembravano scrutarlo attraverso la patina dorata. Poteva davvero rivelare tutto? Forse avrebbe potuto nascondere almeno la vicenda che riguardava suo padre.

Prese un respiro profondo, notando come i suoi amici si fossero voltati tutti verso di lui, quasi avessero intuito la serietà della vicenda. Era proprio vero che Lisanna poteva far cambiare idea a chiunque, persino a delle teste calde come Gray e Gajeel, che spesso passavano sui problemi seri e reali con la scioltezza tipica dei bambini. Forse per alcuni fatti era un'ottima qualità, ma per altre risultava essere da immaturi. Persino Natsu, che spesso assumeva comportamenti infantili, aveva capito che nell'intraprendere una relazione con Lucy avrebbe dovuto maturare un po'. << Diciamo che l'ho toccata >> confessò, non sapendo esattamente come prendere in mano la conversazione.

Lisanna sgranò gli occhi, prima di constatare che no, Natsu non si era tramutato in una statua. Con la coda dell'occhio, lui notò che anche gli altri lo stavano scrutando, guardinghi. << L'hai toccata? Ma ti si è fuso il cervello, fiammifero? >> commentò Gray. C'era un tono aspro nella voce del corvino, qualcosa che Natsu gli aveva sentito usare solo quando era realmente arrabbiato o preoccupato per qualcosa. Doveva dargliene atto: in fondo, tutti sapevano riguardo la leggenda della ragazza maledetta.

<< Stava per cadere da una finestra >> ribatté stizzito. << Cosa ti aspettavi che facessi, che le lasciassi fare un volo di due piani? >> Rieccolo il sarcasmo tagliente, quell'umorismo nero che Natsu tirava fuori come meccanismo di difesa. Non sapeva il motivo, ma il tono di Gray lo aveva già infastidito. Non osava immaginare cosa sarebbe successo, continuando la conversazione.

<< E la maledizione? Il tramutarsi in oro anche per un leggero tocco? >> chiese Erza. Sembrava essersi ripresa, ma la testa le ciondolava ancora un po' di lato. Gray la aiutava prontamente a stabilizzarsi, ma la scarlatta sembrava sul serio sul punto di addormentarsi da un momento all'altro. Aveva gli occhi semichiusi e le pupille che scattavano da un lato all'altro.

<< Sapete, adesso le statue parlano e se ne vanno a spasso. Giusto l'altro giorno ho incontrato Cristoforo Colombo al parco. Sapeste che chiacchierone! >>

Lisanna buttò gli occhi al cielo, prima di colpirlo sul braccio. Natsu arricciò il naso dal dolore, ma cercò di nascondere il fatto che ne era rimasto sorpreso e un po' ferito: di solito lei adorava le sue battute. Ma questa volta Lisanna non sembrava aver apprezzato, così come gli altri. Sopracciglia incurvate verso il basso e occhi incerti, l'albina lo osservava come se stesse soppesando quali parole usare. Ormai tutti avevano capito che se avessero detto qualcosa di esagerato, Natsu gli avrebbe rivoltato contro l'intera frase. << Smettila con il sarcasmo >> disse Lisanna dopo poco << e spiegaci bene cos'è successo. >> Ma Natsu non sapeva come continuare la conversazione senza il suo umorismo. Non gli erano mai piaciuti gli argomenti troppo complessi, e ora che doveva affrontarne uno, cercava di difendersi come poteva. Non sapeva esattamente il motivo per cui si fosse immediatamente messo sulla difensiva. Con Lucy gli veniva un po' naturale tornare alla serietà, mentre qui, circondato dai suoi amici, sembrava strano. Lisanna si avvicinò ulteriormente, gli occhi cerulei che cercavano di scrutare quelli verdi di lui. << Credevo avessi detto che la maledizione era reale, che se Lucy ti avesse toccato, ti saresti tramutato in una statua d'oro. >>

Natsu sollevò lo sguardo, osservando come anche gli altri lo stessero osservando con l'aspettativa negli occhi. Volevano capire e aiutarlo, e al tempo stesso, lui desiderava il loro appoggio. << Ed è così, la maledizione è reale. Ma quando l'ho toccata, non è successo nulla. Solo un pezzo della manica della camicia ha qualche macchia d'oro, ma nulla di più >> disse. Prese un respiro profondo, e quasi gli venne voglia di colpirsi da solo. Perché gli era difficile parlare, quando con le azioni poteva far intendere di peggio? << Lucy è convinta che il suo tocco abbia fallito, ma io non sono d'accordo. C'è la possibilità che io possa toccarla, sono la sua anima gemella dopotutto, ci deve pur essere qualche vantaggio. >>

<< Ma non siamo nelle favole, rosellina >> constatò Gajeel. Si appoggiò meglio sul tavolo, scrutandolo con occhi accesi dalla serietà. Era strano vedere Gajeel a quel modo, lui che non era mai stato serio riguardo qualcosa, ma era anche vero che poteva stupire. << Lucy potrebbe avere ragione: il suo tocco ha fallito, e a te è andata di culo. >>

<< Concordo >> stabilì Gray, lasciando andare il corpo sulla sedia, poggiandosi allo schienale. Natsu non poteva crederci, ma erano seri?

Rivolse lo sguardo verso Erza, sentendo la speranza crescere sotto le costole in un leggero sfarfallio. La ragazza sembrava dubbiosa, ma aveva una mano poggiata sotto al mento, lo sguardo vacuo, come se stesse soppesando le parole da dire. << Se solo un pezzo di stoffa è stato tramutato in oro, allora c'è un'alta probabilità che il tocco di Lucy abbia fallito >> constatò Erza, cercando di apparire ragionevole. E per quanto quelle supposizioni avessero senso, Natsu sentiva che anche la sua teoria poteva essere giusta.

<< Ma Natsu l'ha toccata! >> esclamò Lisanna all'improvviso. Si era alzata, il vestito leggero pieno di strass che le cadeva sulle gambe nude in morbidi svolazzi. Aveva il volto attraversato dallo sgomento, gli occhi azzurri spalancati e circondati da ciglia piene di mascara rovinato. << Forse il ragionamento poteva avere senso se lei gli avesse semplicemente sfiorato la manica, ma lui l'ha sicuramente presa per mano per tirarla su. >>

Erza storse il naso, quasi come se non avesse per nulla calcolato quel movimento. << Sarà stato un attimo, probabilmente la maledizione non ha avuto il tempo di agire su altro che non fosse la camicia. >>

<< Concordo con Erza >> constatò Gray. Adesso si era alzato anche lui e guardava l'orologio appeso sul muro della cucina come se fosse la cosa più interessante sulla faccia della terra. Natsu seguì il suo sguardo, notando come fossero già le due passate di qualche minuto. Era ovvio che stessero cercando un pretesto per andare a casa, ma lui avrebbe preferito che gli avessero dato ragione. Solo Lisanna sembrava essere d'accordo con la sua teoria. << Ora devo proprio andarmene, si è fatto tardi. >>

E ben presto, anche Gajeel ed Erza si alzarono, sostenendo che Gray doveva accompagnarli a casa, motivo per cui il corvino aveva tanto insistito nel farsi la zuppa il prima possibile. Non era ubriaco, non lo era mai stato, ma anche un piccolo bicchiere poteva essere insidioso e Gray conosceva bene i pericoli della strada. << Credo anch'io che faresti meglio a starle lontano, Natsu >> gli disse improvvisamente Erza. La ragazza era con gli altri sull'uscio di casa, un velo sulle spalle nude mentre si stringeva in questo per trarne più calore possibile. Nonostante fosse estate, la sera faceva comunque freddo. Erza aveva le spalle raccolte, le braccia avvolte attorno al proprio corpo e i lunghi capelli scarlatti che le sventolavano dietro la schiena come una bandiera. E in quel momento, sebbene fosse ancora un po' brilla, il suo sguardo tornò serio. << Zeref ha ragione: Lucy è pericolosa. >>

Natsu non ebbe il tempo di ribattere, perché poco dopo venne avvolto in un turbine di saluti, gente che sorrideva e lasciava un peso in fondo al suo cuore. Natsu sbuffò mentre si richiudeva la porta alle spalle, avendo solo voglia di dormire e non pensare più a nulla. Sollevando lo sguardo, vide che Lisanna era davanti a lui, lo sguardo un po' compassionevole e il viso pallido, forse più del previsto: era come se avesse paura. E il ragazzo si chiese di cosa, visto che in casa l'unico pericolo ambulante era lui stesso, e di tanto in tanto anche Zeref. << Natsu, non ci hai detto tutto, vero? >>

Lui richiuse la bocca, incerto sulle parole da usare. Doveva aspettarselo che lei avrebbe capito: erano cresciuti insieme, si conoscevano da anni e per Lisanna era sempre stato facile leggergli dentro, anche quando a otto anni lui si era rotto il polso e aveva insistito per non dirlo a nessuno. Lei era stata la prima a rendersene conto, correndo subito da Zeref e avvisandolo che Natsu si era ferito. E come dimenticare gli immensi rimproveri, prima da suo fratello e poi da suo padre, ma entrambi lo avevano accompagnato all'ospedale con un occhio di riguardo, l'espressione preoccupata e arrabbiata al tempo stesso. Natsu ne era uscito qualche ora dopo con il polso ingessato, e all'incirca per tre settimane, aveva costretto Lisanna a prendere appunti anche per lui. Quando era guarito, l'albina aveva richiesto il conto: Natsu le avrebbe pagato il pranzo per le tre settimane a venire.

Lui se la ricordava ancora, piccola e pallida nella divisa scolastica delle elementari, ma con il carattere forte e gentile al tempo stesso. Lisanna era la sua migliore amica, e nulla avrebbe potuto cambiarlo. Per questo, non appena sentì quell'esatta domanda, ciò che più temeva di dover rispondere nel corso di quella nottata, sbuffò affranto. Andò a sedersi sul divano del soggiorno, i piedi che si posavano sul tavolino, buttando giù una delle stupide piantine di Zeref. Il vaso non si ruppe, ma fece comunque un disastro tra acqua e terra che si andavano a spargere sul pavimento, creando una strana poltiglia e inzuppando un lato del tappeto bianco messo da Mavis. Oh si sarebbe sicuramente arrabbiata, una volta tornata a casa. Ma Natsu non sembrò preoccuparsene troppo, non quando avvertì che Lisanna si era avvicinata, sedendosi sul divano assieme a lui.

Non si era messa vicino, gli aveva lasciato un po' di spazio per respirare e ragionare sulle parole da usare, ma era rassicurante avere il suo profumo vicino. << Ho visto mio padre >> disse all'improvviso. Accanto a sé, sentiva Lisanna che inspirava bruscamente. << Ma non è stata la pacifica riunione che avevo immaginato: era una statua d'oro. >>

<< Natsu... >>

<< Lis, non è stata colpa di Lucy >> disse bruscamente, voltandosi verso di lei. Con la coda dell'occhio, gli sembrò che il tatuaggio a forma di fulmine sul braccio di lei stesse brillando più intensamente, ma non ci fece troppo caso date le luci presenti in casa. << Si sentiva tremendamente in colpa, e quando ha scoperto che era mio padre, mi è sembrato che il mondo le stesse crollando addosso. >>

<< Com'è successo? >> si ritrovò a chiedere lei. Aveva il solito sguardo gentile, notò lui, non c'era alcuna traccia di odio nei confronti di Lucy.

Natsu sospirò, facendo un sorriso triste: ne era sollevato. << Stava giocando, anni fa, ed è scivolata dal secondo piano, esattamente come oggi. Mio padre l'ha presa al volo, salvandole la vita, ma si è tramutato in una statua per via della maledizione >> disse, per poi continuare. << Quando ha scoperto che era mio padre, era così spaventata. Sono sicuro che per un attimo abbia pensato che la odiassi, ma non è così, non potrei mai. E poi l'ho vista scivolare e mi sono lanciato verso di lei. >>

Con la coda dell'occhio, vide che Lisanna gli stava sorridendo. << Vedo che voi Dragneel ce l'avete nel sangue, l'istinto di salvare giovani fanciulle in difficoltà. >> Era un tono gentile, calmo e pacato come sempre. Non c'era nulla di diverso in Lisanna, nulla che presagisse il peggio. Natsu si era aspettato che anche lei, dopo aver scoperto tutta la vicenda, si aggregasse agli altri nel dirgli che Lucy era pericolosa, e fu contento nel constatare che non era così. << E al tempo stesso, Lucy sembra avere una profonda connessione con voi. >>

Natsu non aveva visto la vicenda in quel modo prima di allora, ma pensando a tutto il resto, era quasi divertente pensarlo. Se erano davvero collegati, se erano destinati a stare insieme, allora voleva trovare il modo per essere felice con Lucy al proprio fianco. Voleva convincerla a dargli un ulteriore possibilità. << Ma ciò non l'ha fermata dal cacciarmi per l'ennesima volta >> stabilì comunque.

<< Puoi sempre convincerla del contrario >> gli disse Lisanna. Gli fece l'occhiolino, quasi a dimostrare che lei sapeva qualcosa di cui lui era all'oscuro. << Lucy voleva proteggerti dal dolore che la vista di tuo padre ti stava recando, e al tempo stesso, voleva proteggere se stessa dalla consapevolezza di averti ferito. La sua non è stata una crudeltà. >>

Natsu sgranò gli occhi: in qualche modo, Lisanna sapeva sempre quali fossero le parole più giuste da dire. Certo, a volte doveva pregarla per qualche consiglio, e altre volte era totalmente insopportabile, ma c'erano momenti come quelli in cui avrebbe voluto ringraziarla con tutto il buono che c'era nel mondo. Si lanciò verso di lei, investendola con un abbraccio e inspirando forte il profumo al gelsomino, unito a un tocco di alcol e aria serale.

E poi divenne completamente consapevole di ciò che avrebbe dovuto fare. Era ovvio quale sarebbe stata la sua missione per i prossimi giorni: avrebbe riconquistato Lucy.






*Angolino di un'autrice ritardataria

Ebbene, eccomi tornata con un nuovo capitolo di questa storia, nonché il primo aggiornamento di questo 2021! Nel caso non vi sia ancora arrivato, Tanti Auguri di Buon Anno ❤️

Questa storia sta diventando un po' complicata da scrivere, ma non perdiamoci d'animo. Fin quando c'è l'ispirazione, si torna a marciare e reclamare la nostra amata NaLu! Recentemente sto rileggendo 100 years quest, il sequel di Fairy Tail, e vedendo l'ultimo capitolo mi si è spezzato il cuore per Lucy! E' quasi venuto in automatico l'associazione a questa storia, mi spiace ç.ç

Natsu è convintissimo che il suo essere anima gemella di Lucy, abbia a che fare col fatto di non essere stato colpito dalla maledizione, mentre lei crede che il suo tocco abbia fallito.

Al tempo stesso, le persone che stanno dicendo a Natsu di allontanarsi da lei, diventano sempre di più, mentre Lisanna ha dimostrato di saperlo appoggiare anche durante momenti critici.

Natsu è deciso a riprendersi la fiducia di Lucy! E voi cosa avreste fatto al suo posto?

In proposito, mi scuso per il troppo angst e il clima serio del capitolo. Si ritornerà presto alla normalità con piccole scenette che rasentano il demenziale. O almeno, io ci provo XD

In attesa del nuovo capitolo, possiamo parlare un po' nei commenti. Sempre se vi va, ovviamente o.o Ci risentiremo presto!

Un bacio,

Gaia*

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