Capitolo 43
<<Cassandra, devo dirti una cosa>>
Due settimane.
Erano passate due settimane, due settimane in cui Alexis non aveva fatto altro che scatenare tempeste, domare bufere e svenire priva di forze una volta terminato l'incantesimo.
Due settimane in cui Jake aveva passato ogni momento accanto a lei, spronandola a fare sempre di più, sempre meglio, e sorridendole incoraggiante ogni volta che si svegliava distesa sul prato e con un mal di testa assurdo.
Ma adesso era più forte, riusciva a controllare gli elementi senza stancarsi, li sentiva dentro come se fossero parte di lei, erano energia pura che le scorreva nelle vene: erano forza vitale ininterrotta, non avevano un inizio né una fine, c'erano e non potevi allontanarli.
Ora cominciava a comprendere la poesia che le aveva insegnato la madre: sentiva il fuoco arderle in testa e intrecciarsi ai capelli; le bastava uno sguardo, uno scintillio verde smeraldo per far fiorire un intero campo; sentiva l'acqua lambirle la pelle e scorrerle addosso e, quando respirava, il mondo respirava insieme a lei.
A lei che era aria, a lei che era vento puro.
E mancava solo un mese, un mese per preparare ogni cosa, un mese per prepararsi a radere al suolo quel villaggio.
Oppure un mese per vivere.
Perchè Alexis, per quanto fosse decisa a trionfare, non escludeva nessuna possibilità e sapeva benissimo che quello sarebbe potuto essere il suo ultimo mese di vita; ma non voleva pensarci troppo, perchè non era ancora pronta a dire addio a quel mondo, a quei colori, ai profumi... non era pronta a dire addio a Balder, di cui aveva appena scoperto la vera identità, non era pronta a dire addio a Klaus, aveva una promessa da mantenere.
E, nonostante tutto, non era e non sarebbe mai stata pronta a dire addio a Jake, a quel ragazzo che le aveva fatto scordare, in alcuni momenti, il posto orribile in cui si trovava.
<<E' successo qualcosa?>> Cassandra, profondamente turbata dal tono serio e teso della ragazza, alzò lo sguardo su di lei mettendo da parte gli stivali di pelle che stava lucidando.
<<Ecco, vedi...>> Alexis si mise seduta sul bordo del letto e tese le mani per poi afferrare quelle di Cassandra; la donna provò a ritrarsi per asciugarsi i palmi bagnati e sporchi, ma la ragazza rafforzò la presa facendola sorridere.
<<Da quando sono arrivata ad Icy Oak, tu sei sempre stata come una madre per me: ti sei sempre preoccupata che io stessi bene, mi prendevi in giro quando Jake mi guardava sorridendo, mi hai dato tutto quello che potevi darmi per farmi sentire a casa e... so che Bradley ti ha ordinato di farlo, ma, quando tu mi chiedevi se c'era qualche problema o se stavo bene, io mi sentivo a casa...>> la ragazza si interruppe sorridendo nervosa e Cassandra, commossa, prese parola.
<<Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto perchè volevo, Alexis. Tu sei stata una boccata di aria fresca per me, mi hai ricordato Gold Feather, mi hai ricordato la mia vita prima di questa prigionia e, in un certo senso, mi sono rivista in te, anche se niente di quello che ho passato io è paragonabile a ciò che tu hai dovuto e dovrai fare...>> la donna allontanò le mani da quelle della strega solo per qualche secondo, le pulì con uno straccio e poi le posò sulle braccia della ragazza accarezzandole e stringendole <<Sei la speranza di tutti noi e non mi importa se morirò in questo posto triste e buio, rifarei tutto dall'inizio se fosse necessario ad incontrarti>>.
Alexis sorrise sentendo quelle parole, non aspettava altro: sapeva che Cassandra era una donna dall'animo buono, lo aveva capito la prima volta che l'aveva vista.
Quando camminava a testa bassa per i corridoi, con i capelli che sfuggivano alle sue lunghe trecce fissate sul capo, con la veste sporca e macchiata e con l'andatura lenta di chi ha lottato per troppo tempo, era come se sprigionasse un'aura magica di purezza e bontà; e quella era solo la copertura dell'immensa dolcezza e della determinazione che portava dentro come una vera combattente.
Alexis l'aveva capita ed era pronta a salvarla, era pronta a rischiare anche per lei.
<<Cassandra, credevo che venire ad Icy Oak sarebbe stata una maledizione e, forse, lo è stato, in effetti... ma ho anche conosciuto delle persone fantastiche e tu sei una di quelle. Voglio aiutarti, voglio che tu sappia tutta la verità>> disse poi e, guardando la donna, vide i suoi occhi scuri sgranarsi sorpresi.
<<Di cosa stai parlando?>>
<<Io e Balder abbiamo un piano, sarebbe troppo lungo spiegarti ogni cosa, ma... >> Alexis sospirò nervosa e, poi, disse tutto d'un fiato: <<Io distruggerò Icy Oak, so come fare. Re Bradley non sarà un problema, ho un piano anche per quello, anche se Balder non lo sa. Tu te ne andrai da qui prima di rimanerci intrappolata per sempre>>.
Cassandra spalancò gli occhi confusa e distolse lo sguardo da quello della ragazza, portandolo fuori dalla finestra, verso il villaggio spento e ingrigito.
Per alcuni secondi sembrò persa, lo sguardo vacuo e la mente totalmente assorbita dai ricordi degli anni passati in quel limbo infernale: gli anni in cui Icy Oak era stata sconfitta e rinchiusa in un mondo parallelo, le avevano tolto vent'anni di vita.
Sapeva benissimo che la sua età era rimasta la stessa per tanto tempo e che, anzi, quando ne era uscita si era sentita più viva che mai, ma quel periodo era stato un incubo: era rimasta per anni ferma in uno dei tanti corridoi del castello, non fisicamente, ma mentalmente.
Era stato come rivivere in continuazione lo stesso giorno: percorreva quel corridoio avanti e indietro, avanti e indietro... rimpiangendo i tempi passati e con un solo pensiero fisso: ritornare.
E ora, ora che quella ragazza le stava offrendo la possibilità di non rivivere quell'esperienza, si sentiva in bilico, contesa tra due scelte: sacrificarsi per Alexis o cogliere al volo un'opportunità d'oro.
<<Cassandra>>
<<Non posso farlo>>
<<Che cosa?>> domandò la ragazza confusa.
<<Hai già tanto di cui occuparti, ho sentito parlare di quell'incantesimo, lo so che è complesso... e poi re Bradley, Lars e le guardie... e Jake? Jake lo sa?>> chiese poi passandosi una mano tra i capelli, quel giorno sciolti, e stringendo l'altra per nasconderne il tremore.
<<Non ti devi preoccupare di Jake, né di nessun altro, pensa solo a te. Ti prego, Cassandra, non posso fare questa cosa se tu resterai qui, non ne sarei capace>> Alexis le poggiò le mani sulle spalle e la incitò ad accettare: non avrebbe fatto quell'incantesimo se avesse significato condannare anche Cassandra.
<<E se questa cosa dovesse metterti nei guai?>>
<<Ci sarà Balder con te, sarai al sicuro e io non mi dovrò preoccupare di niente>>
<<Fai tutto questo solo per noi due?>> chiese la donna facendo sospirare la giovane strega.
<<Per te, per Balder e... beh... altre quattro persone>> rispose allora Alexis con una smorfia a metà tra un sorriso divertito e uno preoccupato.
<<Non se ne parla, se hai altri a cui pensare io resto qua>> Cassandra provò ad alzarsi per andarsene; sapeva che se fosse rimasta, in un modo o in un altro, Alexis l'avrebbe convinta ad accettare e non poteva farlo: quella ragazza aveva già troppe cose a cui pensare.
<<Ascolta...>> Alexis la trattene e la costrinse a sedersi di nuovo accanto a lei <<Ho già pensato ad ogni cosa e ho bisogno del tuo aiuto, se mi dici di no, allora sì che sarò nei guai>>
<<Mi prendi in giro, vero? Non stai dicendo sul serio, non hai bisogno di me>> le chiese la donna con un sopracciglio inarcato.
<<Non lo saprai mai se non accetti... e se poi fosse vero?>>
<<Sei una manipolatrice, strega>> ribatté la donna un po' meno agitata.
<<Lo so, ma tu accetterai lo stesso, vero?>>
Cassandra non rispose, ma tirò Alexis in un abbraccio e, quando la ragazza sentì le sue braccia esili circondarle il busto e si accorse dei sussulti della donna, capì che la risposta sarebbe stata positiva.
E capì di aver fatto la cosa giusta, perchè sentiva i singhiozzi di Cassandra rimbombarle nel petto come se fossero i suoi, sentiva la sofferenza che aveva nascosto per tanto tempo uscire fuori come l'acqua da un fiume in piena e sapeva che, quando l'acqua si sarebbe ritirata, avrebbe lasciato un terreno fertile e colmo di fiori perchè questo era ciò che aspettava Cassandra: la gioia e la vita.
Le uniche cose di cui avrebbe dovuto preoccuparsi da quel momento in poi.
*****
Era pomeriggio.
Alexis si fermò davanti alla porta di Balder, ma aspettò a bussare. Rimase ferma lì per alcuni minuti, intenta ad osservare le venature di legno di quella piccola e ammuffita porta.
Si chiese come fosse possibile che un oggetto così insignificante potesse separare due mondi così diversi: Icy Oak, fredda, triste, senza cuore; la casa di Balder, calda, accogliente, piena di vita e di ricordi.
Si domandò se, per tutto quel tempo, non fosse stata lei quella a guardare le cose da una prospettiva diversa e sbagliata: forse non erano i luoghi l'importante, forse erano le persone; forse non le sarebbe importato vivere ad Icy Oak se ci fosse stata la sua famiglia con lei.
Un rumore, un fruscio.
Alexis voltò la testa di scatto e vide appena in tempo il mantello nero di un soldato che scompariva dietro al tronco di un albero secco da chissà quanto tempo.
No, non poteva vivere ad Icy Oak, non avrebbe mai potuto.
Sospirando, la ragazza bussò e sentì un sorriso nascerle sul volto quando, dall'interno, sentì provenire la voce di Balder che, un po' più vispo del solito, stava cantando una canzone a Gregory.
<<Alexis, forza entra!>> il vecchio si affrettò a farla entrare, dopodiché, sporse la testa fuori dalla porta e scrutò attentamente l'area circostante alla sua casetta.
Cinque soldati, forse sei, ma erano ancora lontani.
<<Balder, cosa stai facendo?>> sentendo Alexis richiamarlo, l'uomo chiuse di scatto la porta e, avviandosi verso il salotto, borbottò qualcosa tra sé e sé: dovevano muoversi se non volevano spiacevoli sorprese.
<<Allora, come sta la mia strega preferita?>> domandò alla ragazza versandole un'immancabile tazza di tè fumante.
<<Nervosa, la fine si avvicina...>>
<<Non dire così>> la rimproverò Balder sedendosi accanto a lei <<Questa non è la fine, è solo l'inizio>> terminò poi sorridendo e, con uno schiocco delle dita, fece posare un grosso librone sul tavolo.
<<Che cosa mi vuoi spiegare oggi?>> Alexis guardò curiosa il libro dalla copertina dorata: delle strane incisioni ne ornavano i bordi e, dalle pagine, spuntava una striscia di seta rossa con attaccato un pendente di ferro a forma di foglia.
<<Ormai manca solo un mese e ci servono ancora due dei simboli di Icy Oak>> cominciò Balder attirando l'attenzione di Alexis che tutto si aspettava quel giorno, ma non di dover partire alla ricerca di uno dei simboli magici.
<<Lasceremo per ultimo il talismano, sono sicuro che Alec sappia dove si trova... ora dobbiamo preoccuparci della quercia sacra di Icy Oak>>
<<V-vuoi dire che...>> Alexis sentì le parole morirle in gola e si diede della stupida per quella reazione esagerata.
<<Dobbiamo andare a Primrose, oggi>>
La giovane strega chiuse gli occhi e si concentrò sul proprio respiro: l'obiettivo era quello di controllarlo, di calmare il battito accelerato del suo cuore, di recuperare tutte le forze che sentiva scivolarle via al solo pensiero di tornare a Primrose, ma il risultato fu l'esatto contrario.
Il battito del suo cuore non fece altro che aumentare, sempre più forte, sempre più veloce; le rimbombava nelle orecchie, impedendole di sentire la voce di Balder che la invitava a restare calma; le tremavano le mani e aveva paura di poter svenire da un momento all'altro.
-Andiamo!- pensò la strega -Sono la prescelta! Posso fare tutto! Non ho paura di tornare a casa- ma quelle parole non erano sufficienti, nemmeno lontanamente convincenti: la verità era che moriva dalla paura di rimettere piede in quel villaggio.
<<Alexis, respira piano... stai tranquilla>> Balder fece voltare la sedia su cui era seduta in modo da averla di fronte e le poggiò le mani sulle ginocchia.
Grandi, calde, rassicuranti...
<<Respira...>>
Alexis aprì gli occhi, doveva tornare alla realtà, restare nel presente: se si perdeva nei ricordi e nella paura era la fine.
D'altro canto, Balder non sapeva come aiutarla: dovevano andare a Primrose ad ogni costo, ma vederla così terrorizzata lo aveva destabilizzato e credeva non fosse il caso di portarla nel suo villaggio se era in quelle condizioni.
<<Tieni, bevi un po' di te>> disse quindi passandole la tazzina e sorridendo rassicurante.
<<M-mi dispiace>> proruppe Alexis senza guardarlo <<Non avrei dovuto reagire in questo modo>>
<<Non ti preoccupare, è colpa mia... so come stanno le cose, avrei dovuto prepararti prima di darti una notizia così sconvolgente. Se vuoi possiamo rimandare di qualche giorno, ma non di p->>
<<No!>> lo interruppe Alexis alzandosi di scatto dalla sedia e poggiando la tazzina sbeccata sul tavolo <<Voglio andarci, davvero! Voglio andarci oggi!>>
-Devo farlo- pensò tra sé e sé, ma non lo disse.
<<Bene, allora... >> Balder si voltò nuovamente verso il tavolo, afferrò il libro dalla copertina dorata e lo trascinò davanti a loro.
<<Ecco, guarda qui>> disse poi aprendo il libro nel punto in cui si trovava il segnalibro e indicando un'immagine.
Alexis allungò il collo per osservarla meglio e socchiuse la bocca sorpresa: il disegno raffigurava una splendida quercia dalle foglie dorate, il tronco era molto largo e dava l'idea di essere vecchissimo; alcuni dei rami si intrecciavano gli uni sugli altri e sulla corteccia c'era uno strano disegno.
<<È bellissima>> disse poi sospirando e dimenticando per un momento tutta la sua agitazione.
<<Già... una delle poche cose belle di Icy Oak>>
<<Come fa ad avere le foglie dorate? >> chiese Alexis facendo scorrere il polpastrello sulla folta chioma dell'albero.
<<È una quercia magica creata dallo stregone di Suqta... esiste da secoli, ma ora è celata da un incantesimo e solo il prescelto la può vedere.
Credimi, se non fosse stato così, non ti avrei costretta a venire con me a Primrose, ma non abbiamo altra scelta>>
<<Non importa>> rispose la ragazza sorridendo e poggiandogli una mano sulla spalla <<Devo farlo e lo farò>>
<<Beh... allora possiamo andare>> disse il vecchio mago alzandosi, massaggiandosi dolorante la schiena, e tendendo una mano alla nipote.
<<Ma Gregory?>> Alexis guardò l'uccellino saltellare nella gabbietta e si chiese come mai, questa volta, Balder non aveva mandato lui a Primrose per primo come era successo a Dark Cave.
<<Il bosco di Primrose è più vicino delle scogliere di Dark Cave, possiamo andarci con un incantesimo più semplice. Sei davvero pronta?>>
<<Sì, lo sono>>
Alexis pronunciò quelle parole con la stessa gravità di chi sentenzia una condanna a morte; quando le sue mani si strinsero a quelle di Balder, per l'incantesimo, l'uomo sentì il freddo penetrare fino alle ossa e capì che la ragazza non era pronta a quel viaggio, forse non lo sarebbe mai stata.
Essere accanto ai suoi cari e non potersi mostrare a loro l'avrebbe uccisa, ma ormai era troppo tardi.
Alcuni secondi dopo, infatti, Balder e Alexis scomparvero lasciando la piccola casa di legno e la gabbietta di metallo di Gregory si spalancò lasciando uscire il pennuto che, cinguettando, cominciò a svolazzare da un angolo all'altro della stanza.
All'esterno, i soldati che fino a quel momento si erano mantenuti a distanza, si guardarono perplessi quando non sentirono più il borbottio delle voci dei due.
Rowan, a capo del gruppo, tese le orecchie per cercare di sentire la voce di Balder o quella di Alexis, ma riuscì ad udire solo lo stonato cinguettio di Gregory.
<<Stupido uccello>> mormorò ricordandosi della volta in cui era andato a casa del mago e il suo amico pennuto gli aveva beccato un orecchio facendolo sanguinare.
<<Rowan, dobbiamo intervenire? E' strano che non stiano più parlando>> uno dei soldati gli si avvicinò e scrutò dubbioso l'abitazione.
<<No, aspettiamo... non possono essere andati da nessuna parte. Staranno leggendo qualche stupido libro di magia>>
E, ancora una volta, Icy Oak cadde nel solito errore.
Le bugie e la finzione.
I soldati non scoprirono mai che i due maghi avevano lasciato Icy Oak solo per la loro arroganza, solo perchè si credevano superiori: loro erano la salvezza del loro villaggio, erano il potere, erano ciò che nessuno avrebbe mai potuto sconfiggere.
Due sciocchi maghi, come loro li consideravano, non avrebbero mai potuto abbandonare un'abitazione sorvegliata da una truppa armata.
Ma la verità era ben diversa.
Quei soldati erano stanchi, arrabbiati, in cerca di una gloria che non avrebbero mai ottenuto.
Camminavano da anni in una grotta senza fine, avevano una sola speranza che non potevano soddisfare: vedere la luce.
E per quanto ci provassero, non l'avrebbero mai raggiunta perché ogni volta che ci arrivavano vicino, si voltavano indietro per cercare un'altra strada; perché erano troppo vigliacchi per continuare e finivano con l'arrendersi sempre dando però la colpa agli altri, sempre in cerca di qualcuno con cui lottare e su cui sfogare la loro rabbia.
Perché i soldati di Icy Oak erano questo: non sangue, carne ed ossa.
Ma rabbia, viltà e sogni infranti.
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