Epilogo

In un piccolo villaggio disabitato.

Quindici anni dopo.

Tempo.

Il tempo è sempre stato qualcosa di invincibile e ineluttabile, qualcosa che avanza piano strisciando, ingoiando tutto ciò che incontra senza lasciare alcuna traccia ad eccezione dei ricordi.
Basta osservare la natura per rendersi conto di come basti anche solo un momento per cambiare ogni cosa: un momento prima una zanzara sta danzando leggiadra sull'acqua, quello dopo una rana allunga la sua lingua catturandola e la zanzara non esiste più.
Ciclo della vita, lo chiamano: prima o poi, tutti devono morire.

Era quello che Alexis aveva provato a ripetersi per mesi dopo aver visto il corpo di Mason disteso a terra con una spada conficcata nel petto, era quello che aveva provato a ripetersi dopo aver visto le mani di Jake macchiate del sangue di suo padre, era quello che aveva provato a ripetersi per convincersi che non fosse stata colpa del suo piano la morte di una delle persone che più amava al mondo.
Mason l'aveva salvata quando piccola, indifesa e ferita si era ritrovata in un villaggio che non conosceva e lei l'aveva ripagato con la morte, non riusciva a non pensare che, se non l'avesse coinvolto, sarebbe andato comunque tutto bene, con unica differenza: una persona in più a tavola.
E Klaus ci aveva provato, ci aveva provato davvero a rassicurarla e le aveva ripetuto che la vita di un guerriero finisce sempre così e, tra le lacrime che aveva cercato di trattenere, le aveva detto con un sorriso tremante che sicuramente Mason era felice di essere morto uccidendo il grande re di Icy Oak, aveva desiderato quel momento per anni ed era stata proprio lei a regalarglielo.
E ci avevano provato anche Calum e Evie, Balder e Cassandra, perfino Jake, le mani ancora imbrattate dal sangue di Lars, l'aveva guardata con gli occhi rossi scintillanti ripetendole che Mason avrebbe continuato a vivere nei cuori di tutti loro.
Ma lei lo sapeva e non poteva ignorarlo: questa volta non era stato il tempo, era stata lei.

E, guardando il corpo privo di vita di Mason, divorato dalle onde e dalle fiamme, come da tradizione, aveva lasciato uscire tutta la sofferenza che per anni si era portata dietro.
Ora, forse, poteva essere veramente libera.

<<Mamma... >> una graziosa bambina, i capelli neri come il carbone e gli occhi verdi scintillanti, scostò di poco le coperte e si mise a sedere sul letto con un'espressione sbalordita dipinta sul volto.
<<Cosa c'è, piccola?>> Alexis, una quindicina d'anni in più sulle spalle, i capelli rossi come sempre e lo sguardo sorridente, ma velato da ricordi dolci e amari, si mise a sedere sul letto accanto alla figlia e la guardò curiosa.
<<Prima non mi avevi mai detto i nomi della strega e degli altri personaggi della storia, perchè? E perchè non mi hai mai raccontato tutto?>> chiese quindi la bimba mettendo il broncio; Faith sapeva che la madre era una strega, lo aveva scoperto quando i suoi poteri erano comparsi per la prima volta e le aveva chiesto come fosse possibile, ma non avrebbe mai pensato che era proprio la strega di quella storia così assurda e incredibile.
<<Volevo che fosse una sorpresa... una sorpresa per un giorno speciale>> rispose la giovane donna anche se, in realtà, non aveva raccontato la vera storia alla figlia solo per non farla preoccupare.
<<Ma sei davvero tu? Tu sei Alexis e la nonna e il nonno sono davvero stati tutto quel tempo in prigione?>> domandò facendosi più vicina alla madre e mettendosi a gambe incrociate di fronte a lei.
<<Faith, tutto quello che ti ho raccontato è successo davvero, vedi... >> la donna fece una carezza alla figlia per poi portarle una ciocca scura e sottile dietro l'orecchio.
<<... il mondo non è esattamente come sembra, io l'ho saputo troppo tardi, è per questo che a te ho voluto raccontarlo ora>> concluse poi osservando con un sorriso quegli così identici ai suoi.

<<Alexis! Sta arrivando>> una voce maschile, proveniente da un'altra stanza della casa, catturò l'attenzione della donna che, con il battito del cuore accelerato, si voltò verso la finestra: era ormai notte fonda, la Luna splendeva alta nel cielo, qualche grillo cantava melodie stonate e, nel sentiero pieno di foglie illuminato da alcune lanterne, una figura incappucciata avanzava a passo svelto.
Alexis sapeva bene di chi si trattasse: qualche settimana prima, lei, suo marito e Faith avevano lasciato Primrose per rifugiarsi in quella piccola casetta immersa nel bosco e, da allora, avevano consentito ad una sola persona di andargli a fare visita.
Anne, Moriel, Cassandra e Evie si erano opposti con ogni forza a tale decisione, ma Alexis era stata, ancora una volta, molto chiara: non era qualcosa su cui si poteva discutere, le cose dovevano andare così.
Calum e Lia, diventata ormai una forte combattente come aveva sempre desiderato, avevano versato qualche lacrima di nascosto, testimone solo la Luna, e si erano dimostrati forti accettando la scelta della sorella perchè sapevano che tutto ciò che faceva era per il suo bene; Amelia aveva deciso di allenarsi sempre di più così da poter essere d'aiuto in futuro, mentre Calum aveva assunto il posto di guida del popolo di Primrose sostituendo il fratello, ma ripetendo più e più volte che un giorno lui sarebbe dovuto tornare per riprendere il posto che gli spettava.

Balder, invece...  Balder non aveva potuto ribattere molto.
Nel momento in cui Alexis aveva preso la sua decisione, Balder le aveva sorriso da sotto l'ammasso di coperte in cui era sommerso e, a fatica, con la fronte sudata e le lacrime agli occhi, le aveva augurato buona fortuna e le aveva ripetuto quanto fosse orgoglioso di lei.
Quello era stato l'unico momento in cui la ragazza aveva dubitato e aveva deciso di rimandare la sua partenza fino a quando lui non si sarebbe sentito meglio, ma l'uomo, la fronte corrugata per il dolore, le mani magre e raggrinzite, l'aveva pregata e scongiurata di non mettere tutto a rischio per lui e così era andata.
Si erano guardati fissi negli occhi per alcuni minuti, senza dire niente: da un lato, Alexis se ne stava in piedi con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, avrebbe solo voluto abbracciarlo, ma non poteva a causa della malattia contagiosa che lo aveva colpito per la vecchiaia e la stanchezza; dall'altro, Balder se ne stava a letto, cercando di trattenere le lacrime per non farla soffrire, ma incredibilmente devastato dalla sua infermità e dal desiderio, che mai si sarebbe avverato, di stringerla tra le sue braccia un'ultima volta.
Poi: <<Ti voglio bene, te ne vorrò sempre. Addio, Alexis>> aveva detto lui tossendo e tremando per il freddo.
<<Ci vediamo, Balder. E' una promessa>> gli aveva risposto lei con un sorriso prima di voltarsi e andarsene.

Ma le cose non erano andate esattamente così: due giorni dopo, Alexis, intenta a giocare con Faith, si era ritrovata nella mente immagini che non le appartenevano, che sembravano ricordi, ma non lo erano; presa dallo spavento e dalla paura, aveva usato un incantesimo per catapultarsi a Primrose, ma quando era entrata in quella triste stanza buia, ignorando Anne e Cassandra, che, gli occhi gonfi dal pianto, avevano provato a fermarla, aveva trovato un corpo freddo ed esanime.
Si era avvicinata lentamente, con il cuore in gola e le mani tremanti, aveva sussurrato il suo nome, lo aveva pregato di risponderle, ma lui non si era mosso e lei era rimasta da sola in quella stanza buia, la sua unica luce ormai spenta, le lacrime agli occhi, il cinguettio straziato di Gregory nelle orecchie e delle immagini davanti agli occhi, le ultime che il nonno le aveva mandato: lei, lui e Jake seduti a sorseggiare tè in una piccola casetta ammuffita.

E quando aveva provato a mandargli un'ultima immagine mentale, il suo addio, quella le era tornata indietro, lasciandola senza fiato e senza Balder.

<<Mamma, tutto bene?>> la piccola Faith poggiò una mano su quella della madre stringendola leggermente e quest'ultima si asciugò velocemente le lacrime che stavano per fuggire al suo controllo.
-Lo stiamo facendo per te- si disse poi allontanando i ricordi di quel momento e pensando al viso sorridente del nonno.
<<Sì, tesoro... non ti preoccupare, adesso arriva lo zio, sei contenta?>> chiese nascondendo la sofferenza con un sorriso tremante e cambiando discorso.
<<A quest'ora? Perchè?>>

<<Perchè non riuscivo a stare senza di te>> proruppe una voce profonda dalla soglia della porta.
<<Zio!>> la bambina saltò giù dal letto e si catapultò tra le braccia del giovane uomo che, prontamente, la sollevò facendole fare una giravolta e abbracciandola stretta.
<<Ciao, Alexis>> disse poi sorridendo alla donna.
<<Ciao, Jake>> rispose lei andando ad abbracciarlo a sua volta dopo averlo osservato con un sorriso: i capelli biondi, quasi bianchi, erano spettinati come sempre, ma un po' più lunghi, gli occhi rossi erano accesi di gioia, ma anche di nervosismo, un lieve accenno di barba chiara ricopriva la sua pelle pallida e le sue spalle erano più robuste a causa di tutti gli allenamenti che aveva fatto insieme a Klaus.

<<E io non sono invitato all'abbraccio di famiglia?>> proruppe quest'ultimo comparendo accanto a quello che ormai era diventato il suo migliore amico e posandogli una mano sulla spalla; i suoi capelli erano scuri e ribelli esattamente come un tempo e i suoi occhi, anche quella notte, riflettevano il colore argenteo della Luna.
<<Io! Ti abbraccio io!>> gli rispose la figlia fiondandosi su di lui e stringendolo il più forte possibile suscitando la risata dei tre adulti.
<<Oh! La mia principessa>> Klaus la sollevò e, dopo essersi avvicinato al letto, la lasciò cadere nel mucchio di coperte facendole il solletico.

Per alcuni minuti, la casa rimase avvolta dal buio e dalle risate: Jake informava Alexis delle novità e Klaus distraeva Faith così da impedirle di sentire tutto quello che i due si stavano dicendo, poi, calò il silenzio e la bambina sembrò accorgersi del fatto che qualcosa non andava.
<<Perchè sei venuto così tardi?>> chiese quindi rivolgendosi allo zio.
<<Dobbiamo dirti una cosa, volevamo esserci tutti>> rispose lui dopo aver rivolto un'occhiata d'intesa ai genitori della bambina.
<<Hai ascoltato bene la storia, vero? Ti ricordi di quando ho detto che una sola persona può distruggere una volta per tutte Icy Oak?>> domandò allora Alexis scrutando attentamente le reazioni della figlia.
<<Sì, hai detto che doveva essere l'erede comune di Primose e Gold Fea->> Faith spalancò gli occhi e, per alcuni secondi, rimase con lo sguardo fisso in quello della madre, come se fosse alla ricerca di rispose che non potevano essere date ad alta voce, poi, fece scorrere lo sguardo più volte da Alexis a Klaus e infine a Jake.

<<Cosa sta succedendo?>> chiese poi incapace di dire altro.
<<E' arrivato il tuo momento, tesoro>> Alexis si sedette accanto a lei dalla parte opposta rispetto al marito che la guardò con un sorriso d'incoraggiamento, come a dire: "Ce la faremo anche questa volta".
Jake, invece, si avvicinò per poi inginocchiarsi di fronte a lei e le strinse le mani piccole e pallide come quelle della madre.

<<Tu sei l'erede. Icy Oak ti sta aspettando>>

E proprio in quel momento, lontano da quel villaggio disabitato, su una distesa di ghiaccio, accanto ad una primula sbucata incredibilmente in mezzo alla neve, si posò una piuma dorata.

Quello era l'inizio di una nuova fine.

FINE.

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