Capitolo Extra - Alec Cavendor

Sangue.

Sangue e fango.

Schegge che penetravano nella carne lacerandola come se fosse morbida terra bagnata.

Sangue.

Alec guardò la sua gamba in alcuni punti grondante e in altri coperta da grumi rappresi di sangue; iniziava a non sentirla più e in quegli unici brevissimi secondi in cui riusciva a percepire qualcosa la sentiva andare a fuoco, incendiata da fitte prepotenti che gli facevano vibrare le ossa.
Più in fretta che potè, gettò a terra la spada e strappò un pezzo della sua veste malandata per legarlo con forza attorno alla ferita; quell'inconveniente non lo avrebbe fermato, non ora che il suo obiettivo era così vicino.

Aveva oltrepassato le montagne, aveva superato il ghiaccio e la neve; si era fatto largo nelle umide paludi di Dark Cave, aveva attraversato boschi e sentieri impervi ed era arrivato: la triste  e spenta città di Icy Oak ricopriva tutta la distesa che si estendeva davanti ai suoi occhi.
L'alto campanile di cui aveva sentito parlare si ergeva nel mezzo del villaggio come una luce immersa in quell'incredibile oscurità e il castello, quel grande cumulo di pietra ricoperto da menzogne e tradimenti, dominava il paese con le sue grandi torri.

Il tutto era ricoperto da uno spesso strato di nebbia che si poggiava delicatamente come un velo che va ad oscurare la triste fine di un villaggio.
Nel suo lungo viaggio, Alec aveva imparato a conoscere la nebbia che era ormai diventata una sua fidata compagna; più volte si era chiesto perchè essa venisse paragonata ad un velo che viene lentamente poggiato sui tetti delle case e l'unica immagine che gli era venuta in mente riguardava il momento in cui a Gold Feather, prima di caricarlo su una barca trasportata dalla corrente, il defunto veniva coperto da una grossa tela bianca.
La nebbia era quella stessa tela che andava a nascondere, in questo caso, un villaggio morto e senz'anima.
Eppure Alec l'adorava, adorava essere circondato e non poter vedere oltre i dieci passi, faceva sembrare tutto così lontano: niente problemi, niente nemici... 

In quel momento però, avrebbe preferito poter vedere con più chiarezza il paesaggio intorno a sé: non voleva rischiare di venire attaccato a sorpresa.

Con un sospiro, abbassò lo sguardo, ai suoi piedi, la spada, che aveva usato per difendere Freesia il giorno della venuta dei soldati di Icy Oak, rifletteva i bagliori argentati che illuminavano quel posto altrimenti scuro e scintillava ricoperta dal suo sangue e da quello dei nemici; la piuma d'oro di Gold Feather svettava in cima all'elsa di quella temibile spada, simbolo della forza nella debolezza.

Lanciato un ultimo sguardo a quel posto senz'anima, Alec raccolse la sua fidata arma e, trascinando la gamba ferita come un peso morto, si incamminò verso la città, sempre immerso nei colori tetri del bosco.

Aveva percorso tutta quella strada per salvare Freesia, aveva abbandonato la sua famiglia, aveva lasciato tutto.
Niente poteva impedirgli di portare a termine quella missione: avrebbe salvato la sua migliore amica e l'avrebbe riportata a Gold Feather dove, senza difficoltà alcuna, avrebbe potuto distruggere Icy Oak.
La speranza era viva in lui e ardeva come la fiamma di una candela che non si consuma mai.

Eppure, il fatto che una strega di tale potere fosse ancora prigioniera di Re Bradley gli faceva temere il peggio... 

*****

<<Lo avete sentito?>>

Alec si bloccò di colpo e il frusciare delle foglie secche calpestate e trascinate dalla gamba ferita si interruppe.
Con la spada alzata, pronta a parare eventuali attacchi, l'uomo si guardò attorno in cerca dell'uomo che aveva parlato.

<<Io non ho sentito niente>>

Corse più veloce che potè appoggiando a malapena la gamba dolorante e tenendo sollevata la pesante spada; rapido come un fulmine si nascose dietro al tronco di un albero.
Era ormai arrivato al limitare del bosco e gli sarebbero bastati una decina di passi per entrare finalmente nel triste villaggio, ma davanti a lui, sporgendosi per qualche secondo verso nord, vide delle guardie, rivolte proprio verso il bosco, che discutevano e poi si arrestavano per ascoltare suoni e rumori sospetti.

<<Ora l'ho sentito, c'è qualcuno che si nasconde tra gli alberi>>

I tre soldati estrassero lunghe spade affilate dal retro della loro armatura e, dopo essersi lanciati uno sguardo d'intesa, si addentrarono nel bosco.

Alec strinse saldamente la spada e in silenzio aspettò; il primo soldato lo superò andando verso est e così fece anche il secondo, seppur in direzione opposta; quando anche il terzo ebbe superato il suo nascondiglio, l'uomo sospirò: era arrivato il momento di prendere una decisione.
Se fosse scappato correndo verso il villaggio, la gamba lo avrebbe rallentato e i soldati sarebbero riusciti a catturarlo; se invece avesse attaccato i tre uomini e fosse riuscito a sconfiggerli, avrebbe potuto seguire il suo piano originale ed entrare lentamente in città passando per le strade secondarie e confondendosi tra la gente.

Con un sorriso disperato e scuotendo la testa, Alec ruotò intorno al tronco dell'albero e, convinto che la gamba sarebbe stato un ostacolo in ogni caso, si lanciò all'attacco dei soldati.

Quello che lo aveva da poco superato si voltò immediatamente e gli corse in contro; le loro spade si incontrarono a mezz'aria e le lame sfregarono producendo un suono molto simile all'ululato di un lupo ferito che attirò subito l'attenzione degli altri soldati.
Alec osservò con la coda dell'occhio i due uomini che si avvicinavano e, quando li ebbero raggiunti, ruotò la spada con forza disarmando il primo dei tre e colpendo l'armatura del secondo.

Le armi dei quattro uomini continuavano a cozzare l'una contro l'altra; la furia cieca di Alec riusciva a tenere testa ai soldati, ma non sarebbe mai stata sufficiente per sconfiggerli del tutto, inoltre, la gamba bruciava sempre di più e la fasciatura si era spostata lasciando la ferita esposta a terra, polvere e insetti.

Con un potente fendente, Alec riuscì a far volare lontana l'arma di uno dei tre soldati e con forza, dopo aver schivato l'attaccato degli altri due, gli infilò la spada nel petto con un perfido sorriso dipinto in volto.
Poi, si voltò di scatto, sempre tenendo l'elsa, e parò un colpo avversario usando il corpo del soldato trafitto come scudo; poggiando la mano libera sul petto dell'uomo, estrasse l'arma facendo scintillare la lama ricoperta di sangue.

Stava per avventarsi contro i nemici rimasti quando, improvvisamente, la sua gamba cedette e la spada gli venne sfilata di mano da una forza invisibile.

Ed ecco che, dietro i soldati, circondato da un'aura scura, comparve un uomo con una pesante tunica blu e le braccia tese in avanti, puntate verso la spada che fluttuava in aria.
<<Alec Cavendor>> il mago, allungando il braccio di lato, scagliò lontana la spada e si avvicinò sorridendo all'uomo bloccato a terra.
<<Mi avevano detto che saresti arrivato, un mio caro amico ti ha visto attraversare le montagne giorni fa... >>

<<Lasciami andare, Lars>> proruppe l'uomo frustrato.
<<Sai il mio nome?>> chiese il mago lusingato.
<<Rudugriel ha fatto il tuo nome prima che lo uccidessi, è stato molto semplice... posso fare lo stesso con te>>

Infastidito, Lars si chinò all'altezza dell'uomo e, dopo avergli poggiato le mani sulle spalle, gli rivolse un finto sorriso.
<<E' una fortuna allora che Rudugriel mi abbia avvisato del tuo arrivo prima di morire... Re Bradley non vede l'ora di conoscerti>>
Detto questo, il mago si alzò e, sussurrando parole incomprensibili, lo scagliò contro l'albero più vicino facendolo urlare di dolore.
<<Portatelo nella Sala Grande, il nostro re lo aspetta>>

*****

<<Lasciatemi!>> con le poche forze che gli erano rimaste, Alec cercò di divincolarsi dalla stretta ferrea dei due soldati, ma l'unica cosa che ottenne fu un calcio ben assestato sulla gamba ferita.

I due uomini lo spinsero al centro della grande stanza facendolo cadere in ginocchio; Alec trattenne a fatica un gemito di dolore, ma si trattenne dall'urlare ai suoi carcerieri quando vide Re Bradley fare il suo ingresso.

Era esattamente come lo avevano descritto: gli occhi gelidi, lo sguardo vacuo, i capelli scuri striati in alcuni punti di bianco, ma non per la vecchiaia... portava incredibilmente bene i suoi vent'anni nonostante le preoccupazioni che essere re dava; forse per il freddo e il vuoto che si portava dentro... 
Aveva un lungo mantello di velluto verde e tra le mani stringeva un corto pugnale luccicante.

<<Alec, è un piacere conoscerti, spero che Imoel e Walter non ti abbiano fatto del male>>
<<Non preoccuparti, troverò il modo di ricambiare>> disse ironico Alec lanciando un'occhiata di fuoco ai due e non preoccupandosi di essere educato nei confronti del grande re.
<<Beh, ora potete andare... vi chiamerò più tardi>> rispose il re rivolgendosi ai due soldati che, dopo aver fatto un rapido inchino, si incamminarono verso l'uscita per poi sparire chiudendosi la porta alle spalle.

<<Freesia mi ha raccontato molto di te>>  iniziò l'uomo suscitando lo stupore di Alec che mai si sarebbe aspettato un'affermazione del genere.
<<Dalle sue parole si direbbe che ti amasse>> continuò Bradley con un lampo perfido negli occhi.

Amasse...

Non era per niente una bella parola.

<<Eravamo... siamo solo amici, non è lei la ragazza che amo>> Re Bradley posò il suo pugnale su un robusto tavolo di legno e si avvicinò al prigioniero.
<<Eppure tu sei qui, hai fatto tutto questo per lei>>
<<Se tu avessi un po' di cuore, capiresti che certe cose si fanno anche per gli amici, soprattutto per gli amici>> le sue parole suscitarono la risata di Bradley che, scuotendo la testa, gli si avvicinò ancora di più.

<<Chi ti dice che io non abbia un po' di cuore? Sono stato innamorato anch'io, lo sai?>>
<<No, non lo sapevo>> Alec non capiva dove volesse andare a parare.
<<Oh, sì... era proprio una splendida ragazza, arrivata qui come una prigioniera di Gold Feather, una strega molto potente>> 

Alec cominciò a scuotere la testa confuso e spaventato da quelle parole che sembravano così sincere; iniziò a sperare con tutto il suo cuore di aver frainteso ciò che il re voleva dire.
<<Era bellissima e mi amava... lei amava me, capisci cosa voglio dire? Guardami, sono un re perfido e senza cuore, ma quella ragazza mi amava...>>

Avendo ormai capito ciò che Bradley gli stava dicendo e trattenendo a fatica le lacrime davanti a quella notizia sottointesa a cui non voleva credere, Alec si rivolse all'uomo con la decisione e la rabbia di chi si rende conto di aver perso tutto ed è in cerca di qualcuno da incolpare.
<<Davvero? E quale parte di te amava? Quello che sei o quello che eri?>>
<<Che vuoi dire?>> chiese nervoso il re.
<<Ho indagato, so che non eri tu il re quando lei venne rapita... quindi quale parte di te amava? Amava il ragazzo che eri allora o l'uomo che sei adesso?>>

<<Lei mi avrebbe amato comunque>> rispose Bradley deciso e toccandosi nervosamente i bottoni del mantello.
<<Ti avrebbe amato... certo...>> Alec scosse la testa con le lacrime agli occhi <<perchè lei non può più amarti, perchè lei...>>
<<E' morta>> il tono glaciale con cui Bradley aveva parlato contribuì ad alimentare il fuoco che scorreva nelle vene di Alec.

<<Cos'hai fatto per lei? Cos'hai fatto per la persona che amavi? L'hai lasciata morire?>>
<<Io ho lottato per proteggerla, ho pregato mio padre di non ucciderla... ho pugnalato il mio stesso padre con quel maledetto pugnale!>> gridò Bradley indicando l'arma abbandonata sul tavolo.

<<E a cosa è servito? A cosa è servito ucciderlo dopo? Lei ormai è morta e tu sei una persona ferita e senza via di fuga dal dolore in cui ti sei rinchiuso, una persona che cerca di nascondersi dietro una maschera di cera che si scioglie appena incontra un fuoco abbastanza intenso>>
<<Smettila! Tu non sai niente!>>
<<Non so niente è vero... so solo che sono quasi morto per venire fin qui, ho le mani legate da un incantesimo, una gamba che non sento più, eppure sono riuscito a mettere in crisi un grande re! Il famoso re Bradley, perfido e indistruttibile>>

Bradley, sempre più offeso e impaurito davanti a quell'uomo con cui condivideva un'enorme ferita, cominciò a camminare avanti e indietro, nervoso, ma deciso a fargliela pagare.
<<Tu non sei niente! Potevo mostrarti la mia pietà, ma->> fu interrotto.
<<Io non voglio la tua pietà, voglio la comprensione di un uomo che sa cosa vuol dire perdere la persona che si ama>>

<<Beh, non l'avrai! Non avrai niente da me... ho promesso a Freesia che ti avrei protetto>> Alec spalancò gli occhi sorpreso.
<<Eccome se l'ho promesso, le ho detto che avrei protetto almeno te... quando ho scoperto che saresti arrivato, ho deciso che saresti diventato uno dei miei uomini e ti avrei protetto come avrei fatto con un fratello>>
<<Ma non lo farai vero?>> chiese il prigioniero ormai consapevole di essere arrivato al momento della condanna.

<<Non ti permetterò di trattarmi come se la colpa sia mia, come se io fossi il debole e tu il grande eroe. Se volevi salvarla saresti dovuto partire prima>>
<<Ero un ragazzino>>
<<Anche io, ma ho comunque ucciso mio padre... abbiamo entrambi sbagliato e puoi attaccarmi quanto vuoi, ma giureresti su Freesia che la colpa è solo mia e che merito di morire per questo?>> Alec rimase zitto, incapace di ribattere.

<<Perfetto. Allora credo che ti basterà la lurida cella di una prigione, no?>>
<<E la tua promessa?>> chiese l'uomo chinando la testa.
<<Ho promesso di non ucciderti e di proteggerti, lì sarai al sicuro e io non ti toccherò con un dito. E se saranno la fame e il tempo a logorarti allora io che colpa ne avrò?>>

<<Hai firmato la tua fine Bradley, sappilo... ne verranno altri e qualcuno vincerà prima o poi... la tua fine è vicina>>

<<No, fratello mio... la tua fine è vicina... la tua triste fine, rinchiuso in una prigione per il resto dei tuoi anni... è davvero valsa la pena di tutto questo? Forse Freesia è stato solo un grande problema per entrambi>>

E mentre i soldati entravano nella stanza per portare Alec in prigione, questo non potè fare a meno di pensare che forse Freesia era stata davvero un problema: aveva rovinato due uomini e li aveva portati in una grotta buia e senza via di fuga.
Ed ora che se n'era andata, cosa rimaneva di loro?
Due gusci vuoti colmi di dolore, rancore e delusione.

Due gusci rotti, vuoti e sporchi.

Rimaneva sangue.

Sangue.

Sangue e fango.

Schegge di un ricordo che penetravano nella carne come se fosse morbida terra bagnata.


Questo spin-off partecipa al Contest Natalizio di 2Girls1Switch

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