Chapter 5.
|Angst| |Linguaggio!scurrile|
<< Oi, idiota, che ti prende? >>
Natsu grugnì, buttando gli occhi al cielo per quella che gli era sembrata l'ennesima volta. Era seduto comodamente a uno dei tavolini della mensa, la mano poggiata al viso e i pensieri che gli correvano nelle mente come ossessi. Stava ripensando alla notte prima, a quando la finestra di Lucy era stata distrutta da un proiettile vagante che aveva rischiato di colpire qualcuno. Per quanto la sicurezza in quella villa fosse ogni oltre misura, semplicemente c'erano lati di perimetro quasi impossibili da coprire, in quanto ad occhi esterni invisibili. Loki gli aveva dato una ricostruzione dell'accaduto, stabilendo che chiunque si fosse arrampicato oltre i muri, avesse ben studiato gli orari di vedetta delle guardie. L'ora coincideva perfettamente al momento in cui quel punto sarebbe stato scoperto. Lucy aveva provato a ragionare, stabilendo che forse si trattava di una coincidenza, ma Loki non aveva voluto sentire ragioni. E Natsu, in tutta onestà, appoggiava la teoria della guardia.
Varie volte andando in città e percorrendo le sue vie, Natsu aveva sentito vari commenti d'odio nei confronti di Lucy – non che la gente sapesse realmente il suo nome, ma il senso era quello – rendendo quell'incidente uno dei tanti sulla lista. Non era la prima volta, e decisamente non sarebbe stata l'ultima.
E poi c'era stata la sua conversazione con Zeref una volta tornati a casa, suo fratello che lo incitava a non tornare più alla villa maledetta. Natsu non aveva saputo come ribattere, se non che Lucy era la sua anima gemella e non aveva alcuna intenzione di abbandonarla. Per quanto Natsu sapesse a quale pericolo stesse andando incontro, non voleva lasciar decidere il suo destino a suo fratello. Ci aveva riflettuto tutta la notte, ma non trovava un piano decente se non quello di scappare di casa durante la notte. Ma Lucy sarebbe stata sveglia a quell'ora? La gente avrebbe pensato male di loro, se li avessero visti incontrarsi alla luce della luna? C'erano sin troppe domande che lo tormentavano, ma ora il suo impiccio più grande erano Gray e Gajeel.
I due erano seduti al tavolo con lui, gli sguardi annoiati mentre gli lanciavano addosso molliche per attirare l'attenzione. Natsu sbuffò per l'ennesima volta, scuotendo la testa come un cane per far uscire dai suoi capelli tutte le palline di pane, e mandando un'occhiata di fuoco in direzione dei suoi amici.
Gajeel ghignò. << Cos'è, ti sei svegliato con la luna storta? >> Come a confermare i suoi sospetti, il corvino appallottolò una nuova pallina, lanciandola direttamente in quello che era stato il vassoio del pranzo di Natsu. La mela che aveva addentato tempo prima era ancora lì, e ormai l'ossigeno stava facendo il suo lavoro, rendendola di un giallo malato nei punti in cui il rosato aveva morso. Natsu arricciò il naso, ormai convinto che non avrebbe mai più toccato quel frutto.
<< Il mio risveglio è comparabile all'alzata in cielo del sole: semplicemente stupendo >> affermò con una punta di superiorità e sarcasmo nella voce. C'erano giorni in cui la sua voglia di scherzare svaniva completamente e dove i suoi pensieri divenivano sinceri. Purtroppo, sapendo quanto simile a un pagliaccio lui fosse, i suoi compagni e amici la prendevano sullo scherzo, del tutto ignari della sincerità di Natsu dietro quelle parole apparentemente innocenti. Era proprio vero che scherzando, si rischiava di dire la verità senza volerlo.
<< Io pensavo fossi estremamente rompipalle >> borbottò Gray, studiandosi le unghie con fare annoiato.
Natsu gli lanciò un'occhiata di fuoco. << Ed io pensavo che tu fossi un gran coglione, eppure eccoci qua, a condividere un tavolo e bloccando l'uno l'esistenza dell'altro. >> Natsu si rese conto troppo tardi di quanto quel commento gli fosse uscito in tono del tutto acido. Spostando di poco lo sguardo su Gray, notò che il suo amico aveva gli occhi sgranati.
Il corvino si ricompose subito, mascherando con un sorrisetto e un sopracciglio inarcato il suo apparente stupore. Oh beh, era raro sentire Natsu mandare frecciatine poco gradite, e se poi erano rivolte ai suoi amici e caricate di veleno, allora c'era seriamente da preoccuparsi. << Cos'è, ti sei dato alla filosofia? >> commentò Gray, e Natsu apprezzò con tutto se stesso il fatto che non gli stesse chiedendo cosa lo tormentava.
Parlando sinceramente, Natsu non aveva ancora detto a nessuno riguardo la sua conversazione con Zeref. Sin da quando era arrivato a scuola quella mattina, aveva cercato con gli occhi la sua amica Lisanna, senza trovarla. Era con lei che si confidava quando aveva simili problemi, quando sentiva che il cuore sarebbe potuto uscirgli dal petto per smettere di far male. Era così che si sentiva, come se Zeref fosse un tizio incappucciato con in mano un'ascia, che lo aspettava impazientemente sulla forca per tagliargli la testa.
Natsu adorava suo fratello, ma in quel momento aveva davvero una voglia matta che Zeref se ne andasse in giro per il mondo a continuare a fingere di essere un boyscout. Era frustrante mentire, e a Natsu non piaceva l'idea generale delle bugie, motivo per cui aveva preso a malincuore la decisione di svignarsela durante la notte per andare da Lucy. Se pensava che fino a qualche giorno prima Lucy non voleva avere niente a che fare con lui, gli veniva da ridere. Le cose erano cambiate in fretta, tutto merito della sua insistenza e caparbietà che da sempre lo avevano contraddistinto.
Natsu scosse la testa per liberarsi di quei pensieri insistenti e concentrarsi maggiormente su i suoi amici. Gray aveva ancora un sopracciglio inarcato, mentre Gajeel era sull'altra sedia, e fissava insistentemente una moltitudine di palline di pane che forse non vedeva l'ora di lanciare addosso a qualche povero malcapitato. Natsu sospirò, quasi chiedendosi mentalmente dove avesse beccato gente strana come i suoi amici. << Dì un po', sai qual è la parte più importante dell'oreo? >> chiese, i gomiti che venivano poggiati sul tavolino. Aveva spostato di lato il vassoio, ignorando ancora una volta il fatto che l'aria stesse completamente rovinando la sua mela. Il battito del suo cuore si era calmato, e sperava che continuasse a quel modo, visto che per il momento aveva intenzione di smettere di pensare a Lucy e la loro alquanto complicata situazione.
Gray sembrò pensarci su per qualche istante.<< La crema al suo interno, credo >> disse, lasciando di proposito la frase un po' sospesa. Subito dopo il ragazzo si raddrizzò sulla sedia, la schiena che diveniva eretta come un ramoscello, e il dito che veniva puntato contro il rosato. << E se fai una battuta sconcia, ti getto dal tetto della scuola. >>
Natsu ridacchiò all'allarmismo nella voce del suo amico. << Non era mia intenzione, pervertito numero uno. E comunque hai sbagliato, la parte più importante è il biscotto. >> Oh lui l'aveva sempre detto: la crema dell'oreo era sopravvalutata. Il biscotto donava una magia unica al gusto, mentre quella robetta bianca non era nulla di che e da sola poteva persino risultare troppo dolce per il suo palato.
<< Il buio senza luce, è ombra. La luce senza il buio, è troppo accecante. Si completano a vicenda. >> Natsu si voltò all'istante al suono di quella voce. Si mise più composto sulla sedia, intuendo che presto Lisanna lo avrebbe rimproverato senza troppe cerimonie. Per quanto Natsu adorasse la sua migliore amica, in casi del genere, si sentiva un po' in imbarazzo.
Lisanna era sbucata dal nulla e si era subito seduta accanto a lui, buttando sul tavolo zaino e vassoio del pranzo. Il bento era mezzo mangiucchiato e Natsu poteva benissimo immaginare il motivo: Lisanna era quasi una campionessa nel mangiare di nascosto in classe senza farsi beccare. A volte capitava che l'insegnante le rifilasse una nota disciplinare, ma l'albina era ferrea nel suo "non-voler-morire-di-fame".
<< Ehi Socrate, è solo un biscotto! >> La salutò con entusiasmo, mentre Gajeel e Gray facevano lo stesso. Il primo aveva subito pensato a buttare via le palline di pane create con tanta cura, gettandole di nascosto dietro di sé. Gray si limitò a fissarla un po' divertito, quasi come se conoscesse a memoria la tiritera che stava per arrivare. Non era nuovo che Lisanna si lamentasse spesso delle sue lezioni, e quando loro ribattevano che essere una classe più avanti rispetto a lei non era una passeggiata, l'albina finiva per dare di matto, stabilendo che non la capivano. Natsu sospirò, e nello stesso istante vide due piccioni atterrare dietro Gajeel, le ali che planavano per fermarsi esattamente nel punto in cui il ragazzo aveva buttato le molliche di pane. Oh e che cazzo, ci mancavano solo i volatili infetti.
<< Ma vaffanculo >> ribatté prontamente Lisanna, accompagnando il tutto con il dito medio. L'unghia era accuratamente dipinta con uno smalto bianco, ma Natsu dubitava che fosse stata la ragazza. Era risaputo quanto l'albina odiasse farsi la manicure, trovandola una perdita di tempo. Riguardo quell'argomento, Natsu non poteva dire nulla: non ci capiva nulla né di smalti né di trucchi. Tutto ciò che sapeva al riguardo, lo aveva imparato da Mavis e di recente aveva provato ad osservare Lucy, ma la ragazza preferiva un trucco leggero e tenere le unghie al naturale.
<< Il punto è che qui nessuno si da a nulla, tanto meno alla filosofia. Il mio problema è un altro. >>
<< Ho smesso di aiutarti >> sibilò Lisanna. La sua risposta era arrivata all'istante, senza lasciare a nessuno il tempo di ribattere qualcos'altro. Natsu buttò gli occhi al cielo, osservando quasi con curiosità altri due piccioni volare in quella direzione.
Lisanna si era messa in bocca un cucchiaio pieno di riso masticando con forza, quasi come se stesse immaginando di mangiare un pezzo di ferro. Gray e Gajeel, dall'altra parte del tavolo, osservavano il bento della ragazza come due predatori, quasi aspettando il momento in cui l'albina avrebbe annunciato di essere piena. Quei due sapevano essere dei pozzi senza fondo, ed era risaputo come Mira, la sorella maggiore di Lisanna, mettesse fin troppo cibo nel suo bento. I tre erano quasi abituati a finire il cibo lasciato dall'albina, non solo per la troppa fame che avevano, ma anche per fare un favore a Lisanna.
Mira sapeva essere veramente spaventosa quando voleva – condivideva a pari merito il posto con Erza – e si arrabbiava particolarmente quando sapeva che Lisanna non aveva terminato il suo pranzo come da previsto.
Natsu sbuffò: non aveva voglia e tempo di aspettare che la sua migliore amica cambiasse idea. Aveva bisogno di convincerla in quel momento, prima che fosse troppo tardi. Con tutti i buoni propositi del mondo, Natsu si avvicinò alla sua vittima, aggrappandosi saldamente al braccio di Lisanna e strattonandola un pochetto, giusto per attirare la sua attenzione. Il profumo al gelsomino dell'albina gli entrò nelle narici, ma non lo trovò fastidioso: era abituato a quell'odore che gli ricordava l'infanzia, casa. Lui e Lisanna avevano passato troppo insieme per non notare l'uno gli stati d'animo dell'altra, o semplicemente riconoscerne i gesti o il profumo. << Eddai Lis, è una cosa seria! Ho bisogno di aiuto. >>
Lisanna si districò un attimo dalla sua presa, guardandolo malamente da sotto le ciglia piene di mascara. Anche lei come Lucy usava poco trucco. In quel momento, Natsu cercò di ignorare gli sguardi d'odio dei ragazzi che da sempre ci provavano con la sua migliore amica, concentrandosi maggiormente sul suo obiettivo: convincerla ad aiutarlo. << L'unico vero aiuto che tu mi abbia mai chiesto in tutti gli anni che ci conosciamo – e precisiamo, è per questo che non vorrei aiutarti – è stato quando ti ho fatto evadere da un presidio comunale dopo che avevi urlato di essere comunista >> pronunciò seccata la ragazza. Lisanna aveva provato a incrociare le braccia sotto al petto, ma Natsu non glielo aveva permesso, attaccandosi nuovamente al suo braccio e scuotendola un po'. Nessuno poteva fermarlo quando si metteva in testa qualcosa: non Lisanna e i suoi continui no; non Gray e Gajeel che stavano sghignazzando qualche metro più in là, e tanto meno i ragazzi delle altre classi che sembravano sul punto di ucciderlo per star toccando la loro dea.
<< Erano le mie prime elezioni, ed ero troppo giovane e inesperto. Non sapevo quel che dicevo >> si difese, cercando di metter su un broncio e un'espressione che risultasse credibile.
<< E' stato la settimana scorsa. >>
Gray si allungò sul tavolo nel momento esatto in cui un piccione gli sfiorò la testa, andando a posarsi dietro di lui e insieme alla dozzina che stavano divorando le molliche di pane lanciate da Gajeel qualche minuto prima. Nessuno dei due sembrava essersi accorto di nulla, ma dietro di loro, qualche studente, probabilmente di anni più giovani, stavano filmando con qualche risolino lo strano fenomeno. << Perché diamine l'hai fatto? >> gli chiese il corvino stendendosi sul tavolo come se fosse la cosa più normale del mondo.
Natsu buttò gli occhi al cielo, ma non lasciò la presa che aveva sul braccio di Lisanna. La ragazza stava ponendo un po' di resistenza, ma nulla gli avrebbe fatto mollare la presa. << Perché ero dentro un comune, pensavo che comunista volesse dire "mi trovo dentro al comune". >>
<< Sei più rincoglionito del previsto >> rincarò la dose Gajeel, guardandolo con un'espressione che rasentava il divertito.
Quando notò che entrambi i ragazzi lo stavano osservando come se pensassero che fosse la persona più stupida mai incontrata, Natsu allentò di poco la presa sul braccio di Lisanna, pensando a guardare in cagnesco i due. << E insomma, volete aiutarmi o no? Ascoltatemi quanto meno! >> Per un attimo, esattamente nell'istante in cui mezza mensa si voltò verso di lui, Natsu pensò che almeno il quaranta percento degli studenti si stesse facendo gli affari suoi. Oh odiava quando le persone si intromettevano nelle conversazioni, soprattutto se non ne erano coinvolte in prima persona.
<< Io penso che tu debba darti una calmata. >> Gray aveva il viso appoggiato stancamente sul palmo della mano e lo osservava come se lui stesso fosse l'essere supremo del mondo. Natsu avrebbe tanto voluto sporgersi e dargli una manata in piena faccia, giusto per farlo scendere dalla sua nuvola di superiorità inesistente.
<< E io penso che dovresti farti i cazzi tuoi >> ribatté Natsu risentito. Lanciò un'occhiataccia al suo amico/rivale, prima di spostare nuovamente la sua attenzione su Lisanna. La ragazza aveva messo il broncio e guardava con una certa ansia il telefono, quasi sperando che il tempo scorresse in fretta, o che qualcuno la chiamasse. Ma Natsu non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare, perché aumentò la presa che aveva sul braccio della ragazza, la pelle liscia di lei che rischiava di scivolare nella sua stretta. Avvicinandosi maggiormente all'albina, Natsu poté sentire il profumo al gelsomino divenire più forte. << Zeref mi ha proibito di vedere Lucy >> annunciò con disperazione.
Fu in quel momento che Lisanna si fermò e lo osservò attentamente negli occhi, quasi come se stesse valutando se fosse uno scherzo o meno. Ma non era una presa in giro, e forse era abbastanza evidente, perché il viso dell'albina si addolcì all'istante. << Zeref che ti proibisce qualcosa non era mai stato un problema per te, facevi comunque ciò che volevi. Cos'è cambiato stavolta? >> Lisanna sembrava seriamente preoccupata ora. Appoggiò per istinto la mano su quella di lui, cercando di osservargli gli occhi. Le pupille di lei erano grandi e azzurre come il mare, e in quel momento esprimevano una profonda tristezza.
Era sempre stato così tra di loro, era sempre bastato uno sguardo per diventare empatici e addossarsi la pena l'uno dell'altra e viceversa. Si erano aiutati durante i periodi più oscuri, per questo, ora che Natsu sentiva di avere problemi grandi come un'onda anomala, non aveva esitato a correre da Lisanna. Si chiese se un giorno avesse potuto portare l'albina da Lucy. Del resto, era sempre stato un suo piccolo sogno vedere la sua migliore amica e la sua anima gemella creare un rapporto, essere amiche a loro volta.
Natsu sbuffò, il soffio d'aria che atterrava come una nuvola invisibile sul braccio di Lisanna. << Il suo essersi impiantato in casa mia. >>
<< Da quel che so, è anche casa sua >> mormorò Gray dall'altro lato del tavolo.
Natsu gli lanciò un'occhiataccia. << Non lo era fin quando giocava all'allegro boyscout. >>
Gray sembrò ripensarci un attimo. Si sistemò meglio sulla sedia, ignorando completamente la folla di ragazzine appostate qualche tavolo più in là, che non facevano altro che ammirarlo. Natsu non aveva mai capito tutta questa euforia che provavano le ragazze nel vedere il suo amico, ma probabilmente non erano affari suoi. A dire il vero, trovava un po' patetico il fatto che emettessero urletti ogni qual volta Gray compiva un movimento semplice come aggiustarsi i capelli – le rare volte che lo faceva. << Il gioco non si chiamava l'Allegro chirurgo? >>
Natsu buttò gli occhi al cielo. << Oh ma chi se ne frega di come si chiama! Ho bisogno di qualcuno che lo distragga, o che lo faccia andare via di Shizuoka il prima possibile. >>
Doveva ammettere di essere sembrato petulante e lamentoso alle sue stesse orecchie, ma il rosato non poteva farci nulla: aveva bisogno che le cose tornassero come prima, o che Zeref tornasse ad essere il comprensivo fratello maggiore che era stato.
<< Oppure noi possiamo distrarre te >> propose Gajeel. Natsu non sapeva esattamente quando e come fosse successo, ma ora il corvino teneva in mano il pane che poco prima era stato di Lisanna. Il ragazzo doveva essersi reso conto dello stormo di piccioni atterrati dietro di loro, perché in quel momento stava lanciando distrattamente delle molliche di pane alle sue spalle. Natsu si batté una mano sulla fronte dalla disperazione, cercando un modo di aggrapparsi nuovamente a Lisanna. Per quanto stupido sembrasse, il familiare profumo al gelsomino aveva davvero doti magiche.
Lisanna si mosse un po' nella sua presa, arrivando a picchiettargli contenta un dito sulla fronte. La ragazza aveva un sorriso smagliante, gli occhi azzurri come il mare che brillavano di entusiasmo. << Distrarti da tutta questa faccenda, può solo farti bene. So che c'è una festa stasera, potremo andarci. >>
E per quanto Natsu fosse sempre stato in prima fila quando si trattava di partecipare a eventi mondani, in quel momento non ne aveva proprio voglia. I suoi piani consistevano nel crogiolarsi nella disperazione più assoluta, oppure trovare un negozio che vendesse sonniferi e somministrarli a suo fratello e Mavis. Certo, quello avrebbe sicuramente funzionato. Ma quando sollevò gli occhi, Natsu notò che in qualche modo lo sguardo sul volto dei suoi amici fosse cambiato.
Non sembravano più molto comprensivi, quanto più determinati ad andare avanti con il loro stupido e folle piano. Natsu sospirò, gli occhi che si chiudevano per la frustrazione e il cuore che rallentava il proprio battito. Si sentiva drenato di ogni energia, e con molta probabilità, il massimo che avrebbe fatto alla festa sarebbe stato crogiolarsi nel suo dolore interiore guardando gli altri divertirsi. Annullando completamente la presa che aveva ancora sul braccio di Lisanna, Natsu scivolò in un vortice di pensieri che lo accompagnò per l'intera mattinata.
**
Erano appena le dieci, ma l'aria puzzava già di sigarette usate e alcolici. Arricciando il naso alla puzza del tabacco, Natsu si fece largo con gomitate e spintoni, il tutto per cercare di restare dietro i suoi amici. Non sapeva esattamente come, ma alla fine erano riusciti a convincerlo ad uscire e recarsi alla festa citata da Lisanna quella stessa mattina. Beh forse doveva correggersi, perché Natsu sapeva esattamente cosa fosse successo quella sera.
Ormai saldo nella sua decisione di non andare alla festa, appena tornato da scuola Natsu si era accoccolato vicino a Happy sul divano, lasciando che il gattino gli si acciambellasse sul petto. All'inizio aveva provato fastidio, il respiro si era bloccato e aveva avuto voglia di scacciare via Happy, ma poi aveva visto il suo adorato micio addormentarsi, e allora non se l'era sentita di cacciarlo. Aveva passato distrattamente una mano tra il pelo morbido del gatto mentre scorreva con noia attraverso i social che aveva installato sul telefono. Ormai stanco delle solite e noiose notizie, Natsu si era addormentato.
Quando si era svegliato, aveva sentito l'orribile ma alquanto fastidiosa presenza di qualcuno che lo osservava insistentemente. Aprendo a fatica gli occhi impastati dal sonno, Natsu era venuto a contatto con i volti dei suoi amici – anche Erza si era unita a loro – che lo guardavano con delle espressioni da puri ebeti. Happy non era più acciambellato sul suo petto, e il telefono era quasi scarico e sul pavimento: probabilmente gli era caduto di mano. Non c'era voluto molto prima che lo costringessero prima a vestirsi e poi a seguirli, risultando in un Natsu costretto a farsi largo in una calca di gente sudata e in pieno delirio alcolico, mentre i suoi amici correvano – forse avevano il dono di restringersi o di separare le persone – avanti e dritti verso il bar.
La musica alta gli stava martellando nei timpani e nel petto, dandogli l'impressione di essere lui stesso il proprio cuore palpitante. Più si avvicinava alla console del dj e più aveva voglia di girare sui tacchi e tornare a casa. Certo, non era un comportamento che ci si aspettava da un tipo come lui, sempre festaiolo e dedito al rischio, ma da quando aveva conosciuto Lucy, non aveva più molta voglia di andare in giro e strusciarsi su gente sconosciuta. Non che prima avesse cercato di portarsi a casa qualcuna, non era nel suo stile, ma le ragazze continuavano a flirtare con lui anche quando i suoi erano chiari segnali emessi per dire "mi sto divertendo adesso, ma non voglio che tutto ciò continui fuori". Poteva sembrare un atteggiamento da perfetto stronzo, ma Natsu era saldo nel suo ideale di volersi risparmiare per la sua anima gemella.
Le luci psichedeliche rifletterono sull'abito pieno di strass di una ragazza che passava di lì per caso, i fianchi ondeggianti e un bicchiere tenuto in bilico su una mano, mentre usava l'altra per farsi largo. Natsu cercò di ignorare l'inizio di mal di testa che stava cominciando a tormentargli le tempie, cercando di farsi ulteriore strada nella folla.
Lisanna era al bar, bicchiere in mano e gomito sul tavolo, mentre un ragazzo – con evidente aria interessata – le faceva scorrere una mano sul braccio e poi su, verso la spalla scoperta. L'albina indossava un abito nero succinto che lasciava ben poca immaginazione allo spettatore, ed era chiaramente attraente agli occhi di chiunque la guardasse. A pochi metri da lei, Erza era aggrappata saldamente al bancone mentre trangugiava quello che era parso come l'ottavo bicchiere di un qualsiasi alcolico offerto in sconto nel locale. La chiara ed enorme scritta "Solo per oggi, drink in offerta!" aveva dato a Natsu l'impressione che fosse uno dei soliti metodi per attirare più gente.
Nonostante Erza fosse sul punto di darsi ubriaca, continuava a tenere un occhio sospettoso sul tipo che stava flirtando con Lisanna, un perfetto atteggiamento da rinominata mamma del gruppo. Per quanto cercassero di proteggerla, era chiaro a tutti che l'albina sapesse il fatto suo. Natsu sapeva che Lisanna non si sarebbe mai fatta corteggiare in quel modo tanto subdolo: lo odiava a scuola, e decisamente lo detestava a una festa.
Per quanto riguardava Gray e Gajeel, Natsu non aveva idea di dove fossero scomparsi. La festa si trovava in una specie di locale di norma usato per le cerimonie, motivo per cui si potevano trovare tavolini e sedie in posti a caso, probabilmente trascinati in giro dalla gente.
Proprio quando gli sembrò di scorgere una chioma corvina, si sentì toccare sulla spalla. Corrugò la fronte, perché se Lisanna ed Erza erano a pochi metri da lui, chi stava cercando di attirare la sua attenzione? Si voltò lentamente, cercando con tutto se stesso di non urtare nessuno per sbaglio. C'era un continuo via vai accanto a lui, ma questo era dato esclusivamente dalla sua vicinanza al bar.
Le luci psichedeliche continuavano a spostarsi da un lato all'altro della sala, ma a un certo punto tornarono indietro, quasi come se avessero smesso di rincorrersi tra loro, e illuminando di sfuggita il corpo di una ragazza. Natsu rimase sorpreso per un istante, ma quando adocchiò il drink nelle mani della sconosciuta e lo sguardo un poco allucinato, il ragazzo fece due più due: era chiaramente ubriaca. Forse lo aveva scambiato per qualcun altro, si disse mentalmente, ma l'istante dopo la sua teoria venne sgretolata.
La sconosciuta gli si gettò addosso, la mano libera che andava a posarsi sul fronte della camicia di lui e l'odore dell'alcol che lo investiva in pieno. Da sotto i capelli albini pieni di mollette dorate, la ragazza sbatté le ciglia in un chiaro segno di volerlo sedurre. Quando il corpo di lei si strusciò ulteriormente contro quello di lui, la ragazza decise di sporgersi in avanti, le labbra sbavate di rossetto che gli sfioravano fastidiosamente il lobo dell'orecchio.
<< Vieni qui spesso? >> fu la domanda della ragazza. Aveva l'alito pesante che puzzava di tutti i drink che si era bevuta nel corso della serata, la frase – una chiara pick up line* che Natsu non aveva potuto fare a meno di riconoscere – rimase sospesa nell'aria, quasi come se il tempo si fosse fermato.
Il corpo di Natsu era rimasto immobile al centro della pista da ballo, le mani tenute ai lati dei propri fianchi per non rischiare di toccare la ragazza per sbaglio. I suoi occhi, quasi accecati dalle luci psichedeliche, erano fissi sulle mollette dorate della ragazza che continuavano a mandare bagliori ogni qual volta un fascio colorato si posava su di loro. Vedendole, era impossibile non pensare a Lucy.
Natsu emise un sospiro profondo che attirò l'attenzione della ragazza, perché questa si distaccò un poco e cominciò a fissarlo con aria stranita e alquanto sospetta. Natsu sentiva il cuore battergli furiosamente nella cassa toracica, e per quanto stesse pensando che in realtà le cose erano complicate, che non poteva far altro che ascoltare Zeref, il suo petto decise che in realtà era tutto estremamente semplice.
Si distaccò dalla ragazza che gli era finita addosso solo qualche attimo prima, si scusò con un inchino e girò sui tacchi. Poteva sembrare una mossa estremamente stupida, ma Natsu teneva al suo legame con l'anima gemella che gli era stata assegnata, e così fece la prima cosa che gli venne in mente: andare a casa di Lucy.
**
<< Natsu? >>
Tra tutte le cose che potevano capitare, l'ultima che Natsu si era aspettato era che Lucy andasse personalmente ad aprirgli la porta. Era bella come al solito, con i capelli biondi sciolti che le cadevano addosso come una lunga tenda, la pelle pallida e i grandi occhi color cioccolato. Indossava un vestito – ovviamente color oro – che le arrivava poco sopra il ginocchio, e se la loro fosse stata una situazione comune, Natsu si sarebbe volentieri lanciato ad abbracciarla.
Sospirò per la frustrazione, arrotolando le mani a pugno e ficcandosi le unghie nei palmi, creando delle piccole mezzelune rosse. Lucy lo stava osservando come se fosse una specie rara di un qualche animale selvatico, ma non ci mise molto a sorridergli e dargli spazio per entrare. Natsu si sentì immediatamente in estasi: l'aveva vista la sera prima, ma gli era comunque parso come un'eternità.
Forse era un tipo esagerato, ma quando imparava a conoscere qualcuno, Natsu voleva frequentare quella persona il più a lungo possibile in modo da imparare subito un sacco di cose. Ah se il suo modo di percepire la scuola fosse stato lo stesso, probabilmente sarebbe diventato il secchione indiscusso.
Entrò immediatamente nell'ormai familiare spazio del soggiorno, notando come il tappetto di raso di solito color avorio con qualche macchia dorata, fosse stato cambiato in uno color oro. Sembrava completamente tramutato in un lingotto e non sembrava essere molto comodo. Virgo uscì dalla cucina con l'aria indaffarata, quasi a chiedersi chi fosse andato a disturbarli. Quando Natsu sbirciò l'ora sul suo telefono, notò che erano già le undici passate. Non ricordava di essere rimasto alla festa così a lungo, tanto meno che fosse così tardi. Si sentì immediatamente in colpa di essere andato a disturbare Lucy a un'ora così tarda.
<< Natsu-san che ci fai qui a quest'ora? >> gli chiese Virgo senza peli sulla lingua. La giovane cameriera aveva una tazzina dorata in mano e dalla cucina, si riusciva chiaramente a sentire il rimbombare dell'acqua che bolliva.
<< Vi ho disturbato? >> chiese. Cercò di farsi il più piccolo possibile, quasi a scomparire. Era in piedi accanto a Lucy, ma la ragazza non sembrava infastidita dalla sua presenza, mentre lui iniziava a sentirsi tremendamente in colpa. Chi mai si sarebbe aspettato un adolescente bussare alle porte di casa, mentre puzzava di alcol e forse di fumo? Natsu era più che certo che i suoi capelli fossero impregnati di quell'orribile odore.
<< No, stavamo per prendere un tè >> lo informò Lucy. La ragazza gli indicò il divano, quasi a invitarlo a sedersi. Per un attimo, Natsu provò disagio. Non gli era mai successo di sentirsi così estraniato, tanto meno nei confronti di Lucy. Si conoscevano da poco e all'inizio la bionda non era stata molto socievole nei suoi confronti, ma ora aveva ottenuto dei risultati. Lucy sembrava felice di vederlo, nonostante la sera prima si fosse sentita mortificata riguardo l'incidente del vetro e il proiettile. Natsu aveva cercato di rassicurarla come meglio poteva, ma anche lui ne era rimasto parecchio scosso. Ciò non gli aveva fatto smettere di voler tornare a visitarla.
Si erano accomodati ognuno al proprio posto – Natsu sul divano, Lucy sulla poltrona vicina – e poco dopo Virgo era arrivata con due tazze fumanti di tè nero. Quella di Lucy era completamente dorata, mentre per lui ce n'era una bianca, quasi come se fosse un pezzo proveniente da una collezione. Guardandola bene, Natsu si chiese se non fosse costosa. Gli avrebbero fatto pagare i danni, se l'avesse rotta per sbaglio?
Lucy si portò la tazzina alla bocca quasi subito, e quasi incantato, in quel momento Natsu si ricordò le parole di lei: le labbra, i denti e la lingua, erano le uniche parti del suo corpo che non tramutavano gli oggetti o le persone in oro. Baciarla però, sarebbe comunque risultato impossibile. Natsu era certo di non poter riuscire a star fermo, di non sfiorarla nemmeno per un istante.
<< Come mai sei arrivato tardi? >> gli chiese lei. Lucy aveva le ginocchia chiuse, la mano che saliva timidamente per portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si sporse in avanti per posare la tazzina sul tavolo, a una distanza di sicurezza da quella di Natsu. << Credevo non venissi più, soprattutto dopo quanto accaduto ieri. >> La voce di lei tradì un tono preoccupato, quasi spaventato, e Natsu capì che ormai anche Lucy aveva voglia di vederlo, esattamente come lui.
Natsu fece per lanciarsi in avanti, ma si trattenne, ben consapevole di non poterla toccare. Fermò le sue azioni a metà, tornando a sedersi compostamente sul divano e osservandola di sottecchi. Lucy aveva un delicato profumo di vaniglia e fragola che stava andando a mischiarsi con quello più forte del tè nero, qualcosa di completamente diverso rispetto a quello al gelsomino di Lisanna. << Volevo venire prima, ma ho avuto un... contrattempo. >> Strascicò le parole finali, quasi incerto se rivelare le reali motivazioni. Era assurdo pensare che, in certo senso, fosse scappato di casa. Ma Zeref lo aveva visto uscire, non era fuori senza il suo permesso. Forse poteva ancora sperare che suo fratello non lo venisse mai a sapere.
Scosse la testa ripetute volte, quasi come a voler scacciare un brutto ricordo, o qualcosa che stava affollando la sua mente. Si sporse oltre il tavolino, quasi a toccare la tazza che era rimasta completamente intatta. << Mio fratello non era molto incline a lasciarmi tornare >> ammise. Quando vide la scintilla di vita sparire dagli occhi di Lucy, desiderò potersi prendere a calci da solo. << I miei amici hanno tentato di distrarmi portandomi a una festa >> quando lo disse, gli occhi di lei si accesero di consapevolezza. Era come se volesse dirgli " l'ho sentito dall'odore dei tuoi vestiti, ma non ho voluto dire nulla". Ed era altrettanto frustrante come Lucy si stesse trattenendo, quasi come se avesse paura di ribattere. << Ma alla fine non ce l'ho fatta e sono venuto qui >> concluse, sperando che la bionda recepisse il messaggio. Non aveva fatto nulla che potesse anche lontanamente mancarle di rispetto, ma era ben consapevole che, non potendo uscire, Lucy avrebbe potuto pensare qualunque cosa.
Lei gli rivolse un sorriso tirato e per un istante, anche solo di sfuggita, Natsu pensò di aver visto gli occhi di Lucy riempirsi di lacrime. Si fece più vicino a lei sul divano, ma la ragazza si alzò all'improvviso, lasciando a Natsu la possibilità di guardarla dal basso della sua posizione. << Va bene così >> stabilì lei in tono perentorio. << Tuo fratello ha ragione, sono pericolosa. Forse ho fatto male a darti una possibilità. >>
Natsu sgranò gli occhi e in un attimo sentì il sangue pompare furiosamente nelle orecchie, le guance accaldate e il respiro corto. Si alzò anche lui, fissandola assiduamente negli occhi per scorgere se ci fosse un minimo di verità nelle parole di Lucy. Le pupille di lei erano dilatate, lucide con le lacrime che non aveva versato, ma dietro si nascondeva un'immensa tristezza. C'era pentimento, forse un briciolo di tradimento e una ferita che era stata riaperta per essere lasciata a sanguinare e infettarsi. C'era qualcosa di misterioso ma al tempo stesso lampante, negli occhi di Lucy: era come se si stesse trattenendo dal rivelargli qualcosa. << Lucy, no. >>
Si sporse ulteriormente verso di lei, facendo attenzione a non toccarla, e con le parole che gli morivano lentamente sulle labbra per la frustrazione. Lucy si era mossa, il corpo che si scansava automaticamente anche se ben conscia del fatto che lui non potesse sfiorarla. Natsu sentì una stilettata in pieno petto a quella vista e mai come prima di allora avrebbe voluto colpirsi da solo. Lucy scosse la testa, e poi partì di corsa verso uno dei tanti corridoi che adornavano la villa, uno in cui Natsu non era mai stato.
Il ragazzo non ci pensò due volte a seguirla, cercando invano di chiamare il nome di lei, chiederle di fermarsi. Le sue richieste non vennero ascoltate mentre attraversavano il corridoio insieme, Lucy più avanti e con passo deciso. Quell'ala era completamente rivestita d'oro, forse il punto della casa in cui ce n'era di più: era chiaro che Lucy ci andasse spesso. Natsu corrugò la fronte, la domanda riguardo il perché la ragazza non lo avesse mai portato lì prima di allora, vagava in testa come una trottola appena lanciata. Non c'erano quadri appesi, né mobili di alcun genere: era solo un vecchio corridoio rivestito da carta parati dorata sporca, malconcia e a tratti strappata. I danni non erano dettati dal tempo, quanto più sembrava che qualcuno l'avesse strappata di proposito, tanto che persino il muro sottostante era divenuto di un acceso color oro.
Lucy si fermò di fronte ad una porta completamente rivestita da uno spesso strato dorato. Aveva il viso rigato dalle lacrime e Natsu dovette trattenersi dallo sporgersi in avanti e asciugargliele. Lui la osservava con il viso pieno di sensi di colpa, ormai con il pensiero che Lucy stesse facendo qualcosa controvoglia e a causa sua. Si sentì il cuore a pezzi, cristalli rossi che venivano calpestati all'infinito e che stavano rischiando di distruggerlo sotto al peso di un enorme dolore.
Lucy prese un respiro profondo prima di indicare la porta, la mano sospesa a mezz'aria mentre continuava a tremare. Ben presto, Natsu si rese conto che non solo la mano, ma tutto il corpo di Lucy era attraversato da un continuo fremito che non riusciva a trovare pace. << Tuo fratello ha ragione nel pensare che io sia pericolosa. >>
Un passo in avanti. << Lucy. >>
Lucy strinse gli occhi, la frustrazione ormai evidente sul suo viso mentre spostava la mano per dirigerla verso di lui, un chiaro segno di fermarsi. << Quando ero piccola, avevo appena iniziato a manifestare i primi segni della maledizione. Non sono sempre stata così, sai? Prima di compiere i quattro anni avevo una vita normale, ma pian piano tutti gli abitanti della casa hanno notato che non ero così comune come credevo. >>
Ci fu una pausa, un silenzio tombale che venne attraversato solo dallo sfregolìo della luce e dai passi degli abitanti della casa. << Avevo dieci anni, stavo giocando al piano di sopra, mentre i miei genitori avevano chiamato un architetto perché volevano apportare qualche modifica alla casa. >> Man mano che il racconto entrava nel vivo, Natsu notò come gli occhi di Lucy si stessero riempiendo nuovamente di lacrime. Era così frustrante non poter fare nulla per lei. << Mentre giocavo, persi l'equilibrio e rischiai di cadere di sotto. Non feci in tempo ad avvisarlo, né a gridare qualcosa, ma mi sentii stringere da due braccia caldi e confortanti. Quella sensazione non durò a lungo. Fu un attimo, ma l'uomo divenne una statua d'oro, non poté- >> Ma Lucy non riuscì a terminare la frase, perché scoppiò in un pianto disperato. Le spalle erano mosse da terribili scossoni, il dolore ben evidente sul viso.
Natsu fece per avvicinarsi a lei, il cuore che si spezzava ogni attimo di più e irrimediabilmente, ma sapeva di non poterla toccare. Lucy stava soffrendo e lui non poteva fare nulla per calmare le sue lacrime. Era terribile, e probabilmente la ragazza si stava dando la colpa dell'accaduto, i sensi di colpa che le divoravano l'anima giorno dopo giorno. << Lucy, non è stata colpa tua >> sussurrò lui, non trovando altri mezzi per confortarla.
La sua anima gemella scosse la testa, le mani che salivano sulle guance per tentare di asciugare le lacrime che continuavano a scivolare copiose. << Se non fossi una creatura maledetta, quell'uomo sarebbe ancora salvo. Probabilmente aveva una famiglia dove tornare >> pronunciò lei. La voce le tremava e nuove e calde copiose lacrime stavano scivolando lungo il suo viso. Natsu sentì il proprio cuore rompersi a quella vista tanto crudele.
A un tratto Lucy sembrò incamerare una grande quantità d'aria e la mano che prima la stava aiutando ad asciugare le gocce salate, ora era posata con delicatezza sul pomello della porta. Natsu sentiva l'ansia crepitargli nel petto, unita al dolore che sentiva nel veder Lucy piangere senza poter fare nulla per calmarla. Non era mai stato bravo con le parole, e di certo non lo sarebbe diventato all'improvviso.
La porta si palancò con un cigolio sinistro e Natsu sentì il cuore arrivargli in gola. Doveva ammetterlo: aveva sul serio paura di scoprire cosa ci fosse dietro quella porta. Lucy entrò velocemente nella stanza, e Natsu la seguì poco dopo, venendo disorientato dal buio che aleggiava. Si trovavano al secondo piano della villa e in un corridoio che Natsu non aveva mai visitato. In realtà, se non si prestava abbastanza attenzione, quella poteva sembrare un'ala della casa in disuso. La prima volta che l'aveva vista di sfuggita, Natsu aveva pensato fosse il fascio di casa dedicata alla servitù, ma vedendola ora, si riusciva a intuire il perché non fosse utilizzata. Quello doveva essere il segreto più oscuro che la villa maledetta possedeva, che Lucy stessa aveva nascosto con cura.
Natsu entrò con passo deciso, assicurandosi di guardarsi attorno il più a lungo possibile per non dimenticare niente. C'erano quadri appesi alle pareti, di cui uno era enorme e rappresentava una giovane coppia: lei dai lunghi capelli biondi e con il pancione, lui con dei baffi folti. In un attimo, Natsu realizzò che quelli dovevano essere i genitori di Lucy, e si chiese come mai non li avesse ancora incontrati. La stanza era libera da qualsiasi mobile, ma gli interni erano polverosi, eccezion fatta per il pavimento, dove erano chiare le impronte dei passi: probabilmente Lucy entrava spesso.
E poi lo vide. C'era una statua d'oro al centro della stanza, le superfici lucide e splendenti, quasi come se qualcuno se ne fosse preso cura attentamente. Lucy era lì accanto e passava distrattamente la mano sul braccio della statua per capire se ci fosse o meno della polvere. Non ce n'era, concluse. Ma quello non fu ciò che scioccò Natsu, c'era qualcosa di più. Il volto della statua sembrava familiare, ma quando realizzò, sembrò essere troppo tardi. Gli occhi infossati e sgranati, le fossette sulle guance e le mani tese davanti a sé, come se stesse ancora reggendo tra le braccia una piccola versione di Lucy.
Il volto di suo padre, l'architetto Igneel Dragneel, sembrò colpirlo nello stomaco come un pugno. Le ginocchia gli cedettero e Natsu si trovò sul pavimento prima ancora di rendersene conto, mentre i lembi dei jeans sollevavano una nuvoletta di polvere che lo fece tossire un paio di volte. Aveva gli occhi sgranati, e prima ancora che potesse fermarsi, pronunciò di sfuggita: << Papà. >>
Lucy si voltò verso di lui in un istante, il viso pallido e gli occhi ricolmi di paura. La bionda riprese a piangere, questa volta più forte di prima. In un attimo, il corpo della ragazza venne attraversato da forti scossoni, il viso una maschera di dolore senza fine. << Non volevo, Natsu, non volevo >> farfugliò lei a mezza voce. Stava indietreggiando come se fosse spaventata, come se l'idea di un Natsu furioso con lei, fosse mostruosa.
Aveva ancora la voce rotta dal pianto, ma fu un attimo prima che Natsu realizzasse cosa stesse accadendo: Lucy non stava guardando dove metteva i piedi. Il ragazzo si alzò subito in piedi, ignorando l'improvviso strappo al ginocchio che provò, mentre vedeva con orrore la bionda perdere l'equilibrio, la presenza troppo vicino alla finestra aperta.
Il suo corpo agì prima che potesse pensare ad altro. Natsu si lanciò contro la finestra e fece la prima cosa che gli venne in mente per evitare un disastro: afferrò il braccio di Lucy.
*pick up line: una pick up line, è semplicemente una frase – usata spesso per flirtare – che, essendo conosciuta e usata da molti, è ormai divenuta famosa.E' dunque, una frase usata quando si vuole flirtare con qualcuno.
*Angolinooooooooooo
Salve a tutti! Mi rendo conto del terribile ritardo, ma ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo, che tra l'altro è uscito chilometrico. Spero che qualcuno sia riuscito ad arrivare fino in fondo eheh
In questo capitolo, abbiamo un Natsu alquanto disperato e i suoi amici che cercano di fare di tutto per distrarlo. Purtroppo, il piano dei ragazzi non ha funzionato, perché Natsu se l'è svignata ed è andato da Lucy.
Ma ecco che qui abbiamo un colpo di scena! Il padre di Natsu non era svanito nel nulla, ma era nella villa maledetta a causa di un incidente ;) Lucy si è sentita terribilmente in colpa, ma ecco che accade l'ennesimo imprevisto: è inciampata e rischiava di cadere, rischiando di condannare Natsu allo stesso destino del padre.
Ammetto di divertirmi non poco con i cliffanger ;) Ma, se seguite hidden truths, dovreste saperlo ormai ^^
Detto ciò, ringrazio chiunque stesse aspettando il continuo della storia! Mi raccomando, lasciatemi scritto ciò che pensate!
Ci risentiamo presto! Un bacio,
Gaia*
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