Capitolo 6

Anne e Moriel erano ancora addormentati e non accennavano a svegliarsi; Alexis li aveva sistemati in un angolo del carro in modo che il loro viso non ne toccasse il pavimento sporco.
Erano ormai arrivati al centro di Icy Oak, le case erano di pietra scura e tutti gli spigoli erano stati arrotondati a causa dell'erosione della pioggia; c'era una chiesa, era alta, ma, a differenza delle abitazioni, era stata costruita con un tipo di pietra più chiara e colonnine di marmo. Ad Alexis sembrò assurdo che un popolo che, da come la madre lo aveva descritto, era così malvagio e bellicoso, avesse una chiesa così grande e bella.
Alexis non riusciva proprio ad immaginarsi quelle persone mentre andavano in chiesa e recitavano una preghiera tutti insieme eppure... eppure la chiesa c'era e sembrava un raggio di sole in quel posto buio e triste.
Gli alberi erano pieni di spine, spogli e popolati da gufi e grossi corvi che gracchiavano senza sosta.
Quando il carro passava tra la folla, tutti si voltavano ad osservarlo. Alexis si sentiva incredibilmente a disagio ad essere fissata così, ma ricambiò tutti gli sguardi tenendo la testa alta e non lasciando trasparire nessuna emozione. Alcuni la guardavano con una smorfia in faccia, sembravano essere dispiaciuti per lei e si voltavano subito, come se il suo sguardo bruciasse. Altri sorridevano, ma non erano sorrisi benevoli: sembravano voler dire "finalmente abbiamo ciò che vogliamo"; questi guardavano la ragazza sempre sorridendo, non abbandonavano il suo sguardo nemmeno per un secondo, se non per osservare ridacchiando i corpi svenuti di Anne e Moriel.
Le ruote del carro cigolavano senza sosta, il cielo era scuro e attraversato dalle linee argentate e irregolari dei lampi: Icy Oak non sembrava un bel posto dove vivere, era freddo e cupo e alla gente non sembrava interessare il fatto che delle persone innocenti fossero chiuse in un carro.

Quando la carrozza cominciò a rallentare, Alexis si accorse di essere in un cunicolo; era l'entrata del castello, da quel momento in poi, la sua vita sarebbe stata lì o nelle segrete.
I cavalli si fermarono e cominciarono a nitrire, qualche secondo dopo, un uomo comparve davanti alle sbarre del carro.
Alexis lo riconobbe subito dalla descrizione della madre: era Lars. Era un uomo alto e muscoloso, aveva due splendidi occhi verdi e l'orecchino con la pietra rossa brillava sul suo orecchio destro.
L'uomo aprì le sbarre facendole sbattere contro il legno del carro e trascinò fuori Alexis tenendola per un polso.
<<Lasciami!>> la ragazza non sopportava di essere trattata come se fosse solo uno strumento per raggiungere il loro scopo; poteva anche essere la loro arma, ma rimaneva pur sempre una persona.
<<Sta ferma e non urlare! Re Bradley non sarebbe felice se fossi costretto a ucciderti...>>
<<Bravo, Lars... vedo che hai capito>> il re era sceso dal suo cavallo e, ora, si trovava proprio accanto a loro.
<<Affidala a Cassandra e dille di prepararla>>
<<Come desidera, mio signore>> re Bradley si voltò facendo ruotare il suo mantello e si incamminò, a passo deciso, verso un grosso portone di legno.
Lars riprese a trascinare Alexis e la ragazza, anche se non voleva lasciare i suoi genitori, decise di seguirlo volontariamente prima che si innervosisse.

Lars non la lasciò un solo secondo anzi, stufo di trascinarla tenendola per il braccio, pronunciò uno strano incantesimo che sembrò legare Alexis a lui, costringendola a seguirlo.
I primi minuti, Alexis si era sentita strana, era quasi come se quell'incantesimo avesse risvegliato la magia che era in lei. Un tremito aveva percorso il suo corpo, la stanchezza era diminuita, si sentiva più forte, più sicura, e, quando chiudeva gli occhi, vedeva delle parole: non riusciva a capire in che lingua fossero, ma aveva la sensazione di capirne comunque il significato.

<<Cassandra!>> Lars spalancò una porta di legno scuro e spinse avanti Alexis facendola cadere sul freddo pavimento di marmo.
<<Mi dica>>
<<Prepara la ragazza come ti è stato ordinato>> la donna si inchinò
<<Subito, signore>> Lars uscì dalla stanza facendo sbattere il portone e la donna si avvicinò ad Alexis porgendole una mano per alzarsi.
La ragazza accettò subito il suo aiuto e le afferrò la mano; la sua pelle era secca e consumata e le sue dita erano magre e leggermente raggrinzite.
Era una bella donna, ma i suoi folti capelli neri si stavano ingrigendo ed era esageratamente magra. I suoi occhi erano di un castano chiaro e le labbra erano piegate in un dolce sorriso.
<<Io sono  Cassandra, è un piacere conoscerti, Alexis>> quella donna non sembrava cattiva.
<<Ora ti preparo un bel bagno caldo e poi ti vestirai per l'incontro>> la ragazza corrugò la fronte
<<L'incontro con chi?>> la donna prese una bottiglia di vetro e si diresse verso una grande vasca di bronzo posta dietro ad un muro di legno scuro.
<<Le domande dopo, signorina>> Cassandra sorrise e Alexis rimase a guardarla senza capire. Cosa stava succedendo?

Quando la vasca fu piena di acqua e schiuma, Alexis si immerse. La ragazza si sentiva incredibilmente a disagio e non sapeva come comportarsi; lei era una prigioniera, era stata portata via dal suo paese a bordo di un carro per il trasporto di animali, era stata trascinata dentro il castello e... e ora questo?
I suoi genitori erano chissà dove a soffrire le pene dell'inferno e lei era immersa in una vasca piena di schiuma che profumava di lavanda.
Era tutto sbagliato, doveva fare qualcosa al più presto... Alexis fece un triste sorriso, cosa voleva dire "al più presto"? Beh... nella situazione in cui si trovava, poteva voler dire un giorno, come tre mesi, non ne aveva la più pallida idea.
Guardò la schiuma all'interno della vasca e vide un bagliore rosso provenire da una delle bolle, era, di sicuro, il riflesso dei suoi capelli. Quando soffiò verso la schiuma, una bolla si staccò dalle altre e volò in alto per poi scoppiare.
All'improvviso, Alexis ricordò quella strana sensazione che aveva provato quando Lars aveva usato la magia; alla ragazza tornò in mente un incantesimo che aveva letto nel suo libro di "poesie", era molto semplice, serviva per far volare gli oggetti, cosa avrebbe potuto fare di male?
Alexis si guardò intorno e vide una spazzola posata su di un mobiletto marrone, pensò che andasse bene.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, quella sensazione si ripresentò: la sentiva nella stomaco, poi si espandeva, raggiungeva il cuore che iniziava a battere più veloce, la pelle si riscaldava e sentiva uno strano formicolio nella punta delle dita.
Aprì gli occhi e pronunciò l'incantesimo: <<Vola>>.
Continuò a fissare la spazzola con decisione e, qualche secondo dopo, questa cominciò a tremare per poi sollevarsi in aria.
La ragazza rimase a fissarla sbalordita mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto, ma durò poco: la spazzola iniziò a ruotare su sé stessa per poi incendiarsi e cadere a terra con un tonfo.

<<Alexis!>> Cassandra arrivò di corsa, la preoccupazione si leggeva chiaramente nei suoi occhi. La donna guardò la ragazza, i suoi occhi erano spalancati e il suo viso distorto in una smorfia di delusione.
<<Signorina, sta bene?>> le porse qualcosa per coprirsi e la fece uscire dalla vasca
<<Credo di sì...>> provò a fare un sorriso che la donna ricambiò <<Comunque chiamami Alexis, ti prego>> la donna annuì e si voltò
<<Come preferisci, ora vieni qua>> Alexis la raggiunse in fondo alla stanza, accanto al grande letto posto contro la parete, su di esso vi era un abito: era blu, blu come la notte, aveva delle maniche lunghe e strette che si allargavano verso la fine, la gonna era lunga, si allargava man mano che scendeva e terminava con un piccolo strascico, tutti i bordi erano rifiniti con ricami argentati.
<<Ti piace?>> Alexis sorrise
<<E' la cosa più bella che abbia mai visto>> vestiti di quel tipo si vedevano solo alle più eleganti feste a Gold Feather e, per ovvi motivi, erano anni che non ce n'era una.
<<E' per te, indossalo... io vado a prendere un'altra spazzola>>

Quando Cassandra se ne andò, Alexis rimase a fissare quel vestito per interminabili minuti. Non poteva indossarlo, era troppo bello, troppo costoso, semplicemente troppo per lei...
Cercò per tutta la stanza i suoi vestiti, ma non li trovò da nessuna parte; aprì l'armadio per vedere se c'era un vestito più semplice, ma era completamente vuoto.
La ragazza, senza altre scelte, guardò riluttante il vestito per poi infilarselo cercando di non romperlo.
Proprio mentre finiva di alzarlo, Cassandra comparve dalla porta.
<<Sei bellissima, Alexis>> la ragazza guardò a disagio il suo riflesso, nello specchio accanto al letto.
<<G-grazie>> la donna si avvicinò ignorando le guance rosse della ragazza e cominciò a tirare i nastri che chiudevano l'abito. Una volta terminato, fece sedere Alexis sul letto e acconciò i suoi capelli in una lunga treccia disordinata.
Sembrava proprio una principessa vestita così; una principessa con l'animo di una guerriera.
La ragazza sospirò <<Perché state facendo questo?>>
<<Me l'ha ordinato Lars, non ho altra scelta>> Alexis si trattenne dal dire che un'altra scelta ce l'aveva eccome, non era quello il punto...
<<Intendo perché il re sta facendo questo... perché ha ordinato di vestirmi, pettinarmi e tutto il resto?>> Cassandra sistemò l'ultima ciocca di capelli e si sedette accanto alla ragazza.
<<Devi sapere, Alexis, che io sono di Gold Feather>> Alexis spalancò la bocca; allora non tutti erano stati uccisi, quella sera alcune persone erano state catturate per essere trasformati in servi.
<<So cosa starai pensando, ma no, io non fui catturata quella sera. Icy Oak è un popolo malvagio, ha attaccato Gold Feather e gli altri villaggi più e più volte. Io sono stata catturata alcuni anni prima... a loro non importa niente di noi, siamo solo strumenti per raggiungere uno scopo. Tu servi loro per raggiungerlo; ti daranno cibo, acqua, vestiti, una casa, ma tu li dovrai aiutare>> Alexis continuava a non capire
<<Cosa gli fa pensare che io li aiuterò?>> Cassandra sorrise per confortarla, ma le labbra le tremavano
<<Ricordi il giorno che sono venuti a Primrose? Ti hanno detto che, se fossi venuta qui, avrebbero salvato i tuoi genitori, altrimenti loro sarebbero morti. Tu hai scelto i tuoi genitori, Alexis. Ora non puoi fare altro>> certo... se lei non li avesse aiutati, Anne e Muriel sarebbero morti.
Alexis guardò lo specchio davanti a lei: i suoi occhi verdi brillavano più del solito, era come se la magia avesse risvegliato qualcosa in lei, ma, nonostante tutto, non si era mai sentita così debole come in quel momento.

Aveva perso, aveva fatto la scelta sbagliata, ma era o non era la piccola guerriera? Doveva fare qualcosa, trovare una soluzione, salvare i suoi genitori e scappare; poteva farlo? Ci sarebbe riuscita? Questo era un'incognita...

<<Forza, dobbiamo andare>> Cassandra si alzò e Alexis la seguì
<<Dove andiamo?>>
<<Nella Sala Grande, è lì che ti aspettano>> le due camminarono per tutto il corridoio, una accanto all'altra, le spalle dritte, il mento alto, la testa piena di pensieri, una trentina d'anni a separarle, ma lo stesso spirito guerriero, la stessa forza di chi non ha perso la speranza e sta ancora lottando.
Scesero dalle scale e si ritrovarono davanti a un enorme arco di marmo bianco.
<<Io non posso entrare, ma stai tranquilla, non ti faranno del male>> Cassandra le diede un bacio sulla fronte e le sorrise con fare materno.
<<Entra e gira a destra, ti staranno tutti aspettando>> fece un ultimo sorriso e indietreggiò nel corridoio per poi voltarsi. 

Quando la sua figura sparì, la ragazza si voltò e superò l'arco per poi girare a destra: c'era un'enorme stanza dorata, il soffitto era altissimo e pieno di dipinti, vi erano numerosi archi sorretti da colonnine bianche e grandi finestre con vetri scuri.
Alexis abbassò il capo e vide che tutti la stavano osservando: re Bradley era seduto in fondo al tavolo e aveva un sorriso soddisfatto, Lars, accanto a lui, si stava sfregando le mani ancora sporche di sangue; milioni di brividi percorsero la schiena di Alexis mentre nella sua mente cominciò a ripetersi una frase: "è il sangue dei tuoi genitori, hanno sofferto, ancora".
Tre uomini che non aveva mai visto sedevano dall'altro lato del tavolo: due erano grossi e muscolosi, il terzo era un signore anziano e la guardava con uno strano sguardo, sembrava quasi... preoccupato.
Infine c'era un ragazzo, non aveva staccato gli occhi da lei nemmeno per un secondo: era biondo, i suoi capelli erano quasi bianchi e gli occhi erano rossi. La ragazza capì subito che si trattava del figlio di Lars. 
Anne aveva ragione, i capelli e gli occhi ti colpivano subito, ma se lo guardavi bene era un ragazzo bellissimo, sembrava quasi innaturale che una persona fosse così bella.

<<Alexis, accomodati>> re Bradley si era alzato e aveva spostato una sedia. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si sedette
<<Bene... possiamo cominciare>> l'uomo tornò al suo posto <<Come già sai, ti abbiamo portato qua per distruggere Primrose e devo ammettere che è stato più complicato del previsto... non ho mai immaginato che i tuoi genitori ti avessero mandato proprio a Primrose, un villaggio così insignificante, con gente ignorante e debole...>> Alexis cominciava ad innervosirsi, ma si morse con forza il labbro inferiore per non cominciare a urlare contro re Bradley.
<<Ma c'era da aspettarselo, certo... questo mi ha fatto perdere anni di ricerche inutili, ma alla fine ti ho trovata e cosa ho scoperto? Che una nuova famiglia aveva accolto la povera piccola strega indifesa>> Alexis cominciò a domandarsi se tra i suoi poteri vi fosse quello di uccidere le persone con il pensiero, in quel momento le sarebbe piaciuto molto.
<<Per un attimo ho temuto che avresti scelto loro, ma il tuo stupido cuore ti ha portato qua, alla fine>> Alexis si alzò con rabbia strisciando la sedia sul pavimento e facendo riecheggiare un fischio fastidioso in tutta la sala.
Bradley la osservava a metà tra l'arrabbiato e il soddisfatto.
<<Siediti, Alexis!>> 
<<Non puoi darmi ordini, tu non sei nessuno>> le parole della ragazza fecero infuriare Bradley più del previsto. L'uomo fece un cenno a Lars che la mise a sedere con un incantesimo, ma, qualche secondo dopo, la ragazza era di nuovo in piedi.
I due uomini la guardavano sconvolti, incapaci di capire come potesse essersi liberata dall'incantesimo, mentre il ragazzo dagli occhi rossi aveva un sorriso divertito dipinto sul volto.
<<Jake!>> il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri e fissò lo sguardo in quello del padre
<<Unisciti a me!>> il suo sguardo non ammetteva repliche e il ragazzo, anche se avrebbe voluto godersi la scena, lo aiutò con un incantesimo.
Alexis si sentiva come pietrificata, cercava in ogni modo di muoversi o di spostare la sedia, ma non ci riusciva, non potersi muovere la stava facendo impazzire.

<<Ora ascoltami bene>> re Bradley la guardava furioso <<tu dovrai fare tutto quello che ti ordinerò oppure...>> fece un sorriso inquietante che riempì di brividi la schiena della ragazza <<i tuoi amati genitori faranno una brutta fine. Ti è chiaro?>> 
La ragazza annuì. Odiava essere controllata in quel modo, ma finchè non avesse trovato un piano alternativo, doveva fare tutto ciò che Bradley le ordinava, non voleva essere la causa della morte dei suoi genitori.
<<Perfetto... lasciatela>> i due maghi smisero di pronunciare l'incantesimo e Alexis sospirò sollevata.
<<Ora... tu non sai controllare la tua magia, dovrai farti insegnare tutto... sarà Jake a farlo>> indicò con un dito il ragazzo e poi proseguì <<Partirete dalle basi, poi gli incantesimi più difficili e, infine, inizierai a preparare quello per distruggere Primrose. Jake>>
<<Sì, mio signore?>>
<<Avrai tre mesi, non di più>>
<<Certo, mio signore>> re Bradley sorrise di fronte alla sicurezza del ragazzo e si alzò di scatto dalla sua sedia. Alexis cominciò ad agitarsi quando lo vide camminare nella sua direzione: il capo dritto, gli occhi scintillanti e il mantello che strisciava dietro di lui come un serpente pronto ad attaccare.
L'uomo si posizionò alle spalle della ragazza e questa non potè fare a meno di trattenere il respiro.
<<Mia dolce Alexis, è un piacere averti qui, finalmente potrai fare quello per cui sei nata: distruggere>> sussurrò l'ultima parola al suo orecchio facendole venire i brividi su tutta la pelle. Alexis continuava a non capire: che lei fosse l'arma era chiaro, ma perché proprio lei?

La ragazza non ne aveva la più pallida idea e questo la faceva infuriare. Alexis era brava in guerra o, meglio, lo era stata negli allenamenti fatti a Primrose, ma tutte le sue strategie erano pianificate nei minimi dettagli, se uno di questi saltava, il suo piano crollava come un castello di carte in balia del vento.
Non sapere nulla, di certo la metteva in una posizione di svantaggio e, partire svantaggiata, non le piaceva per niente.

<<Bene, direi che ora potete andare. Jake...>> Bradley si rivolse ancora una volta al ragazzo <<Tu accompagnerai Alexis nella sua stanza e, domattina, la andrai a prendere per cominciare l'allenamento>> il ragazzo si alzò e fece un inchino al suo re per poi dirigersi verso la ragazza.
<<Alexis, seguimi per favore>> la ragazza odiava le persone che le davano degli ordini, ma, non volendo restare in quella sala per un solo secondo in più, decise comunque di seguirlo.
I due si lasciarono il portone alle spalle per poi incamminarsi lungo il corridoio che portava alla camera della ragazza.
Alexis guardava oltre le vetrate, il cielo cupo e le nuvole dense e scure, le gocce di pioggia che scendevano lungo i vetri creando disegni astratti; guardava la piazza deserta di Icy Oak, voleva essere là in quel momento: fuori da quelle mura, fuori da quella che sapeva sarebbe diventata una prigione. Quel posto era così cupo, eppure la madre le aveva descritto una giornata di Sole... com'era possibile?

<<Sai, Alexis... credo che tu non ti sia guardata bene allo specchio>> la ragazza si riscosse dai suoi pensieri e guardò il ragazzo.
Jake non aveva smesso per un solo secondo di osservarla. Aveva guardato tutto di lei: la sua figura slanciata, i suoi lunghi capelli rossi, i suoi meravigliosi occhi verdi, le sue lentiggini, persino i suoi pensieri.
<<C-cosa?>> la ragazza non capiva a cosa si stesse riferendo
<<Prima, nella sala grande, hai pensato che la mia bellezza fosse innaturale, ma tu... tu sei assolutamente meravigliosa>> il cuore della ragazza si fermò per un secondo
<<Come fai a saperlo?>> Jake sorrise, un sorriso furbo.
<<Che cosa?>> Alexis cominciò ad irritarsi. -Non farà questo giochetto con me- pensò, ma non fece in tempo a parlare che lui la interruppe.
<<Non sto facendo alcun giochetto, Alexis>> la ragazza spalancò gli occhi, per la prima volta era seriamente spaventata. -Non può essere- si disse. Ancora una volta il ragazzo la precedette.
<<Può essere eccome, l'ho appena rifatto>>
<<T-tu leggi la mente?>>
<<E' magnifico, vero?>> la ragazza pensò che no, non era per niente magnifico, era assurdo. Per la prima volta si sentì realmente spaventata: il fatto che tutti i suoi pensieri fossero a portata di un'altra persona la terrorizzava.
Da quel giorno in poi, la sua forza non potevano più essere i piani e i pensieri, non se questi erano nelle mani di Jake e quindi del re.
La piccola guerriera era, ora, solo e soltanto, la piccola strega.

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