Capitolo 32

<<Balder!>> la porta della piccola casetta dell'anziano si spalancò con forza facendo entrare la fredda aria invernale; un grosso gufo, facendo attenzione a non sbattere contro il vetro chiuso della finestra, si intrufolò nell'abitazione planando sopra la testa del giovane ragazzo che era appena entrato; dopo aver poggiato lentamente le zampe al suolo, l'animale, in un vortice di piume e scintille, si trasformò in un piccolo uccellino dall'aspetto trasandato per poi entrare nella sua gabbietta.

La porta si richiuse con un tonfo isolando, al di fuori di quella baracca piena di cianfrusaglie, quel paese freddo e triste che era Icy Oak.

<<Hai portato i fiori di ciliegio?>> disse lentamente l'uomo, per niente spaventato dal tono arrabbiato del giovane mago.
<<Che diavolo era quella bestia?>> proferì il ragazzo buttando sul tavolo un mazzo di candidi fiori rosa e lanciando occhiate di fuoco a Balder.
<<Cosa? Il mio amico Gregory dici?>> Jake alzò le sopracciglia suscitando una piccola risata da parte di Balder che, da sempre, amava far arrabbiare il giovane mago e scherzare con lui.
<<Era per tenerti d'occhio... sai che è come se io fossi lui? Vedo e sento quello che lui vede e sente e mi posso sostituire a lui in qualsiasi momento! Come uno scambio di ruoli, non è magnifico?>>
<<Non farlo mai più!>> rispose il ragazzo ignorando la domanda dell'anziano che, con tutto se stesso, stava cercando di non scoppiare a ridere.

Jake, del resto, non era proprio dell'umore per farsi una bella risata. La discussione che aveva avuto con Lars gli aveva fatto uno strano effetto: aveva sempre saputo che sarebbe arrivato il momento in cui uno dei due avrebbe dovuto uccidere l'altro... aveva sempre pensato che, un giorno, suo padre avrebbe superato il limite talmente tanto da costringerlo a fare qualcosa, eppure lui non lo aveva mai fatto: si era lamentato, si era infuriato, lo aveva insultato, minacciato, picchiato... però non aveva mai fatto niente di così estremo da essere punito con la morte.
Se però minacciava Alexis, se minacciava la parte buona che era riuscito a conservare nonostante i suoi pessimi insegnamenti, allora non aveva altra scelta: Lars doveva morire.
Lo aveva sempre saputo, ma...
Sentirlo, così deciso e felice della strada da intraprendere, gli aveva tolto ogni speranza di poter trovare in suo padre, un giorno, una parte che si poteva ancora salvare, ancora buona... 

<<Oh, beh... come vuoi...>> Balder alzò le spalle e sospirò strappandolo dai suoi pensieri <<Ora devo preparare l'infuso per guarire Alexis, ci vorrà qualche ora... tu controllala, ho letto sul mio libro che bloccare l'incantesimo tenendola addormentata potrebbe avere degli effetti collaterali>>
<<Di che tipo?>> chiese il ragazzo, allarmato e con gli occhi spalancati.
<<Niente di cui preoccuparsi... la rende solo più consapevole della situazione in cui si trova>>
<<La situazione in cui si trova?>>
<<E' come se fosse prigioniera del suo stesso corpo, la sua anima viene scissa in ciò che era, ciò che è e ciò che sarà seguendo l'incantesimo... non dev'essere una bella sensazione>>

*****

Balder aveva ragione: non era una bella sensazione, non lo era affatto.
Alexis, che sembrava tranquillamente addormentata, era in realtà immersa nel peggiore dei suoi incubi.

Camminava nel buio, sentiva freddo... si sentiva come se stesse vivendo all'interno di un sogno: non sentiva dolore fisico, le sembrava di aver perso totalmente il tatto: si toccava e le sembrava di toccare un guscio privo di un'anima, qualcosa incapace di soffrire...
Era sola, immersa nella buia luce di quel freddo posto senz'anima; continuava a camminare senza sapere dove stesse andando, senza riuscire a vedere, nemmeno lontanamente, qualcosa che assomigliasse ad una fioca luce o ad un'ombra, magari; qualche volta inciampava, cadeva e le sembrava di volare: come ti accorgevi di esserti fatta male se non sentivi dolore?

Eppure, una parte di lei, seppur piccola e dispersa, poteva ancora sentire un dolore sordo e pungente perforarle il cuore e la mente, come un tarlo affamato che continua a scavare senza mai smettere.

Ed era lì, era proprio lì: nel buio, da sola, quando finalmente vide un bagliore o forse una scintilla... sembrava essere ardente e la chiamava, sussurrava il suo nome come l'eco più suadente che avesse mai sentito; l'aspettava e non voleva altri che lei.

E allora Alexis si mise a correre, sempre più veloce, senza sentire la fatica, forte come il soldato migliore del suo esercito, e la luce si fece sempre più vicina, di un colore sempre più intenso: il bianco divenne giallo, arancione e infine rosso: rosso come il fuoco, rosso come... i capelli della ragazza.
Era quella la luce che aveva visto: un riflesso proveniente da una fonte sconosciuta che rimbalzava su una chioma rossa uguale alla sua, una chioma rossa che era la sua.

La ragazza si guardò, guardò quella figura così simile a lei e, per un momento, le sembrò di essere tornata nella sua stanza, davanti allo specchio, intenta a cercare quella parte di lei che ancora le ricordava Primrose.
Proprio come le succedeva ogni mattina, Alexis vide quel riflesso deformarsi e trasformarsi in qualcosa che, pur essendo esternamente identico a lei, era interiormente diverso: indossava un vestito leggero, ma decorato come il più bello degli abiti da festa e aveva i capelli minuziosamente acconciati che le ricadevano con ciocche morbide su un viso pallido, ma felice;  ma, soprattutto, aveva degli occhi castani come il fango, scuri come l'imbrunire, spenti come le foglie secche.

All'improvviso, la ragazza parlò:
<<Devi resistere Alexis, devi farlo per me>> con un passo si avvicinò ad Alexis e le mise una mano sul cuore.
<<Se distruggerai Primrose, è questo che sarai: la principessa di Icy Oak, bella come nessun'altra sarà mai, potente e venerata come una forza della natura. Abbagliante e pericolosa come una tempesta di ghiaccio, forte come una bufera di vento>>

Lentamente, la figura cominciò a sparire e Alexis sentì la sua inquietudine crescere: il suo cuore stava gelando e la vista iniziava ad offuscarsi; un forte vento, freddo come il ghiaccio, l'avvolse in una stretta morsa che le tolse il fiato. 
Ora poteva sentire il dolore.
<<Lasciami! Lasciami stare!>> Alexis si aggrappò a quel terreno scuro e senza fine che la sosteneva e cercò di rimettersi in piedi, ma un'improvvisa ventata la fece cadere di nuovo; si ferì una mano e del sangue scuro come inchiostro iniziò a sgorgare dalla ferita.
<<Smettila! Non sarò mai come te, non voglio esserlo!>>

Fu in quel momento che Alexis lo sentì: percepì il freddo abbandonare il suo corpo, il vento la lasciò andare e, come un serpente colpito da una freccia, allentò la presa scivolando via.
Una lacrima solcò la guancia fredda e pallida della ragazza e si trasformò in un piccolo fiocco di neve.

Alexis respirò: era stata un'allucinazione, niente di ciò che aveva visto era vero.

Era sola, voleva esserlo: improvvisamente le sembrava la cosa più bella del mondo... poter essere sola, senza paura, senza qualcuno che possa farti del male, senza pericoli.

Eppure non lo era veramente, non era sola.

<<Non piangere! Tu sei nata per combattere, il vento non è un tuo nemico>> la ragazza alzò la testa, ancora affannata e spaventata.
Con uno scatto improvviso, si rialzò e cercò di allontanarsi da quel posto, ma quando provò a compiere il primo passo rimase bloccata, bloccata in un incubo.

<<Non scappare da me, non mi riconosci?>> questa volta, davanti ad Alexis, c'era una giovane guerriera.
Aveva una veste leggermente strappata e sporca di fango, i capelli rossi raccolti in una lunga treccia e un arco argentato tra le mani; i suoi occhi erano infuocati, accesi come l'arancione delle foglie in autunno, infiammati come la passione... 
Ma non era sola, era la persona accanto a lei che aveva spaventato Alexis: un ragazzo, alto e forte, dai folti capelli neri come la notte, che si vedevano a malapena in quel luogo buio e freddo, e dagli occhi argentati come la Luna e splendenti come le stelle.

<<K-Klaus>> Alexis aveva gli occhi che bruciavano a causa delle lacrime che non riusciva a versare se non per volontà di quello strano posto; la testa le pulsava come scossa da centinaia di tamburi e le gambe le tremavano per la paura.
Era una guerriera che tremava di fronte al riflesso di se stessa.

<<Sono io>> il ragazzo sorrise dolcemente.
<<Siamo qui per te, siamo qui per aiutarti! Non puoi dimenticarti di noi, è per te stessa che devi combattere. Solo se sarai il tuo stesso obiettivo potrai vincere: diventerai imbattibile e travolgente come una tempesta di ghiaccio, sarai maestosa ed impetuosa come il vento che piega ogni cosa al suo passaggio.
 Questa sei tu!>>

Klaus si avvicinò alla ragazza tremante e, con un sorriso sul volto, le sfiorò una guancia con la mano grande e calda.
Alexis, inebriata da quella sensazione che le ricordava casa, si lasciò trasportare da quello che finalmente stava diventando un sogno, ma, prima che potesse fare proprio quel momento, fu avvolta dalla fiamme.

<<Cosa stai facendo?>> guardò Klaus spaventata e poi lanciò un'occhiata alla ragazza che, con l'arco infuocato puntato verso di lei, le sorrideva.
Il fuoco oltrepassò la pelle, bruciando, ma senza lasciare scottature, penetrò fin dentro alle ossa e raggiunse il cuore della povera Alexis; la strega cadde a terra urlando e pregando i due ragazzi di lasciarla in pace.
Era divorata dalla passione ardente dei due amanti, dal fuoco della guerra, dalle fiamme del Paradiso e si sentiva morire dentro: riusciva a percepire il fuoco che la consumava, che le divorava il cuore pezzo per pezzo, con una lentezza straziante.
<<Lasciatemi stare!>>

<<Combatti Alexis! Combatti per te e sarai una forza della natura! Non vuoi essere come me? E' questo che sei davvero, io lo so>>
<<Non... è... v-vero>> il sussurro roco di Alexis risuonò nel silenzio di quell'Inferno senza fine e la ragazza, con un colpo di tosse, sputò della cenere.
Stava bruciando dall'interno.
Terrorizzata, ma determinata, Alexis non si lasciò intimidire da quella distorta immagine di sé e alzandosi nelle fiamme, come la più maestosa e temibile delle guerriere, emise un urlo che sembrò un ruggito.
<<Tu non sei me! Io morirei per gli altri, tu mi dici di avere come obiettivo me stessa: io non sarò mai come te!>>

Silenzio.
Le sue parole furono avvolte dal silenzio.
Il fuoco si spense, i due ragazzi scomparvero, Alexis cadde a terra priva di forze.
Che cosa stava succedendo?
Era lei quella ragazza, era sempre stata lei, ma perchè c'era qualcosa di diverso in entrambe? 
Gli occhi... gli occhi non erano i suoi.

<<Alexis, non stare a terra. Alzati, è il tuo momento>> 
Alexis alzò la testa tremante e guardò con gli occhi sgranati la figura che si ritrovò davanti: era lei, non aveva dubbi; questa volta era lei, in tutto e per tutto: indossava un vestito di velluto nero, come quelli che le portava Cassandra, il tessuto si mescolava con l'ambiente e sembrava che la ragazza, dalla pelle incredibilmente pallida e i capelli incredibilmente rossi, fluttuasse nel vuoto.
E gli occhi erano verdi: verdi come l'erba bagnata dalla rugiada, come i germogli appena spuntati, come uno smeraldo al Sole; erano i suoi occhi.

Ormai priva dell'adrenalina che l'aveva fatta alzare, Alexis si limitò a mettersi seduta e a fissare, speranzosa, quella ragazza.
<<Lo so, ti hanno fatto del male... ma non devi credere a loro: questo è ciò che ti aspetta>> con uno schiocco delle dita, la ragazza rese l'aria mite e pura come in primavera; una leggera brezza scompigliò i capelli di Alexis e le accarezzò le guance.
Si sentiva il canto degli uccellini e il profumo dell'erba bagnata: era come essere di nuovo vivi.
<<E lo sei: sei viva, non sei morta. Devi solo lottare: svegliati, metti in atto il tuo piano, scappa e proteggi tutte le persone che lo meritano: non distinguere tra abitanti di Gold Feather, Primrose o Icy OaK>>
La ragazza si avvicinò ad Alexis e le porse la mano <<Su, alzati... non puoi combattere se resti lì>>

Confusa, la strega afferrò la mano della ragazza e si mise in piedi: non tremava, non aveva freddo, non sentiva dolore... era di nuovo forte.
<<Incredibilmente forte>> la ragazza sorrise per poi continuare <<Sarai la tempesta di ghiaccio più incredibile della storia, saprai distinguere il cattivo raccolto da quello buono e sarai il vento che spazza via ogni maschera... guarda>>
Con un gesto della mano, la ragazza indicò ad Alexis un ombra che si avvicinava: era un ragazzo, alto e magro, emanava un' incredibile quantità di energia.
Quando il ragazzo uscì dall'ombra, Alexis rimase a bocca aperta.
<<J-Jake?>>
<<Lui è il simbolo Alexis: la dimostrazione del bene nel  male, del caldo nel freddo, della luce nel buio>>

<<Se lui è con te... tu non hai bisogno d'altro>>

*****

<<Balder, quanto manca?>>
<<Se mi lasciassi lavorare, potrei andare più veloce>> Jake sbuffò infastidito.
<<Alexis sta tremando, ma non è per il freddo, l'ho coperta... non so che fare>> 
<<Ho quasi finito, assicurati che non succeda niente ancora per qualche minuto>>

Alexis era avvolta nelle coperte ed aveva la testa poggiata su di un morbido cuscino fatto di stracci.
Jake, sdraiato accanto a lei, aveva messo un braccio attorno alle sue spalle per tenerla al caldo e le accarezzava i capelli facendo scorrere le dita tra la folta massa mossa ad un ritmo costante.
Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, ma, ad un certo punto, Alexis mosse una mano: fu uno sfarfallio impercettibile delle dita, ma Jake se ne accorse.
Avrebbe dovuto addormentarla per l'ennesima volta, eppure le parole di Balder lo avevano reso inquieto e temeva che sarebbe stato uno sbaglio correre il rischio.

<<J-Jake>> la voce di Alexis interruppe i suoi pensieri e, quando il ragazzo tornò a guardarla, incontrò i suoi grandi occhi verdi.
<<Alexis, sei... stai bene?>>

Jake non ebbe mai una risposta a quella domanda perchè, dopo qualche secondo, la mano di Alexis si allungò verso di lui, scorse lentamente verso il suo collo facendogli venire la pelle d'oca e, con uno scatto improvviso, lo attirò verso il suo viso arrossato dal tepore delle coperte.
Il respiro di Alexis accarezzò le guance del ragazzo che, colto alla sprovvista, spalancò gli occhi per lo stupore.
Poi, un lampo attraversò gli occhi verdi della strega che, come se da quell'attimo dipendesse la sua vita, si fiondò sulle labbra del mago; il cuore di Jake cominciò a battere più veloce e a fare male per la folle velocità a cui stava correndo.
Le loro labbra secche si scontrarono più e più volte: quelle pallide e secche di Jake cominciarono ad arrossarsi e a diventare morbide come petali di rosa appena caduti; quelle rosse e tagliate di Alexis bruciavano come se soffiando su una candela si fosse avvicinata troppo alla fiamma.

Jake sentì un pezzo del suo cuore tornare al suo posto.
Non gli importava se non aveva più fiato, non gli importava che Balder avrebbe potuto vederlo, non gli importava niente.
Avrebbero potuto dargli dell'egoista, avrebbero potuto dire che a lui non interessavano né il futuro di Icy Oak né quello di Primrose, ma solo Alexis... avrebbero avuto ragione.
Voleva solo Alexis, voleva poter sentire quella sensazione di pienezza e di felicità ogni singolo giorno.

Avrebbe sofferto, avrebbe fatto qualunque cosa per Alexis.

Valeva la pena attraversare il fuoco dell'Inferno per ottenere le fiamme del Paradiso: calde, avvolgenti, vive come nient'altro al mondo.

Totalmente immerso in quel momento, fece scontrare nuovamente le sue labbra con quelle della ragazza e con una mano accarezzò la sua guancia calda e morbida.
Il respirò gli si mozzò in gola e il fiato di Alexis andò a morire sulle sue ciglia chiare, sipario di due occhi ardenti.

Sarebbe stato un mondo perfetto...

... Se fosse stato vero...
... se fosse stato possibile...

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