Capitolo 4

Alexis era scivolata dalle braccia di Klaus ed era inginocchiata sul freddo terreno umido. I suoi occhi non erano mai stati così tanto scuri, la luce al loro interno si era completamente spenta e le pagliuzze dorate erano scomparse. 
Alexis stringeva il labbro inferiore con i denti, per non scoppiare. Sapeva che se avesse perso il controllo, probabilmente, la stessa cosa sarebbe successa alla sua magia e non poteva rischiare di fare del male alle persone a cui voleva bene.
Tutti gli sguardi erano ancora puntati su di lei, nessuno sapeva come comportarsi o cosa dire. Da una parte i suoi veri genitori piangevano, dall'altra la sua "nuova famiglia" la guardava incredula, al centro, Re Bradley aveva un enorme sorriso dipinto sulle labbra. Quell'uomo sapeva perfettamente di aver fatto centro; vedere la "grande strega" cadere così, di fronte a lui, era stata un'immensa soddisfazione.

Alexis non sapeva cosa fare. Da una parte c'erano i suoi genitori: per tanto tempo li aveva cercati, li aveva aspettati, li aveva chiamati urlando il loro nome nella sua testa... ora che erano lì, non le sembrava vero, non poteva crederci, voleva abbracciarli per controllare che non si sgretolassero sotto il suo tocco, per controllare che non fosse un'illusione.
Dall'altra parte c'era Primrose: persone che non avevano fatto niente di male, che erano lì, in balia della sua scelta.
Alexis non voleva uccidere quelle persone, non poteva uccidere coloro che l'avevano ospitata e salvata.
Non poteva scegliere, non voleva e non poteva scegliere. Tutto ciò era meschino e sbagliato e... orribile.

<<Alexis>> Klaus si era inginocchiato davanti alla ragazza e teneva il suo viso tra le mani, i pollici scorrevano sulle guance disegnando delle circonferenze e il suo fiato caldo le arrivava sulle labbra.
<<Guardami, ti prego>> Alexis alzò lo sguardo e incontrò quello del ragazzo: i suoi occhi erano lucidi e, nonostante Klaus stesse cercando di trattenersi, Alexis sapeva che, prima o poi, le lacrime avrebbero bagnato le sue guance.
<<Non posso scegliere>> Klaus aveva a mala pena sentito il sussurro della ragazza. La sua voce era roca e rotta dal pianto. Il ragazzo aveva paura che, se avesse stretto troppo la presa, la ragazza si sarebbe frantumata in tanti piccoli pezzi di porcellana. La sua pelle era ancora più pallida del solito ed incredibilmente fredda.
<<Ascoltami, so che i tuoi genitori sono importanti, ma, se scegli loro, moriranno centinaia di persone, moriremo tutti noi... Evie, Amelia, Calum...>> Alexis distolse lo sguardo e lo spostò sulle persone nominate dal ragazzo. 
<<Alexis, se scegli loro, Primrose sarà rasa al suolo e non ne rimarrà più niente>> la ragazza poggiò la sua fronte contro  quella di Klaus e sospirò.

Aveva ragione, doveva scegliere tra due persone e un intero villaggio. La scelta sembrava facile, ma cosa succedeva se le due persone valevano tanto quanto l'intero villaggio? Forse, il cuore avrebbe scelto, prima o poi...

<<Mi dispiace interrompere la tenera scenetta, ma non ho tutto il giorno...>> re Bradley, che non aveva fatto altro che sorridere compiaciuto per tutto il tempo, tornò a fissare la ragazza inginocchiata di fronte a lui.
<<Cosa scegli, Alexis?>> la ragazza si asciugò le lacrime e si alzò di scatto. Sembrava avere ritrovato la forza e questo la preoccupava più di ogni altra cosa, stava per fare una pazzia... 
Alexis scoppiò a ridere e Klaus la guardò confuso, triste, disperato... Sapeva che quella risata nascondeva qualcosa, sapeva che non era gioia.
Alexis girò le spalle a re Bradley, ma, con gli occhi fissi su Primrose, fece un passo nella sua direzione. Sentì che l'uomo le si avvicinò e si fermò proprio accanto a lei.
<<Cosa scegli?>> 
La ragazza fece scorrere lo sguardo sulla sua "famiglia": Mason era preoccupato, arrabbiato, nervoso; stringeva con forza l'elsa della spada e la guardava come se la stesse pregando. Evie piangeva e teneva stretta a sé la piccola Lia che, con un codino sciolto e lo sguardo assonnato, la guardava confusa. Calum aveva un piccolo sorriso sul volto, ma non era un sorriso gioioso, sembrava volerla convincere a restare con loro. 
E poi c'era Klaus, dritto davanti a lei. Alexis strinse gli occhi in due fessure come a voler imprimere nella sua mente ogni singolo dettaglio del ragazzo. 
Klaus scosse la testa, aveva già capito tutto, come sempre non c'era stato bisogno di parlare, uno sguardo era bastato. Fece un passo verso di lei e Alexis ne fece uno indietro facendogli stringere i pugni e serrare la mascella.

<<Ho scelto...>> Evie e Mason la guardarono sorridendo dolcemente, Klaus la guardò deluso; il suo sguardo era tanto triste da farla morire dentro, ma non aveva altra scelta, doveva farlo.
<<i miei genitori>> tutti spalancarono gli occhi sorpresi e re Bradley sorrise soddisfatto.
<<Prevedibile... sapevo che ti avrei convinta>> tra i soldati di Primrose si sollevò un mormorio incontrollato. Alexis stava per ricominciare a piangere, non voleva che quelle persone pensassero che fosse una codarda, che non tenesse a loro, che non le importasse niente del villaggio in cui era cresciuta...
<<Alexis, ripensaci, ti prego>> Mason la supplicò e alla ragazza si spezzò il cuore a vedere quell'uomo di pietra piangere e supplicare. Lui l'aveva salvata e lei lo aveva tradito...
<<M-mi d-dispiace>>
<<Non è vero!>> Klaus urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni e cercò di avvicinarsi a lei, ma, i due uomini vestiti di nero, lo bloccarono. Il ragazzo si dimenava, ma, per quanto forte fosse, non riusciva a liberarsi.
<<E' ora di andare>> i due uomini lasciarono andare Klaus e trascinarono via Alexis mentre altri si occupavano dei suoi genitori.
<<Non tornare Alexis! Qualsiasi cosa succeda! Non tornare da me!>> le urla di Klaus colpirono dritto al cuore la ragazza e qualcosa, dentro di lei, si risvegliò. I due uomini, che la stavano tenendo, tolsero di scatto le mani dalle sue braccia, quasi come se si fossero scottati, e Alexis corse da Klaus, ora tenuto fermo da Mason.
La ragazza si fermò davanti a lui e l'uomo si allontanò. Alexis prese tra le mani il viso del ragazzo e lo baciò. Klaus stava ricambiando quel bacio, ma non era come al solito: era un bacio disperato, arrabbiato, quasi disgustato...
<<Guardami>> il ragazzo teneva gli occhi chiusi e Alexis stava incredibilmente male, in quel momento, avrebbe solo voluto vedere un'ultima volta l'argento dei suoi occhi.
<<Ti prego>> Klaus li aprì di scatto e incatenò il  suo sguardo a quello di lei.
Alexis gli sussurrò qualcosa all'orecchio e, di colpo, il ragazzo sembrò risvegliarsi, una scintilla attraversò i suoi occhi e un debole sorriso gli increspò le labbra per qualche secondo. Poi, il sorriso sparì e tornò a guardarla deluso, triste.
<<Me lo avevi promesso>> Alexis sentiva il naso bruciarle, gli occhi pizzicavano e sapeva che, di lì a poco, sarebbe scoppiata in lacrime.
<<Manterrò la promessa... addio Klaus>> lo baciò un'ultima volta e, questa volta, Klaus ricambiò con passione, amore e speranza. L'ultimo bacio, fu il loro bacio più bello.
Poi Alexis venne trascinata via e si ritrovò chiusa tra le sbarre di un carro, come un animale.

Quando la carrozza partì e curvò per scendere la vallata, Alexis vide per un'ultima volta la sua "famiglia". Si stringevano uno all'altro come se non riuscissero a reggersi in piedi, i loro sguardi erano qualcosa di indecifrabile da lontano, ma Alexis poteva immaginare come si sentissero: traditi dal loro sacrificio più grande, dal loro gesto più bello.
La ragazza chiuse gli occhi per non vedere altro e si appoggiò con la schiena alle sbarre di ferro.
I brividi percorrevano la sua spina dorsale, il corpo tremava per il freddo e per le scosse del carro trainato dai cavalli; il vento soffiava più impetuoso che mai e il silenzio era rotto solo dal cigolio delle ruote di legno.
Alexis non ce la faceva più, la sua stessa scelta l'aveva travolta come un uragano e poi l'aveva distrutta scagliandola contro gli scogli. Era, assolutamente ed irreparabilmente, distrutta. 
Quella storia era appena cominciata, eppure, la stessa ragazza che si è sempre dimostrata forte e coraggiosa, era ora a pezzi.
Si sentiva in fuga da anni, ne era passato di tempo da quando una piccola bambina dai capelli rossi si era messa a correre nella neve, ma, dopo tutto quel tempo, lei si sentiva ancora in fuga e, ora, aveva capito perché: lei scappava da re Bradley, lei scappava da quell'esercito. 
Loro volevano lei, era lei che cercavano quella sera a Gold Feather e, adesso, avevano ottenuto ciò che cercavano.

Alexis aprì gli occhi e, solo in quel momento, si rese conto che i suoi genitori non avevano mai smesso di fissarla.
<<Sei... sei...>> la regina Anne era scossa dai singhiozzi e il marito finì la frase per lei <<bellissima>>.
Alexis non sapeva come comportarsi, era indecisa: doveva abbracciarli e piangere per averli finalmente ritrovati? O doveva restare fredda e distante fino  a quando non avrebbe capito cosa era successo in tutti quegli anni?
Osservò i suoi genitori con sguardo diffidente. La madre era uguale a una volta, aveva solo qualche ruga in più intorno agli occhi e i capelli, una volta lunghi e lucenti, erano corti e rovinati. Anche gli occhi erano tristi e spenti e il sorriso debole e stanco.
Re Moriel, invece, sembrava più vecchio che mai: alcuni capelli bianchi spuntavano tra quelli castani, la barba, molto più lunga di come era solito portarla, aveva striature più chiare e le mani sembravano rovinate da un lavoro incessante.

<<Alexis, come ti senti?>> la voce della madre era dolce e melodiosa come sempre, ma la ragazza non si lasciò intenerire.
<<Come dovrei sentirmi, secondo voi? Ho appena condannato a morte la mia famiglia>> Anne sussultò sentendo le parole "mia famiglia" e Moriel la osservò con sguardo serio.
<<Non è colpa nostra, quello che è successo>>
<<Non avete mai pensato di dirmi che sono una strega? Sapete come l'ho scoperto? Dando fuoco a casa mia!>> Anne guardò il marito che sospirò pesantemente.
<<Non era il momento, tu eri troppo piccola e non c'era nessuno che avrebbe potuto controllare i tuoi poteri o spiegarti come usarli>> ad Alexis tornò in mente una piccola bambina paffuta che, mentre ripeteva una poesia, sotto gli occhi confusi e preoccupati dei suoi genitori, diede fuoco a della legna nel caminetto per poi spegnerla.
E poi il caos, dei passi rapidi sulla neve ghiacciata, una borsa enorme che avrebbe fatto cadere chiunque una decina di volte, le urla, le fiamme...
Alexis strinse gli occhi e sospirò prima di passare alla domanda successiva.
<<Perché non siete venuti con me?>> Moriel scosse la testa sconsolato, ma Alexis capì che, in fondo, si aspettasse quella domanda.
<<Dovevamo proteggerti, ma eravamo il re e la regina di Gold Feather, non potevamo abbandonare il nostro popolo, lasciare che tutte quelle persone morissero e->> Alexis lo interruppe spazientita
<<Sono morti tutti! Anche se tu sei rimasto, sono morti tutti!>> l'uomo si passò una mano sul viso
<<Mi hanno catturato, ci hanno catturato prima che potessimo uscire dal castello. Se tu fossi stata con noi, saresti dove sei ora, non sarebbe cambiato nulla>> Alexis fece un sorriso, pieno di ironia, di rabbia e delusione.
<<Nulla... e ora cosa è cambiato? Ora che siamo rinchiusi qua dentro? Cosa ha funzionato del vostro piano?>> Moriel non rispose. 
Nessuna parola, solo il rumore degli zoccoli dei cavalli sui sentieri acciottolati, il frinire di qualche cicala e le stelle che avevano ormai fatto la loro comparsa in cielo.
E poi <<Nulla, non ha funzionato nulla>> le parole di chi ha perso la speranza, di chi ha lottato per proteggere la propria figlia, ma non ci è riuscito comunque, le parole di chi ha fallito non solo come guardiano, ma anche come padre.

Alexis guardò fuori, oltre le sbarre, e piano piano, con la consapevolezza che non avrebbe mai più rivisto Primrose, si addormentò.

*****

<<Alexis svegliati!>> delle mani accarezzarono delicate i capelli di Alexis per poi accarezzare il pendente a forma di piuma. La ragazza sbattè lentamente le palpebre per abituarsi alla luce e si ritrovò davanti il viso assonnato della madre.
Anne indicò l'esterno del carro <<Siamo quasi arrivati>>. 
Alexis osservò oltre le sbarre: era ormai giorno,  in lontananza, su un'altura circondata da un profondo fosso, c'era un enorme castello di pietra con un'altissima torre posta al centro.
Oltre il fosso,  c'era un villaggio pieno di persone che camminavano indaffarate. Al centro vi era uno spiazzo e la ragazza immaginò che fosse una sorta di mercato; tutto attorno era pieno di piccole casette di legno o di pietra.
Tutto era molto cupo e triste: il paesaggio sembrava come ghiacciato, imprigionato in un presente che non sarebbe mai cambiato, sempre triste, sempre uguale. 
<<Voi ci siete già stati?>> Moriel e Anne si guardarono preoccupati, i ricordi sembrarono attraversare i loro occhi.
<<Per dieci anni. Sono ormai dieci anni che siamo rinchiusi in quel castello>>.
Nel carro scese il silenzio e, di colpo, l'atmosfera sembrava quella del villaggio: fredda, immutabile e cupa.

Sarebbe stato così, d'ora in poi?

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