Capitolo 5

Flashback (dieci anni prima)

La regina Anne, distesa sul freddo pavimento di pietra, si svegliò e sbattè più volte gli occhi per capire dove si trovasse.
Improvvisamente, una scia di ricordi attraversò la sua mente e si ricordò: era rinchiusa nella prigione di Icy Oak.
I soldati di Icy Oak, che avevano attaccato Gold Feather, avevano portato lei e suo marito in prigione sette giorni prima. Era da una settimana che non vedevano la luce del Sole.
Ormai i giorni si susseguivano tutti uguali e, ad Anne, sembrava di rivivere continuamente lo stesso giorno. Riusciva a contare i giorni solo perché, una volta al giorno, suonava una tromba che indicava il cambio delle guardie in prigione, ma, dato che dormiva per la maggior parte del tempo, Anne non era sicura di aver contato tutti i cambi; potevano essere passati sette giorni, ma potevano esserne passati anche dieci, Anne e Moriel avevano completamente perso il senso del tempo. 
Se ne stavano tutto il giorno chiusi in cella: Anne in una, Moriel in quella accanto.  I due erano talmente stanchi, che non riuscivano nemmeno a parlarsi, ogni tanto provavano a sporgere la mano dalle sbarre per stringere quella dell'altro, ma finivano per arrendersi, stanchi e con le mani piene di graffi.
Le guardie portavano il cibo una volta ogni due giorni e, la maggior parte delle volte, si trattava di un pezzo di pane raffermo con sopra del formaggio, vecchio e pieno di muffa, e un bicchiere d'acqua.
Anne sosteneva, persino, che l'acqua fosse avvelenata o comunque piena di sonniferi. Il giorno prima, aveva sentito dei rumori provenire dalla cella del marito e, solo dopo, aveva capito che stava vomitando. La donna aveva strappato un angolo della sua veste e aveva provato a passarglielo per pulirsi, ma aveva finito col ferirsi la mano.
Ora, Anne se ne stava in un angolo della cella. La testa le pulsava, ogni tanto le si annebbiava la vista e la ferita alla mano si era riaperta e stava macchiando di sangue il suo vestito, ormai sporco e strappato.
La donna avrebbe voluto piangere, ma non poteva, si era ripromessa di essere forte, doveva farlo per lei, doveva farlo per la piccola Alexis.
Il re di Icy Oak non avrebbe mai avuto la sua bambina. Anne non voleva pensare a cosa sarebbe successo se l'avessero trovata; Icy Oak era un villaggio maledetto, abitato da migliaia di guerrieri senza scrupoli, ai quali interessavano solo il potere e la ricchezza.
Il fatto che tenessero delle persone, innocenti, rinchiuse in prigione, ne era una prova. Anne guardò con odio le spesse mura di pietra e le sbarre di ferro... era andato tutto storto, il loro piano aveva fallito.

Un suono di passi riempì il silenzio della prigione, facendo sobbalzare la donna. Un tintinnio, simile a quello prodotto da chiavi di ferro, risuonò fino a perdersi, trasportato dal soffio di vento che entrava dalla porta lasciata aperta dalla guardia. 
Le sbarre di ferro della cella di Moriel cigolarono e Anne si avvicinò al passaggio centrale per cercare di vedere cosa stesse succedendo. Non riusciva a scorgere niente oltre a due ombre: quella di un soldato e quella di suo marito.
Qualche secondo dopo, le sbarre vennero chiuse con forza e Moriel cadde davanti alla cella di Anne con un tonfo.
Era la prima volta che Anne lo vedeva, da dopo il loro arrivo a Icy Oak. I suoi lunghi capelli erano sporchi, gli occhi spenti, la faccia sembrava ricoperta di terra e anche una delle sue mani era ferita, probabilmente, era successo quando aveva cercato di prendere ciò che Anne le stava passando.
La regina chiuse gli occhi cercando di rievocare l'immagine sorridente e felice del marito, ma al suo posto comparve quella di un uomo stanco e in fin di vita.
Gli occhi le bruciavano e il naso pizzicava, ma non doveva piangere, non ancora.

<<A-anne>> l'uomo allungò verso di lei una mano, tremante e senza forze, ma, quando la donna si sporse per afferrarla, un soldato lo allontanò di peso.
Indossava una pesante armatura di ferro che, nei punti bagnati dal sangue, rifletteva i raggi di sole che filtravano dalle sbarre. I suoi capelli erano lunghi e raccolti in una treccia e una profonda cicatrice solcava la sua guancia destra.
L'uomo tirò un calcio nel fianco di Moriel che, a fatica, stava cercando di riavvicinarsi. Un secondo dopo, si avvicinò alla serratura e aprì la cella di Anne facendola cadere in avanti, il viso sul pavimento freddo e vicino al corpo del marito.
<<Alzatevi! Il re vuole vedervi!>> il soldato strattonò i due fino a quando, sorreggendosi l'uno all'altro, riuscirono a mettersi in piedi.

Una volta fuori dalla prigione, il Sole li costrinse a chiudere gli occhi più volte. Era qualcosa di assurdo, ma quella luce faceva allo stesso tempo bene e male; Anne chiudeva gli occhi perché il buio, a cui si era abituata stando nella cella, le faceva apparire il Sole più accecante che mai, ma, allo stesso tempo, desiderava guardarlo; non le importava che le avrebbe bruciato la retina, non le importava che sarebbe diventata cieca, voleva solo guardare il Sole e urlargli di non sparire mai più. Perché per quanto quella luce facesse male, c'era chi gliene aveva fatto di più. Perché per quanto quella luce fosse abbagliante, non sarebbe mai stata abbastanza. Perché sapeva che, di lì a poco, avrebbe sofferto più di quanto avrebbe potuto immaginare.

Le segrete erano molto vicino all'ingresso del castello e, prima di riuscire a dare un'occhiata in giro, Anne e Moriel si ritrovarono in un'enorme sala dorata. I soffitti erano alti e ricoperti di mosaici e dipinti, i pavimenti, in marmo bianco, davano luce all'ambiente e le finestre si aprivano con degli archi rifiniti da colonnine dorate.

<<Haymitch, mi aspettavo facessi più in fretta!>> l'uomo, che trascinava Anne e Moriel, li lasciò andare spingendoli avanti e facendoli cadere a terra.
<<Mi dispiace, mio signore. I prigionieri mi hanno rallentato>>
<<Beh, vorrà dire che verranno puniti. Ora và, lasciaci soli>> l'uomo fece un inchino e se ne andò. Nel frattempo, da un angolo della grande sala, comparve re Bradley. Un grosso mantello di velluto rosso copriva le sue spalle e la corona era perfettamente posata sul suo capo.
<<Bene, bene... re Moriel e la regina Anne nel mio salone... che onore>>
<<V-va al di-diavolo... B-Bradley>> Moriel si trascinò fino a re Bradley per poi sputargli.
L'uomo fece una smorfia infastidita e si allontanò.
<<Che classe per un re... Comunque... siete qua per un motivo e, dato che quel motivo non è stato trovato  da nessuna parte a Gold Feather, suppongo sappiate a cosa mi riferisco>>  re Bradley parlava lentamente, calibrando ogni parola, ma, dal suo tono, trasparì comunque la rabbia che stava provando. 
L'uomo aveva perfettamente ragione, Moriel e Anne sapevano benissimo a cosa si stesse riferendo, ed era per quel motivo che avevano cercato di organizzare tutto per il meglio, per non lasciare nessuna traccia, per nasconderla nel posto dove non l'avrebbero mai cercata.

Anne scambiò uno sguardò preoccupato con suo marito. Non sapevano che cosa re Bradley avesse in mente, ma una cosa era certa: avrebbero protetto Alexis a costo di dare la loro stessa vita.

<<Nessuno dei due vuole dire due parole? Basta che mi diciate dove si trovi>> l'uomo si avvicinò lentamente ad Anne, osservandola con sguardo di sfida, quasi come se pensasse che avrebbe ceduto più facilmente di Moriel. Pover'uomo, non aveva ancora capito con chi avesse a che fare.
<<Allora? Dov'è la tua bambina?>> re Bradley afferrò Anne per il mento, obbligandola a guardarlo, ma, con un energia che non sapeva di avere, la donna si allontanò.
<<Non te lo direi nemmeno se minacciassi di uccidermi>> l'uomo scosse la testa sussurrando parole che la regina non riuscì a capire, poi si voltò.
<<Non va bene così... ci vuole un aiutino...>> si guardò attorno, fece un passo verso una delle porte di legno e gridò <<Lars!>>.
Per qualche secondo, nella grande sala risuonò solo l'eco del suo urlo, dopodiché, il silenzio che si era creato venne rotto dal suono di pesanti passi.
Il portone si spalancò con un colpo secco e nella stanza entrarono un uomo e un bambino.
L'uomo, alto, muscoloso, con pesanti sandali di cuoio e una tunica celeste, sembrava avere la stessa età dei due prigionieri. Il bambino doveva, invece, avere qualche anno più di Alexis. I suoi capelli erano talmente biondi, da sembrare quasi bianchi e i suoi occhi avevano una colorazione mai vista prima: erano rossi. I capelli e gli occhi potevano spaventare a primo acchito, ma, dopo aver osservato bene i suoi lineamenti, non si riusciva più a staccargli gli occhi di dosso. Era il bambino più bello che Anne avesse mai visto.

<<Mi dica, mio signore>> le parole dell'uomo costrinsero Anne a staccare gli occhi dal volto del bambino.
<<I due prigionieri hanno bisogno di un incentivo, pensi di riuscirci?>> l'uomo sorrise e si voltò verso la regina, le labbra ancora piegate in un ghigno e lo sguardo severo, facendole riempire la schiena di brividi.
Solo in quel momento, Anne notò un particolare orecchino sul suo orecchio destro: era un anellino d'oro con una piccola perlina di diaspro che aveva lo stesso colore degli occhi del figlio.

Improvvisamente, la regina capì chi erano quelle due persone: maghi. Da sempre, i maghi, maschi, di tutti i villaggi, erano contrassegnati da alcuni elementi come, per esempio, l'orecchino. 
Ogni mago doveva mettere un orecchino dorato al quale, dopo la nascita del figlio, veniva aggiunta una pietra del colore degli occhi del bambino.
Poteva sembrare stupido, ma aiutava a distinguere le varie dinastie. Ogni dinastia aveva lo stesso colore di occhi, quindi, nel novantanove per cento dei casi, si sapeva già prima della nascita di che colore sarebbero stati gli occhi, ma si preferiva aspettare perché poteva succedere che nascesse un bambino con un colore di occhi diverso.
Chi nasceva con un diverso colore di occhi segnava l'inizio di una nuova dinastia, più potente e più ricca della precedente.
Anne guardò gli occhi verdi dell'uomo di fronte a lei e, poi, quelli rossi del figlio: era nata una nuova dinastia, più forte e, se a sostegno di Icy Oak, mille volte più pericolosa.

<<Sarà un piacere, mio signore. Con chi comincio?>> Bradley indicò Moriel con un cenno del capo e si voltò verso Anne.
<<Allora, Anne... guarda attentamente tuo marito...>> la donna gli lanciò un ultimo sguardo disperato e lui sorrise debolmente <<Ora, tu mi dirai dove si trova la strega oppure... tuo marito soffrirà parecchio>> Anne abbassò gli occhi sentendoli pizzicare.
Non aveva bisogno di pensare, lei e il marito avevano deciso di sacrificare la loro vita per Alexis, avevano deciso che, qualsiasi cosa sarebbe successa, lei sarebbe rimasta la loro priorità, sempre.
<<Io non ti dirò dove si trova>>
<<Cosa?>> Bradley afferrò il suo mento e la voltò verso il marito <<Ne sei sicura?>>
<<Non dirò niente!>> il re si alzò furioso e, dopo averle lanciato uno sguardo di fuoco, ordinò a Lars di cominciare.
<<L'hai voluto tu, Anne>> voltò la sua testa verso quella di Moriel costringendola a guardare.

<<Incende!>> Moriel ricadde sul pavimento e cominciò ad urlare contorcendosi, rotolò più vicino a dove si trovava Anne mozzandole il fiato: i suoi occhi erano neri, neri come la pece in ogni singolo punto; le punte delle sue dita si stavano annerendo, sembrava che stesse bruciando dall'interno.
Anne chiuse gli occhi e sentì una lacrima scivolarle sul viso, non voleva più guardare, non riusciva a guardare...
<<Basta! Vi prego, basta!>> Bradley ordinò a Lars di fermarsi.
<<Hai deciso di parlare?>> Moriel stava tremando, ma Anne riuscì comunque a vederlo scuotere il capo.
A fatica pronunciò le seguenti parole: <<Non ve lo dirò mai... Nessuno... n-nessuno di noi due ve lo dirà, potete anche ucciderci>> Bradley sospirò frustrato
<<Lars, aumentiamo un po'>> l'uomo sorrise e annuì soddisfatto mentre, accanto a lui, il bambino osservava la scena con la fronte corrugata.

<<Os frango!>> Moriel ricominciò a urlare, ma questa volta tutti i suoi arti si piegarono in posizioni innaturali, una serie di scricchiolii cominciò a risuonare nella sala insieme alle sue grida. Moriel sarebbe morto, era debole e ferito, Lars lo stava distruggendo... Anne lo sapeva benissimo, ma aveva fatto una promessa a suo marito e non avrebbe lasciato che la sua morte fosse vana.
<<Allora Anne, dove si trova tua figlia?>> le lacrime rigavano senza sosta le guance della povera regina.
<<N-non ve lo dirò... mai!>> il re tirò un pugno alla parete e ordinò a Lars di fermarsi
<<Portali via! Gettali in prigione! Falli sparire da qua!>> Lars sollevò con la magia i corpi privi di forze dei sovrani di Gold Feather e Bradley, con il mantello storto e la corona inclinata, si incamminò verso un portone dorato sbattendolo con forza alle sue spalle.
Per quel giorno, forse, era finita.

Fine flashback

Alexis guardò i suoi genitori con le lacrime agli occhi. Non aveva senso avercela con loro, loro che avevano sofferto così tanto per lei, loro che erano pronti a dare la vita per salvarla.
<<Cosa è successo dopo quel giorno?>> dalla bocca di Moriel uscì uno sbuffo che suonò come una risata amara.
<<E' successo che tutti i giorni sono diventati uguali, ci chiudevano in prigione, ci torturavano, ci facevano lavorare come schiavi... L'unica cosa positiva era che ci davano più cibo, ma era un po' come la quiete prima della tempesta: quando ci sfamavano era perché volevano torturarci senza rischiare che uno di noi morisse... sai, siamo stati utili per ricattarti>> Alexis si sentiva incredibilmente in colpa per averli incolpati di tutto.
<<Io... mi dispiace>> Anne fece un debole sorriso
<<Quello che hai detto è comprensibile, non devi fartene una colpa. Tutto questo non dovrebbe succedere>>
<<Ma perché vogliono me?>> Moriel alzò le spalle 
<<Sei una strega e non una qualunque, tu sei la->> gli occhi del re si rivoltarono all'indietro e Anne cadde su di lui, sembravano svenuti. Di sicuro era colpa di quel mago del racconto di Anne, doveva essere lui uno degli uomini a bordo del carro.
Alexis cominciò a pensare: lei non era una strega qualunque, cosa aveva di diverso? Perché torturare delle persone per anni per trovare una ragazza che non sa nemmeno controllare la sua stessa magia?
Perché era lei a dover distruggere Primrose?
Una morsa strinse lo stomaco della ragazza: Primrose...


Partecipo al concorso Plump Words di SentencesPower

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