Capitolo 40

Cassandra si spostò una ciocca di capelli scuri dal viso e, con un sospiro, alzò lo sguardo per guardare oltre i vetri graffiati della finestra della grande stanza: come al solito pioveva, grosse e fredde gocce di acqua che colpivano qualsiasi cosa incontrassero costringendo i poveri mercanti a rifugiarsi sotto tendoni improvvisati.

Quella era la settimana di Aralder.
Aralder era stato re di Icy Oak prima di Hermod, era davvero un grande combattente e un re molto intelligente anche se, come ogni altro sovrano di quel triste villaggio, era freddo e spietato; in suo onore, ogni anno per una settimana, venivano allestite grandi bancarelle che vendevano prodotti di ogni genere, raccolti nel corso dell'anno da mercanti e viaggiatori.
La settimana di Aralder era l'unica in cui la gente di quel paese cedeva di fronte alla bellezza del mondo e a tutte le cose belle che normalmente ignorava, era l'unico periodo in cui Icy Oak splendeva dei colori dei grandi banchi coperti da tovaglie, tessuti preziosi e gioielli luccicanti, e nell'aria aleggiavano i profumi di ortaggi freschi, spezie e frutta matura.

Quell'anno, però, sarebbe stata una settimana come ogni altra: la presenza della prescelta attirava commercianti da ogni villaggio e, poiché Bradley temeva che qualcuno avrebbe cercato di salvarla, aveva schierato l'esercito ai confini di Icy Oak e aveva deciso di lasciare entrare solo abitanti di paesi lontani, che non la conoscevano e non avrebbero rischiato la loro vita per lei.
Ovviamente, anche il paese si era riempito di guardie e, ovunque ci si trovasse, gli unici colori visibili erano il rosso e l'argento delle armature dei soldati, accompagnati da odore di terra, sudore e ferro.

Cassandra scosse la testa sospirando e, proprio in quel momento, un insistente bussare alla porta la distrasse.

<<Prego, entrate>> disse poi pulendosi le mani sul vestito e allontanandosi dall'armadio in cui, fino a qualche minuto prima, stava sistemando gli abiti di Alexis.

<<Oh, buongiorno Cassandra>> rispose incerto Jake entrando nella stanza a passo lento.
La donna sorrise nel vedere il giovane mago arruffarsi i capelli chiarissimi e grattarsi il collo nervoso.
Aveva visto quel ragazzo crescere nel corso degli anni e si stupiva sempre nel notare quanto, in realtà, nascondesse ancora rimasugli del bambino che era: come dondolare sul posto quando era in imbarazzo o evitare di incrociare lo sguardo di una persona quando era l'unica nella stanza insieme a lui, a meno che non si trattasse di Balder e Alexis... 

<<Cerchi Alexis?>> gli domandò inclinando la testa e soffiando via dal viso alcuni capelli.
<<Sì, sono venuto per l'allenamento, ma->>
<<Non si è dimenticata di te>> Cassandra lo interruppe vedendolo guardarsi attorno come per chiedersi dove fosse la ragazza.
<<E' già andata nel giardino, ti aspetta... non voleva fare tardi>> continuò poi alzando le spalle e prendendo un abito da un grosso cestino poggiato ai piedi del letto.

<<Lei è... andata da sola?>> le parole del ragazzo fecero trasparire tutta la sua preoccupazione, ma suscitarono un sorrisetto a metà tra il divertito e l'infastidito di Cassandra.
<<Non tenterà di scappare, se è ciò che ti preoccupa, non con tutte quelle guardie che la seguono ovunque vada>> la donna sapeva che Jake probabilmente provava qualcosa per Alexis, lo aveva capito e in un certo senso voleva rassicurarlo, non voleva pensasse che il loro tempo insieme fosse finito, ma, d'altro canto, ricordava anche che a mettere la ragazza in quella situazione era stato proprio lui e non riusciva a digerire il fatto che Jake avesse rivelato tutto; da quando la strega le aveva spiegato com'erano andate le cose, certe volte pensava persino che lui lo avesse fatto apposta per non farla andare via, ma a che prezzo?

<<Io non sapevo niente delle guardie>> esclamò il ragazzo indispettito, dopo aver capito dove voleva andare a parare Cassandra.
<<Immagino che re Bradley abbia deciso dopo che gli hai svelato il piano di Alexis>>
<<Te l'ha detto?>> Jake non sapeva se essere più sorpreso della cosa o più arrabbiato per il fatto che tutti pensavo che fosse lui il cattivo della storia e non Bradley, che aveva sfruttato uno dei suoi punti deboli per colpire.

<<Certo, che lo ha fatto... sono l'unica persona, qui, di cui possa fidarsi, oltre a Balder>>
<<C-cosa?>>
<<Jake tutto bene?>> domandò la donna vedendolo impallidire.
<<Lei si fida di Balder, ma non di me?>> il giovane mago non poteva credere alle sue orecchie: Cassandra gli aveva appena detto che Alexis si fidava di più di un anziano mago di cui non sapeva praticamente niente, se non che amava il tè e le piccole case ammuffite, che di lui, lui che le aveva insegnato ogni incantesimo che conosceva, che l'aveva aiutata a rivedere i suoi genitori, che era andato contro il suo stesso padre per lei, che l'amava e avrebbe dato la vita per lei.

<<Puoi biasimarla per questo?>>
<<C'era in gioco la vita dei suoi genitori! Perchè nessuno lo capisce?>> si appoggiò a una parete passandosi le mani tra i capelli.
<<Jake>>
<<Cassandra, ti prego: tu mi conosci, sai che non lo avrei mai fatto apposta... io... io avrei sacrificato la mia stessa vita per lei, se Bradley avesse minacciato me, la mia bocca sarebbe rimasta sigillata, ma non potevo rischiare con i suoi genitori>>
<<Io sono certa che le tue intenzioni fossero buone, ma Alexis sta vivendo un momento difficile ed è in un posto che non conosce, ha scoperto un sacco di cose nuove e il tuo tradimento l'ha solo stordita>> rispose dolcemente la donna avvicinandosi al ragazzo e accarezzandogli una spalla proprio come faceva quando era un bambino.
<<Certo... solo stordita>>

*****

Jake si stava incamminando a passi svelti verso il giardino segreto di re Bradley, aveva bisogno di parlare con Alexis.
Nell'esatto momento in cui Bradley lo aveva chiamato, quel maledetto giorno in cui aveva rivelato il piano della ragazza, la prima cosa che aveva pensato era stata: è la fine.
Perchè lo sapeva, sapeva che sarebbe stata la fine di qualcosa, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stata la fine della sua storia con Alexis, non poteva esserlo; Jake voleva solo che lei capisse a cosa si era trovato davanti quel pomeriggio, quando suo padre aveva scortato Anne e Moriel fino alla stanza in cui si trovavano lui e Bradley per poi torturarli come aveva sempre fatto con ogni prigioniero fin da quando Jake era un bambino.
E quando lui li aveva visti, non aveva pensato che non li avrebbe mai uccisi davvero, perchè altrimenti avrebbe perso Alexis, aveva solo ripensato a tutte le notti che aveva passato nella Sala Grande a leggere i pensieri di persone innocenti e a far svanire la polvere dei loro corpi divorati dalle fiamme; aveva solo risentito le urla strazianti e i rantoli sofferenti di quelle persone arse vive e, in quella stanza, era scomparsa ogni cosa, davanti a lui erano rimasti solo i volti sofferenti dei due sovrani.

E sarebbero potuti passare anni, decenni, millenni... ma di una cosa era certo: non avrebbe mai dimenticato il sorriso beffardo e vittorioso che Lars gli aveva rivolto vedendolo crollare in ginocchio, con le catene ai polsi, le lacrime sul viso e le labbra contorte in una smorfia sofferente mentre, una dopo l'altra, le parole si riversavano come fiumi dalla sua bocca e il piano di Alexis andava in fumo.

<<Alexis>>

La ragazza si voltò sentendo il suo nome e sorrise furba.
<<Eccoti! E poi sono io quella sempre in ritardo!>>
<<Questa storia deve finire>> proruppe lui ignorando le parole della ragazza che, confusa, aggrottò le sopracciglia.
<<Scherzavo, i->>
<<Dobbiamo parlare, sono serio: tu devi capire che non l'ho fatto apposta>>
<<Jake... >> la ragazza sospirò nervosa, sapeva che prima o poi avrebbero dovuto parlarne, ma non era pronta per affrontare quel discorso.
<<Dobbiamo anche parlare del fatto che mi hai baciato>> continuò lui imperterrito facendo un passo verso la ragazza.
<<Che tu mi hai baciato, vorrai dire>>
<<Beh...  entrambi>> rispose Jake distogliendo lo sguardo, agitato.
<<Siamo qui per allenarci, abbiamo meno di due mesi, non possiamo perdere tempo>> rispose la ragazza voltandosi e raggiungendo il centro della radura.

I suoi capelli rossi, legati in due lunghe trecce, ondeggiarono sul corpetto del semplice vestito nero che indossava quel giorno; i bordi dorati delle maniche riflessero la luce del Sole quando allungò un braccio per prendere il suo libro di incantesimi.
Jake ignorò il fatto che glielo aveva probabilmente sottratto con la magia e la raggiunse sedendosi di fronte a lei, la guardò sfogliare alcune pagine, accarezzarle come se non si trattasse di semplice carta e, quando lei alzò lo sguardo, puntando gli occhi verdi nei suoi, non riuscì più a trattenersi.

<<Ti prego, Alexis... ho... ho bisogno di chiarire la faccenda>>
Con un sospiro e giocando nervosamente con le trecce, la ragazza cominciò a parlare: se proprio dovevano parlarne, allora voleva partire dal principio.
<<Ascolta, ho avuto una visione quel giorno, quando ti ho baciato, e ho sofferto tanto, ma poi, in mezzo a tutto quel dolore, sei comparso tu e io improvvisamente stavo meglio. È per questo che ti ho baciato...  ma non... Jake, io non ero...>>
<<Cosciente lo so, tu non eri cosciente>> disse lui torcendosi le mani nervoso.
<<Ma tu...>>
<<Io ti ho baciato perché volevo farlo. Te l'ho detto, Alexis: prima che tu arrivassi, io non sapevo come fosse vivere davvero, cosa significasse rischiare per un valido motivo e non per il semplice gusto di farlo... non... non sapevo cosa volesse dire essere disposti a sacrificare se stessi per qualcun altro>> il ragazzo abbassò la testa e chiuse gli occhi per alcuni secondi.
Non sopportava sentirsi così, non sopportava di sentirsi debole e incapace di pensare ad altro, eppure, da quando si era innamorato di Alexis era sempre così: sapeva che non sarebbe mai stato ricambiato, ma non poteva fare a meno di desiderarla.

Alexis era il suo sogno, il suo sogno irraggiungibile.

 <<Jake, io->> la ragazza provò a parlare, ma Jake la interruppe, ancora una volta. 
<<Lo so, so di Klaus>>
<<Come lo conosci?>> chiese lei domandosi come facessero lui e Balder a conoscere una persona di cui non aveva mai parlato.
<<Quando ti abbiamo risvegliato, dopo che la magia aveva preso il controllo del tuo corpo, ci serviva l'essenza di ciò che tu desideravi più di ogni altra cosa. Ho dovuto leggere la tua mente per capire cosa fosse e...>>
<<Klaus>> terminò la ragazza sospirando rassegnata: quando Jake glielo aveva chiesto, lei aveva risposto che erano i suoi genitori, ma ovviamente era Klaus, era sempre stato lui.

<<Già.. siamo stati a Primrose, abbiamo preso la sua essenza e siamo tornati>>
<<Voi avete->>
<<Sta bene, non gli abbiamo torto un capello>> rispose Jake infastidito, ma anche soddisfatto nel ricordare il modo in cui Klaus era crollato dopo che gli aveva mostrato quel ricordo del momento in cui aveva urlato contro Alexis e le aveva giurato che non ci sarebbe più stato per lei. 

<<Mi dispiace>> disse Alexis giocherellando con il piccolo anellino che le aveva fatto il mago.
<<E di cosa? Non è colpa tua se ami un' altra persona>> il suo tono era ormai rassegnato e non gli importava quasi più chiarire la questione del suo tradimento: che cosa sarebbe cambiato? Ormai era tardi per fare qualcosa.

<<Jake>>
<<Cosa c'è?>>
<<Io amo Klaus e voglio tornare da lui>> disse decisa la ragazza osservando gli steli ondeggianti dei fiori dietro al giovane mago.
<<Sapevo che avrebbe fatto male, ma non pensavo così tanto>> rispose lui con amarezza giocherellando con un filo d'erba.
<<Ascoltami, ti prego>>
Jake lanciò un'occhiata alla ragazza e, quando la vide con lo sguardo fisso nel suo e le labbra tese, capì che ormai doveva andare fino in fondo alla questione e le fece segno di continuare.

<<Lo amo è vero, ma credo che una parte di me,ami anche te ... >> 
Jake spalancò gli occhi confuso sentendo quelle parole.
<<Io credo che niente possa superare ciò che provo per lui, non ho ancora capito se sia positivo oppure no...  però tu sei riuscito a farmi vacillare, ogni giorno con te è stato... è stato magnifico nonostante tutto e->>
<<Alexis... >> la interruppe lui strappando il filo d'erba che, ormai, non era altro che un mucchietto di coriandoli ai suoi piedi << non c'è bisogno che tu dica questo per farmi sentire meglio, non c'è bisogno che tu finga, anche perchè, sapere di aver perso contro di lui non mi fa stare meglio>>
<<No, ti prego, ascoltami! Non so come spiegartelo...  tu sei tutto quello che voglio: sai aiutarmi, mi capisci, mi dissuadi dal compiere stupide follie...  ma non sei quello di cui ho bisogno>>
<<Cosa?>> domandò lui confuso.

<<A me serve qualcuno che veda in me quello che sono davvero e io sono una guerriera, non una strega. Lo so che sono una prescelta e, a quanto pare, anche abbastanza forte, ma io prima di tutto sono una combattente e solo dopo una strega>>
<<E questo sarebbe ciò che ti impedisce di amarmi?>> chiese Jake alzandosi in piedi di scatto.
Non capiva dove volesse arrivare, non capiva ciò che gli stava dicendo, non capiva più nulla!
Si sentiva solo frustrato e tormentato.
<<No, ma è ciò che impedisce a te di amare me>>
<<Ma io ti amo>> il ragazzo sospirò e si passò le mani tremanti sul viso.
Perchè Alexis non lo capiva? Perchè non voleva capire?

<<No, tu non mi hai mai visto per come sono davvero. Per te sono come la protagonista di una favola: i capelli sempre splendenti, i vestiti eleganti, la pelle chiara, la magia che mi scorre nelle vene... ma non mi hai mai vista con abiti da uomo, i capelli aggrovigliati, il viso arrossato dalla fatica, la pelle sporca di terra e un arco in mano>> anche Alexis si alzò in piedi e si mise davanti a lui.
<<Non cambierebbe nulla>>
<<Cambierebbe tutto>>
<<Allora mostrami cosa sei davvero>> Jake schioccò le dita e, nelle sue mani, comparvero due grosse spade splendenti con l'elsa ricoperta da incisioni che parlavano di protezione, forza e coraggio.

<<C-cosa...>>
<<Non ci sono archi ad Icy Oak, ma sono sicuro che te la caverai lo stesso>> Jake fece ruotare la spada porgendole l'elsa e la ragazza l'afferrò incerta.

Per qualche secondo, nessuno si mosse: i ragazzi rimasero fermi uno di fronte all'altro, la mano stretta attorno all'impugnatura, lo sguardo fisso in quello dell'altro; una leggera brezza fece oscillare le corolle dei fiori colorati e fece ondeggiare le ciocche libere dei capelli di Alexis che, andandole davanti agli occhi, le coprirono la vista proprio nel momento in cui Jake sollevò la spada.

Alexis saltò agile all'indietro e portò la spada davanti a sé per parare il colpo dell'avversario; quando le due armi si scontrarono, facendo risuonare nell'aria un clangore metallico, la ragazza allontanò la propria facendola prima sfregare con forza contro quella di Jake, poi, con un rapido movimento la portò di lato per colpirlo con un fendente, ma, anche questa volta, le due armi si scontrarono.

I due ragazzi continuarono così per molto tempo: nell'aria c'era il silenzio più assoluto, rotto solo dal rumore dei frequenti scontri tra le due spade; le lame scintillanti riflettevano in tutte le direzioni i bagliori del Sole e andavano in cerca dell'altro con affondi, fendenti e colpi frontali.
Jake, seppure forte e agile, arrancava e parava a fatica i colpi decisi, agili e veloci della ragazza che, a guardarla, era un volteggiare unico di lame, seta e capelli rossi: quando ruotava su se stessa per dare maggiore forza al suo attacco, le sue lunghe trecce erano pericolose quasi quanto delle frecce.

Jake alzò l'arma e la fece scontrare con quella di Alexis, ma il colpo della ragazza fu talmente forte, che il mago fu costretto ad usare un incantesimo per recuperare velocemente la spada.
<<Non è così che funziona!>> gridò Alexis colpendolo di nuovo.
La sua spada aveva un ritmo incredibile: affonda, sali e colpisci, fendente; affonda, sali e colpisci, fendente... eppure era imprevedibile e stupiva l'avversario con colpi forti, improvvisi e al di fuori del suo schema d'attacco.
Sorridendo, la ragazza fece un affondo, allungò la spada verso Jake, fece scontrare le due lame e fece ruotare la sua con forza facendo cadere quella del ragazzo e, prima che lui potesse recuperarla, gli saltò addosso facendolo cadere a terra e gli puntò la spada alla gola.

<<Wow>> sospirò il ragazzo, con il fiato corto, prima di chiudere gli occhi e poggiare la testa sul prato.
Alexis, seduta sopra di lui, per quanto la gonna lo permettesse, non spostò la spada nemmeno di un millimetro e rimase ad osservare la pelle chiara della sua gola alzarsi e abbassarsi a pochissima distanza dalla lama affilata.
Per un secondo, immaginò come sarebbe stato vedere quella tela bianca sporcarsi di rosso, poi, con un sospirò, tornò in sé e gettò la spada a terra, dopodiché, si sedette accanto al ragazzo.
<<Alexis>>
<<Non dire niente>> disse lei stringendosi le mani per non far vedere il loro improvviso tremore.
<<Sei stata incredibile>> continuò lui mettendosi a sedere.
<<Jake...>>
<<Alexis, non puoi pensare che questo possa cambiare le cose>>

Alexis sospirò.

Non poteva pensarlo, lo aveva capito: lo aveva capito dal modo in cui Jake l'aveva guardata, stupito e sorridente, quando gli aveva sfilato la spada, lo aveva capito dal lieve sospiro che gli era sfuggito quando aveva lasciato ricadere la testa sull'erba, le labbra piegate all'insù e il fiato corto.
Lo aveva capito, eppure aveva pensato che avrebbe funzionato: aveva pensato che Jake sarebbe rimasto senza parole di fronte alla sua brutalità, alla sua rabbia, ai suoi gesti rapidi e decisi, ma la verità, la verità è che lui aveva visto ogni suo movimento come un volteggio, un gesto magico ed elegante, maestria e incredibile fascino.
Pensava di poterlo allontanare, pensava che sarebbe stato tutto più semplice se lui non avesse amato lei e lei non avesse amato lui, ma... 

<<Alexis>>

Ma forse non era così che doveva andare.

<<Alexis>>

Niente sarebbe stato semplice.

<<Volevo convincerti di non essere fatta per te, ma ho solo convinto me stessa di essermi sbagliata>>

La verità è che Alexis avrebbe sempre amato Klaus, non riusciva ad immaginare un mondo in cui le cose sarebbero andate diversamente, ma Jake era per lei quello che Bradley era per Freesia: era un amore impossibile, ostacolato da secoli di inganni e malefici, era un sogno irraggiungibile e seguirlo, dargli vita, avrebbe solo complicato una storia che lo era già abbastanza.

<<Sai, forse non era il momento di parlarne, forse non lo sarà mai... ma ora che hai capito come stanno le cose, potresti almeno smetterla di ignorarmi e di essere fredda con me>>

<<Scusa>>

<<Non importa, ora so cosa provi, non chiedevo altro>>

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