Capitolo 47
<<Balder!>>
Due giorni.
Alexis bussò freneticamente alla porta del vecchio mago, il cuore le batteva forte nel petto e l'orecchino con la piuma sembrava bruciarle la pelle ogni volta che la sfiorava.
Il respiro era talmente accelerato che, se qualcuno l'avesse vista in quel momento, avrebbe di certo pensato che si fosse appena fermata dopo aver corso per chilometri; ogni cosa in lei sembrava gridare: "Aiuto".
Ma la verità è che nessuno sarebbe stato in grado di aiutarla: l'angoscia che la divorava pezzo per pezzo ricordava i corvi che si nutrono dei brandelli di carne dei cadaveri lasciati sul campo di battaglia, privi di sepoltura; l'entusiasmo, invece, l'entusiasmo per aver trovato tutto ciò che le serviva non le faceva chiudere occhi: erano giorni che, durante la notte, trascorreva il tempo rileggendo le parole scritte sul suo braccialetto, per assicurarsi di aver fatto ogni cosa, finché le candele non si consumavano del tutto.
Ed ogni notte, vedendo quei bastoncini di cera spegnersi uno dopo l'altro, non poteva fare a meno di pensare che anche lei, se qualcosa fosse andato storto, avrebbe potuto fare la stessa fine: spegnersi all'improvviso senza lasciare traccia, se non i resti di quello che una volta era il corpo di una prescelta; mentre la sua anima, leggera e volteggiante come una nuvola di fumo, sarebbe sfumata allontanandosi dallo stoppino, da quel corpo.
Due giorni.
Alexis si guardò alle spalle per assicurarsi che nessuno l'avesse seguita e, con sollievo, si accorse che non c'era nessuna guardia nascosta dietro gli alberi.
In quei giorni, perfino i soldati sentivano il tempo gravare sulle loro spalle; su ordine di re Bradley, ogni singolo componente dell'esercito di Icy Oak era impegnato a portare a termine vecchi compiti e chiudere questioni irrisolte con poveri contadini che dovevano loro dei soldi o mercanti troppo loquaci che avevano osato parlare nel modo sbagliato alle persone sbagliate.
Sembrava che Bradley fosse intenzionato a sistemare ogni cosa prima della disfatta di Primrose, ma Alexis non poteva fare a meno di pensare che, in realtà, stava semplicemente sistemando ogni cosa prima della sua disfatta e di quella del suo popolo.
Due giorni.
Alexis bussò di nuovo e lanciò un'altra occhiata al paese alle sue spalle.
Le sembrava di impazzire.
<<Alexis!>> fortunatamente Balder aprì la porta prima che la ragazza potesse bussare di nuovo e, questa volta, con più forza.
<<Dov'eri finito?>> le chiese lei entrando trafelata e togliendosi il mantello nel sentire il tepore che c'era in quella casa.
<<Stavo preparando del te, non è passato nemmeno un minuto tra una bussata e l'altra. Lo sai vero?>> Balder guardò preoccupato le profonde e scure occhiaie che circondavano gli splendidi occhi verdi della ragazza; quegli aloni scuri risaltavano sul volto pallido della strega esattamente come il Sole ad Icy Oak e, se da un lato potevano convincere Lars e Bradley del nervosismo della ragazza nei giorni precedenti alla distruzione della sua famiglia, dall'altro non erano di certo un buon segno.
<<Sì, scusa... sono solo agitata>> Alexis si lasciò cadere sulla sedia, assaporando ogni singolo dettaglio di quel semplice gesto che aveva ripetuto così tante volte negli ultimi mesi da essere ormai diventato un momento di vitale importanza nella sua giornata.
<<Alexis...>> Balder, come sempre, dopo aver schioccato le dita per richiamare una teiera fumante e due tazzine, si sedette di fronte alla ragazza e chiuse la sua mano pallida tra le sue grosse e rugose.
<<Dovresti dormire la notte, se non vuoi essere troppo debole per l'incantesimo>>
<<Lo so, è che ci sono così tante cose a cui dobbiamo ancora pensare e mancano solo due giorni!>> la ragazza si alzò di scatto dalla sedia e cominciò a camminare avanti e indietro per la piccola stanza.
Stava decisamente impazzendo.
Ma c'erano così tanti dettagli a cui non avevano pensato, così tante cose che potevano andare male.
Era sempre stata un'amante dei piani sostitutivi, ma, questo, non lo amava particolarmente perchè era già di per sé un piano sostitutivo e, se qualcosa fosse andato storto, non aveva un'alternativa all'alternativa.
Rischiava tutto.
<<Ehi, non sei da sola: ci sono io con te. Vedrai che, un elemento alla volta, sistemeremo tutto. Tu dimmi solo da cosa vuoi cominciare>>
La ragazza, dopo essersi riseduta, prese un profondo respiro e cercò di concentrarsi solo su Balder e sul suo sorriso.
<<Bene, allora... vorrei sapere perchè abbiamo rischiato che Jake ci scoprisse quando sarebbe semplicemente bastato andare insieme in prigione>> Alexis puntò il suo sguardo in quello del mago e lo vide sussultare.
Del resto, Balder si aspettava che, prima o poi, quella domanda sarebbe arrivata e aveva terribilmente paura di deludere Alexis.
<<Devi sapere che, parecchie volte, ho tentato di salvare Anne e Moriel e portarli da te, a Primrose. Una volta, sono perfino riuscito ad arrivare al confine, stavano per scappare, ce l'avevo quasi fatta, ma le guardie ci trovarono, Lars ci trovò e riportò i tuoi genitori in prigione>>
Balder voltò il capo verso la gabbietta di Gregory, a cui sorrise, e poi verso la finestra, ma non sembrò vedere realmente nessuna delle cose su cui si posò il suo sguardo che, stanco ed appannato, sembrava perso in lontani ricordi.
<<Ci provai ancora e ancora, ma ormai mi teneva d'occhio ed era sempre più difficile... sai, all'epoca Lars era ancora un grande mago. A un certo punto, semplicemente, si stancò di farmi da guardia e creò un incantesimo che mi impediva di usare la magia nelle prigioni e perfino di entrarci e, beh, so che ora come ora possa sembrarti strano, ma quell'incantesimo è davvero potente e, dopo anni, non sono ancora riuscito a liberarmene>>.
Alexis allungò una mano per stringere quella del mago e sospirò.
Se Balder non poteva entrare in prigione né fare incantesimi al suo interno, le possibilità di liberare Anne, Moriel e Alec erano ancora più basse di quanto credesse.
Quei poveretti, stanchi, magri e indeboliti, non avrebbero potuto liberarsi da soli e, con Jake fuori gioco e Balder senza poteri, probabilmente non ne sarebbero mai usciti vivi.
Alexis era terribilmente combattuta: da un lato avrebbe solo voluto alzarsi e spaccare ogni cosa alla sua portata, dall'altra, non voleva che Balder scoprisse che quella rivelazione l'aveva distrutta, non voleva che si sentisse ancora più in colpa.
Del resto, doveva esserci per forza un altro modo.
Doveva.
La ragazza si portò le dita alla tempie e, lentamente, cominciò a massaggiarle con delicati movimenti circolari.
Provava con tutta sé stessa a cercare piani alternativi, soluzioni, ma ogni singolo elemento riportava ad una sola persona, riportava ad un ragazzo, a un paio di occhi rossi come rubini e a un incredibile potere racchiuso in un solo corpo.
Alexis sentì uno strano vuoto nel petto e il cuore sembrò fermarsi prima di cominciare a battere ancora più forte; il naso cominciò a pizzicarle e una patina umida coprì i suoi occhi.
<<E' per questo, vero?>> la strega scoppiò in una risata nervosa e scosse la testa incredula <<E' per questo che in quel messaggio mi hai chiesto di rivelare tutto a Jake? Sapevi già che non avremmo potuto farlo senza di lui>> e quando guardò Balder, il suo volto segnato dal tempo, l'espressione tormentata e dispiaciuta, gli occhi lucidi, capì che, in fondo, non aveva bisogno di sentire la risposta, perchè lo sapeva già, sapeva che, fin dall'inizio, la chiave era sempre stata Jake.
<<Mi dispiace non averti detto niente prima, ma non potevo farlo... tu... tu eri così contenta di aver trovato una soluzione... e io... io non ti posso aiutare>>
A quel punto, la ragazza non riuscì a trattenersi e, dopo essersi alzata, si fiondò tra le braccia dell'uomo che, contro ogni aspettativa, iniziò a singhiozzare.
Alexis strinse le sue braccia intorno a quelle del nonno e, alzandosi in punta di piedi, poggiò il mento sulle sue spalle incurvate; non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte del mago, ma una cosa era certa: se Balder pensava che lei lo avrebbe lasciato ad Icy Oak solo perchè non poteva aiutarla, allora si sbagliava di grosso.
Quando Alexis si sciolse dall'abbraccio, sorrise al vecchio mago senza mai lasciare le sue mani.
<<Tu hai già fatto abbastanza, hai fatto tutto quello che potevi... non immagini nemmeno come sarei ora se non ci fossi stato tu... Balder...>> la ragazza puntò i suoi occhi verdi in quelli marroni dell'uomo e, nel desolato bosco secco e morto, sembrarono ricrescere le foglie.
<<Non ti lascerei mai qui da solo, lo sai vero? Ci sei già stato per troppo tempo. E' ora che tu veda l'estate>>
Balder abbracciò la ragazza ancora con più forza prima di scoppiare a piangere di nuovo e Alexis, sorridendo, non potè fare a meno di pensare che, in fondo, stessero tutti diventando pazzi.
Ad Icy Oak, non c'era speranza.
*****
Quando la ragazza lasciò la casa di Balder, ogni cosa era stata decisa.
Il giorno dell'incantesimo, Balder, senza farsi vedere da nessuno, avrebbe raggiunto il castello e avrebbe aspettato Cassandra, dopodiché, insieme e con l'aiuto della magia dell'uomo, avrebbero superato i confini e avrebbero percorso il bosco fino ad arrivare nel punto, esterno al villaggio, più vicino alle prigioni.
Una volta lì, non avrebbero dovuto far altro che diventare parte delle ombre e del silenzio, e rimanere nascosti fino all'arrivo degli altri.
Già... l'arrivo degli altri...
<<Tutto bene, Alexis?>> Jake osservò la strana espressione della ragazza con la fronte corrucciata.
Quel giorno, alla fine della loro camminata da casa di Balder al castello, Alexis gli aveva chiesto di entrare nella sua stanza per parlare, ma, da quando si erano seduti, non aveva fatto altro che sussurrare tra sé e sé e disegnare strane linee immaginarie sulla coperta.
Jake, seduto su di uno sgabello, si era avvicinato sempre di più al letto su cui stava Alexis ogni volta che la ragazza aveva fatto una faccia sconvolta o terrorizzata e, alla prossima, avrebbe dovuto mettere lo sgabello sopra al letto per quanto vi si era accostato.
<<Sì, scusa... stavo pensando>> la ragazza fece un sorriso nervoso e guardò di sbieco la piccola toeletta di legno posta contro il muro.
Quando Jake guardò in quella direzione, però, non vide niente: non vide la scatola di Gold Feather in cui Alexis aveva nascosto il talismano, la pietra e la foglia, che si era fatta dare da Balder, e che aveva celato con un incantesimo.
<<Sei nervosa, vero?>> chiese poi alzando le spalle e concentrandosi sulla ragazza.
<<Mi sembrava che il tempo non passasse mai e invece ora...>> Alexis sospirò e si lasciò cadere supina su un lato del letto.
Non aveva mai detto quelle parole ad alta voce, anche se era da giorni che avrebbe voluto farlo, e sentirne il sapore sulle sue labbra fece un certo effetto.
Da quando era arrivata ad Icy Oak, ogni giorno era stato sempre uguale: allenamento, Balder, allenamento, Balder...
Mesi in cui i giorni erano sembrati durare secoli, mesi che non finivano mai, mesi di delusioni, gioie effimere e problemi: una valanga di problemi, uno dopo l'altro, uno peggio dell'altro...
E poi, con Dark Cave era cominciata: la rinascita.
La consapevolezza che presto tutto sarebbe finito, l'ebrezza provata su quella scogliera che le si era attaccata addosso come salsedine; la tristezza provata a Primrose che l'era cresciuta nel petto come una primula selvatica; la gioia provata nella torre di Icy Oak che aveva fatto scintillare i suoi occhi come sarebbe successo al talismano.
Ed ora, la fine era proprio lì, che l'aspettava e lei era pronta ad andarle incontro.
Era pronta ad accoglierla come una vecchia amica.
Era pronta a farla sua.
Era pronta a dominarla.
Era pronta a dimostrare che, se ci credi davvero, tutto è possibile.
Quando sentì muoversi il materasso e un braccio sfiorò il suo, Alexis chiuse gli occhi.
<<Sono pronta>> disse e, accanto a lei, Jake rise.
<<L'ho sempre saputo, aspettavo solo che lo capissi>>
La ragazza aprì gli occhi e girò la testa di lato in modo da essere faccia a faccia con il ragazzo: i loro sguardi si incontrarono per quella che sarebbe potuta essere l'ultima volta, verde e rosso, il prato, la speranza e il fuoco, le fiamme dell'inferno.
Per la prima volta da quando si trovava ad Icy Oak, Alexis riconobbe in quello sguardo lo sguardo di un amico vero, che poteva comprenderla fino in fondo e, anche se solo per un minuto, sentì di essere veramente in pace.
E quando Jake alzò una mano per avvicinarla lentamente alla sua guancia e lei si scostò leggermente, nonostante il sussurro divertito del ragazzo fu:
<<Tranquilla, non vogli-... non sto per baciarti>>
Lei già lo sapeva, sapeva che non l'avrebbe fatto, sapeva che non l'avrebbe baciata, perchè quello che c'era tra loro in quel momento era qualcosa di diverso dall'amore, era più una sorta d'istinto di sopravvivenza, qualcosa che li portava verso la scelta più facile.
Perchè, in fin dei conti, entrambi sapevano che sarebbe stato tutto più facile se Alexis avesse amato Jake e non Klaus, se Alexis non sarebbe voluta ritornare a Primrose, se Alexis avesse scelto di restare ad Icy Oak con lui, se avesse scelto di provare per lui quello che lui provava per lei.
Ma mentre Jake si aggrappava con tutto se stesso alla sua unica possibilità di salvezza, Alexis continuava a lottare per ciò che aveva sempre voluto.
Perchè loro erano quello: il vento e il fuoco.
La bufera che spegne la candela.
Il fuoco e l'erba.
Le fiamme che incendiano i prati.
La luce e l'ombra.
Ma, soprattutto, Jake e Alexis erano la Terra e la Luna: perchè mentre la Luna ruotava attorno alla Terra, la Terra ruotava attorno al Sole.
*****
Jake se n'era andato da poco.
Non era successo niente, non avevano nemmeno parlato, come invece avevano pensato di fare.
Erano rimasti lì, sdraiati l'uno accanto all'altra, con lo sguardo fisso al soffitto e le mani intrecciate; e si erano dati forza a vicenda, si erano tacitamente promessi che sarebbe andato tutto per il meglio, che ci sarebbero stati l'uno per l'altra, e, in quel silenzio, Jake aveva risentito il sussurro che Alexis gli aveva rivolto giorni prima:
<<Non ti lascio>>
E non era servito altro.
Ora, la giovane strega se ne stava seduta sul letto, in silenzio; nella sua testa si combattevano idee fortemente in contrasto e, per quanto ci provasse, Alexis non riusciva a trovare un equilibrio.
Le sue mani, poste l'una sull'altra, si stringevano soppesando ciò che racchiudevano.
Alexis sospirò, finalmente pronta a prendere una decisione.
Chiuse gli occhi.
Si concentrò.
Un respiro, un altro.
-E' troppo tardi- pensò.
Un respiro, un altro.
Si concentrò.
Aprì gli occhi.
Tra le sue mani non c'era più nulla.
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