Capitolo 44
<<Non posso farlo>> proruppe Alexis tremante.
I caldi raggi dorati del Sole inondavano di luce il bosco che si estendeva davanti ai suoi occhi; ogni singolo angolo di quella distesa verde di pini ed erba profumava di fresco e di primavera, il cinguettio degli uccelli, che intonavano allegre melodie, era l'unico suono che si sentiva.
Una delle mani di Alexis era poggiata sul tronco di un albero e scorreva dall'alto verso il basso, accarezzando la corteccia e graffiandosi i polpastrelli.
I suoi occhi erano coperti da un velo di lacrime e guardavano increduli ciò che avevano davanti:
il bosco di Primrose.
<<Alexis, per favore... lo so che è difficile, ma dobbiamo farlo>> Balder le si avvicinò e, poggiandole una mano sulla spalla, le sorrise dolcemente.
<<Non posso girare per Primrose come se niente fosse, e se mi vedessero?>> domandò speranzosa di ottenere una scusa per tornare indietro.
<<Sai già che ho usato un incantesimo per tenerci nascosti, non c'è altro modo per fare questa cosa>>.
Alexis sospirò.
Non aveva paura di combattere, non le interessava infrangere le regole di re Bradley, era disposta a morire per le persone a cui voleva bene, ma questo... non poteva farlo.
Aveva passato ogni singolo giorno, da quando era stata portata ad Icy Oak, a sperare di ritornare indietro, di riabbracciare la piccola Lia, di ringraziare Evie... ed ora era lì, in quel bosco dove era cresciuta, dove era diventata ciò che era, e non poteva fare l'unica cosa che avrebbe voluto: correre verso il villaggio e rifugiarsi nelle braccia di Klaus.
Ed era quello il motivo per cui non si allontanava da quell'albero: restava aggrappata alla corteccia con le unghie, sperando che almeno quello l'avrebbe trattenuta dal fare una qualche stupidaggine, sperando che sfogare la sua disperazione in quel modo l'avrebbe aiutata ad ignorare il battito accelerato del suo cuore, le goccioline di sudore sulla fronte, i brividi lungo la schiena.
Ma lo sapeva: sapeva che si sarebbe dovuta allontanare da lì, prima o poi.
<<Tesoro, ascoltami...>> Balder le fece alzare il viso e fece un sorriso dispiaciuto quando vide una lacrima sfuggire al suo controllo <<So che speravi in un ritorno diverso, in un ritorno vero e non come quello di un fantasma, ma vedi... a volte la vita ci mette di fronte ad ostacoli inimmaginabili e insuperabili>>
<<Questo non è d'aiuto>> rispose lei flebile scuotendo la testa.
<<E invece lo è, perchè noi, ogni volta, li superiamo, dimostrando che non c'è nulla al mondo che non possiamo fare... e tu...>> disse poi accarezzandole una guancia con la sua mano secca e ruvida <<tu puoi fare ogni cosa, basta che te lo metti in testa>>.
Alexis alzò la testa e guardò la parte più fitta del bosco.
Per un momento, quando riabbassò lo sguardo sui propri piedi, non vide più gli stivali di pelle che le aveva dato Cassandra.
Per un momento, vide dei piedi scalzi e pallidi, sporchi di fango ed erba; e li vide muoversi, vide le sue gambe seguirli e, all'improvviso, non era più ferma: stava correndo.
Era più bassa di un bel po' di centimetri, le sue gambe magre erano fasciate da una gonna semplice e leggera, una di quelle che indossava quando combatteva; i suoi capelli rossi erano raccolti in una treccia spettinata e quasi del tutto sfatta, le ricadevano sulle guance arrossate facendola sbuffare e splendevano illuminati dal Sole.
Aveva tredici anni, un grande sorriso sul volto e il fiatone.
Stava correndo, ma non stava scappando, non da qualcuno che voleva ucciderla, per lo meno.
Dietro di lei c'era un ragazzino dai capelli neri: la inseguiva ridendo a crepapelle, le ciocche scure gli coprivano gli occhi argentati e le mani erano tese in avanti, pronte ad afferrare la ragazza.
All'improvviso, il ragazzino aveva fatto un salto ed era atterrato su di lei facendola rotolare a terra, ma lei non piangeva per essere caduta, non si lamentava del ginocchio sbucciato... lei rideva, sentiva il cuore scoppiarle di gioia e si rotolava nell'erba accanto al suo amico.
Poi, con sguardo serio, lui si era messo a sedere e, sollevatale la gonna fino al ginocchio, si era messo a ispezionare attentamente la ferita.
<<Sto bene, Klaus>> aveva detto la bambina nascondendo la ferita e alzandosi in piedi.
<<Certo che stai bene, non permetterei il contrario>> le aveva risposto lui tendendole la mano per alzarsi.
Poi, insieme, avevano ricominciato a correre verso la fine del bosco: Klaus con lo sguardo fisso sulla ragazza, Alexis con lo sguardo fisso sulle loro mani intrecciate.
<<Alexis>>
Quando Balder la richiamò, la giovane strega si accorse di essersi persa in un vecchio ricordo e scosse la testa prendendo un profondo respiro.
<<Sono pronta>> disse poi e, senza sapere cosa cercare, si inoltrò nel bosco, ancora scossa.
Balder, dietro di lei, la seguì senza dire una parola e si limitò a guardarsi intorno.
Aveva visto quel bosco così tante volte, eppure non ci era mai stato; solo ora si rendeva conto di quanto fossero opache e lontane le immagini mentali che Gregory gli inviava: nella sua casetta ad Icy Oak aveva visto il verde dei pini, il marrone della terra, l'azzurro del cielo, ma quei colori, visti dal vivo, sembravano incredibilmente più brillanti, vibravano e trasmettevano un'energia talmente potente che il vecchio mago la sentiva scorrere nelle sue membra stanche.
Per non parlare dei profumi...
L'odore dell'erba bagnata e della terra, il profumo degli abeti; e i raggi caldi del Sole che pizzicavano sulla pelle riscaldando le sue articolazioni bloccate dal freddo di Icy Oak.
<<Fermo>> Alexis si fermò di scatto accanto a un pino e gli si nascose dietro, quasi come se si fosse dimenticata dello scudo magico che li avvolgeva.
Balder osservò le sue mani tremanti aggrapparsi alla corteccia e la sua testa che sporgeva da dietro il tronco dell'albero con gli occhi verdi lucidi e spalancati e i capelli rossi che ondeggiavano mossi da una leggera brezza.
Quando, finalmente, si decise a rivolgere lo sguardo davanti a sé, capì perchè la ragazza si era fermata: al limite del bosco, seduti su una panchina scavata nel tronco rotto di una vecchia quercia, c'erano due ragazzi.
Uno dei due, le lunghe gambe che penzolavano in aria e la schiena poggiata sulla panchina, stava facendo roteare sul proprio dito quello che sembrava un piccolo braccialetto; l'altro, di qualche anno più grande, se ne stava seduto con i gomiti sulle ginocchia e le mani affondate nei capelli neri come la notte.
<<Alexis->> Balder venne interrotto da Alexis che, dopo essersi portata un dito tremante alle labbra, indicandogli di fare silenzio, avanzò incerta di qualche passo per poi nascondersi dietro un altro albero.
Voleva vederli: vedere i sorrisi strambi di Calum, quelli contenuti e affascinanti di Klaus; voleva sentire le loro voci, ascoltare di nascosto i loro discorsi proprio come faceva quando erano piccoli.
Voleva godersi ogni singolo momento e sapeva benissimo che osservarli senza poter andare da loro, senza poterli abbracciare, l'avrebbe uccisa ogni secondo sempre di più, ma, forse, poteva contenere quel dolore, poteva almeno provarci.
Di sicuro ne valeva la pena.
-Klaus, sei sicuro che vada tutto bene?- domandò Calum senza staccare lo sguardo dal braccialetto che ruotava attorno al suo dito, braccialetto che, Alexis se ne accorse solo dopo, era quello che lei gli aveva mandato tempo prima per assicurarsi che si prendesse cura di Klaus.
Sapeva che, probabilmente, la sua scelta non era stata compresa a pieno dal ragazzo che amava, che avrebbe preferito ricevere lui stesso la conferma del fatto che lei fosse ancora viva, ma, in un certo senso, aveva pensato che, se Klaus avesse ricevuto un suo messaggio, sarebbe di certo partito per cercarla e non poteva farlo, non se voleva uscirne vivo; e poi, Calum era forte, lo era sempre stato nonostante non fosse il più grande, ed era anche vivace, un turbinio di vivacità che avrebbe potuto distrarre chiunque: Klaus aveva bisogno di lui.
-Certo, più che bene-
Ad Alexis quasi non si fermò il cuore quando sentì la voce del ragazzo: calda e avvolgente come la ricordava, ma anche un po' più roca e striata di malinconia e... paura, Alexis non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma quella era decisamente paura.
-Davvero? Ho sentito che palla di lardo Joe ti ha battuto in un duello, nessuno ti può sconfiggere nei duelli, eppure ci è riuscito palla di lardo Joe- Calum abbassò le gambe e si mise a sedere normalmente accanto al fratello, i suoi occhi castani puntati su Klaus.
-Perchè me lo chiedi, allora?-
-Si può sapere che succede?- gli chiese Calum infilandosi il braccialetto per poi puntargli contro un dito -mi sembrava che ti fosse passata, dopo quel giorno al mercato-
-Manca un mese, un solo mese-
-Un mese a cosa?-
-Un solo mese- rispose Klaus senza dare retta al fratello e, quando alzò lo sguardo per guardare verso il bosco, nel punto in cui si trovava Alexis, le sue sopracciglia si aggrottarono e la mascella s'irrigidì.
E Alexis avrebbe voluto avvicinarsi, avrebbe voluto abbracciarlo e sussurrargli che non lo avrebbe deluso, che lei sapeva a cosa si stesse riferendo; avrebbe voluto sfiorare la sua pelle calda e raffreddarla con i suoi baci, ma non fece niente di tutto questo: rimase lì, ferma, lo sguardo fisso sul ragazzo che amava e la mente persa in ricordi di anni prima, a quel momento in cui, in quello stesso punto del bosco, si era ritrovata davanti a quello stesso sguardo.
E per la seconda volta in quella giornata, tornò indietro nel tempo.
Si sentì inciampare, con un tonfo cadde a terra e, quando si rialzò, le sua mani erano piccole, i suoi capelli raccolti in due corte treccine e sul suo polso c'era un braccialetto fatto di lavanda.
Quando si rialzò, si accorse che due bambini la stavano guardando: il primo, con i capelli incredibilmente simili ad un nido di rondini e gli occhi marroni inferociti, la stava scrutando arrabbiato; il secondo, invece, le sorrideva divertito.
-Klaus! Ci ha sentiti!- gridò il primo bambino sempre più arrabbiato -Dobbiamo fargliela pagare--E va bene, ora ci penso io- Klaus, all'improvviso, aveva serrato la mascella e stretto gli occhi in due fessure corrugando la fronte e, anche se riusciva a stento a trattenersi dal ridere, si era alzato e, con passo lento, aveva raggiunto la bambina.
-Sei ancora in tempo per scappare- aveva sussurrato e, quando lei aveva cominciato a correre per il bosco strillando e ridendo, non aveva potuto evitare di unirsi a lei.
<<Ehi, Alexis>> Balder costrinse la ragazza ad allontanare dall'albero la mano che si stava stringendo sempre di più sulla corteccia, fino a sanguinare.
L'uomo le sorrise e le chiese se andasse tutto bene, consapevole che la ragazza non avrebbe mai risposto di sì, ma non ottenne mai una risposta perchè la giovane strega lo superò guardando incantata la panchina su cui sedevano i due, tanto che quasi si dimenticò di loro.
<<Alexis, che succede?>>
<<La vedi anche tu?>> chiese lei facendo un altro passo avanti e alzando una mano per sfiorare qualcosa che il mago non riusciva a vedere.
<<Vedere cosa?>>
<<Non è possibile...>> sussurrò Alexis per poi riportare lo sguardo sullo spettacolo che aveva davanti: Klaus e Calum erano seduti ai piedi di una grossa e bassa quercia, le radici erano lunghe e spesse e il tronco, anche se rivestito di muschio e insetti in alcuni punti, dava l'idea di essere incredibilmente grosso e resistente; infine, una grossa chioma di foglie dorate ricopriva ogni singolo ramo proiettando un'ombra dorata sulle teste dei due ragazzi.
<<Hai trovato la quercia?>> le chiese Balder sorridendo.
<<E' stata qui per dieci anni e io non l'ho mai vista?>> sussurrò Alexis confusa e accarezzando una foglia liscia e lucida.
<<La quercia può essere vista solo dai prescelti che sono pronti per svolgere il loro compito, tu ancora non sapevi nemmeno come usare i tuoi poteri e quindi non potevi vederla>> disse Balder mettendosi accanto a lei e osservando quella che per lui era solo una vecchia panchina di legno.
<<Ha le foglie d'oro>>
<<Beh... è la piuma d'oro di Icy Oak>> rispose Balder alzando le spalle e portando Alexis a sfiorare con un dito il proprio pendente a forma di piuma.
<<E ora?>>
<<Ci serve una foglia, una sola foglia e potremo tornare indietro>> disse Balder alzando le spalle e sorridendo alla ragazza per incoraggiarla a procedere.
Dovevano tornare ad Icy Oak il più presto possibile, non aveva voluto mettere fretta ad Alexis visto il posto in cui si trovavano, ma, ora che avevano trovato ciò che erano venuti a cercare, dovevano sbrigarsi e tornare indietro prima che succedesse qualcosa.
Alexis, allora, si sollevò sulle punte e, con estrema delicatezza, staccò una foglia dal ramo più basso della pianta e la porse al mago che, incantato, rimase a studiarne ogni minimo particolare per alcuni secondi.
All'improvviso, l'attenzione della ragazza fu attirata dallo sguardo di Klaus che si puntò su di lei; il battito del suo cuore cominciò ad accelerare e non si accorse di aver cominciato a trattenere il respiro finché non iniziò a mancarle l'aria.
Poi, Klaus sorrise, un sorriso dolce che non vedeva da tempo, e Alexis guardò Balder terrorizzata temendo che il loro scudo non stesse più funzionando, ma, quando lo vide scuotere la testa dispiaciuto e indicare un punto alle sue spalle si voltò incerta.
Qualche metro dietro di lei, in direzione del paese, c'erano Evie e Amelia che, con un sorriso sul volto stanco, chiamavano i due ragazzi.
Alexis osservò le due con il cuore in gola e sentì naso e occhi pizzicare; cercò di imprimersi nella mente ogni singolo dettaglio di quell'immagine: l'acconciatura spettinata e le guance arrossate di Evie, le treccine di Alexis, scure come i capelli del fratello, il coniglietto di legno stretto nella mano, le dita intrecciate a quelle della madre...
Provò ad ignorare la stretta che sentiva in gola, quasi come se qualcuno stesse cercando di soffocarla, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, ma ciò che sentì non fece altro che peggiorare la situazione: profumo di cuoio e di metallo, profumo di bosco e di casa... profumo di Klaus.
Riaprì gli occhi di scatto e lo vide, a qualche centimetro da lei, intento a camminare verso la madre insieme al fratello; sentì le loro braccia sfiorarsi e non riuscì a capire se anche lui avesse sentito quel contatto, vide solo il suo capo voltarsi lentamente, vide due occhi argentei che la trafissero, vide un angolo delle sue labbra sollevarsi tremante...
Vide Klaus allontanarsi con lo sguardo fisso su di lei.
Poi, come inghiottita da un tornado, si sentì trascinare sempre più lontano.
E una parte del suo cuore si spezzò ancora un po' di più.
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