INTERMEZZO: Le Bien qui fait mal (Salieri - I)

Vienna - autunno 1791

Nell'anticamera adibita a spogliatoio della loggia massonica Zu Wohltätigkeit di Vienna Antonio Salieri si sfila i guanti candidi e si scioglie il grembiule, tipici attributi dei confratelli Massoni, una sessione appena terminata.

L'Occhio della Provvidenza del Grande Architetto dell'Universo - sprigionante raggi luminosi, inscritto in un triangolo - veglia dall'alto dell'architrave, sopra il portone.

I guanti, eleganti nella divisa del muratore, simbolo della sua integrità morale, della purezza di spirito, dell'incorruttibilità dell'animo e di tutti quegli assiomi e quei precetti di uguaglianza, comunione e fratellanza propugnati dalla confraternita. Il grembiule, di foggia triangolare sormontato da una bavetta triangolare, cinto in vita, corazza della volubile parte inferiore del corpo, sede di organi e umori caduchi e propensi alle passioni, alle voluttà, agli istinti animaleschi e brutali della carne. Nel Tempio sono benvenute solo la sfera razionale e la facoltà spirituale.

La Massoneria è un epidemia negli ambienti altolocati. Ogni uomo onorevole ha pronunciato i voti, ammesso alla sua loggia. In linea con le idee illuministe, la Massoneria si prefigura un mondo dove i diritti fondamentali siano garantiti a chiunque, prescindendo da credo, razza o schieramento politico.

I francesi e i loro letterati eversivi sanno sfornare anche qualcosa di buono, oltre a insurrezioni, barricate e fortezze espugnate. Si risolveranno mai i tumulti in Francia?

Un cigolio di porte.

Salieri si immobilizza, una preda fiutata dalla belva.

Lui è entrato. Si sta cambiando.

Il Fanciullo Osceno di Salisburgo, la Creatura.

L'ulcera personificata.

Wolfgang Amadeus Mozart.

«Signore! Signor Antonio! Vostra Eccellenza! Signore! Signore! Eccellenza! Signore! Eccellenza! Signor Antonio! Maestro Salieri! Eccellenza! Signore! Salieri!»

Ma non ha un pulsante di spegnimento? Una leva? Che parlantina!

Iniziato alla massoneria austriaca il 14 dicembre 1784 tra le pareti di questa medesima loggia Zu Wohltätigkeit, Benificenza, di Vienna. Un movimento rafforzato dalle messe al bando promulgate dalla bigotta Maria Teresa. Impugnante lo scettro del potere completamente a sua disposizione, senza che la madre reggesse le briglie, Giuseppe II si è dimostrato assai più inclusivo. Benchè, emanando l'editto denominato brevetto massonico, Sua Maestà Cristiniassima ha limitato il numero di logge sparse sul territorio imperiale, richiedendo la registrazione ufficiale dei membri. Cospirazioni ordite dalla potente loggia Zur wahren Eintracht, infiltrata a corte? Manovre interne del compianto sovrano liberale? Auspichiamo che il fratello recentemente salito al trono, Leopoldo, prosegua lungo il sentiero battuto dal defunto monarca.

Aderisce alla fraternità, se la memoria di Salieri non si è offuscata.

Mozart, visitatore regolare della loggia, in elenco è segnalato quale massone di terzo grado e sovente era ricevuto quale ospite tra gli affiliati della Zur wahren Eintracht, le redini nelle mani del Gran Maestro Ignaz von Born, connotata da un approccio rigorosamente scientifico e diretto a una cricca elitaria, prima che debolezze interne indebolissero l'organizzazione, abrogata due anni or sono.

Ma, qualunque cosa il lattante geniale ci scorga nella massoneria, non salta mai una riunione della Zu Wohltätigkeit.

Il che comporta una presenza quasi costante.

Malauguratamente.

Salieri finge di essere soprappensiero, distratto. Che rogna. Cosa gli frulla in testa adesso a quell'insolente per venire a disturbarlo? Fortuna che la loggia dovrebbe essere un conciliabolo di dignità e compostezza. Vocaboli il cui significato intrinseco probabilmente il Fanciullo non conosce. O ignora. Più probabile la seconda.

È anche abbastanza... sostenibile, questo scarafaggio. A livello caratteriale, ovviamente. Quando, in questo mondo sontuoso all'insegna di etichette, cerimonie e titoli, il Fanciullo si comporta all'altezza del dono che gli è stato elargito - e che Salieri ha sudato tutta una vita per conquistare - la sua presenza risulta quantomeno accettabile. Per quanto la pazienza umana possa sopportare tic continui, dita sempre a industriarsi, a schioccare, a comporre, a giochicchiare.

Come ora. Frustato, Mozart sbuffa, le mani tozze torcenti e ritorcenti i polsini trinati. Pesta un piede, piantonandosi dritto davanti al collega, i venti centimetri che li separano compensati dalla parrucca rosa confetto, scarmigliata. Gusti discutibili, ma Salieri ha adottato l'adagio de gustibus, dei suoi avi latini, da parecchio tempo.

Indispettito come un poppante piagnucoloso, è chiaro che Mozart non sloggerà tanto presto. Salieri digrigna i denti, invocando il Dio enigmatico che ha inoculato una favilla del suo talento in un tale guastafeste incallito.

Si volta, sfoggiando il suo più amichevole sorriso.

«Che c'è, Mozart?»

Il ragazzo aspira il moccio col naso, congestionato in viso, occhiaie incidenti gli occhi, ciuffi sbarazzini evadenti dalla parrucca. Non se la deve stare passando benone. Agli albori dell'anno è venuto a mancare Giuseppe II, suo benefattore e grande estimatore di musica - benché non gravasse troppo sull'imperial cranio - e il suo amico di bisboccia e affari, il librettista Lorenzo Da Ponte, è stato licenziato in tronco dalla posizione di poeta di corte, un italiano a sostituirlo. Il vestiario del Fanciullo appare liso, consunto, gli orli sfrangiati. Sta tremando. Tremando di freddo.

O è un'impressione di Salieri?

«Voi... v-voi siete un caro amico, signore, un pilastro dell'istituzione musicale...»

Un pilastro destinato a sorreggere il busto. Il suo sfacciato, insensibile, busto.

«Un caposaldo.» prosegue gli encomi Mozart, balbettante. In sua presenza, da qualche tempo, ha perso la sicumera di piccolo libidinoso, vanaglorioso, pavoncello, e la lingua gli si intoppa. Salieri non osa immaginarsi fautore di cotanta soggezione. I suoi allievi decantano la sua umiltà, modesto figlio di bottegai lombardi, di solito. « Un vero e proprio capostipite del genere...»

Ruffiano il ragazzo.

E tu saresti il capostipite di una rinnovata, purificata musica angelica, se solo te ne rendessi conto, razza di rubinetto da cui sgorga la dissetante acqua di Dio!

«Suvvia, suvvia, non sono mica una santa reliquia da venerare!»

Mozart sghignazza, la sua risatina stridula, e Salieri si maledice per avere stemperato la tensione. Quella risata forerà le membrane dei timpani a qualche povero malcapitato, prima o poi.

Gradirebbe non essere lui.

«È c-che mi interrogavo s-se voi... se voi potevate...»

Il Fanciullo evita d'incrociare il suo sguardo, arrossito, vergognoso.

«Parlate, Mozart.» lo sprona Salieri. Prima si spiccia e prima si leverà di mezzo. Una benedizione, sarebbe una benedizione. «Non vi mangio!»

La Creatura inspira, manifesta intraprendenza. «Se voi potevate concedermi un... prestito

Versa malaccio dal punto di vista economico. Ora è tutto chiaro.

«Mi lusinga sapere che mi considerate una risorsa seconda solo al nostro amato barone van Swieten.»

«Oh.» geme il Fanciullo, sbiancando, le iridi azzurrognole sgranate. «Si è lamentato p-presso di voi della mia condotta?»

Il van Swieten che, malgrado le sue intemperanze, lo tiene in un palmo di mano, suo cocco adorato? A quanti sgarri di Mozart deve avere soprasseduto? Lo adora, ammira il suo genio, apprezza la sua musica, ne finanzia le opere a sue spese. Avverrà così anche questa volta? Il benigno barone allenterà i lacci del borsellino o il Fanciullo ha valicato ogni limite della decenza?

Se deve ridursi a elemosinare denaro agli amici della loggia, la risposta viene da sé.

«Mio caro, avete asfissiato l'intera loggia da quanto mi risulta.»

Il ragazzo si inalbera, corrucciato. Ecco che ricompare l'ardore.

«Che c'è di negativo? Siamo o no legati da vincoli d'amore fraterno? Eppure, quando ho sottoposto le mie problematiche, nessuno si è fatto avanti per aiutarmi!»

Se frenassi la tua vena spendacciona, forse sarebbero più inclini.

Sul serio: come può il genio, creativo, gioioso, una rivelazione, coniugarsi con una frana sconcia, scurrile, disinibita come Mozart? Amadeus, davvero, mai nome d'arte fu più veritiero. Amato da Dio. Lui deve avergli infuso le sue doti, altrimenti non si spiega. Non può essere un caso. L'Onnipotente non prende abbagli.

Non nomina un cicisbeo suo eletto.

No?

Oh, se Salieri ripensa alle note trapassanti la sua anima, quella notte del loro primo e fatale incontro, nel palazzo viennese del principe arcivescovo di Salisburgo! La musica, la soave musica di Mozart. Una rosa aulente, magnifica, inebriante con il suo profumo, le spine in agguato, a farlo sanguinare di dolore appena si azzarda a coglierla. Non può eradicarla da quel terriccio in cui Dio ha concimato il suo genio.

Le stesure perfette, nessuna traccia di correzione, non il minimo ritocco sugli spartiti. Intonsi. Vergini. Note ingabbianti l'essenza stessa di Dio, diluente il divino in una musica pizzicante le corde del cuore. Stupefacente. Un pugnale vibrante il suo colpo, affondante, penetrante, la stoccata! Era... era come inalare oppio, una demenza, un'allucinazione così reale e nitida, un'estasi e un tormento al contempo. Il picco dell'orgasmo mentre copuli con una donna. La vista annebbiata, le ginocchia cedenti, di pasta frolla, il respiro affannato, il cuore percuotente il petto.

Sulla pagina sembrava... un niente. Un inizio semplice, quasi comico. Appena un palpito con fagotti, corni di bassetto. Come lo schiudersi di un vecchio cofano, una fisarmonica arrugginita. Dopo di che, a un tratto, ecco emergere, spiccare come un angelo salvifico, una rivelazione al peccatore, un oboe. Una sola nota, sospesa, immobile, trafiggente l'anima, leggiadra come una brezza. Una lama nelle carni. Finché... un clarinetto ne prende il posto, spodestandola, addolcendola con una frase di una tale delizia... e il movimento si fa incalzante, fuggevole, inafferrabile, i fiati dialoganti tra loro come se cincischiassero in un caffè...

Quella non era la composizione di una scimmia ammaestrata, di un fenomeno da baraccone. No. Era una musica che non avevo mai udito. Espressione di tali desideri, di tali irrefrenabili desideri! Una dipendenza che appaga l'inappagabile, lo specchio delle sue stesse verità.

Mi sembrava di ascoltare la voce di Dio...

Gli accordi su cui Dio avrebbe scelto di palesare la propria Voce ai mortali sarebbero quelli di questo sgorbio! Un Fanciullo Osceno, scostumato e tronfio, quale suo strumento! Stendardo issato alla sua gloria!

«Qualcuno avrà infilato nelle loro orecchie delle pulci.»

«Pulci?» chiosa Mozart, spaesato. «Quali pulci? Quelle che infestano i materassi?»

Si sganascia in una risatina aspra, stridula.

Salieri gli sorride. «Voci a riguardo dei vostri... guai finanziari.»

Il Fanciullo gonfia le guance, paonazzo, contrariato.

«Calunnie! Io saldo sempre i miei debiti!» prorompe, enfatico come un generale alle sue truppe, divenendo, in un baleno, docile. «Non lo nego, è u-un periodo un po'... un po' fosco... e-e Vienna non mi desidera più con l-lo stesso ar-ardore di una volta, m-ma mi rialzerò! E mia moglie non v-vestirà più abiti dismessi dalle sorelle...»

Salieri simula stupore. «Non mi direte che versate in miseria!»

«Cosa?» Mozart realizza. «Oh, no, no, no! Avete t-travisato le mie parole! È che le idee fioriscono, ma manca il lavoro in cui piantarle. Per lo meno... uno sicuro.»

«Vi avverto: non vi conviene costruirvi la fama di debitore a Vienna.»

All'epoca del lavoro a sei mani, il trittico della cantata in omaggio alla guarigione di Nancy Storace, i suoi virtuosismi favolosi, intitolato Per la ricuperata salute di Ofelia la sua situazione era in avaria come adesso? Una quisquilia, un lavoretto a suggello del rientro sulle scene della cantante britannica su richiesta del fratello di costei, Stephen. Nancy aveva perso la voce e, mentre le sue corde vocali si risanavano, il suo adorante consanguineo aveva collaborato con Mozart e Salieri alla stesura della cantata, le strofe di Da Ponte.

Completata nell'arco di una settimana, la cantata - bucoliche scampagnate d'Arcadia tra armenti, pastori, ninfe, zufoli e are da inghirlandare di fiori - aveva riscosso un discreto successo.

Stephen Storace aveva mantenuto la propria identità celata dietro lo pseudonimo di Cornetti, Salieri aveva fieramente concesso a Da Ponte l'utilizzo dei suoi personaggi - Ofelia era il ruolo che avrebbe dovuto interpretare Nancy nella sua Grotta di Trofonio, la cui prima rappresentazione, prevista per quel giugno 1785, era stata posticipata a causa dell'aggravarsi della gola della cantante - e Mozart, buttata giù la sua parte in un'improvvisata al clavicembalo, aveva tranquillamente speso il restante pomeriggio a ciarlare a macchinetta, petulante, come se non ci fosse un domani.

Oltre che a procurare una massiccia emicrania a Salieri con le sue vane chiacchiere.

«Ne' io punto di farvi passare quale usuraio!» esclama il giovane. «Non sia mai! Non mi azzarderei mai a insozzare il vostro buono e onesto nome! È che... mi servono quei soldi. I miei bambini sono piccoli, la nostra casa malandata. Se solo poteste-»

Santi numi, mozziamo la testa al toro e che si tolga d'impiccio! Salieri sgancia il suo borsellino, frugando all'interno.

«Quanto abbisognate?»

Mai ha visto tanta sorpresa sorgere sul visetto del Fanciullo. Gli strapazza la mano di baci deferenti.

«Oh, generoso, magnanimo uomo! Grazie signore, grazie!»

Salieri gliela sfila, disgustato. Saliva d'un mostriciattolo.

«Mozart, dritti al sodo: quanto volete che vi presti?»

Abbozza un sorrisetto.

«Duecento...?»

Salieri non n'è persuaso. E non si fida. Vuole salassarlo?

«Cento?»

Se lo può scordare.

«Cinquanta?»

Una somma equa. Non troppo perché il Fanciullo gli debba un gruzzolo che non può ammonticchiare, non troppo poco perchè lo lasci crepare di stenti.

«Cinquanta sia. È fattibile.»

Mozart agguanta il sacchetto tintinnante di monete come se fosse una questione vitale.

«Vi ripagherò, lo prometto, vi restituirò fino all'ultimo spicciolo, avete la mia parola.» Incrocia indice e medio all'altezza del cuore, sul panciotto consunto, autorevole. «Giurin giurello, accoppa il fringuello! Conto di sdebitarmi a breve, nel giro di pochi mesi, appena il Singspiel debutterà...»

Il... cosa? Salieri ha udito bene? Cosa bolle nella pentola della Creatura?

«Chiedo venia? Avete accennato a un nuovo-»

«A niente!» Si copre la bocca, un bimbo che ha spifferato un segreto, rimangiandosi quanto proferito. «Scordate quello che ho detto, erodetevelo dalla mente! Sproloquio a vanvera. È-È un segreto, un progetto in cantiere, un canovaccio... segreto.» Mima una chiave inserita nella toppa sulle labbra. «Lucchetto alla bocca, scocca la rocca con fuso e conocchia, coc coc!» S'inchina a baciargli la mano senza ritegno. «Arrivederci, Salieri, magnifico e munifico e strabiliante, eccelso-»

Che tagli corto, gli sta già inacidendo la bile nelle budella. Salieri si dirige all'attaccapanni, raccatta tricorno e mantello dai pioli.

Quanta piaggeria.

«Ho capito, ho capito. Arrivederci.»

Genio e corpo non si intonano proprio in simbiosi, eh Amadeus?





Fuori dalla loggia, tra i banchi di foschia di Vienna, la carrozza lo attende, diretta a casa. Durante il tragitto, per fecondare il suo estro, Salieri mangiucchia qualche confetto o cioccolatino. Le pasticcerie esercitano su di lui un'influenza irresistibile pari alla musica scaturita dal Fanciullo.

Italiano nel midollo, una buona forchetta non si smentisce mai.

Se solo gli insulsi e anonimi omuncoli percorrenti le vie della capitale capissero un quarto della produzione di quel piccolo citrullo. Già, se solo. Pecore. Un gregge di pecore! Rozzi e ignoranti. Salieri, finora, è stato oracolo dei più eclatanti astri musicali tedeschi di questo secolo, forse lo sarà anche di quelli del secolo venturo. Che ci abbia azzeccato anche con Mozart? La musica non inganna, l'orecchio è sincero.

Ma Dio...

Rincasato al focolore, affissi i pastrani, un miscuglio di italiano, tedesco e francese anima il salone principale della residenza. Un tramestio convulso di passi tra il marmo e le nicchie. L'orda sta arrivando.

«Padre? Signor padre, siete tornato!»

In breve, una baraonda di pargoli scatenati gli corre incontro.

Pargoli del suo sangue.

Josepha Maria Anna e Franziska Xaveria Antonia, punzelle in boccio rispettivamente di quattordici e tredici anni, interrompono le faccende domestiche, accantonando da parte il tamburello del ricamo, gonne sollevate e corsa affiatata in un tripudio di risolini, spintarelle giocose, frangranze e spumoso cotone bianco.

Franziska Antonia, dieci anni, trotterella sul marmo, pimpante come una pastorella toscana in periodo di transumanza sulle cime immacolate. L'unico maschio in quel coacervo di ben sette femmine, Alois Engelbert, nove anni, tallona la sorella, le mani pastrugnate d'inchiostro. Si sarà esercitato al clavicembalo, quel malandrino. Anna Maria Theresia, sette anni, scorta la delicata Elisabetha Josepha, cinque, dall'incarnato diafano, cagionevole, sorella premurosa. Katherina, un omaggio alla Cavalieri, tre anni, scapicolla nella sua tunichetta tracimante di pizzi e fiocchi, assortita alla cuffietta, che enfatizza prepotentemente la somiglianza tra la bimba e una meringa.

Teresa, la mansueta, amabile, taciturna Teresa - Eva Maria Theresia von Helferstofer nei registri parrocchiali - sfila nel salone incontro al marito tenendo in braccio la sgambettante e gracile Theresia Enrica, di appena un anno.

Otto figli, sette femmine e un maschio, sopravvissuti ai primi, insidiosi giorni di vita. Una moglie che adempie al suo dovere brillantemente. Una postazione a corte ben renumerata e successo dilagante in tutta Europa.

Un uomo potrebbe aspirare a niente di più appagante dalla vita?

«Voi carpentieri massoni avete confabulato abbastanza questo dì?» Teresa lo bacia, devota, appioppiandogli la piccola Enrica. La bimba infierisce pugnetti risoluti sulla giacca del padre. «Tra poco il pranzo sarà servito.»

«Chiamami quando è pronto.» Le ripassa Enrica, vezzeggiando la ressa che gli si è accalcata intorno. Katherina gli si arrampica sulle ginocchia, Anna lo attira, tirandogli la giacca. «Ho delle faccende da sbrigare nello studiolo.»

Alois gli sventola il suo prezioso minuetto. «Mi sono esercitato signor padre!»

«Ottimo figliolo.»

«Gradite assistere?»

«Più tardi.»





Nello studiolo, un enorme crocifisso patente i soprusi della Passione in legno campeggiante sopra il camino, Salieri riattizza le ceneri, i tizzoni guizzanti in un turbine di scintille rossastre, come squame d'un mostro.

Come pelle di diavolo.

Come l'inferno che gli ruggisce nel profondo del cuore.

La musica dev'essere pura, integerrima, elevata, una spanna sopra il mortale.

Monda dai miasmi della strada.

Perfetta, equilibrata, impeccabile.

Come fa la musica di quel marmocchio a rasentare i cori angelici quand'è così intrisa di abbietto, di sentimenti e passioni e turbini di strazi e facezie giullaresche?

Umane.

Rozzamente umane. Terribilmente umane.

Terribilmente... comprensibili.

Dio s'è stufato dell'elevato e, al posto dei diamanti, adesso predilige il letame?

Salieri ha studiato la musica, ha amato e ama la Musa. Con solerzia, dedizione, passione. Un duro lavoro ripagato dal destino. Compositore di corte, valido, ammirato, idolatrato, maestro di cappella alla corte viennese. Uno dei più fulgidi astri del firmamento musicale, panegirico formulato da Sua Maestà Giuseppe II in persona.

Dio, dei suoi meriti, dei successi da lui conseguiti, se n'è sbattuto altamente. Ha preferito iniettare un'oncia del suo genio in un... in un marmocchio stravagante, pacchiano, villano, eccentrico, sgangherato come Mozart.

Ha destinato un Fanciullo Osceno a essere il suo strumento.

Salieri? A essere l'eco, il riverbero di quelle note prodigiose, di quella memoria degna di Pico della Mirandola.

A questo è destinato?

A essere il trampolino di lancio di un grande? L'incanalatore della forza divina nel mondo, colui che la scaraventerà nel mondo? L'unico orecchio sano in mezza a sordi ottusi? Il Battista gridante nel deserto dell'ignoranza, gridante a tutti, ammonente a chiunque di convertirsi prima dell'avvento del Redentore geniale?

L'araldo? L'eterno secondo?

No.

Lui ha posto una sua scintilla in quel ragazzo scapestrato e irriverente. Lui ha stazionato la sua voce qui, in questo spicchio di tempo, in questo decadente manicomio sull'orlo del collasso. Lui ha decretato che il suo emissario fosse circondato da maschere e ipocriti e frivoli scialacquatori tutti fronzoli e lusinghe.

Lui. È la sua volontà.

E consiste nella sua volontà che Antonio Salieri rimanga un gradino sottostante? Quel ragazzo. Sua ossessione. Sua droga.

La sua musica è una sirena che lo soggioga con la sua voce.

Lui? Un diavolo.

Crepitio di carboni e tizzi, ravviva le scintille con l'attizzatoio.

Il bubbone dell'invidia coltivato, giorno dopo giorno, concerto dopo concerto, indetti a corte o da Mozart stesso, infetto in maniera smisurata fino a intaccargli il senno. Perché?

È stato un uomo pio, devoto, ligio al dovere, disciplinato, esempio di rettitudine. Cos'ha commesso di male? In dove ha peccato? Avevano stretto un patto lui e Dio. Non quei mogi e macilenti Cristi lombardi, no. Il Dio degli organi, dei cori, dei prati fioriti della sua giovinezza. La fama in cambio di una condotta irreprensibile, cristianamente eccelsa, impeccabile. E da lì comitati di beneficenza per i musicisti poveri, lezioni, anche gratuite, studio e lavoro, studio e lavoro tedioso!

Serio! Puntuale! Sterile algebra di musica scalpellinata tra le sue mani. I riconoscimenti non hanno tardato a sommergerlo, complimenti, elogi, nomine a corte a bizzeffe. Un successo stellare.

Ma che cosa vale il successo in confronto al talento?

La sera del 7 febbraio 1786, in un duello musicale indetto da Giuseppe II nell'orangerie di Schönnbrunn, chi ha trionfato? Salieri, il verdetto imperiale ha premiato Salieri e il suo Prima la musica, poi le parole! Il teatrino di Mozart, Der Schauspieldirektor, in nativo tedesco, è stato giudicato insipido.

Dovrebbe godere dei frutti del suo operato. Ha scalato la montagna impervia e conquistato l'apice. Fama, fortuna, stima. Cosa potrebbe desiderare di più?

Desiderare o... bramare?

Dio lo sta forse punendo? Un castigo per il suo orgoglio? Salieri pecca, non è un santo, si confessa settimanalmente, setacciandosi e distillando le colpe una per una oltre la griglia del confessionale. Ma questo. Questo è un fatto diverso.

Questo era un accordo che è stato infranto.

Nientemeno che da Dio.

Salieri è fiero della sua rettitudine cristiana, delle sue virtù. Rispetto alla licenziosa e sozza plebe è un modello di purezza. Aiuta gli sventurati, introduce gli ignoranti al mondo della musica. Sono comportamenti positivi, giusti. Dio non li riconosce? Che criterio di valutazione usa, allora, l'Onnipotente?

Rispetta i dieci comandamenti, li osserva con zelo. Non ha mai rubato. Ne' commesso adulterio. Non si è mai macchiato di omicidio o ha dirottato le proprie concupiscenze carnali verso una donna che non fosse la mite Teresa.

Non ha mai desiderato la proprietà altrui.

Dio non può stare permettendo la sua caduta, la sua debolezza. Deve proteggerlo, deve scacciare Mozart. Ma è Dio stesso, incongruo, che ha instillato in quel turpe depravato un atomo della sua perfezione. Dio! Per quale ragione?

Intende tentarlo? È un piano divino? Una prova?

Che senso ha dotarlo di tutto e poi precludergli l'assaggio della maestosità assegnandola invece a un moccioso libidinoso e sconcio? Che senso?!

Potrebbe aiutarlo. Troverebbe la sua maestosità, la sua conferma, attraverso Mozart. L'amato da Dio lo renderebbe a sua volta amato. Lui potrebbe traghettare il ragazzo all'uomo. Raffinarlo. Consigliarlo. Assisterlo. Guidarlo in questo nido di vipere. La vicinanza e il calore e il supporto - vero supporto - di un'amicizia. Dargli quello che Leopold, da padre, non è stato in grado di offrire.

Potrebbe.

Credo che sopravvalutiate i cari viennesi, amico mio. Non avete mai inserito una bella esplosione alla fine di una romanza per dire che era ora di applaudire.

Lo so, lo so, quante cose voi potreste insegnarmi...

Non me lo permetterei.

Sarebbe una collaborazione fruttifera. Entrambi ne trarrebbero vantaggi.

Potrebbe.

Ma Lui ha deciso di inviare la sua Voce sulla terra. Lui l'ha posto, statuina dei suoi progetti, grazioso manichino, in quest'arena distruttiva.

Perchè fare risuonare il proprio canto tra i sordi troppo imbecilli per afferrarne il contenuto salvifico, per coglierne la meraviglia?

Misteri di Dio.

E perché dotare Salieri d'un talento subito spazzato via dall'irruzione del genio? Un talento secondario. Bravo, ma mai geniale. Se non lo mettesse a frutto, recherebbe offesa al Signore che gliel'ha accordato.

Misteri della volontà di Dio.

Dio ha reso il diavolo più suadente di un angelo.

Non può davvero consentire che Antonio Salieri, votante una vita intera al conseguimento dell'immortalità, della memoria imperitura - e, di conseguenza, la luce emanata dal sottoposto si riflette sul superiore - rimanga invischiato in questa rete.

Nella trama della gelosia bruciante.

L'invidia è un peccato.

Che ragione avrebbe di fargli pregustare un'anteprima di luci del paradiso per condannarlo, dovendo sopportare quel pagliaccio, alle fiamme d'inferno?

Nel camino il fuoco sminuzza i ciocche, le faville pulsano. Un cuore di calore battente al centro del salone. Il bagliore si rifrange negli occhi di Salieri come lingue cremisi.

Un fuoco inestinguibile, che ti divora eternamente...

Ma no. Non sarà la cassa di risonanza amplificante la divinità titanica di Mozart nel mondo. E neppure il paletto che ne ostacolerà l'ascesa.

Semplicemente non farà nulla.

Nulla.

Lasciamo che siano gli ostacoli del mondo ostile in cui l'Altissimo ha posto il suo beniamino a distruggerlo.

Lasciamo che Amadeus soccomba al Dio che tanto lo ama.

Questo mondo intricato dove attecchiscono idee illuministe nelle corti, ideali reazionari e rivoluzionari lottano per prevalere e porre a soqquadro il regime assoluto della società, dove la cultura s'imborghesisce e dove decapitano sovrani.

Salieri non interferirà nella volontà di Dio.

Non avrebbe il potere di modificare il corso degli eventi ordito dalla Provvidenza, comunque, no?

Intervenire sarebbe fatuo.

Non sta contraffacendo il proprio senso d'inferiorità, l'amarezza di non aver neppure sfiorato i risultati conseguiti da Mozart, dietro il pretesto del piano di Dio, vero?

È Dio che gli cospira contro, non se stesso. È Dio che ride di lui.

Non lui che non si accetta e piange per sè.

Bussano. Salieri aveva dato precise istruzioni di non venire disturbato, ma la questione pare urgente. Non esterna la sua stizza al valletto imbucante la testa.

«Perdonate, Eccellenza. Frau Lange domanda subitamente un colloquio privato con vossia. Posso introdurla?»

Aloysia Lange, Weber da nubile, cognata del Fanciullo Osceno e sua vecchia fiamma, prima che lo mollasse in una cantonata che per il suddetto Fanciullo dev'essere stata una batosta dura da digerire. È una soprano rinomata, che ci fa qui, presso Salieri? Ricerca nuove liriche per il suo repertorio?

«Vostra Eccellenza, i miei più sinceri ossequi.»

Deve intercedere per lo scapestrato marito della sorella.

Riposta sul fondo del guardaroba estivo la famigerata chemise à la reine, il nuovo abbigliamento esportato dalla Francia, dove Maria Antonietta si è fatta promotrice delle idee innovatrici - a parere di Salieri perniciose per i monarchi - di Rosseau, in cui si caldeggia per uno stile più naturale, aborrente pizzi, frange o gioielli, adottante invece garze di mussola, nastro, mazzolini di fiori campestri e villini rustici, la robe à l'anglaise detiene il primato nelle stagioni fredde. A differenza della robe à la française, fuori moda, non prevede l'utilizzo della cesta impacciante del paniere, sostituita da imbottiture posizionate al di sotto del bustino non rigido, bensì attillato per evidenziare il punto vita. Aderente al corpo e stretto in vita, in grado di aprirsi sul davanti per rivelare una sottoveste dal colore in contrasto con la gonna.

L'abito di Frau Lange è un taglio in taffetà a righe rosse e bianche, abbinato a un fichu, uno scialle a occultare la generosa scollatura. Si prostra lacrimosa ai suoi piedi, la bella Aloysia, irrobustita dagli incassi e dalla celebrità, uno spruzzo di belletto sulle guance tondeggianti.

«Maestro, Vostra Eccellenza, non avrei osato scomodare la vostra illustrissima persona se non si trattasse di un'emergenza.» cinguetta, un frullo di palpebre. Occhioni dolci e struggenti da cerbiatta, ombreggiati da lunghe ciglia, capaci di persuadere anche l'uomo più restio.

Comprensibile perché Mozart si sia invaghito di lei, un tempo.

«Come posso esservi d'aiuto, madame?»

«Si tratta di mio cognato.»

Dio si è deciso finalmente a rimuoverlo dai piedi?

«Herr Mozart?»

«Da quando mia sorella è partita per il sanatorio di Baden con i bambini la sua... la sua vita debosciata è fuori controllo. Il vizio dell'alcol non lo abbandona più!»

Ah, no. È ancora vivo. Era pretendere troppo una morte fulminea?

«Vostro cognato è un patito della bottiglia?»

«Vino, punch, champagne, caffè.» elenca Aloysia, un'ombra di dispiacere solcante l'ovale simmetrico del viso da bambola, le labbra carnose, il petto prominente sussultante. Sembra sinceramente angosciata. La Creatura non deve essersi legata al dito i dissapori trascorsi, rimanendo in buoni rapporti. «Li tracanna come... come un dissennato! Lavora notte e giorno, recluso in casa, chino ogni ora a comporre e comporre e comporre! Quando non si massacra sulle note va all'osteria a far baldoria con dei brutti ceffi poco raccomandabili. Stanzi lo tiene al guinzaglio, ma se non c'è lei ho paura, abbiamo paura, io e le mie sorelle, che possa commettere qualche bravata e non vogliamo che abbia da pentirsene. Questi ultimi due anni l'hanno provato, lo sappiamo, Wolfgang è sempre stato un baluardo di ottimismo, solare e vivace come un bimbo.» Puerile, signora, anzi, infantile. Il termine consono è infantile. «Ma ultimamente, tra le difficoltà economiche, la stabilità che scarseggia...»

E quindi? In che modo l'oscenità immorale del Fanciullo lo riguarda?

Salieri è suo collega, occasionalmente suo amico o presunto tale, non la sua balia.

«Sono dispiaciuto per le condizioni in cui versa Herr Mozart e prego che si ristabilisca il prima possibile, ma non comprendo come ciò dovrebbe interessarmi.»

Frau Weber lo piglia per il gomito, disperata.

«Laddove voci di parenti hanno ricevuto un netto rifiuto, quella di un amico potrebbe fare breccia nella cocciutaggine di Wolfgang. Vi scongiuro, Maestro Salieri, se siete all'altezza della fama benigna che vi circonda, allungate una mano a mio cognato, ficcategli un po' di senno in quella zucca! È giovane, ha due bimbi piccoli sul groppone, una moglie! Aiutatelo a risollevarsi, vi prego.»

Salieri potrebbe prevalere su Dio negando il suo intervento e lasciando il Fanciullo a demolirsi con le proprie mani, a devastarsi da solo. Tuttavia ha una reputazione di paladino degli afflitti da mantenere, una reputazione di cui va orgoglioso.

L'orgoglio lastrica il cammino per l'inferno, se nei suoi calderoni non ci sto già inconsapevolmente sguazzando.

Si pentirà della sua scelta, n'è dannatamente sicuro.

«Dove si è recato Herr Mozart stamattina?»




Nota

Yeeepp, intermezzi connessi al futuro, avete letto bene! E il buon Antonio non sarà l'unico! Preparatevi per Stanzi e per deliri febbrili di Wolfie🤭il Requiem svolge la funzione di filo conduttore tra passato e futuro in questo storia!

Dopotutto, nulla come quel pezzo di morte ha ridonato nuova vita a Wolfie❤️

Ed eccovi la mia personale interpretazione di Salieri! Non sono una musicologa, non me intendo di musica, ma, quando si parla di Mozart, è impossibile non citare anche Salieri.

Sì, Salieri era gentile, forniva aiuto a un sacco di musicisti, sì, suonò spesso arie di Mozart in pubblico ed eseguì sovente dei suoi brani quando lui era in vita (il che lascia presupporre un'ammirazione del lavoro del rivale, ma, badate bene, del lavoro, non è detto della persona) e sì, è stato maestro di pezzi grossi come Beethoven o Schubert (lo stesso ultimo nato di Wolfie, Franz Xaver Wolfgang, per gli amici Wowi, studierà sotto la sua guida) ma, dopotutto non potremo mai conoscere realmente i suoi reali e autentici pensieri a riguardo di tutto l'inciuccio, no?😏

Come vedeva Mozart all'infuori dalle vesti di collega, per cui provava stima?

Come vedeva... l'uomo?

Salieri, d'accordo, era ben inserito nell'ambiente viennese, riscuoteva successo e ammirazione (gli insuccessi che vi ho raccontato di Wolfie furono reali, benché fosse stato assunto a corte in qualità di Kammermusicus, sostituendo Gluck, venuto a mancare, e venendo retribuito a malapena con 800 fiorini annui, laddove lo stipendio del suo predecessore ammontava a 2000 fiorini annui, un'ingiustizia, lo so, ma gli ultimi anni per Wolfie furono verso duri, complice la depressione in mezzo e la sua pressoché inesistente capacità di saper maneggiare del denaro con equilibrio) ma, come detto sopra, cosa vale il successo materiale in confronto al genio immortale?

Qualsiasi uomo, qualsiasi artista, bramerebbe la genialità, il poter raggiungere livelli impensabili, di fattura divina, no?

La Storia lascia spesso, se non sempre, dei vuoti e quei vuoti all'uomo piace riempirli con la fantasia. E, dopodiché, anche se si è appurata la vera versione dei fatti, quel calco ripieno di fantasia permane. Lo preferiamo. È intrinseco in noi. Ed è bellissimo.

Mozart e Salieri sono diventati più di due musicisti nel panorama culturale della seconda metà del Settecento mitteleuropeo. Sono diventati insegne. Di cosa? Della scintilla di divino, della gelosia umana, terribilmente e meravigliosamente connotata nell'umano. Rappresentanti, un po', di tutti noi.

E di quelle grandi domande esistenziali che ci attanagliano: perché esiste il Genio? Cos'è il Genio? Qual'è la sua natura? Perché a me, che mi sono impegnato tutta la vita, non è stato concesso un dono e quell'individuo fanfarone, invece, sì?

Domande senza risposta. Ma il bello sta proprio in questa ricerca, in questa lotta tra le nostre insicurezze e le nostre passioni, in cui, come due simboli, per loro fortuna o a loro malgrado, Mozart e Salieri emergono.

Un Salieri, il mio, spero, più vicino alla figura storica. Non trama contro un Dio crudele, ma collabora con un Dio, nella sua ottica, crudele, ingiusto. E, da ciò, nascerà la colpa, l'autoaccusa della morte di Mozart: non essere riuscito a salvarlo da se stesso, dai suoi mostri interiori, in questa landa dove l'ha piazzato Dio.

Salieri ha ucciso Mozart semplicemente... non facendo niente.

È innocente, come nella realtà, ma è anche percepito colpevole, come nella finzione.

Poi capirete meglio 🌝mi auguro.

Sulla prole di Salieri, esattamente come sul loro padre, le fonti presentano considerevoli lacune. Uno penserebbe che, essendo italiano, nella nostra lingua sarebbe una passeggiata reperire un numero maggiore di informazioni... AHAHAHA CERTO, CERTO, CREDETECI💀💀💀

Unica certezza? Le bimbe piccoline, tranne Katherina - di cui la famigerata Caterina Cavalieri (l'allieva di Salieri per chi ha visto Amadeus) fu davvero madrina - forse sono perite in giovane età. Sottolineo forse perché se ne perdono le tracce. Alè. Alois morì a ventitré anni, la causa rimane sconosciuta, ma si propende per la malattia, probabilmente vaiolo. Le figliole maggiori si sposarono e, questo è l'unico fatto sicuro, una delle due Franziske (non mi ricordo quale e, onestamente, Antonio non ci ha aiutato chiamandole praticamente con lo stesso nome) ebbe un figlio di nome Edmund o simile. Problema che mi manda in bestia?

Un sito di alberi genealogici - sì, la famiglia completa di Salieri la trovate su quel genere di angolini della rete e non altrove - mi pone la nascita di codesto nipote in un lasso di tempo compreso tra il 1806 e il 1856.

Fantastico. Davvero. F4 basito per questo povero cristo dalla nascita ballerina.

Ma poi, parliamoci sinceramente... quanto è orrendo il secondo nome Engelbert? Mi dispiace per Alois. Almeno i nomi dei pimpih di Wolfie erano abbastanza normali (anche se alla prima femminuccia le hanno imposto una caterva di nomi, ma nel dubbio era l'emozione 🤭).

Adoro poi riscontrare parallelismi del destino birichino: entrambe le madri di Salieri e Mozart si chiamavano Anna Maria, Antonio aveva una Franziska Xaveria, Wolfie un Franz Xaver e, infine, Salieri ebbe il primo maschio dopo tre femmine, mentre Wolfie la prima femmina dopo tre maschi. E il buon Da Ponte collaborò con entrambi.

Per quanto riguarda Per la ricuperata salute di Ofelia, di cui vi ho già detto tutto tranne che è balzata alla luce, riscoperta dagli archivi polverosi, nel 2016, eccovela in tutto il suo splendore!

E nessuno mi toglie l'headcanon che Wolfie l'abbia gettata giù in un battibaleno passando poi il resto del tempo a comportarsi... da se stesso, Salieri abbia rosicato e quel povero Stephen-Cornetti non abbia saputo che pesci pigliare tra questi due🤣

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per scoprirlo.]

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